Di ciò di cui si può parlare, ma dopo

Sofri, quello anziano, sul suo libro letto da nessuno e commentato da tutti:

«No, davvero non riesco a riassumere quel che di nuovo ho potuto riferire nelle pagine. Moltissimo, potrei dirle. In misura sorprendente. Vorrei che il libro fosse letto. Sono quasi 300 pagine ma si legge rapidamente, spero col fiato corto. Dopo ci si potrà arrabbiare, commuovere, litigare, indignare. Solo dopo, però. Perché è incredibile, come direbbe la ragazza di vent’anni, quello che sulle cosiddette anticipazioni si è riusciti ad imbastire. Mi hanno detto che il Tg2 lo ha annunciato come il ‘mea culpa di Sofri’: una richiesta di perdono. E per di più hanno aggiunto: «Troppo tardi». Due mesi fa, per la polemica che ci fu sul terrorismo e la celebrazione delle vittime alle Nazioni unite, dissero che difendevo un omicidio. Oggi dicono che chiedo perdono. Alla cieca, senza sapere quale sia l’oggetto. Ho letto che D’Ambrosio crede che io abbia dato ragione alla sua sentenza: l’idea stessa che io pensi che Pinelli si sia suicidato mi offende. Nel libro uso le carte di D’Ambrosio contro la sentenza di D’Ambrosio. Le sue conclusioni sono del tutto implausibili. Sarei lieto di discuterne con lui. Dopo che avrà letto, se vorrà farlo, naturalmente».

I colossali equivoci di questi giorni di anticipazioni mi suscitano enorme turbamento. Non c’è niente che io dichiari ‘per la prima volta’. Sì, certo che ho scritto che probabilmente il commissario Calabresi non era in quella stanza. L’avevo già scritto e detto molte volte. Certo che ho scritto ‘mi sento corresponsabile per aver lasciato che si dicesse: Calabresi sarai suicidato’. L’ho già fatto, l’avevo già detto. Molti anni fa Montanelli mi chiese pubbliche scuse a Gemma Capra per la mia responsabilità morale. Pensavo e penso di averlo fatto. L’ho fatto. È una discussione marginale che porta fuori dalla strada strada: molte volte ho spiegato, nel libro lo faccio ancora, che cosa è per me la responsabilità morale, il rapporto fra le parole e i fatti. Cosa sia stata la ‘violenza di Stato’. Cosa sia ‘il contesto’.

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