Un senso di voto

Ieri sul Corriere Renato Mannheimer rifletteva sulle previsioni di affluenza alle primarie. Ultimamente gli entusiasmi si sono piuttosto raffreddati e circola un gran pessimismo. Siccome il termine di paragone sono i quattro milioni che scelsero Prodi – il cielo li perdoni – il timore che questa volta i numeri siano deludenti è una certezza. E allora tutti si stanno indaffarando a contestualizzare e a mettere le mani avanti sul fatto che quel risultato fu straordinario e non ripetibile. Un po’ è vero, che ci sono ragioni storiche e pratiche che lo rendoni irripetibile (l’antiberlusconismo, il bacino di elettori più ampio), ma basta non confonderle con i fallimenti di comunicazione e costruzione di questa prima fase del PD. Le prime sono indipendenti dal PD, i secondi no. Insomma, quale numero sarà un fallimento e quale un successo? Mannheimer dice che un milione sarebbe buono, ed è realistico. Tenendo presente che l’altra volta fu sovvertita ogni previsione (e anche però che ‘sti quattro milioni nessuno li ha mai documentati), dovessi dire cosa mi aspetto butterei lì un milione. Ma questo non significa che questa previsione significhi un un successo. Il mio parere è che sotto i due milioni sarà un risultato accettabile ma non sensazionale, e sotto il milione un risultato imbarazzante. Ma la variabile aggiustamento-dei-dati non so tenerla in conto

Corriere della Sera

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