Giornalista, il secondo della lista

Ma se il rapporto tra Beppe Grillo e internet è stato molto equivocato, come ha scritto ieri Massimo Mantellini su Europa, esiste invece una relazione, un’influenza, una qualche spintarella imposta alla politica e al dibattito politico da parte dei blog, questa grande rivoluzione culturale e comunicativa del terzo millennio?

Mah.

Andiamo con ordine e decidiamo subito da quale angolazione guardare il bicchiere. Cominciamo da sotto. I blog, lo si ricorda sempre, in quanto strumenti di espressione accessibile a tutti, sono potenzialmente una nuova coscienza critica della politica tradizionale, e un mezzo di informazione libero: in questo si aggiungono al ruolo dei media tradizionali, che già dovrebbero essere quello, no? “Sentinella”, eccetera, come ripetono gli editoriali nel giorno dell’anniversario della fondazione o dell’insediamento del nuovo direttore. E ormai ci sono casi diventati di scuola per il ruolo dei blog nell’esplosione di questioni rumorose della politica americana: Trent Lott, Dan Rather, qualche altro meno noto qui. Ma se guardiamo il bicchiere da sopra, sempre quelli sono: si contano sulle dita di una mano.

C’è poi una particolarità italiana piuttosto deludente. In Italia c’è stato uno sviluppo dei blog piuttosto precoce rispetto al resto del mondo, e un’evoluzione molto approfondita del dibattito sul loro senso, la loro efficacia, la loro crescita. A cui però – se ne discute da tempo – non è mai corrisposta una crescita rispettabile dei blog di politica e attualità. Mentre negli Stati Uniti sono ormai alcune decine i bloggers col peso e il seguito di un opinionista di quotidiano, qui da noi non ne esiste neanche uno. Non esiste un autorevole blog di giornalismo o commento politico. La classifica dei più popolari blog italiani ritenuta più attendibile è quella gestita dal sito Blogbabel: al primo posto si trova Beppe Grillo, blogger di notorietà e successo pregressi e anomali. Nelle successive cinquanta posizioni non c’è una sola testata che possa essere riconosciuta non dico da una persona “normale”, ma neanche dalla quasi totalità dei politici o dei commentatori italiani. E la colpa non è tanto dell’indubitabile indifferenza dei secondi, ma è ripartita tra la scarsa propensione di professori universitari, intellettuali, appassionati di politica, a farsi commentatori politici con un proprio blog (come i loro simili americani) e l’altrettanto timida inclinazione dei giornalisti tradizionali a fare del blog uno strumento centrale del loro ruolo e del loro rapporto con i lettori.

Detto questo, se è vero che il panorama dei blog italiani è povero di figure autorevoli e capaci di pesare nel dibattito (anche per la pigrizia e la chiusura degli attori tradizionali del dibattito, siano essi politici o direttori dei giornali), lo stesso panorama gode invece di una grande vitalità “di rete”, come accennava Mantellini. Diversi blog che si occupano di politica e attualità hanno ormai alcune migliaia di lettori al giorno: un numero che fa concorrenza a quello dei lettori di un articolo su alcuni quotidiani nazionali. Ma soprattutto, su alcuni blog liberi da dipendenze economiche, da indolenze corporative, da sindromi da conventicola, è ospitata oggi tutta quella critica credibile al funzionamento della politica italiana, che sulla quasi totalità delle pagine dei giornali è ormai del tutto inattendibile. Che il disastro della politica italiana e l’alienazione dei suoi protagonisti dalla realtà siano in gran parte responsabilità dell’informazione tradizionale, che ne è stata complice, sobillatrice e avvoltoio, non lo troverete certo scritto sui giornali stessi. È questo il grande rimosso del dibattito di oggi sulla “casta” e l’”antipolitica”: che a farsi paladini dello scandalo siano gli stessi giornali che l’hanno creata, la casta (con l’entusiasta collaborazione della stessa, e il dissenso di pochissimi). Ed è probabile che a differenza della politica – che ha nei media la sua “sentinella” – la casta autoindulgente del giornalismo italiano non possa venir scossa da nessuno: non ha la sentinella. Per ora ha invece alcuni blog che con equilibrio e misura cercano di ricordarle – ignorati nelle redazioni, ma apprezzati su internet – come si dovrebbe fare: ma dietro l’angolo c’è un Beppe Grillo anche per loro, e il prossimo potrebbero non riuscire a mangiarselo.

Europa

Abbonati al

Dal 2010 gli articoli del Post sono sempre stati gratuiti e accessibili a tutti, e lo resteranno: perché ogni lettore in più è una persona che sa delle cose in più, e migliora il mondo.

E dal 2010 il Post ha fatto molte cose ma vuole farne ancora, e di nuove.
Puoi darci una mano abbonandoti ai servizi tutti per te del Post. Per cominciare: la famosa newsletter quotidiana, il sito senza banner pubblicitari, la libertà di commentare gli articoli.

È un modo per aiutare, è un modo per avere ancora di più dal Post. È un modo per esserci, quando ci si conta.

Abbonamento mensile
8 euro
Abbonamento annuale
80 euro
Allora ditelo