Sapessi com’è strano

Di Milano – dove sono trattenuto ormai da quindici anni – dico da allora che il suo maggiore pregio è la sua poca milanesità che la rende la città più ospitale d’Italia per i forestieri (i milanesi non li vedi, a differenza degli insormontabili abitanti delle altre città italiane), meno provinciale e più cosmopolita. La controindicazione è che non è proprio bellissima, diciamo, malgrado lo sforzo generoso di metterne in fila i bei posti da parte dei suoi estimatori. È che, per cominciare, è una delle poche grandi città europee a cui manca l’acqua, in forma di fiume o di mare, e quello non aiuta.
Ora, con l’acqua si sta provando a inventarsi qualcosa, e nel suo piccolo non è niente male. E in giro, Expo o non Expo, nascono architetture e spazi notevoli, e cominciano a infittirsi eventi e aperture e cose da sentirsi in una città vivace e contemporanea, almeno. Che poi è un modo per diventare una città bella, se si parte svantaggiati. Per esempio, la nuova terrazza-bar-ristorante sopra la Triennale è spettacolare, se una volta ogni tanto potete permettervi un aperitivo a quei prezzi lì (idem per l’altra terrazza spettacolare davanti al Monumentale, al Ceresio 7).

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