L’uomo un po’ forte

Qualche giorno fa, alla presentazione del suo libro, Caterina Soffici ha risposto a una domanda spiegando di essere d’accordo con Corrado Augias, su Matteo Renzi: “È un bullo, ma è il bullo che ci serve”, ha detto, riprendendo appunto una cosa che Augias aveva detto alle Invasioni Barbariche. E che in forme varie hanno scritto in molti, persino diversi che fino a prima del governo Renzi dicevano minacciosi “È un bullo, e non ci serve un bullo così”.

Quello che mi interessa è la cautela circospetta ma ormai inutile con cui molte persone si stanno avvicinando a confessare il desiderio dell’uomo forte. Ora, sono il primo a dire che delle cose conta la sostanza e non il nome che dai loro: ma proprio per questo penso che in molti dovrebbero superare l’ipocrisia e l’imbarazzo con se stessi, e ammettere che quello “che ci serve”, “di cui il paese ha bisogno”, eccetera, è la stessa cosa che chiamavano “deriva autoritaria” o cose simili, e appunto “uomo forte” (oggi pure Cuperlo su Repubblica nega di avere timori di questo genere, con Renzi, e dice che più poteri al PresdelCons è una buona cosa). E sarebbe bene che lo facessero per rendersi conto che le qualità individuali di alcuni leader – comprese quelle di decisionismo, concretezza e autorità – sono essenziali per dare risultati al loro ruolo, se associate a visioni, competenze e progetti. E che il problema degli “uomini forti”, dai metodi spicci e che “parlano chiaro” è di solito che quegli uomini non sono granché, in termini di visioni, competenze e progetti, e a volte nemmeno in termini di qualità umane e intellettuali. E che qualcuno – spesso i loro stessi critici per primi – li disegna sufficienti a risolvere ogni cosa.

Certo, che poi tutto questo abbia dei rischi, è indubbio: i peggiori “uomini forti” della storia sono stati accolti dal sollievo di chi diceva che “è quello che ci vuole in questo momento”, alludendo a un regime di emergenza che ha sempre generato mostri, come modo di pensare. Ed è anche vero che poteri e successi possono dare alla testa anche ai leader più equilibrati. Ma che un po’ di “sinceri democratici” in giro si rendano conto che la loro nobile e teorica idea della democrazia ha dei grossi limiti di funzionamento, e che in cuor loro non desiderano molto di diverso da quello che altri stavano sostenendo da un pezzo – magari sbagliando, vedremo – è un buon passo avanti nella comprensione della complessità delle cose.
L’uomo un po’ forte, un po’ serve.

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17 commenti su “L’uomo un po’ forte

  1. spago

    La difficoltà è separare l’uomo forte nel senso di leader, guida carismatica, persona riconosciuta come capace di assumersi le responsabilità di front man, di apripista, di capitano, che svolge un ruolo utile e necessario, ma ci ariva in modo sensato, legittimo e comprensibile e l’uomo forte nel senso di guru, duce, guida suprema, uomo della provvidenza, cui tutti quelli che gli sono vicini si genuflettono, a cui nessuno fra loro osa dire beh.. in Italia le due figure tendono ad esser assimilate in una, sia dalla psicologia di chi le avversa che da quella di chi le sostiene.. chiunque abbia un minimo di personalità e carisma ed assuma la leadership viene bollato direttamente come un nuovo Mussolini o comunque un facsista a cui fare Resistemza ora e sempre.. oppure viene approcciato con atteggiamenti sdilinquiti, circondato di fanatismo, difeso con modi settari, paragonato come minimo a Gesù Cristo.. Tendo a pensare che più dei meriti o delle colpe dei vari leader più o meno degni.indegni del momento (Berlusconi, Bossi, Grillo, Renzi, etc..) ciò dipenda da tutti gli altri, dagli italiani, a cui questo gioco piace e che si dedicano costanetemente a cercare qualcuno attorno a cui manifestare le proprie perversioni (come altro chiamarle ormai?). L’uomo un po’ forte serve, ma per tuti gli altri darsi una calmata e sfuggire i pensieri maniacali è altrettanto importante!

  2. fp57

    “E’ un bullo, ma e’ il bullo che ci serve”
    Mi rifiuto di considerare citazioni da Augias (questa su Renzi banale, gretta e presuntuosa come al solito) come punto di partenza per qualsiasi riflessione che voglia condurre alla comprensione della complessita’ delle cose.

  3. werner58

    State attenti a innamorarvi troppo (lo dico agli altri, Sofri e’ troppo cotto da troppo tempo), che anche Monti due anni fa era l’eroe che Gotham non meritava ma di cui aveva bisogno….

  4. lorenzo68

    Ma non aveva dichiarato ala stampa e al magico mondo dei cabarettisti della carta che si sarebbe dimesso se il suo piano di arricchiere le famiglie a partire dal mese di Maggio non avrebbe avuto luogo? Il solito buffone? …può essere?

  5. metiu

    Mi sembra pittosto evidente che in qualsiasi movimento politico serva un uomo un po’ forte che sappia unire in virtu’ di obiettivi comuni. Speriamo che il PD la smetta con l’ipocrisia del non mettere il nome del leader nel simbolo alle elezioni millantando una differenza con gli altri partiti che prima della presa di potere di Renzi era dovuta ad una semplice carenza.

  6. geronimo

    L’uomo forte (donne niente, per carità) di cui il bisogno si esprime in tempi di crisi. Boh, sarò strano io, ma mi fa parecchio paura.

  7. fafner

    Chi vuole l’uomo forte, sta dicendo in realtà che bisogna farlo forte, darsi da fare ciascuno come può per non indebolirlo. Tacere dei suoi scandali, non far notare le contraddizioni, farsi andar bene l’enfasi e l’esaltazione del sé, non criticare, ripetere che lui è l’ultima soluzione, che sennò il popolo si rivolge a Grillo, che l’improvvisazione è una cosa positiva, che criticare è gufare, che alla fine ci stupirà come un bel romanzo picaresco.
    In un sistema in cui i contropoteri e i controlli funzionano, se l’uomo politico diventa forte è per sua virtù. Qui da noi si fa un richiamo alla propaganda, come hanno fatto con Monti, come hanno fatto con Letta. Salvo scaricarli in quarantott’ore: perché la credibilità non è mai stata un problema per nessuno.

  8. rodo

    Credo di non sbagliare di molto a dire che la maggior parte di coloro che rabbrividiscono all’idea de “l’uomo forte” non si siano mai trovati a gestire un’azienda privata, grande o piccola, dove quando si devono prendere decisioni si DEVE decidere, pena il fallimento.
    Per garantire la democrazia si deve assicurare l’alternanza, non l’indecisione!

  9. http://alternativanomade.wordpress.com/

    Suvvia, non scherziamo! Un uomo (o donna) forte, e per uomo (o donna) forte intendo un uomo (o donna) davvero indipendente, che non deve rendere conto a questo o quello imprenditore, banchiere o padrino politico, in Italia oggi non troverebbe mai spazio. Non passerebbe mai lo sbarramento delle banche e delle figure istituzionali che ne rappresentano gli interessi. Certo, Renzi è più malandrino di Monti o Letta, a lui piace fare il guascone, ma la “ciccia” resta quella. Non c’è una sola persona oggi in questo Paese che occupa un ruolo importante e risulti sgradita a certuni. Sbaglio? Allora indicatemi un nome.

  10. Pingback: Links for 27/03/2014 | Giordani.org

  11. odus

    «Quello che mi interessa ecc.»
    «sono il primo a dire che delle cose conta la sostanza e non il nome che dai loro»
    «quello “che ci serve”, “di cui il paese ha bisogno”, eccetera, è la stessa cosa che chiamavano (chiamavamo) “deriva autoritaria” o cose simili, e appunto “uomo forte”»
    «i peggiori “uomini forti” della storia sono stati accolti dal sollievo di chi diceva che “è quello che ci vuole in questo momento”,» (per es.: Craxi?)
    «Ma che un po’ di “sinceri democratici” in giro si rendano (ci rendiamo) conto che la loro (e nostra) nobile e teorica idea della democrazia ha dei grossi limiti di funzionamento,»
    «L’uomo un po’ forte, un po’ serve.»
    Tante premesse contro per concludere a favore.
    Quando l’uomo forte, ma solo un po’, – ammesso e non concesso che lo sia – è “dei nostri” e ci può venir utile.
    Non agli italiani tutti, ma a noi singole persone che lo conosciamo personalmente già da un po’ di tempo.

  12. odus

    Decidere, decidere, decidere. E quindi che qualcuno decida.
    Di questo abbiamo bisogno e Luca Sofri ci sprona a sostenere questo concetto, come dice molto bene fafner27 marzo 2014 at 16:10.
    Ma perché il “balilla” o “figlio della lupa” o “lupetto” come si usa dire da alcuni decenni, ma sempre di lupi si tratta,
    possa decidere ed alla svelta, oltre al senato sarà bene che abolisca anche la camera.

  13. tanogasparazzo

    In tantissimi angoli della bella Italia, esistono in allegre compagnie moltissimi ” Cazzari” veloci nell’apprendere, anche nell’assecondare gli umori i cambiamenti che da moltissimo tempo i corrotti ed i corruttori, stufi, ma zombi del piacere, della ninfomania, vanno in giro alla ricerca del cazzaro più cazzaro, oggi chiamato, uomo più forte. I Moretti Ad. esempio, odiato per quanto guadagna, fa da sponda alla sua riduzione degli emolumenti. Invece i “cazzari” che hanno più emolumenti di Moretti stanno zitti, in realtà hanno uffici stampa, che finanziando le fondazioni ed circoli collaterali alla politica, del noto politico Cazzaro, situato al posto giusto, del cazzaro pensiero del potere, della divisioni dei posti giusti. Siamo il paese dei più grandi corruttori. Invece sarebbe interessante conoscere il pensiero. Il papa Francesco si è già espresso sui corrotti , in una giornata albeggiante, i corrotti hanno assistito alla messa, con omelia che per loro il perdono non esiste, ed non esisterà mai.

  14. tanogasparazzo

    orrei non occuparmi di Matteo Renzi. Non troppo, almeno: il giusto indispensabile. Quest’uomo, per il quale non nutro stima alcuna, sta guastando i sogni e la vita di troppi. Sebbene io capisca il turbamento di molti di voi, MR non riesce a impressionarmi. Lui segue la sua rotta, sospinto dal vento del consenso di un’opinione pubblica forgiata all’uopo da anni di cattiva informazione e dal degrado della vita politica.
    MR si è mangiato l’intero partito democratico e ora ne dispone a piacimento. Convoca direzioni, pone ai voti i punti più controversi e così schiaccia oppositori e recalcitranti, che nei gruppi parlamentari sono maggioranza solo virtuale perché priva di forza politica oltre che numerica. Visti da fuori, Cuperlo e compagni appaiono smarriti e sballottati. Hanno assecondato il “primarismo” – che è una forma di plebiscitarismo – e ora ne sono travolti, non avendo compreso fino in fondo la natura delle forze che il plebiscito (1 euro, un voto e ti mando a casa) avrebbe messo in moto. Renzie ha sì vinto il congresso nelle sezioni, ma sono state le primarie, accessibili a chiunque, a conferirgli l’investitura definitiva. E ora procede. Con tutto il male che si poteva pensare dell’ex PCI, la sua era comunque un’altra storia: questi di adesso sono antropologicamente diversi dalla testa ai piedi, dai vertici alla base, e bene farà chi ancora coltiva nostalgie a farsene una ragione.
    Persino la maggioranza di italiani che nel 2006 bocciò con voto referendario la riforma costituzionale di B. oggi non esiste più: le modifiche alla Carta di Renzie, certo non peggiori di quelle di B ma neppure di molto migliori, verranno approvate a larga maggioranza da un elettorato tanto incarognito contro il “vecchio” (partiti, sistema politico, balance of power, mano pubblica, tutto insieme e senza distinzioni) quanto ben disposto verso l’Uomo Nuovo. E che nessuno si finga stupito dall’andazzo: era tutto scritto, bastava annusare l’aria e ascoltare i rumori.
    Per questo vorrei non occuparmi di Renzie, non oltre il dovuto. E’ il paese che mi cruccia, non questo ometto dalle ambizioni smisurate e la molta furbizia che mi ricorda quei compagni di classe che stavano sul culo a tutti ma non abbastanza per essere respinti, almeno finché non la combinavano grossa. E’ quello che verrà che mi preoccupa, non ciò che è.

  15. Domiziano Galia

    ‘Il problema degli “uomini forti”, dai metodi spicci e che “parlano chiaro” è di solito che quegli uomini non sono granché.’

    E questo vale, appunto, anche per Renzi.

  16. tuffolo

    La vera ipocrisia è non ammetere che il problema degli “uomini forti” è di solito che quegli uomini……….hanno idee diverse dalle nostre. E allora sono pericolosi, soprattutto perché corriamo il rischio che dimostrino che le nostre idee sono pesantemente sbagliate

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