Internet, Bersani e Marini

Sono sempre diffidente delle tentazioni sensazionaliste a esaltare il “potere della Rete” o i pretesi quotidiani ma straordinari primati di internet, o le spiegazioni che fanno risalire a internet fenomeni che quindi possono suonare più nuovi ed eccitanti. Quasi sempre, quei fenomeni lì, funzionano negli stessi modi, su internet e non.
Proprio per questo, ci ho pensato bene prima di accettare che probabilmente quello che è successo oggi con la candidatura Marini non sarebbe successo senza internet e i social network, e mi meraviglia che nessuno lo abbia detto, mi sarà sfuggito.
Per come l’ho vista io, senza internet e i social network, ieri intorno alle 19 Bersani e Berlusconi si sarebbero accordati su Marini, e i telegiornali avrebbero accennato a questo come un retroscena, di fronte a spettatori intenti a cenare e fare altro, molti dei quali avrebbero borbottato un po’ nei loro tinelli. Poi Bersani sarebbe andato a spiegare la scelta ai suoi parlamentari, alcuni dei quali avrebbero mugugnato, ma senza ricevere un flusso costante di reazioni sempre più aggressive da internet (persino di gente che di Marini non sa niente, solo che è vecchio e democristiano) e senza quella pressione: ignari, di cosa ne pensassero gli italiani. Qualcuno avrebbe dissentito, ma sarebbe finita lì: neanche si sarebbe deciso di votare, a fronte di un limitato dissenso interno.
Nel frattempo Matteo Renzi avrebbe criticato la scelta in televisione, ma dovendola spiegare lui stesso perché pochissimi ne sarebbero stati aggiornati nel dettaglio. E lo stesso Renzi non avrebbe ricevuto contemporaneamente un diluvio di feedback da quella riunione, né alla riunione avrebbero saputo di quello che andava dicendo lui nel frattempo.
Non sarebbe montata minimamente la tensione che ieri sera ha gonfiato il Capranica dove si svolgeva la riunione, né il Capranica avrebbe restituito fuori il duro confronto che vi si è svolto (se ci fosse stato), alimentando ulteriormente le reazioni e le proteste fuori.

Alla fine, stamattina, avremmo letto sui giornali dell’intesa raggiunta e in molti ci saremmo scandalizzati, protestando al bar o dicendo tra di noi che non li avremmo votati più. Invece ne abbiamo discusso e scritto ininterrottamente, e i parlamentari del PD sono arrivati al voto sentendo il peso di un elettorato urlante ed esausto, e investiti del ruolo di non deluderlo ancora: investiti in diretta, tanto da dichiarare in diretta – quelli che lo hanno fatto – la loro decisione di non votare Marini.

Un tempo i politici dicevano che la rete era una nicchia, e contava poco: ora quella nicchia è cresciuta, ma soprattutto ci sono entrati loro stessi, e sono quindi i primi a rischio di sopravvalutarla, come prima la sottovalutavano. Idem per i giornali e i giornalisti. Le bolle ti sembrano grandi o piccole se ci sei dentro o no.

Io credo che in queste 24 ore il parlamento abbia giocato come allo stadio: col pubblico di casa del centrosinistra che faceva il tifo, e che facendo il tifo ha fatto vincere il suo desiderio di far saltare Marini. Lo so che fa paura, perché oggi quel pubblico di casa aveva sacrosante ragioni e domani chissà (il M5S si muove già molto dentro questo chissà). Ma le riflessioni su cosa è buono e cosa cattivo sono complicate, e a me interessa soprattutto il cambiamento, se c’è.
Secondo me qualche anno fa, senza questa presenza dei social network, Marini sarebbe diventato Presidente della Repubblica.

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34 commenti su “Internet, Bersani e Marini

  1. Pingback: Politica - Pagina 1824

  2. Broono

    Senza questa presenza dei social network qualche anno fa non ci sarebbe stato il VDay – e quindi – qualche anno dopo l’M5S non si sarebbe preso un po’ di comuni – e quindi – quest’anno non ci sarebbe stato questo esito elettorale – e quindi – non ci sarebbe stato il M5S così decisivo – e quindi – le ultime politiche avrebbero restituito un governo – e quindi – avremmo continuato ad avere come unici media politici stampa radio e tv – e quindi – secondo me Presidente della Repubblica lo sarebbe diventato Berlusconi come da programma se non gli fosse stato interrotto dal cambio di scenario dei media.
    Non è il siluramento di Marini ad essere il risultato della presenza dei social network, ma la sua candidatura.
    Il siluramento lo subì già diversi anni fa, quando nessuno twittava da nessuna riunione a porte chiuse.

    Un appunto: nello scenario che ipotizzi privo di social network posizioni tutti i personaggi dandoli per scontati come se la loro figura prescindesse dalla rete, ma ho più di un dubbio circa il fatto che, in assenza di socialnetwork, un Renzi avrebbe avuto una telecamera che lo sarebbe andato a cercare per sentire la sua perché ho più di un dubbio circa il fatto che in assenza della rete un Renzi sarebbe stato in grado di diventare il Renzi che è oggi.
    Senza social, da disporre nel presepe avresti avuto i Mini Me di Bersani, di Berlusconi e pure di Marini, ma temo che a Renzi più della paperella nel laghetto di stagnola non avresti potuto fargli fare.
    Ma non potendolo dimostrare tocca accettare la versione che vede la differenza tra la sua dimensione politica percepita e quella reale come una differenza inesistente e tenersi per sé la convinzione che in realtà sia semplicemente stata neutralizzata attraverso facili meccanismi offerti dai nuovi media che da paperella dello stagno sa usare (e usa) in maniera implacabile per i vecchi incravattati.
    Ma né più né meno di un Grillo, che non a caso con lui condivide un esordio a due cifre e giornalisti che ormai gli chiedono pure la ricetta della caponata.

  3. Roberto Manassero

    Un simile ragionamento l’ha fatto Menichini di Europa, mercoledì sera su Rai News. Secondo lui anche presidenti come Ciampi o Napolitani, se al tempo delle loro elezioni fossero esistiti i social network, probabilmente non sarebbero stati apprezzati dalla rete.

  4. mORA

    Sai cosa?
    Non ho capito qual’è la tua posizione sull’elezione del presidente della Repubblica nè sulla metodologia per arrivarci.

    Un tuo pseudonimo su queste pagine scriveva qualche ora fa che non bisogna cedere al berlusconismo e cercare un accordo con Berlusconi per porre fine al berlusconismo.

    È una bella affermazione, forte, in direzione ostinata e contraria, una specie di testo di Battiato, che meno semantica ci si mette e più aulica la prosa, e più in alto si va; come l’aria calda.

    Oggi si legge, sempre qui, che l’accordo tra PD, PDL, SC ed altri spicci che assieme fanno il 70% del parlamento sarebbe stata una cosa che si sarebbe fatta senza e della quale non ci si sarebbe altro potuto che scandalizzare a posteriori;e menomale che Twitter c’è.

    Mi pare che le due cose non stiano bene assieme.

    * * *

    Per superare il berlusconismo, bisogna togliere a Berlusconi il diritto di veto che *gli si è dato* in questi anni. Per superare il berlusconismo bisogna richiamarsi all’Articolo 67 della nostra Costituzione; si fanno dei nomi, e poi ognuno vota quel che sente.

    Da questo punto di vista non è meglio aspettare che si abbassi il quorum per ricadere nello stesso meccanismo, e non è bello votare scheda bianca in attesa che le strategie, di cui ci si è dimostrati incapaci, inizino a funzionare per magia.

    Non va bene cercare accordi a discutere i quali si arriva camminando all’indietro, non va bene riproporre accordi vecchi per superare gli effetti della vecchiaia; ma non è meglio farsi prendere dalla fifa dei cinguettii incazzosi, o dei vaffanculi del Grillo natante.

    Forse superare il berlusconismo, o il grillismo che ne è la forma 2.0, è più semplice di quanto si creda: come dicevo, basta con l’idea che i parlamentari prendano ordini dai partiti e votino contro la propria coscienza.

    E non perché è brutto, ma perché è incostituzionale.
    Ecco, per superare il berlusconismo dovremmo srotolare la Costituzione e leggerla invece di continuare a pulircisi.

  5. pifo

    L’ipotesi di Sofri mi sembra plausibile e la calibro su quello che ho potuto verificare di persona. Il candidato della circoscrizione estero alla quale appartengo aveva mercoledi sera dettagliatamente e con onesta’ “pubblicato” sul suo profilo FB le motivazioni del suo “allineamento” alla decisione del Capranica, con i relativi “mal di pancia” al quale era andato incontro. Ieri mattina, nel volgere delle pochissime ora che ci separavano dall’inizio delle votazioni, si e’ scatenata sullo stesso profilo una tempesta di appelli accorati e disperati che facevano riferimento soprattutto alla tutela dell’unita’ del partito, si chiedeva “col cuore in mano” di ascoltare la base e di non dare seguito a questa follia del compromesso.
    Non posso dire se gli appelli siano stati ascoltati ma certo quella gragnola di commenti, molti dei quali molto interessanti, e’ qualcosa che rimane, che in qualche modo “fa curriculum” nella carriera politica di quel deputato e che non potra’ essere ignorata in futuro.
    Forse i delegati del Capranica hanno compreso questo particolare, questo cambiamento storico di prospettiva: mentre 10 anni fa la loro “scelta di allineamento e di compromesso” poteva essere facilmente camuffata, mimetizzata, diluita omeopaticamente e deresponsabilizzata davanti a tutti gli elettori, oggi il loro uso della rete li inchioda per il presente e il futuro a delle responsabilita’ dirette e direttamente imputabili nelle loro scelte e quindi li obbliga a mettere in atto dei comportamenti piu’ personali.
    E’ solo una ipotesi, un modello teorico, sarebbe interessante verificarlo sui grandi numeri.
    Saluti

  6. giaimeddu

    Io credo che la bolla è sempre più ampia, il che non è necessariamente né bene, né male. E’ possibile che tutta la frenesia percepita sui social network sia una sorta di bulimia da informazione e partecipazione e il gioco difficile è navigare in questo mare magnum e non restarne prigionieri.
    Ecco, credo che l’establishment del PD sia stato travolto dalla piena di un nome che non rispondeva al sentire comune. E non è una novità che la maggioranza degli elettori non voglia più avere nulla a che fare con vecchie logiche (do you know PD e PD-L?). Per cui è abbastanza ragionevole supporre che una candidatura come quella di Marini, sopravvissuto degnissimo di una stagione politica che oramai esiste solo dentro i palazzi (quanti sono gli ottantenni che partecipano attivamente alla vita pubblica?), venga silurata da chi vede nel perpetuarsi di nomi che non dicono nulla, che non evocano nulla. Mi chiedo: per ignoranza? Si, anche, ma Prodi qualunque trentenne e oltre sa chi è. Marini è un vecchietto con la pipa e basta. Colpa nostra? Certo, ma la Politica si fa con le carte che passa il mazziere, non con quelle che hai avuto o che sogni. Altrimenti, si chiama barare. O meglio, altrimenti c’è il rischio che così venga percepito l’accordo.

    Perché Rodotà ha funzionato? Perché si è speso negli ultimi anni a favore dei referendum, contro l’eleggibilità di Berlusconi, ha dialogato con le persone. E’, quindi, una persona popolare nella cerchia di chi ha interesse verso la politica.
    Per lo stesso motivo, credo, potrebbe funzionare Prodi. Sicuramente lui sarà più polarizzante rispetto a Rodotà, con un profilo molto più di parte (non che Rodotà non lo sia), ma capace di ricompattare una base che chiedeva di essere ascoltata. Non lo sarà neanche questa volta (credo che la base PD si aspettasse appoggio a Rodotà, dopo tutto), ma meglio di così, dentro il PD, non lo accetterebbero. Il perché non lo so, Gilioli in un post di oggi sostiene che sia la vecchia politica, per me è solo l’umano orgoglio, ma poco importa. Dobbiamo solo capire una cosa, e cioè: Prodi, può essere una buona mediazione? Se si porta dietro il Movimento 5 Stelle, credo di si. Anzi, di più: sarebbe un’eccellente mediazione. Se non se lo porta dietro, sarà un altro Napolitano, ancora più polarizzante, anche se Prodi è una persona con un altissimo senso delle istituzioni che, credo, non abuserebbe della sua posizione.

    Tutto questo per dire cosa? Che Internet ha un suo ruolo, certo, ma non è quello di scatenare pruriginose cacce all’uomo (anche se gli haters sono tanti e si fanno sentire), quanto il ruolo di organizzare e diffondere bidirezionalmente un messaggio che può essere colto, indirizzato verso un esito, elaborato e mediato. Internet è un mezzo quindi. Non un fine. E quanto più influente diventerà, tanto più difficile sarà relazionarsi con chi sta dall’altra parte. Ma non si può prendere un’altra strada. Non ci sono alternative.
    Per concludere. Credo che la premessa sia sbagliata: la rete è sicuramente sopravvalutata per la sua narrazione come mezzo di liberazione, quindi è fuorviante chiederselo, ma è corretta la conclusione. Senza Internet, Franco Marini sarebbe stato verosimilmente Presidente.
    Quel che sta in mezzo, è che la partecipazione politica ha nuove strade e molte di queste passano per la rete.

  7. Raffaele Birlini

    Parli di olocrazia, dove in teoria 70 milioni di italiani votano su ogni cosa (compreso il presidente della repubblica anche se la costituzione dice che lo vota il parlamento e rappresenta tutti i partiti), o di casinisticrazia, il solito branco di esaltati (spesso democradici di nome e fascisti di fatto), che tu chiami tifosi per usare un termine ambiguo e non apertamente dispregiativo, che ieri strillavano solo in piazza e senza telecamere non ti arrivavano in casa e oggi invece strillano anche su internet e te li ritrovi a rompere le scatole per ogni cosa sulla tua pagina di facebook-twitter?

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  9. Luther Blissett

    Invece di convergere su Rodota’, per ripicca il PD va solo e sceglie Prodi. Niente da ridire su Prodi, pero’ immagino che i botti di capodanno spariranno. Al discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Prodi ci addormentera’ tutti

  10. Robdale

    Condivido l’analisi di Sofri. Pensavo esattamente la stessa cosa ieri sera. Senza la rete avremmo avuto Marini presidente. Grazie alle primarie e al M5S, molti nuovi deputati sono persone che hanno un rapporto più stretto con le persone comuni, con i loro problemi. Purtroppo ce ne sono ancora troppi che vivono in un mondo tutto loro, e spero che i loro giorni siano contati. Adesso il consenso non si crea più solo attraverso la televisione. E questo nuovo modo di comunicare (di aiutare a crearsi un’opinione) che offre la rete, aiuterà il cambimento. In virtù di questo, io non giudico le “scissioni” all’interno del Pd come una cosa negativa, come dicono tutti. Anzi. È l’inizio di una rivoluzione all’interno del Pd. La politica non si fa più nelle sezioni.
    E mi sono meravigliato che nessuno dei commentatori politici abbia analizzato questa scissione in chiave positiva. Ma forse, come dice Sofri, sarà sfuggito.
    @mORA
    Condivido il tuo appunto su Sofri. Anch’io ho postato qualcosa di critico riguardo la sua posizione sull’antiberlusconismo, e visto che ilPost a me piace, vorrei che il direttore sia un po’ più coerente. Ma bisogna ammettere che in questi giorni c’è un po’ di confusione e di rimscolamento. Dev’essere sta cosa di dover giocare su due tavoli, quello dellla Presidenza dellaRepubblica e del Consiglio, e sul problema storico, e sempre più arduo, di come liberarsi di Berlusconi.

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  12. stefano_p

    Beh, considero il mail bombing ai deputati un gran passo avanti rispetto al tritolo bombing di Capaci del ’92.

  13. splarz

    Resto sempre molto colpito dalla capacità di deviare dalla questione centrale e tirar fuori strane teorie. Probabilmente senza Internet le cose sarebbero andate come descritte. Probabilmente, perchè in realtà spero sempre che una grossa fetta dell’elettorato di centrosinistra si stufi di queste modalità di azione: lo scenario politico è molto diverso rispetto a quello degli ultimi vent’anni (esiste il M5S) e l’arrabbiatura montata ieri ha moteplici ragioni, ripetute fino alla noia: di fronte ad una palese richiesta di cambiamento che dura da almeno dieci anni, con milioni di elettori persi dal Pd alle ultime elezioni, con lo straripante consenso del M5S, con la caduta al 20% di B, col ripetere da circa un mese della ricerca di un governo di cambiamento Bersani che fa? Cerca un accordo “con modalità poco chiare” (cito un commentatore del Post, che se scrivo “inciucio” divento un grillino rincitrullito e paranoico) col “giaguaro da smacchiare” su un nome che rappresenta la continuità con politica solita. Cosa c’entri il fatto che, secondo Sofri, lagggente poco o nulla sappia di Marini non si capisce proprio: Marini non è Schifani, ma qui si fa finta di non vedere che il M5S ha proposto Rodotà (uno di sinistra!) e ha aperto ad un governo.
    Invece di pensare a fantomatiche “bolle” si può provare a ipotizzare che la gente si sia stufata, e che l’elettorato non è una stupida entità da eduare? Così, tanto per superare quell’atteggiamento a mo’ di Finocchiaro che l’altra sera, mentre la gente urlava “Rodotà”, si domandava “andiamo a sentire cosa vogliono questi signori”.

  14. ro55ma

    Certo che riuscire a spiegare che, grazie alla partecipazione, al movimento e ad internet, i vecchi partiti sono stati convinti a fare la cosa giusta: Prodi Presidente della Repubblica… Diciamo che ce ne vuole, (almeno) di fantasia.
    Adesso vediamo se Rodotà (quello che se non fosse appena, appena, tanto opportunista, avrebbe detto subito ai grillini: “non provateci, non sono disponibile a coprire le vostre stupidaggini populiste”), vediamo se rinuncia per aprire all’elezione di Prodi, coperto anche a sinistra e contro Grillo che (dovrebbe) vederlo come fumo “catto-europeista” negli occhi.
    Se poi, invece, la Cancellieri sparigliasse tutto (e in casa Monti incominciano a preoccuparsi) forse si potrebbe intravedere l’alba, dietro ai nuvoloni.
    La sola idea di trovarsi, in questa fase drammatica, il cattolico delle sedute spiritiche che riesce a scrivere puttanate persino sulla Tatcher e che in Europa ricordano bene… fa venire qualche brivido alla schiena.

  15. lorenzo68

    Come recitava quel vecchio adagio pubblicitario?

    “….si vede, si sente, si tocca?”

    Benvenuto Luca, Internet esiste.

  16. Qfwfq71

    senza la rete
    nessuno avrebbe pensato alla seria possibilità di proprre delle alternative.
    Il precedente fu quello di Emma Bonino (tanto per ricordare quanto i radicali in molte cose abbiano spesso anticipato i tempi), ma allora, senza la rete, l’iniziativa fu molto più difficile da veicolare (il sentimento popolare si espresse poco dopo alle Europee, dove i radicali presero il 10%)

    La rete non è nè buona nè cattiva, e il “popolo della rete” non esiste.
    La rete è solo un luogo dove tutti (tutti queli che sanno usare internet) possono esprimere la propria opinione e farla conoscere potenzialmente a tutti.

    A volte la somma delle opinioni espresse coincide divenendo talmente potente da influenzare le scelte di chi ci governa. Si tratta di un fenomeno assolutamente identico alle sommosse manzoniane.
    Per ora solo pochi hanno capito ed hanno la capacità di guidare questa massa e mobilitarla intorno a specifici temi (Grillo ci riesce egregiamente).

    In fondo anche le prime TV private erano una espressione di libertà.

  17. giaimeddu

    @splarz: che è un po’ quello che sostengo io. Ma non si può sottovalutare la bolla comunicativa. Noi ci viviamo dentro e siamo interessati a questo, altri vivono altre bolle e sono interessati ad altro. Ho avuto conferma ieri sera. Mentre discutevo con degli amici di politica in una piazza, il mondo andava avanti come al solito, disinteressato a ciò che per noi era fondamentale. Il punto è come mediare tra questa spinta fortissima di chi è molto attivo e il resto della popolazione. Ma questa è la sfida per il futuro di cui oggi abbiamo solo poche avvisaglie a mio parere.
    Sul perché Bersani abbia preso uno schiaffo così forte, invece, concordo in pieno. E’ stata tradita la fiducia di chi si era fidato di lui (tra cui io, peraltro…)

  18. Robdale

    @Qfw…
    Condivido il tuo pdv.
    Aggiungerei, ma va da sè, che senza la rete non ci sarebbe M5S (ma forse qualcosa di veramente brutto e pericoloso).
    Non esiste il popolo della rete. Internet è un modo nuovo di veicolare informazioni e formare opinioni, (così come lo sono i giornali e le televisioni), solo che è più diretto e democratico. E grazie alla rete che noi scriviamo post. Nello specifico, chi si riconosce nel Pd e si è sentito “tradito” dalla scelta di Marini ha potuto far sentire la sua voce. Chiedete ai vari Citati, Menichini, ecc, quanti mail e sms di protesta hanno ricevuto da conoscenti/simpatizzanti? È fin troppo chiaro che la politica adesso può essere influenzata dal basso molto più di prima. Se qualcuno non ci crede è scrive post allora non si rende conto che si sta contraddicendo.

  19. albertog

    Non so se dal post di Luca Sofri si evinca una sua preferenza per Prodi per Marini o per Rodotà o per qualcun altro. Ma Sofri giustamente evidenzia che chi ha portato avanti la candidatura di Marini non ha saputo affrontare l’influenza di una comunicazione sempre più immediata, dovuta non tanto alla Rete (intesa come entità mistica) quanto agli apparecchi di ricezione delle onde elettromagnetiche. C’è una tecnologia e c’è chi ne tiene conto e chi no. Chi non ne tiene conto, indipendentemente dalla bontà delle proprie posizioni, rischia di subire conseguenze inaspettate. Oggi Grillo è quello che si muove meglio in questa situazione, ma probabilmente nel campo stesso di Bersani o addirittura di Berlusconi o da qualche altra parte c’è chi si sta attrezzando per rispondergli. E potrebbero bastare pochi anni o pochi mesi perché il M5S vada in soffitta come un vecchio Commodore 64, sostituito da un soggetto che sappia fare delle consultazioni in rete più accurate e sicure.

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  21. Ti Emme

    Veramente Civati l’ha fatto presente all’assemblea al Capranica (la prima, disastrosa assemblea), affermando testualmente che su twitter non ci sono marziani, ma elettori. Poi il fatto che in molti non ci sentano è un’altra storia.

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  24. Lowresolution

    Alla fine questo post dice più o meno che il mondo è cambiato. Ora c’è internet e ci sono i social network e molto persone possono far sentire la loro voce e la loro pressione attraverso questi strumenti, mentre prima tutto succedeva in un’altro modo.

    Che dire? Benvenuti nella realtà.

    Parlare di bolla “internet” è ridicolo. Quello che mi fa sorridere è che molti hanno a lungo pensato (e forse pensano ancora) che Internet fosse una specie di mondo staccato, perfino alternativo da quello reale. Il punto è che internet è semplicemente parte della realtà. Come acceduto prima con il telefono, la TV, la radio e la stampa, internet sta cambiando il modo di comunicare, condividere idee e pensare.

    Si, il mondo è cambiato.

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  26. Fagal

    Mah. Mi sembra che l’analisi non ponderi a sufficienza il contingente. Dopo due mesi di inerzia ed indecisione era la prima scelta che doveva essere fatta. Necessariamente. Non si poteva più arrivare primi e non vincere, decidere e non scegliere. Il “fato” ha voluto poi decidere una via impervia, cioé l’apertura al M5s, con una prostazione di un “uomo solo al comando” che non si é mai vista. Dopo di ché il “fato” vuole che gli si offra un candidato alla presidenza e gli si dica: se lo voti ti faccio fare il governo. Sarebbe stato poi così? Siamo sicuri che poi il M5S non sarebbe tornato ad interrogarsi se fare o non fare un governo con il PD? Se la rete avesse detto no, che sarebbe accaduto? La differenza non l’ha fatta twitter ma un partito che non sa scegliere e non sa decidere e la pressione di un movimento nuovo che ha un metodo (criticabile) di scelta e decide. Anche il PDL non sapeva che scegliere (infatti ha fatto scegliere ad altri, qui l’astuzia politica) ma ha saputo decidere. Cosa non da poco attualmente, nell’immaginario dell’elettore medio

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