Michele Serra ieri ha scritto una cosa che abbiamo pensato in molti:
Nel profluvio di cronache e commenti relativi all´interruzione del rapporto di lavoro tra Mike Bongiorno e Mediaset, colpisce un’omissione quasi unanime: l’anagrafe. Buongiorno Michele è nato nel maggio del 1924, e dunque sta per compiere felicemente 85 anni. A quell´età, se si è fortunati, è possibile scrivere con lucidità (Montanelli lo fece ben oltre i novanta), o dipingere (Picasso) o recitare in teatro (Franca Valeri): naturalmente scegliendo, a tutela di se stessi, ritmi e toni giusti. Ma è anche possibile non avere più quell’energia fisica e quella prestanza quotidiana che sono richiesti a un conduttore televisivo, che fa uso del proprio corpo e del proprio volto quanto del proprio intelletto.
Forse si ritiene che sia irrispettoso farlo notare. Ma a me pare irrispettoso il contrario, e cioè fingere un’eternità catodica mezzo macabra e mezzo cinica, che celebra l’inverno della vita come forma di show: alcuni recenti spot Fiorello-Mike giocano decisamente sul mite affievolirsi della presenza scenica di Bongiorno, curvo e svagato. Cinema e letteratura sanno e possono raccontare la grandezza del declino, la televisione no: le sue luci eccessive e burine (specie quelle di Mediaset) sono troppo stentoree per rispettare la trama di rughe, sfumature, assenze che rende poetica la vecchiaia. Beato chi ha, per i suoi ultimi anni, un orto da coltivare o un silenzio da conquistare.
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