Dazio, Caio e Sempronio

Già la parola – “dazio” – suona anacronistica, medievale. Buona per modi di dire (“pagare dazio”) o sciocche rivendicazioni leghiste. Fa venire in mente, la parola dazio, quella scena di Non ci resta che piangere, quella “quanti siete? Dove andate? Un fiorino!”. Ed effettivamente anche le modalità con cui i dazi di cui mi accingo a parlare sono applicati hanno molto in comune con quella gag cinematografica, in cui la richiesta veniva ripetuta all’infinito e la stessa tassa imposta mille volte fino allo sfinimento del contribuente. Solo che là eravamo nel “milleqquattro, quasi milleccinque”.

Qua invece siamo nell’era di internet cosiddetta, nel tempo della globalizzazione, e negli anni del boom de commercio online. La quantità di acquisti fatti in rete è cresciuta straordinariamente e rapidamente, e ancora cresce. A far svoltare anche in Italia la familiarità con gestori di negozi online come Amazon ed eBay sono state soprattutto la sempre maggior familiarità in generale con le cose di internet, e la diminuzione delle paure relative all’uso della carta di credito.

Solo che.

Solo che improvvisamente, un inciampo sembra far compiere un passo indietro alla crescita che pareva inarrestabile degli acquisti in rete: “un fiorino”. I dazi doganali.

I dazi doganali sono sempre esistiti ed esistono in ogni paese. Sono una tassa applicata sui prodotti e le merci che arrivano dall’estero a fini commerciali, cioè che vengono acquistate (non dovrebbero essere applicati su ciò che arriva gratuitamente: regali, omaggi, spedizioni familiari). Il fondamento morale del dazio doganale è piuttosto discutibile, soprattutto in alcune sue articolazioni e soprattutto di questi tempi: ma la strada verso una globalizzazione vera e un regime di libera concorrenza mondiale è ancora troppo lunga perché possiamo sperare di discuterla diffusamente qui. Limitiamoci al concreto. All’interno dell’Unione Europea i dazi sono stati aboliti. Sono invece applicati con criteri diversi per ciò che arriva dal resto del mondo, compresi gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono il paese che ospita la sezione più ricca e frequentata di Amazon e il maggior numero di inserzionisti di eBay.

Fino a un anno fa, l’Agenzia delle dogane applicava i dazi sui prodotti acquistati online con una certa tolleranza ed elasticità, dovute all’impossibilità pratica di controlli approfonditi ed esatti su tutto quel che arrivava: alle Dogane hanno preoccupazioni più gravi su quel che entra in Italia dell’esazione di sette euro su una t-shirt canadese. Acquistando su internet qualcosa che provenisse dagli Stati Uniti, di solito lo si riceveva gravato delle sole spese di spedizione già chiarite e pagate al momento dell’acquisto. Più raramente, si riceveva comunicazione che il pacco giaceva “in dogana”, dopo che uno dei controlli a campione aveva verificato che si trattava di un acquisto per cui erano dovute le tasse relative.

Attenzione che qui già le cose si complicano italianamente. Su una merce proveniente dall’estero, da un paese non appartenente alla UE, sono imposti i seguenti: lo “sdoganamento”, ovvero una quota fissa, priva di qualsiasi fondamento morale se non il fatto che lo spedizioniere abbia dovuto farsi carico del passaggio dalla dogana; il dazio vero e proprio, calcolato in percentuale diversa a seconda della tipologia del prodotto e del paese di provenienza; e l’IVA, calcolata – tutto vero – sul totale: ovvero valore presunto della merce, spese di spedizione e di eventuale assicurazione e, oplà, dazio. Già, si paga l’IVA sul dazio.

Dal 2005, la gestione di tutto questo è stata appaltata alle Poste. Che l’hanno affrontata con l’entusiasmo dei novizi, intensificando i controlli (secondo alcune informazioni sosterrebbero di controllare ogni pacco). Le conseguenze sono due: la prima è che adesso capita praticamente sempre che all’acquirente venga richiesto tutto il soprammercato citato, spesso a fronte di merci il cui costo era stato minimo. Voi comprate su eBay da un venditore dell’Idaho una guida dell’Idaho per due dollari, a cui aggiungete sei dollari per la spedizione: e quando il postino ve la consegna, ve ne chiede altri 5 e 50 di “sdoganamento” (perché le Poste debbano pretendere una cifra per lo “sdoganamento” quando hanno un accordo con le Dogane per l’inoltro dei pacchi, non si capisce). Ma se il postino non vi trova, come accade sovente, vi lascia un avviso che vi costringe al recupero del pacco in qualche ufficio o deposito.

La seconda conseguenza del carico di lavoro che si sono accollate le Poste, è che la qualità dell’esame delle merci ne ha risentito molto. Da un anno a questa parte la rete è piena di racconti di sviste, errori, richieste illegittime e odissee di recupero da parte di clienti italiani che abbiano ricevuto cose dagli Stati Uniti. IVA del 20% applicata anche ai libri, dazio richiesto nel caso di omaggi o regali (o di acquisti di valore inferiore alla soglia dei 45 euro), merci trattenute chissà dove e per tempi biblici (con gran carenza di informazioni, e col frequente tentativo degli addetti delle Poste di dare la colpa ancora alle Dogane: e alle Dogane stanno cominciando a spazientirsi).

“È la morte dell’e-commerce”, commenta Diego Piacentini, numero due di Amazon, di fronte alla situazione “unica, solo in Italia abbiamo questi problemi”. Mentre i responsabili di eBay Italia incontreranno in questi giorni quelli di Poste e dell’Agenzia delle Dogane per cercare di affrontare il problema.

Il problema è a monte, come dicevamo: un sistema da “un fiorino” non può affrontare l’era dell’e-commerce mondiale. Se ricevete da Amazon un pacco che contiene due libri, sei DVD, sette CD e un materassino gonfiabile, non è pensabile che un impiegato abbia analizzato il contenuto del pacco e applicato i diversi dazi e l’IVA fino a un computo totale esatto di quel che dovete. E quindi farà di testa sua, un tanto al chilo, generando mostri. Figuriamoci per prodotti usati comprati su eBay per cifre imprevedibili e le più varie: se fate un affarone e riuscite a comprare un paio di Nike per 15 dollari, in assenza di informazioni gli esaminatori vi chiederanno dazio e IVA per una merce da 150. E in tutto questo al cliente è impossibile regolarizzare a monte, anche volendo: il pagamento può avvenire solo al momento della consegna, e se non siete a casa quando arriva il postino, buona fortuna. Bisognerebbe semplificare e forfettizzare: in questo senso sì che il modello “un fiorino” funzionerebbe.

Il consiglio è di far allegare visibilmente a ciò che si riceve informazioni chiare e sincere su cosa sia e quanto sia costato. E quelli di eBay suggeriscono di utilizzare i corrieri – che si fanno carico dello sdoganamento e della consegna con maggiori garanzie – piuttosto che la posta. Ancora sei anni fa chiesi a Piacentini come mai Amazon non decidesse di aprire anche in Italia. Indovinate cosa rispose

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