I critici si sono accaniti contro il tentativo di questo brav’uomo (uno scozzese di cinquantadue anni che si inventò i Talking Heads, per i bignamisti) di canticchiare un paio d’arie di Bizet e Verdi. Di quest’ultimo, si tratta di “un... Continua
Dischi
Divine Comedy – Absent friends
I Divine Comedy sono una di quelle band che stanno tutte nella testa di un uomo, e qull’uomo in questo caso si chiama Neil Hannon. Di loro si può dire una cosa inaudita di questi tempi, e cioè che non... Continua
Keren Ann – Not going anywhere
La canzone omonima, dicevano quelli che facevano le hit-parade. O la-canzone-che-dà-il-titolo-al-disco. Parla di un semaforo, o di una ragazza. Dice che le cose passano, cambiano, succedono, vanno e vengono, “ma io non vado da nessuna parte”. Del semaforo si sa... Continua
Coco Rosie – La maison de mon r
Dura poco più di un minuto, e non è la sola bella canzone del disco, forse non è nemmeno la più bella, è troppo breve. Parla di cavarsela da soli, o di mandare a quel paese chi ti sfrutta, o... Continua
The Mountain Goats – We shall all be healed
“Sono venuto a trovarti qui, in terapia intensiva. Ti avevano legato al letto. C’erano tubicini che entravano e uscivano. E bende bianche intorno alla tua testa”. Siete di quelli che la-musica-deve-mettermi-buonumore? Lasciate perdere. Ma se ce la fate, l’istante in... Continua
Amy Winehouse – Frank
“Pumps”, per gli inglesi sono i decolleté, le scarpe. Delle cui versioni le inglesi spesso abusano, come si sa. “Fuck me pumps” si potrebbe tradurre come “scarpe da scopata”, con rispetto parlando, ed è un’espressione usata per indicare un abbigliamento... Continua
Howie Day – Stop all the world now
Se frugate bene nell’armadio, qualcosa potreste ancora trovare. Ma a scanso del ridicolo, meglio se andate in uno di quei negozi casual-giovanili (senza esagerare: non uno da skateboarders) e vi comprate un maglione colorato un po’ oversize, o dei calzoni... Continua
Ani DiFranco – Educated Guess
L’abbigliamento più consono all’ascolto di Ani DiFranco è un pigiama di flanella, preferibilmente a quadri, un po’ consumato. Anzi, per corrispondere più adeguatamente al suo stile indipendente fatto-in-casa-e-tutto-da-sola, meglio se vi siete cuciti un paio di toppe sul suddetto pigiama.... Continua
Gianna Nannini – Perle
Non c’è niente di più rassicurante di vestirsi bene senza motivo. Senza impegni. Senza appuntamenti. Senza serate. Senza dover fare bella figura. Bisogna mettersi le cuffie nelle orecchie, una bella giacca da aperitivo (non una robona da sera, uè), delle... Continua
Lambchop – Aw C’Mon / No You C’Mon
Dipende un po’ dai climi, ma per ascoltare i Lambchop meno si è vestiti e meglio è. Dipende anche un po’ dall’aspetto e dall’intimità con gli eventuali presenti, naturalmente. Comunque, per non sbagliare, un paio di jeans consumati e una... Continua
Paolo Benvegnù; – Certi fragilissimi film
“Lascio che le cose passino e mi sfiorino” non è esattamente un concetto rivoluzionario né un verso mozzafiato. In questo senso, “Lascio che le cose mi portino altrove” di Morgan, oltre a denotare un’attenzione comune ai migliori cantautori italiani per... Continua
Okkervil River – Down The River Of Golden Dreams
“Così hanno trovato un luogotenente che aveva sterminato un villaggio di ragazzini. Quando ebbe finito con le donne, pulì il coltello, e se ne andò”. La canzone più bella e struggente di questo disco parla di un criminale di guerra... Continua
High Llamas – Beet, Maize and Corn
Adesso, con rispetto parlando, saranno stati più importanti i Beatles o i Beach Boys? Con rispetto parlando, avranno indovinato più canzoni i Beatles o i Beach Boys? Hanno lasciato più tracce di sé i Beatles o i Beach Boys? E... Continua
Filippo Gatti – Tutto sta per cambiare
A parte che finora in questa rubrica era comparso un solo disco italiano (e uno greco, e uno portoghese, e uno francese, e uno tedesco, e uno portoghese, e uno islandese), e questo dovrebbe bastare a dare il segno di... Continua
Duncan Sheik – Daylight
Qui si pratichi un esperimento: si prenda un lettore della presente rubrica e gli si consigli il nuovo disco di Duncan Sheik dopo aver verificato che non abbia mai ascoltato il suo meraviglioso cd di tre anni fa, Phantom Moon,... Continua
Twilight Singers – Blackberry Belle
Questo è un disco lugubre e malinconico, ma con del ritmo. Un po’ l’invenzione che aveva fatto la fortuna dei Portishead, con la differenza che i Portishead ci sono già stati e i Massive Attack pure. Ma la scelta –... Continua
Mojave 3 – Spoon and rafter
In realtà c’erano altri due cd di cui avrei dovuto scrivere, per avere il meglio in circolazione: quello di Damien Rice e quello di Elvis Costello. Solo che il primo l’ho già recensito il mese scorso, e vabbè che è... Continua
Randy Newman – The Randy Newman songbook vol. 1
Quest’uomo è grandissimo. Punto. I casi sono due: o già lo sapevate, oppure no. Se già lo sapevate, è inutile che stiamo qui a peder tempo. Se invece no, dovrei scrivervene un quattro cartelle almeno (cosa che peraltro ho già... Continua
Josh Rouse – 1972
Josh Rouse è nato nel Nebraska, nel 1972, e ha inciso questo disco a Nashville, Tennessee. Lo ha fatto a forma di quell’anno là, con una grafica tipo Austin Powers e delle canzoni hippy da sentire nella due cavalli, andando... Continua
Rufus Wainwright – Want one
Apprezzato cantautore pop, figlio d’arte, gay e americano, dà alle stampe disco con copertina kitsch che neanche i Roxy Music (e apre il disco, restando nel kitsch, con una citazione del Bolero di Ravel), e di cui si potrebbe dire... Continua