Che oggi siano cinquant’anni dall’uscita del disco “Sounds of silence” è poco una notizia, anche per i rituali celebrativi sugli anniversari: le canzoni di quel disco erano quasi tutte già uscite, a cominciare da quella più famosa e illustre di tutte, “The sound of silence”, da cui fu declinato il titolo del disco. Era del 1964, e nella sua versione più nota, del settembre 1965. Altre cose memorabili del disco – “I am a rock”, “Kathy’s song” – erano già state pubblicate da Paul Simon in altre versioni. Certo, quel disco fu un passaggio importante nella storia dei successi di Simon e Garfunkel, anche se non della loro opera: tra le due cose ci furono diversi sfilacciamenti, durante tutta la loro carriera.
Però una cosa nuova e notevole arrivò, il 17 gennaio 1966, dentro quel disco: o almeno dentro alcune sue copie, quelle pubblicate nel Regno Unito, in cui all’inizio del lato B fu aggiunta Homeward Bound. Era anche quella una canzone scritta da Paul Simon nel 1964, quando stava a Londra (ma secondo la leggenda, la scrisse tornando da un concerto a Liverpool), non ancora pubblicata. Due giorni dopo pubblicarono il 45 giri. Come sanno tutti, fa così.
I’m sitting in the railway station.
Got a ticket to my destination.
On a tour of one-night stands my suitcase and guitar in hand.
And ev’ry stop is neatly planned for a poet and a one-man band.
Homeward bound,
I wish I was,
Homeward bound,
Home where my thought’s escaping,
Home where my music’s playing,
Home where my love lies waiting
Silently for me.
Qui la canta nel 1975.
Lì dove la scrisse, ci hanno messo una targa.
E qui, invece, è quell’altra volta celeberrima.