A che punto siamo con l’Iraq

Le armi di distruzione di massa (WMD). Probabilmente non c’erano. Il giudizio del capo degli ispettori americani David Kay ha messo fuori gioco anche gli ultimi tenaci sostenitori del fatto che da qualche parte debbano essere. Lo stesso Blair, mettendo le mani avanti prima della pubblicazione del rapporto Hutton, aveva ammesso che la possibilità era divenuta concreta. Con quello che c’è in ballo ora, se uno non sceglie i suoi auspici in base al proprio desiderio di dire “io l’avevo detto”, si chiede se sperare che vengano trovate oppure no. Forse no.

Il rapporto Hutton. Prima cosa: le sue risultanze fanno testo. Si era detto che se fossero state negative, Blair avrebbe dovuto andarsene. Sono state positive, e quindi Blair ha vinto e la BBC ha perso. Ora, siccome la politica non si fa solo con i punti in classifica, c’è però una seconda cosa. Dopo un attimo di smarrimento, il numero degli osservatori che si è dichiarato poco convinto dall’equilibrio dimostrato da Lord Hutton è cresciuto esponenzialmente e trasversalmente. Ed è vero che i cittadini tendono sempre a diffidare dei governanti, come è vero che la stampa è parte in causa nella questione: ma i sondaggi e i giornali dicono che in grande maggioranza gli inglesi trovano che Hutton sia stato troppo indulgente con il governo Blair. Le testimonianze rese nel corso dell’inchiesta sono state pubbliche, e menavano a conclusioni assai diverse. Tra i faziosi dell’una e dell’altra parte, il più diffuso dei giudizi è quello contenuto nel titolo usato dal Guardian per un articolo dell’ex ministro degli esteri Malcolm Rifkind: “Right about the BBC, wrong about anything else”.

La BBC, e i giornalisti. La BBC ha fatto casino, Gilligan è stato cialtrone. “Primo: l’episodio riflette una crisi maggiore nel giornalismo inglese. Secondo: molti giornalisti pretendono di ignorare questa crisi. Terzo: i giornalisti dovrebbero essere i primi a preoccuparsene. Quarto: non lo faranno. Non abbiamo nemmeno cominciato a capire il danno che certo giornalsimo moderno sta facendo alla costruzione della vita pubblica e privata” (Martin Kettle, sul Guardian).

L’intelligence sulle WMD. Hutton ha deciso di tenersi alla larga dalla questione delle WMD, e dove vi si è avvicinato lo ha fatto in modi assai pavidi, come si è visto. Alla fine, questa reticenza rischia di passare alla cronaca come il più cospicuo rilancio della questione a danno di Blair e Bush. Si aprono commissioni di inchiesta in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, dove il nodo è arrivato al pettine parallelamente ma per altre strade (adesso qualcuno ha chiesto una commissione d’inchiesta sulle WMD pure in Italia, con un certo qual sprezzo del ridicolo). La colpa è stata appoggiata – per il momento – tutta sulle spalle dell’intelligence, e questo potrebbe allontanare il peggio (la malafede, la forzatura) dalle quelle di Blair e Bush, o dei loro consiglieri.
In effetti, è difficile dar torto a Fareed Zakaria, che su Newsweek di questa settimana ha chiesto come mai se era tanto difficile capire se le WMD c’erano o no, gli ispettori dell’ONU lo avevano capito benissimo.

Le responsabilità inevitabili di Bush e Blair. Anche si dimostrasse che l’errore è stato tutto dei servizi segreti, i governi non se ne possono dichiarare irresponsabili. Quando si perde su una cosa su cui si è giurato e scommesso, le ragioni possono essere qualsiasi, e la tua buona fede innegabile. Ma sei tu che ci hai messo la faccia e la decisione, e hai perso. E paghi. Questo non significa che te ne devi andare: in fondo la tua guerra l’hai vinta, per ora. Ma un prezzo – almeno quello dell’ammissione del fallimento e della bugia – lo dovrai pagare. Colin Powell, nell’intervista al Washington Post in cui ha detto che con informazioni diverse sulle WMD le cose avrebbero potuto andare in un altro modo, ha appena aperto quella strada e al tempo stesso l’ha resa ancora più obbligatoria.

Le ragioni della guerra. L’ex direttore della CIA James Woolsey ha scritto un lungo articolo sul Wall Street Journal, tre giorni fa. Ha spiegato i fattori che secondo lui avrebbero reso praticamente impossibile alla CIA di essere più precisa e certa, in merito alla presenza delle WMD, e ha difeso i suoi colleghi. Poi è uscito dalle sue competenze tecniche e ha dato un giudizio politico sul comportamento dell’amministrazione Bush: c’erano tre buone ragioni per fare la guerra, ha scritto. La questione dei diritti umani e della democrazia in Iraq, quella della connivenza con il terrorismo, e le WMD. Le prime due bastavano, ma Bush e i suoi “per qualche ragione” hanno voluto giocarsi tutto sulla terza. Adesso ne pagano le conseguenze.

Una scelta giusta per le ragioni sbagliate. È la posizione di molti Democratici americani, e in partcolare di John Kerry. Che si fosse favorevoli o contrari alla guerra – io allora ero contrario e oggi non so, ma non per scemenze tipo “lo fanno per il petrolio” – le sue buone ragioni erano eventualmente quelle indicate da Woolsey. Che sulle WMD Bush e Blair stiano perdendo (ma non è detto: pensate al coniglio dal cappello della cattura improvvisa di Saddam), non dimostra un bel niente sulla scelta di andare in guerra. Se la giudicheremo sbagliata, sarà per l’eventuale successo o fallimento di quelle due ragioni: i diritti umani e la democrazia, e la guerra al terrorismo.

Il dopoguerra. Una delle più forti – per me la più forte – ragioni contro la guerra era il timore che i vincitori non fossero in grado di gestire il dopoguerra. Ora, naturalmente non si può sostenere che siccome l’Iraq non è subito diventato una felice e pacifica democrazia tollerante gli americani abbiano fallito. Nessuno sensato poteva prevedere che sarebbe stato facile. Ma molti sensati avevano previsto che sarebbe stato molto difficile, e non sembrò allora come non sembra ora che siano stati ascoltati all’interno dell’amministrazione(“Our intel about what the postwar would look like was wrong, too”, sommario di Newsweek). In Iraq prima si stava peggio, questo è certo e ovvio. Ma basta? È presto per giudicare se le cose andranno bene o male: di sicuro oggi non vanno bene.

L’ONU. La storia non si fa con i se, come è noto. La scrivono i vincitori, e chi ha avuto ragione. Quando hanno rapidamente vinto la guerra e quando hanno catturato Saddam, i vincitori parziali sono stati quelli che avevano detto che avrebbero rapidamente vinto la guerra e che avrebbero catturato Saddam. I mondiali di basket si vincono per un canestro all’ultimo secondo. Pochi millimetri, e li si sarebbero persi. Magari domani qualcuno trova quattro serbatoi di roba chimica sufficiente ad ammazzarci tutti, e i ragionamenti di questi giorni vanno a gambe all’aria. Ma se non succede, la verità è invece questa. Se non succede i vincitori sono quelli che hanno centrato il canestro. Al momento i vincitori sono gli ispettori dell’ONU.

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