Notizie che non lo erano

L’orrenda possibilità che Barack Obama venga ammazzato è stata molto messa in conto in questi mesi di campagna elettorale americana. È stata presente, esplicitata, temuta: ci sono terribili precedenti nella storia americana che riguardano altri uomini che rappresentavano grandi novità nella politica di quel paese. Ciò nonostante, a molti commentatori e lettori piace insistervi come se questa eventualità fosse una loro intuizione originale, come una ricchezza di chi la sa lunga: “tanto lo ammazzano…”. Ha un fascino macabro e cinico, l’atteso assassinio di Obama.

Sarà per questo che i giornali italiani sono impazziti mercoledì per un’ipotesi di attentato a Obama che si è rivelata inconsistente da subito. “Un piano per uccidere Obama” era il titolo a tutta prima pagina del Corriere della Sera. Gli altri giornali privilegiavano la più fondata minaccia russa, ma come seconda notizia avevano “Paura per Obama nel giorno di Hillary” (Repubblica e Stampa, identiche), “Fermati tre neonazi, paura per Obama” (L’Unità), e così via.

La minaccia per Obama era però “una bufala”, “una storia marginale, un eccesso di autoesaltazione da parte della polizia ansiosa di mostrarsi vigile”, “non era un complotto credibile”, gli autori erano “un quartetto di pasticcioni”. La cosa buffa è che queste espressioni erano usate nell’articolo della stessa Repubblica, che occupava tutta la pagina nove per spiegare che il titolo di prima pagina era infondato, ma che il rischio esiste. Intanto il New York Times dedicava alla storia solo un colonnino in fondo alle pagine sulla convention, e nei giorni successivi le autorità confermavano che le minacce

erano solo “chiacchiere fra tossici” legate agli effetti della metanfetamina. Gli autori delle chiacchiere non verranno nemmeno incriminati, se non per possesso di droga e armi. Tutto questo era riportato dai giornali di tutto il mondo, fuorché dai nostri.

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