Il documento del New York Times sull’innovazione al giornale che avevo citato qui era la sintesi di un più lungo rapporto che gira online da una settimana e che contiene ulteriori temi interessanti, per tante ragioni. Quello più notevole vista da qui, è che molte delle maggiori consapevolezze a cui un ristretto team di bravi giornalisti del New York Times è giunto oggi e che vuole diffondere nel resto della sua redazione, sono quelle che in altri angoli del mondo piccoli siti di news hanno fatto proprie due, tre, quattro anni fa. Che non è per fare i bulli – vale davvero per molti siti attenti all’innovazione – anche se l’effetto è un po’ fare i bulli, e pazienza: ma è per confermare ancora una volta la straordinaria opportunità competitiva e livellatrice data da internet almeno in tema di comprensione dei meccanismi e delle possibilità (in tema di mezzi per affrontarli, Moneyball insegna, vincono sempre quelli più grossi: ma ora si gioca nello stesso campionato). Oggi un sito di news attento a quel che succede nel suo settore sa con tre anni di anticipo le cose che il New York Times comprenderà essere fondamentali tra tre anni (e altri ancora più tardi, forse): quando probabilmente saranno già cambiate di nuovo. Non è niente male, come stanno andando le cose.
Beppe Severgnini parla del rapporto del New York Times sul Corriere oggi.
Noi del Post a Perugia nel 2012.
Oggi le visite sul Post sono ripartite, con oscillazioni, in modo abbastanza semplice: un terzo di traffico diretto, un terzo da Google, un terzo dai social network. Il potenziale di penetrazione sui social network e sull’utenza di Google è straordinariamente più grande e accessibile che non la velocità con cui si attraggono nuovi lettori abituali.