Rewind, Reuàind

Ve la ricorderete, anche se per voi sentimentaloni le canzoni che contano di Vasco saranno altre: Albachiara, e Siamo solo noi, e Vivere. Cose così. Ma quella è una grande canzone del periodo maturo di Vasco (il periodo maturo di Vasco, è un’espressione fantastica), e molto rock. Si chiama Rewind.

Vorrei stringerti le braccia,le braccia attorno al collo e baciarti, baciarti dappertutto… vorrei possederti sulla poltrona di casa mia con il Rewind Rewind

Parla di lui che vede lei in televisione, e lei lo fa impazzire e insomma lui lavora parecchio di videoregistratore e parecchio di immaginazione.

Quante espressioni di godimento sul tuo volto, si vedon solo con lo scorrimento lento del nastro del nastro del nastro del nastro

Non si sa cosa lei esattamente faccia, in televisione. Io l’ho sempre immaginata un’attrice porno, ma voi che siete dei sentimentaloni potete pensare – “quando ti vedo ballare vorrei morire” – che sia una Velina (di sicuro non conduce la Melevisione). Ma il momento davvero geniale della canzone è invece proprio lì, dove dice “Rewind, rewind”. Che qui, a leggerlo, ci si vede poco di geniale, siamo d’accordo. È che.
È che da ragazzi, appena sapemmo un po’ meglio l’inglese – avevamo appena smesso di scrivere i titoli delle canzoni come li pronunciava Lelio Luttazzi (“ric aut all bi der” e “ol bai maisel”) – ci chiedevamo sempre due cose. Una era: che accidenti vorrà dire “ffwd”, una specie di sputo (“ffwd a te!”) emesso leggendo sopra il tasto dell’avanzamento veloce. E l’altra era: si dice “reuìnd”, o “reuàind”? Ce lo siamo portato dietro tutta la vita, per via di quel “wind” traditore che soffiava (ffwd!) in un sacco di canzoni, ma che non c’entrava niente.
Poi abbiamo imparato, e abbiamo dimenticato, e siamo diventati adulti, e ci siamo imborghesiti, e adesso diciamo reuàind e usiamo dei deodoranti sprèi.
Ma nel 1998 arrivò Vasco, che ancora se lo ricordava quel dilemma:

Con il reuìnd (reuàind)

Vorrei dirvi dell’ultima bella canzone di Vasco, quella dove dice “Voglio trovare un senso a tante cose, anche se tante cose un senso non ce l’ha”, ma non ho più spazio. Buone vacanze.

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