Carlo Freccero ha presentato un colto e attento piano di sviluppo della nuova rete digitale Rai, convenzionalmente battezzata RaiQuattro. Ci sono dentro molte idee e le tracce dei ragionamenti e delle conclusioni che Freccero ha messo insieme da quando si occupa di televisione. Tra cui l’implicita presa d’atto del fatto che la tv sia un mezzo vecchio e non all’altezza dei tempi: ma ciò nonostante continui ad avere una grande popolarità e penetrazione: sarebbe sciocco pretendere di liberarsene in favore di più elitarie e moderne forme di comunicazione.
Quindi che ne facciamo? Freccero inventa una gioiosa gestione del disordine e degli avanzi, e la costruzione di un palinsesto versatile, diretto a coltivare passioni televisive ed eventi, piuttosto che tipi sociali (ma continua a citare la casalinga di Voghera).
Ma tra le idee che sembrano vecchie, e in realtà sono modernissime per la tv odierna, ce n’è invece una che merita la tumulazione definitiva: la televisione interattiva.
La televisione interattiva è stata per anni un mito della rinascita televisiva, sostenuto e ripetuto da superficiali tentativi di trasporre in tv i successi di internet. Mito fallito e morto: oggi ne restano solo i tasti colorati di SkyTg24 – buona idea, ma si tratta solo di altri canali: fine – o gli SMS per votare i concorrenti del Grande Fratello. E lo stesso Freccero usa l’espressione per riferirsi a niente più che la pratica di SkyTg24: premi un tasto e vedi delle altre cose in programmazione. Interattivo vuol dire ben altro, e la televisione non lo è. Non lo dite più.