Può darsi che la scelta dei ciclisti del giro d’Italia sia stata eccessiva e sgradevole nei confronti dei tifosi milanesi che li aspettavano. Ma nessuno che conosca l’ostilità delle strade di Milano nei confronti delle biciclette si meraviglia che persino atleti abituati ad arrampicarsi sulle Alpi si siano rifiutati di confrontarsi con le pavimentazioni sconnesse e le automobili accatastate ovunque
Luigi, un allegro accento emiliano e cinque Giri alle spalle, è uno dei dieci ispettori del percorso alla corsa rosa. Sorveglia l’angolo tra via Pagano e via Canova, nel centro di Milano. Invita con insitenza il giovane vigile presente allo stesso angolo di strada a far spostare una Polo blu parcheggiata proprio là dove devono passare i ciclisti. Il vigile fa una telefonata, ne fa una seconda, una terza. Nulla. Il carroattrezzi non arriva. E intanto la carovana del Giro d’Italia passa, ed è un brivido continuo. Per fortuna, quando mancano però solo due passaggi alla conclusione della tappa di Milano, giunge una placida signora e sposta la sua Polo.