L’altra sera, sui viali di Firenze, un’auto civile dei vigili urbani è passata di corsa a un semaforo rosso e ha investito un motorino, sbalzandolo lontano di molti metri. A bordo c’erano un ragazzo di 19 anni, e una ragazza di 18. La ragazza è morta. Era bellissima. Aveva una sorella gemella. Era bravissima a scuola, intelligente, simpatica, amata. Sarebbe stata in ogni modo una storia terribile. Ma le fotografie di quel viso luminoso sulle pagine locali fanno venire i brividi. La città è commossa e scossa, per una vera tragedia. E’ una tragedia per una famiglia, per gli amici e i coetanei, per una comunità. Lo è anche per chi ha provocato la sciagura, e ora dice di sentirsi precipitato in un inferno. Il padre della giovane lo chiama scellerato omicida. Proviamo a districare momenti e attori – e attrici – della tragedia. C’è una pattuglia di vigili urbani, a bordo di un’auto civetta, senza segni distintivi: sono tre, al comando di una signora.
(Sofri, quello anziano, sul Foglio: segue qui)