A muoversi per la Fiera del Libro tra stuoli di cacciatori di autografi e gitanti traboccati dal vicino centro commerciale si pensavano esattamente le stesse cose che scrive oggi Massimo Gramellini.
Ho l’impressione, e in taluni casi la certezza, che fra i 307.650 templari del Libro ci siano persone che guardano «Amici» e pure le partite, che votano Lega e Berlusconi, che leggono solo i bestseller da autogrill e a volte nemmeno quelli. Gli esseri umani sono più complessi e variegati di come li rappresenta questo buffo bipolarismo antropologico di moda, in base al quale chi vota a destra lavora, rutta e sogna di impalmare una velina e chi vota a sinistra studia, arriccia il naso e sogna di impalmare una contessa. Molti di noi – la maggioranza, spero – non stanno sempre o di qua o di là, ma un po’ di qua e un po’ di là, e un po’ da nessuna parte, per fortuna. E non perché siano cerchiobottisti, ma perché persino in un’epoca di conformismi, nessuna vita è riconducibile a un questionario omogeneo di luoghi comuni.