Voglio vederti danzare, giornalista

La battaglia contro l’informazione e i giornalisti Grillo l’aveva annunciata anni fa, eravamo stati avvertiti. A molti che lo intervistavano e rincorrevano aveva detto “guarda che i prossimi siete voi”. Confesso che – pur condividendo diverse ragioni della sua bassa opinione dell’informazione italiana – non credevo che sarebbe stato in grado: paradossalmente mettere in crisi l’establishment politico e i suoi meccanismi più deteriori è più facile che non muovere la stessa battaglia nei confronti di quelli giornalistici. L’informazione non risponde mai di fallimenti, è in una posizione formalmente terza, può mascherare il suo spostarsi e cambiare indulgenze dietro l’alibi del proprio ruolo e può eludere più facilmente le accuse di incoerenza: è quella che dice “dai, dagliele” mentre gli altri si menano, e poi celebra il vincitore, oppure lo sconfitto. Ma celebra, non combatte, al massimo si mette dietro e spinge ma si sposta e non si fa trovare quando arriva la controspinta. E a differenza di chi fa politica, chi fa i giornali riesce più facilmente a dare al suo pubblico quello che il suo pubblico vuole: i circenses sono più facili da creare del panem, e le aspettative sono più basse.

Ma adesso mi pare che Grillo abbia individuato il vero punto debole della categoria giornalistica italiana, ovvero come mettere invece in crisi il suo punto di forza: che è sempre stato che a differenza dei politici – che ci siamo tutti convinti di poter sostituire facilmente, e persino di poter rimpiazzare noi stessi – l’informazione è ancora vissuta come un servizio necessario e non delegabile ad altri se non ai giornalisti. Sia dai lettori che da chi fa e gestisce le notizie, politici, classi dirigenti, personaggi famosi: il giornalista ha sempre avuto il pallino in mano, perché tutti hanno bisogno di lui per essere raccontati, e vogliono essere raccontati. È così che i giornali italiani si sono montati la testa e si sono messi, per esempio, a influenzare la politica invece che raccontarla.
Grillo ha fatto saltare questa cosa, mandando ai giornalisti per la prima volta il messaggio “non abbiamo bisogno di voi” (bluffando, ma ha funzionato): messaggio che sta mandando in tilt mezza professione, con conseguenze di impazzimento che vanno dalla supplica, all’autoumiliazione, alla collera sfrenata, all’asservimento totale ai capricci divertiti di Grillo e dei suoi.
In quest’operazione Grillo ha come alleati la crisi generale dei giornali – che li rende più deboli e più superflui anche per i lettori – e il fatto che i suoi interlocutori diretti siano sempre gli anelli deboli della categoria giornalistica: operatori dell’informazione dipendenti dalla costruzione della notizia, dalla dichiarazione volante, dalla foto rubata, con pochissima forza contrattuale nei suoi confronti e nei confronti dei suoi parlamentari. Mentre con qualcuno che gli dica “sa che c’è, si arrangi”, e lo molli lì da solo col suo cappuccio Grillo fa in modo di non averci a che fare mai. Se la prende con i più grandi, ma usando come ostaggi i più piccoli.

Le conseguenze di questa situazione sono due. La prima è che in questo momento Grillo sta vincendo anche questa sua seconda battaglia, e si sta godendo lo spettacolo di un sistema che lui disprezza e che lo rincorre umiliandosi. E ho l’impressione che questo porterà a un ulteriore abbassamento degli standard informativi, piuttosto che a un loro emendamento in meglio.
La seconda è che questa battaglia la puoi anche vincere fingendo che tu non abbia bisogno dei giornalisti, fino a che loro hanno bisogno di te. Poi le cose cambiano, e non appena Grillo e i suoi si trovassero non più sulla cresta dell’onda e della curiosità generale, non so se gli basteranno più il blog e i suoi commenti per riguadagnarla. E lì si vedrà se saranno di più i cronisti che gliela faranno pagare o quelli che preferiranno dimenticare in cambio di un insulto all’ultimo dei montiani, una capriola, il verso dell’orso, o che so io.

Io continuo a pensare che alla fine i giornalisti vincono sempre, e che se vogliono migliorare il modo in cui fanno il loro lavoro ci devono pensare da soli.

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24 commenti su “Voglio vederti danzare, giornalista

  1. Massimo

    Sarò smentito dalla realtà, sicuro, ma credo che Grillo stia godendo di una congiunzione astrale politica che non si ripeterà più. Questo governo andrà a ramengo in poche settimane, ammesso che nasca, molti di quelli che hanno votato Grillo nel frattempo avranno avuto modo di vedere la vacuità e/o pericolosità delle sue proposte economiche, molti dei suoi eletti avranno moti di ribellione verso il capo, d’altra parte non hanno nulla da perdere e ritorneranno nell’anonimato da cui vengono malvolentieri. Certo, se come ho sentito stamane, Fassina propone per le prossime elezioni Bersani 2, La Vendetta, allora anche gli astri possono arrendersi.

  2. derlokmerlo

    pezzo di rara lucidità per un giornalista al giorno d’oggi.
    Le prime pagine del corriere on-line dovrebbero essere studiate nelle scuole di giornalismo nel corso: ecco così non si fa.
    L’ho ripetuto più volte in varie occasioni perchè i soldi all’editoria li diamo solo a chi fa un giornale di carta? perchè non al post?

  3. Pingback: Il pericoloso gioco di Beppe Grillo con i giornalisti « Moriremo Cinque Stelle

  4. Raffaele Birlini

    Nel marzo 2010 seguivo la maratona elettorale su corriere.it, diretta da Severgnini, e si poteva intervenire via web. Scrissi guardate che il movimento 5 stelle non bisogna sottovalutarlo, e c’era Sartori che ridacchiava dicendo è voto di protesta, e io scrissi guardate che dicevate così anche della Lega e adesso è al governo, e De Bortoli si ficcò in bocca la stanghetta degli occhiali e disse massì, è un voto buttato che ha danneggiato e cannibalizzato la stessa parte politica tant’è vero che in Piemonte, e io scrissi guardate che un palermitano ha preso il 6% a Bergamo è come se un tirolese prendesse il 6% a Catania, e Severgnini disse è un movimento che sfrutta la popolarità di Grillo, e io scrissi guardate che è l’unico ad aver presentato un programma politico scritto, su internet, con una lista di punti espliciti e chiari.

    Poi nell’Aprile 2012 si stupirono tutti che il 5 stelle fosse dato al 7%. Se i giornalisti non sanno capire per tempo quello che capisce un cittadino qualunque dal divano di casa sua, e soprattutto non sanno agire di conseguenza, forse hanno sbagliato mestiere o sono lì da troppo tempo. Oppure sono davvero servi dei partiti, ufficio pubbliche relazioni dei partiti, dato che per leggere un asrticolo decente sull’Italia devo andare a leggere la stampa straniera, dato che l’Italia è 64ma o giù di lì nella classifica sulla libertà di stampa, allora forse, dico forse, anche i giornalisti non sono altro che un sottoprodotto della mancanza di capacità delle classi dirigenti di autoselezionarsi, e allo stesso modo si presentano con la spocchia tipica di un potere in decadenza che non accetta di venire spazzato via, di dare le dimissioni, di ritirarsi, di lasciare il posto, mollare la poltrona.

    Voglio sapere i nomi dei giornalisti di cui stiamo parlando quando magnifichiamo la professionalità del settore mediatico tradizionale, tv e giornali. Abbiamo due editori che sono legati a doppio con la politica. Abbiamo politici, da decenni, che sono facchini, schiabottoni, passacarte, portaborse, gente che non sa nemmeno parlare italiano e ha fatto la terza media. Torve di imprenditori che han fatto i soldi con la politica, di cui il Berlusconi Craxiano è santo protettore. Professori che fanno carriera se hanno in tasca la tessera del partito, lo stesso negli ospedali e nei tribunali, e banche e catene di distribuzione e consorzi e municipalizzate. Incompetenti che diventano funzionari e dirigenti solo in base a fedeltà e militanza al partito. L’intera classe dirigente Italiana verrebbe considerata un cancro mafioso in paesi nemmeno troppo evuluti sul percorso non dico della democrazia ma della semplice civiltà.

    Quindi vorrei tanto capire a chi ti riferisci quando parli di giornalisti che gliela faranno pagare, che si vendicheranno, che realizzeranno quelle che adesso sono minacce, come si dice?, velatamente espresse? Facciamo i nomi di queste massime espressioni di giornalismo professionale che non siano profondamente contaminati dalla lotta politica condotta sul terreno dell’informazione. Quanti sono, quanti ne se trovano, dove lavorano? Mentana ce lo mettiamo o era socialista da piccolo? Floris va bene o deve tornare a fare l’animatore di villaggi turistici? Facciamo la lista di giornalisti non solo di altissimo valore intellettuale ma perfino indipendenti e in grado di venire apprezzati da un pubblico abituato a ridurre tutto in termini di tifoseria. Ci son delle volte che penso: ma di cosa sta parlando? Mi prende in giro? Ma in che film vive?

  5. Pingback: Il rottamometro | il mondo sommerso

  6. fp57

    sofri, Lei scrive : i giornali (e i giornalisti, immagino) italiani si sono messi ad influenzare la politica.
    E’ una novita’? Come potrebbe, mi chiedo, essere diversamente?
    E Lei si sente incluso/coinvolto o totalmente distaccato?

  7. Damiano

    Frase dell’intervista di Beppe Grillo a wired.it:
    Destra e sinistra erano già alleati prima con Monti. Lo saranno ancora con un altro presidente del consiglio, chissà, forse Corrado Passera.

    La stessa frase, citata da lastampa.it:
    «Destra e sinistra erano già alleati prima con Monti. Lo saranno ancora con un altro presidente del Consiglio: Corrado Passera».

  8. fp57

    Fossi una giornalista mi sarei data da fare per Colin Firth (nel Diario di Bridget Jones) PRES DEL CONS
    Va bene anche N.Porro che un po’ gli assomiglia in quanto a equilibrio

  9. reta

    i giornalisti adesso per lo più inseguono grillo e lo adulano. anche la satira non colpisce nè lui ne casaleggio, nè tantomeno i grillini. questa è un’anomalia perchè grillo è un uomo di grande potere e i comici liberi hanno sempre fatto l’imitazione e le battute sugli uomini di potere. comunque adesso vorrei vedere on line la dichiarazione dei redditi di grillo, non solo quella di bersani, ma nessuno lo pizzica sui soldi che ha guadagnato. come? e a proposito di stampa libera mi sembra che il giornale schierato con il grillotravaglio pensiero, il fatto quotidiano, sia uno dei più faziosi….dalla padella nella brace?

  10. fulgenzio

    @Damiano: guarda che l’intervista Grillo non l’ha rilasciata a Wired.it eh (figurati…), sono loro che hanno messo un titolo fazioso per far sembrare che gliel’abbia data, è solo una traduzione.

  11. Luca

    Ritengo opportuno ricordare che Grillo ha già sperimentato l’assenza dai media e l’indifferenza della stampa. Con il risultato di riempire teatri e palazzetti.

    Mentre l’informazione all’italiana, che da decenni si sottrae alle proprie responsabilità, da dell’irresponsabile a Grillo.

    In questa farsa allora è giusto che sia un capocomico ad avere la meglio.

  12. fulgenzio

    Caro Sofri, il “miglioramento degli standard informativi” avverrebbe se i soloni che governano da anni il giornalismo italiano lasciassero il posto a gente più giovane, CAPACE e motivata. Guardi, io frequento l’ambiente da cinque anni e se c’è un settore più canceroso e ancora meno meritocratico della politica, beh, è proprio il giornalismo. In una redazione, quelle poche che sono rimaste, si entra solo per raccomandazione o perchè “amici di”. Le Tv continuano a chiamare sempre gli stessi. A commentare le elezioni su Sky c’era Telese, ma non ha un giornale fallito cui pensare? Le cerchie nel settore fanno un baffo a quelle di Google+, da un lato ci sono editorialisti che pontificano sul nulla cosmico strapagati, dall’altro collaboratori che si beccano 3 euro a pezzo. Davvero, servirebbe uno Tsunami, anche nel vostro settore.

  13. johndoe

    Io non sono tanto d’accordo sul fatto che, alla fine, vinceranno sempre loro. Tanto per cominciare, se hanno bisogno dei soldi pubblici hanno già perso. Vorrà pur dire qualcosa che, anche in tempi di vacche più grasse, non ci fossero abbastanza lettori ed inserzionisti da coprire i costi?
    Quindi calma, cominciamo a tagliare i sussidi che io mi scoccio a pagare giornali che non leggerei manco morto, e poi si vede cosa vogliono fare. Certo che saranno loro a dover operare il miglioramento, ma lo spauracchio dell’agricoltura può aiutare. Sbaglio?

  14. salvot

    La crisi del giornalismo è iniziata da quando internet è diventato un mezzo di informazione in pianta stabile, dando la possibilità di raccontare a chiunque come stanno veramente le cose, senza giri di parole, senza comportamenti giornalistici dettati più dal “tengo famiglia” e quindi asserviti al centro di potere di turno, che non dal dovere di dare una corretta e giusta informazione dei fatti. Prendiamo per esempio il calcio. Venerdi scorso è andata di scena Napoli Juve, dove, a seguito di una gomitata di un giocatore del Napoli (Cavani) nei confronto di un giocatore della Juventus (Chiellini), i giornalisti televisivi hanno cercato di propinare un penoso collage televisivo dove si cercava di dimostrare il contrario di quello che è avvenuto (che la gomitata era a seguito di una tirata di capelli avvenuta un attimo prima). Quasi in tempo reale in internet sono cominciate a circolare le immagini di come realmente erano andate le cose e chi ha voluto, e ahimé potuto, le ha conosciute, sfuggendo dal gregge nel quale il mezzo televisivo voleva rinchiuderlo. Gli esempi possono essere tanti. Sarà che è arrivato il momento di avere finalmente una Informazione anche in Italia?

  15. salvot

    La crisi del giornalismo è iniziata da quando internet è diventato un mezzo di informazione in pianta stabile, dando la possibilità di raccontare a chiunque come stanno veramente le cose, senza giri di parole, senza comportamenti giornalistici dettati più dal “tengo famiglia” e quindi asserviti al centro di portere di turno, che non da una corretta e giusta informazione dei fatti. Prendiamo per esempio il calcio. Venerdi scorso è andata di scena Napoli Juve, dove, a seguito di una gomitata di un giocatore del Napoli (Cavani) nei confronto di un giocatore della Juventus (Chiellini), i giornalisti televisivi hanno cercato di propinare un penoso collage televisivo dove si cercava di dimostrare il contrario di quello che è avvenuto (si cercava di dimostrare che la gomitata era a seguito di una tirata di capelli avvenuta un attimo prima, cosa non vera). Quasi in tempo reale in internet sono cominciate a circolare le immagini di come realmente erano andate le cose e chi ha voluto, e ahimé potuto, le ha conosciute, sfuggendo dal gregge nel quale il mezzo televisivo voleva rinchiuderlo. Gli esempi possono essere tanti. Sarà che è arrivato il momento di avere finalmente una Informazione anche in Italia?

  16. davide

    Non sarà il motivo principe di questo atteggiamento di Grillo verso i giornalisti italiani, ma nessuno mi leva dalla testa che a Grillo convenga parlare con i media stranieri perché gli piace vincere facile. Infatti questi ultimi sono inevitabilmente meno preparati e meno interessati a scavare a fondo nelle sue soluzioni semplicistiche, nell’apparente assurdità di alcuni punti del programma m5s e nelle mosse future di un movimento che oggi si muove tra l’essere un partito-persona peggio del PDL e l’essere un’entità senza capo nè coda, senza possibilità di sfumature tra questi due estremi.

  17. Lowresolution

    Io semplicemente credo che in Italia politica i media sono parte dello stesso sistema, di un unico meccanismo che si autoalimenta e si sostiene a vicenda in modo quasi simbiotico. Non sono affatto indipendenti l’uno dall’altro e questo è il loro profondo limite e debolezza. Non a caso nell’immaginario collettivo entrambi i mondi sono visti come delle caste, potenti, impenetrabili e odiate profondamente dalla gente comune.

    Grillo è un vero outsider e ha rotto le regole su entrambi i piani: sia su quello politico che su quello comunicativo. Giocando con regole e strumenti diversi, li ha messi in crisi insieme. Da outsider vuole stare il più possibile lontano da quel sistema ormai compromesso e odiato, marcando la differenza. Può permettersi di farlo, e non ci vedo nulla di strano. La cosa semmai ridicola è che molti giornali italiani lo inseguono lo stesso, in modo parossistico, arrivando a eccessi francamente ridicoli, che alla fine non fanno altro che rinforzare la narrativa e la strategia di Grillo. Sono tutti uguali, è tutta spazzatura.

    Da un certo punto di vista quello che sta succedendo è anche figlio del digital divide italiano e della tenace resistenza al cambiamento di una generazione e delle sue strutture di potere. Un fenomeno che attraversa trasversalmente gli strati e le caste della nostra frammentata società. Molti sia nella politica che nei media hanno schifato l’innovazione tecnologica e la rete, o semplicemente non l’hanno capita.

    Lasciando da parte Grillo, la distanza che c’è tra Renzi e Bersani è solo in parte politica. Prima di tutto è culturale, quasi antropologica. E’ tutto diverso: il linguaggio, l’approccio alle cose, la visione del futuro, la mentalità. Un pezzo importante del paese è rimasto fermo al passato, pensando che nulla sarebbe cambiato, che tutto sarebbe andato avanti come prima, con le stesse manfrine e gli stessi teatrini. Non c’è niente da fare: è un problema generazionale, che sta esplodendo nella politica, nella comunicazione, nell’istruzione, nel lavoro. Ovunque.

    Con l’esplosione del fenomeno di Grillo un pezzo importante del Paese è improvvisamente e drammaticamente apparso quello che è: vecchio e superato.

  18. gP

    Luca,
    lo sai cosa vuole Casaleggio.
    Ha mutuato la profezia di Epic e sta usando il più grande imbonitore di questo lembo di terra per attuarla qui, ora. La mia impressione è che nessuno si sia accorto di nulla, nemmeno gli interessati, non ovviamente gli ignari elettori ma – io credo – neppure la più parte della pattuglia degli autorevoli che gli hanno fornito le credenziali. Per quanto non lo consideri uno sprovveduto, tutt’altro, persino Beppe ho la sensazione non abbia colto fino in fondo il suo ruolo.
    Sensazioni.
    Lo stesso confronto che avviene qui adesso è qualcosa di quel presagio, quella mescola di autorevole e di profano, di dotto e di triviale, di puro, corretto, emendato e di opaco, fuorviante, infiltrato.
    Lui vuole questo, vuole che il grigio sbordi e che avvolga tutto rendendo indistinguibili i confini, e in questo tripudio di partecipazione, di fascinazione, tutto ciò che è stato tracciante verrà fagocitato nell’abbaglio.
    Che cosa succederà al giornalismo quando ognuno di noi indosserà uno di questi?

  19. tanogasparazzo

    Anche questo titolo preso in prestito da una canzone il grande Luca si diverte, naturalmente, evidente un grande specialista, è, trae ispirazioni per i suoi articoli online sul Post dal vastissimo store musicale che possiede. E’ vero il quarto potere della carta quasi sempre vincitore, alla fine forse un po’ di ragione la tiene. Nelle categorie dei poteri, dopo una settimana e più, qualcuno anzi molti partiti, sono usciti con le ossa rotte, anzi sono uscita dalla scena politica mediatica che giornalisti costruivano notizie in serie ad effetto panino tutte le sere, credo che di questo noi poveri lettori dobbiamo dire grazie alle elezioni del 24/25 ultimo mese, non patiremo, anzi non soffriamo. Finalmente sono scomparsi i giornalisti prezzolati no. Giornalisti, molti che hanno ricevuto anche soldi per intervistarli, soldi presi dalle spese della politica, non sono scomparsi. Sono fuori dai luoghi, in attesa che qualche mano buona passi qualche notizia, che sia veramente notizia. In questo periodo di corto circuito mediatico, si vede, si ascoltano false notizie. Molte vengono immesse nel agone del circuito online della informazione, frasi provocatorie, pensieri non detti. Certo le parti si sono invertite esempio quando eleggevano un nuovo papa, non faceva filtrare nessuna notizia, oggi invece gestiscano le notizie facendo accreditare moltissimi giornalisti, per pubblicizzare l’evento. Veramente infine come sono cambiati i tempi, nel giro di una settimana e più.

  20. Pingback: Lontani | Wittgenstein

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