Non c’è bisogno di far tornare tutto

Sulla Lettura di oggi c’è una bella intervista di Teresa Ciabatti a Claudio Giunta, “normalista, filologo medievista, oggi tra i più importanti studiosi di Dante”, che ha scritto di Matteo Renzi, di Radio Deejay e anche un libro giallo. Me ne appunto alcune cose che non leggo spesso e mi sembrano sagge, o intelligenti.

Nel libro l’amico snob, che critica Renzi, chi rappresenta?
«È il disilluso, quello che sa, perché ha studiato, che le cose sono infinitamente più complicate di come dice Renzi, e quindi finisce per essere un pessimista, uno votato all’inazione. Sono io, appunto, nei miei momenti di cattivo umore».
Una critica a Renzi dell’amico snob?
«Nel libro gli faccio dire “Questo è uno che dice Ci metto la faccia ! È uno che dice che quando il tal dei tali parla di Firenze deve sciacquarsi la bocca ! Lo so che è assurdo, ma quando in treno sento la voce dell’altoparlante che dice Concediti una pausa di gusto!, io penso a Matteo Renzi. Quando il cameriere al bar dice bollicine invece di spumante , a me viene in mente la faccia di Matteo Renzi…”»
E l’amico snob non ha ragione?
«Non ha ragione se si parla di politica, che è un ambito della vita in cui le paturnie degli intellettuali non hanno senso, e l’entusiasmo può contare più dell’intelligenza. Uno slogan renziano come L’Italia deve fare l’Italia all’amico snob fa venire voglia di vomitare, e un po’ anche a me, ma se funziona…».
Un politico deve essere ottimista?
«Non può vivere contro il proprio tempo. Un intellettuale può: a volte deve, persino».
Nel libro scrive che «un quarantenne che conserva la mentalità, la frenesia, il linguaggio, la determinazione di quando aveva venticinque anni può essere un coglione infrequentabile, uno di quelli che si schiantano facendo bungee jumping. O può essere un condottiero».
«Mi sembra chiaro in quale delle due categorie cada Renzi. Credo che non sia mai rimasto sveglio la notte a domandarsi: ma non starò sbagliando tutto? Del resto anche Napoleone mica stava sveglio».

Perché scrivere di Radio Deejay?
«Perché mi piace, e a me piace scrivere delle cose che mi piacciono, mi piace elogiare: è molto più facile criticare, invece elogiare, spiegare perché una cosa è buona, è più difficile».

Esiste un rapporto fra Radio Deejay e Matteo Renzi?
«Vuol dire se c’è una ragione per cui uno si occupa di Radio Deejay e insieme di Matteo Renzi? No, è sbagliato cercare sempre la connessione».
Perché?
«Non c’è nessun bisogno di far tornare tutto, dimostrando che ogni singola pagina che si scrive è un frammento di qualche colossale Intero. Non c’è nessun Intero, nessun principio ispiratore o organizzatore, almeno nel mio caso. Semplicemente, mi interessano molte cose molto diverse tra loro. Come a tutti».

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3 commenti su “Non c’è bisogno di far tornare tutto

  1. layos

    In realtà l’ “intero” ci sarebbe, che è la personalità dell’estensore dei vari pezzetti nelle sue variopinte sfaccettature. Il punto è che quasi mai si tratta di un mosaico così interessante da ricomporre per vedere la figura finale.

  2. Qfwfq71

    Non c’è bisogno di far tornare tutto.
    Che fa il paio con “moltissimi problemi non hanno una soluzione” di due post addietro.
    Alla fine, per evidenza dei fatti, il Postmoderno vincerà sulle ideologie totalitarie e sul determinismo.

  3. atlantropa

    Così invece di quel barbone di Matisse e del moralismo di Guernica abbiamo un tizio con la parrucca e gli squali nella formaldeide. Olè.

Commenti chiusi