Casabianca (meno quindici)

Dopo quella del New York Times su Cindy McCain, ecco che arriva una lunga inchiesta del New Yorker su Sarah Palin e sul suo percorso verso la candidatura. La tesi del New Yorker, assai argomentata, è che Palin avesse da tempo costruito la sua carriera politica affidandosi a quegli stessi establishment politici ed élites giornalistiche da cui così spesso prende pubblicamente le distanze. Viaggi organizzati in Alaska, inviti a casa sua per giornalisti e commentatori “importanti”, società di pubbliche relazioni all’opera da mesi, e una sotterranea campagna su internet.
Un’altra foto formidabile è entrata nell’album di questa campagna elettorale, dopo quella di John McCain al dibattito tre giorni fa. Quella sera il candidato Repubblicano aveva sbagliato direzione nell’andare a salutare il conduttore, e aveva fatto una smorfia per sottolineare la sua goffaggine: ma nella foto pare che la smorfia e le mani protese verso Obama segnalino un suo sgraziato tentativo di afferrare l’avversario alle spalle. Ieri invece c’è stato il clamoroso successo del comizio di Obama a Saint Louis, rilanciato dall’impressionante immagine di quest’uomo magro e in maniche di camicia circondato da persone e persone e persone a perdita d’occhio. Avrebbe qualcosa di persino preoccupante, quell’adunata, non avessimo delle priorità, al momento.
La battuta del giorno, invece, è quella di Colin Powell: nell’intervista televisiva in cui – come vi avevamo anticipato ieri – ha dichiarato il suo sostegno per Obama, ha anche detto una cosa formidabilmente ovvia e formidabilmente straordinaria sulle voci che accusano Obama di essere musulmano. “Anche fosse? C’è un problema con i musulmani in questo paese? La risposta è no”. Oplà.

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