My aim is true

Da vicino, Alison è molto grande. E poi è difficile, guardarla da vicino. La guardo da sotto, e lei non mi guarda, da lassù: guarda, lontano, davanti a sé, leggermente da una parte.

È notte, e sono a Trafalgar Square. Prima di andare a dormire, volevo vedere Alison. C’è una canzone di Elvis Costello che dice:

“Oh it’s so funny to be seeing you after so long, girl”

Si chiama Alison, la canzone.

I taxi di Londra continuano a girare intorno alla piazza, ma qui adesso non c’è quasi nessuno, solo un barbone addormentato su una panchina e due ragazzi abbracciati dall’altra parte della fontana. Le fontane sono spente. La statua di Alison Lapper è al buio, ma risplende del bianco del suo marmo. Da qualche settimana ormai è stata deposta sul “quarto piedistallo”, quello che non fu mai occupato dalla statua equestre prevista nel 1838, perché finirono i soldi. La piazza, che qualche anno dopo acquistò la colonna di Nelson e il suo attuale nome, restò orfana di un occupante, come una gioco dei quattro cantoni al contrario. Il quarto piedistallo restò vuoto fino al 1998, quando si decise che ospitasse per periodi a termine delle sculture contemporanee: il successo dell’iniziativa convinse l’amministrazione della città a creare una commisione appositamente dedicata al nuovo spazio per l’arte contemporanea, consistente in un solo piedistallo in una delle piazze più famose del mondo.

Sento un botto alle mie spalle. Un ubriaco è inciampato in una transenna. Si rialza, e si abbandona su una panchina, vicino al barbone di prima. Alison non batte ciglio. Sta seduta al suo posto: è alta quasi quattro metri, direi.

Alison Lapper non è una persona qualsiasi. È una signora di quarant’anni che vive a Londra, fa l’artista, ed è nata focomelica. Non ha le braccia, e le sue gambe sono corte e deformi. La vita le ha dato filo da torcere, e lei lo ha torto, testardamente.

“Alison, I know this world is killing you”

Quando posò, nuda, per la scultura di Marc Quinn, era incinta di Parys, che poi nacque del tutto sano.

Seduta lassù, con il pancione, nuda, è troppo alta e fiera per lasciarmi completare una tenerezza per la sua figura. Mi viene voglia di abbracciarla, ma ho paura che mi sgridi.

“I’m not going to get too sentimental”

L’ubriaco borbotta qualcosa. I piccioni li hanno allontanati dalla piazza qualche mese fa, con grandi polemiche. Alison resterà per un anno e mezzo, e poi sarà comprata da qualcuno e sostituita da una nuova opera. Quando fu annunciato che sarebbe stata lei a occupare il quarto piedistallo, qualcuno storse il naso di fronte all’apparente contraddizione tra l’opera e il contesto. Marc Quinn, lo scultore che l’ha tirata fuori dalle cave di Carrara, fece notare che al mondo esistono pochissime raffigurazioni di persone disabili, ma che una di quelle è lì, a pochi metri da Alison: anche Orazio Nelson, sulla colonna qui accanto, non ha un braccio.

Vanity fair

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