Webnotizie (una rubrica per il Foglio)

Red Herring è il mensile di riferimento americano sulla New economy (o meglio, “the business of technology”). Il numero di settembre lancia in copertina con legittimo orgoglio un’intervista a Bill Gates tutto fuorché ingessata. Come solo i bravi intervistatori sanno fare, Jason Pontin si presta a stuzzicare il capo della Microsoft con domande provocatorie o palesemente demolibili. E Gates abbocca, dando il meglio di sé, quello che in genere esce affossato dalla sua rigida immagine di freddezza e distacco. L’incontro, racconta Pontin, dura assai più dei trenta minuti previsti, e Gates è mooolto incazzato. Per cominciare accusa Larry Ellison, Steve Case e Scott McNealy (rispettivamente a capo di Oracle, AOL, e Sun Microsystem) non solo di essere i maggiori beneficiari della recente condanna di Microsoft, ma di “essere i principali miliardari dietro a questa cosa fin dall’inizio” e di aver “finanziato la causa legale”. Poi nega che il Dipartimento di giustizia che non ha accettato i suoi argomenti si sia comportato stupidamente: “No! Non sono stupidi. Non lo sono. Sono in cattiva fede”. Ribatte punto su punto alle critiche alla linea di difesa e afferma che Microsoft è stata condannata “per aver messo l’accesso a internet dentro Windows”. Con autentico fastidio distrugge le puntigliose obiezioni di Pontin e pare di vederlo scuotere la testa: “Non capisco cosa stia dicendo…”, “Io non so di cosa stia parlando!”. E quando Pontin gli contesta un’inversione di tendenza nei progetti di Microsoft (“Ma è la prima volta che studiate software per piattaforme e apparecchi diversi, non solo per il PC…”), Gates perde la pazienza: “La prima volta?… Pronto? Pronto? Mi sente? Chi ha speso decine di milioni di dollari nella tv interattiva dieci anni fa? Mi dica pure. Chi ha milioni di clienti connessi tramite la televisione? Si chiama WebTV. Allora? Glielo dico? Microsoft! E chi parla da sempre di apparecchi palmari? E ci ha investito più di chiunque altro?”.
A un certo punto Gates attacca direttamente i media, quando Pontin sostiene che il software Linux stia soffiando clienti a Microsoft, e soprattutto stia stringendo accordi migliori con il governo cinese. “Di che diavolo sta parlando? Lei si comporta come se gli americani che riferiscono sulle cose cinesi fossero affidabili. Questa è una delle volte in cui ciò che scrive la stampa e quello che sono i fatti differiscono del cento per cento, sempre che al suo giornale interessino i fatti. Non mi pare che lei legga i comunicati stampa del governo cinese”. No, purtroppo, no, dice sarcastico Pontin, schioccando le dita. “Ah, ecco!”, chiude Gates, ma per l’atteggiamento della stampa ne ha ancora. “Ogni volta che qualche start-up appare e prova ad attaccare una società che va benone, i media impazziscono. Lei mi dice che Linux ha aumentato le vendite del 200%? Certo, come quando hanno venduto la seconda copia! Incredibile! E poi addirittura quattro, da-non-credere!”.
Ma voi pensavate di aver fatto fuori tutti, e Linux cinque anni fa neanche esisteva… “OS2 non esisteva dieci anni fa, e poi ha venduto decine di milioni di copie: lo faceva una compagnia di nome IBM. Incredibile, no? Dovreste scriverci un pezzo”.
La conclusione di Gates è assai critica sulla ristrettezza di orizzonti della ricerca attuale. Nessuno gli parli dei fratelli Wright a proposito di internet oggi, quella era gente dedicata a cose che sarebbero arrivate ben dopo di loro. Nessuno oggi prende rischi, “e la cosa buffa è che non ci sono mai stati tanti soldi come ora, ma chi si concentra su progressi davvero importanti? Le compagnie pensano in termini di quattro o cinque anni al massimo. Tutto il boom si riduce a guadagnare quanto basta ed essere quotati. I fratelli Wright non si preoccupavano certo di produrre un software completo in nove mesi”.
La prima intervista della storia che rende Bill Gates simpatico è una cosa di cui a Red Herring possono andar fieri.

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