The summons

L’anno scorso John Grisham provò a scrivere un romanzo che non fosse un legal thriller. Gli venne piuttosto noioso, ma almeno in America vendette discretamente: era di John Grisham, e parlava dei tempi andati, del sud e di baseball. Poi scrisse un racconto di natale, che sotto le feste fece la sua degna figura nelle classifiche dei best seller. Bene, adesso hai scherzato per un anno, ricominciamo a lavorare, deve avergli detto il suo editore: puoi buttar giù uno di quei tuoi libri che vendono più di qualsiasi altra cosa sia stata pubblicata dai tempi di Gutenberg? E così, l’uomo si è rimesso al lavoro: ha preso una vita normale – studi di legge, naturalmente e l’ha scaraventata in intrighi legali, inseguimenti e pericoli di vita. La vita è quella di Ray Atlee, professore di diritto, che alla morte del padre, giudice integerrimo e ruvidissimo, scopre in un armadio della casa di famiglia tre milioni di dollari in biglietti da cento, e cerca di capire da quale inatteso imbroglio possano essere saltati fuori, e di difenderli da qualche minaccioso assassino che vuole riprenderseli, mentre intanto fa i conti con un fratello dipendente da qualsiasi cosa, il quale entra e esce dai centri di recupero e combina guai a ripetizione. Questa è la storia, ed è concitata e coinvolgente come al solito: ma dentro ci sono due questioni che la superano. Una è quella delle gestioni delle eredità e degli obblighi di legge. Il saggio e onesto giudice Atlee aveva convinzioni abbastanza attuali: “Odiava le tasse di successione. Perché il governo deve prendersi tutti quei soldi solo perché sei morto? I figli dovrebbero tacere su quello che ricevono e dividere, pensava. Dopotutto, sono proprietà della loro famiglia”.
La seconda attualità in cui la storia si imbatte è quella dei “mass torts”, le cause legali di massa contro le società accusate di aver diffuso prodotti nocivi alla salute. Il caso più noto è quello dei processi intentati dai malati di cancro e dalle loro famiglie contro le multinazionali del tabacco su cui lo stesso Grisham scrisse un romanzo impietoso nei confronti delle corporations ma “The summons” racconta anche di quelli contro le ditte farmaceutiche e contro le società che hanno usato nei loro impianti l’asbesto, sostanza rivelatasi nociva alla salute dei dipendenti. Grisham rivela che le questioni non sono così chiare, i buoni e i cattivi non esistono, ci sono avvocati che ci si sono arricchiti ai danni dei loro clienti e clienti che hanno approfittato dell’ondata di denunce per portarsi a casa un po’ di soldi in modi truffaldini. In America la materia è nota e proprio pochi giorni fa il Wall Street Journal ha scritto delle controdenunce per abusi e truffa presentate dalle “asbesto firms” nei confronti degli studi legali che hanno ottenuto negli scorsi anni miliardi di dollari in patteggiamenti e condanne (gli avvocati che cercano clienti per simili cause e conducono a termine le trattative per i risarcimenti in genere pretendono tra un terzo e la metà del denaro).
“The Summons” Mondadori lo pubblicherà a maggio – è ambientato in gran parte nel sud, davanti al Golfo, come tutti i romanzi di Grisham. Lo si legge in un paio di serate, e regala a sorpresa un finale meno scontato e in discesa di quelli a cui i Grishamaniaci sono abituati. Chi sono i buoni e chi sono i cattivi?

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