Della pirlaggine dei comunisti

Voi pensate che successo avrebbe oggi – coi tempi che corrono – una proposta politica che voglia ridiscutere il sistema capitalistico e finanziario e il funzionamento attuale della democrazia, se non se lo fossero bruciato massacrando e vessando milioni di persone.

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12 commenti su “Della pirlaggine dei comunisti

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  2. alered

    non credo sia così. Il comunismo è saltato a causa dell’incapacità di creare ricchezza e crescita. E’ proprio la teoria economica marxista a non reggere alla prova dei fatti. Quindi teniamoci stretti l’economia di mercato e cerchiamo di calmeriarla con dosi di liberalsocialismo.

  3. paulecci

    Hai ragione Sofri, molto meglio continuare con il sistema attuale che non ha mai smesso di massacrare milioni di persone e sta portando al collasso il mondo intero per il profitto di una infima minoranza.

  4. are

    Veramente le teorie marxiste funzionano e hanno sempre funzionato. Sono le teorie astruse dei dittatori comunisti che non hanno funzionato.
    E se la dobbiamo dire tutta oggi la seconda economia capitalista è una dittatura comunista. Gli economisti capitalisti o socialdemocratici dovrebbero farsi insegnare il mestiere dai cinesi.
    Io credo che la pirlaggine sia soprattutto dei comunisti italiani che decidono di abbracciare il capitalismo proprio quando un po’ di sano comunismo democratico avrebbe assunto una dimensione elettorale notevole.
    Ma saranno loro che portano sfiga?

  5. pierfederico

    ahahahhah è vero! comunque il fine del comunismo non era ricchezza e crescita ma una società giusta libera ed equa da raggiungere attraverso la dittatura del proletariato. Nella Cina odierna oltre alla dittatura del partito c’è ben poco di comunista. La teoria marxista è più che mai valida e attuale come analisi della società capitalista, con tanti errori ma valida e molto interessante, la parte da buttare e quella riguardante la prassi politica cioè il modo di ottenere una tale società migliore e un uomo nuovo, ciò comportava tra i tanti orrori anche la dittatura. servirebbe si l’elaborazione di un sistema alternativo a questo, basta vedere come “ricchezza e crescita” che sono valori relativi a un paradigma economico e culturale ormai vengono considerati come valori assoluti in sè. nel comunismo esisteva un paradigma alternativo, ma gli uomini sono quello che sono.

  6. alered

    fatemi capire: per voi (Luca S., Are, Pierfederico) l’economia socialista così come teorizzata da Carlo Marx può funzionare? Ci può essere sviluppo duraturo senza profitto? A me sembra che la storia del XX secolo abbia smentito questa ipotesi. Il comunismo sovietico è crollato grazie ad collasso economico. In Cina Deng lo aveva capito ed ha riconvertito il sistema sintetizzato con lo slogan “arricchitevi”. Il profitto è la molla che fa scattare l’imprenditoria, ci piaccia o meno. A me non piace (infatti non faccio l’imprenditore) però con i suoi “disastri” il capitalismo ci ha portato ad un livello di benessere incontestabile.

  7. Francesco

    Ma chi sarebbero “i comunisti” che hanno massacrato milioni di persone e quindi non sono in grado oggi di approfittare delle difficoltà comunicative di altri?
    Mi sembra un contenitore per decine di gruppi diversi.
    Però è vero che gli effetti di immagine sul termine “comunismo” dovuti a famose e orrende dittature che hanno dichiarato di esserne l’incarnazione ha esattamente quell’effetto (ma non c’è nessuna volonta comune che possa essere portatrice di “pirlaggine”, è una bella battuta, ma da una descrizione favolistica della realtà).
    Detto questo le teorie economiche di Marx sono errate nel senso che alcuni postulati (come il fatto che il valore dei salari non sia soggetto a negoziazione come un qualsiasi bene o servizio) si sono rivelati empiricamente falsi e a questo punto non so quanto possano essere realistiche le previsioni sulla crisi del capitalismo e sulla dittatura del proletariato come unica alternativa alle conseguenti guerre e, in definitiva, barbarie.
    Gli “esperimenti” di comunismo prima della fine del capitalismo (URSS, Cina, Cuba…) sembrano soffrire la mancanza della “mano invisibile” che pare avere sempre una maggiore capacità (rispetto a un’autorità di pianificazione) di indirizzare e dimensionare le attività economiche, sopratutto quando si tratta di produrre beni (e servizi) di consumo individuale, risultando alla fine in un livello di ricchezza diffuso paragonabile a quello degli strati più poveri delle società capitaliste (una versione in grande di quanto successo in Italia con l’eccesso di numeri chiusi e licenze: ci siamo impoveriti rispetto ai vicini).
    Detto questo le peggiori storture del capitalismo sembrano essere avvenute dove si è mancato di applicare alle società e in genere alle realtà produttive i dogmi spietati del liberismo (“se fallisci fatti tuoi” e “i monopoli sono il male” prima di tutto), mentre le persone (per le quali si dovrebbero invece prevedere tutele a costo collettivo) non hanno goduto di pari “comprensione”.
    Credo si dovrebbe trovare nuovi modi di valutare l’assetto economico da considerare desiderabile: non è vero che ci siano due possibili modelli e tantomeno che siano mai stati precisamente applicati e ragionare come se le cose stessero così non ci porterà in nessun posto utile (forse è stato utile a livello di propaganda, ma in una guerra finita ormai da un pezzo).

  8. Wizardo

    una precisazione per diversi commentatori. le teorie economiche marxiane erano (e sono) teorie delle dinamiche capitalistiche, non di un qualsiasi sviluppo economico in senso socialista e/o comunista.
    fa una bella differenza.
    su come la nuova società dovesse organizzare la sua economia marx è stato molto più superficiale, lasciando spazio ai deliri dei vari marxisti che sono venuti dopo di lui. molto meno geniali di lui. e i risultati si sono visti tutti.
    detto questo, che la sinistra in generale non capitalizzi la crisi è clamoroso.
    ma non dimentichiamo che la crisi del ’29 favorì il populismo fascista più di ogni altro movimento in europa.

  9. Alessio Breviglieri

    E’ una cosa che si può proporre anche al di fuori del cmomunismo classicamente inteso. Si potrebbe iniziare con una considerazione critica del liberismo Chicago style, con un analisi seria delle problematiche ambientali della povertà e dell’immigrazione. Si potrebbe partire da tre premi Nobel: Sen, Stiglitz, Krugman; da qualche voce fuori dal coro come Daly, Latouche, Bookchin.
    Prima di proporre società utopiche, comunque, si deve capire perchè e in che misura l’attuale sistema va incontro a contraddizioni che minano il sistema stesso (poichè tutti i sistemi economici cadono principalmente per mano loro, le nobili motivazioni sono una spintarella, in questo Marx aveva ragione).

  10. are

    In realtà io credo che l’unico modo di andare avanti sia scegliere una direzione libertaria che non ceda mai il passo ai diritti civili e ai beni comuni. Ma quello che intendevo dire è che le crisi dei sistemi comunisti dell’est, paradossalmente si spiegano applicando Marx. Nel momento in cui una dittatura viene istituzionalizzata non è più dittatura del proletariato, ma diventa classe dirigente che vessa il popolo.
    Il comunismo ha fallito storicamente, ma è caduto per assenza di democrazia.

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