Mercoledì, 14 agosto 2002

   

Fuori dall'Italia dei weblogs hanno scritto tutti. Ma anche se è già il suo secondo articolo sul tema, quello di Steven Levy conviene leggerlo per quattro motivi: perché è su newsweek, perché lui è uno bravo ed esperto che si occupa di computer e internet da quindici anni, e perché è un precursore dell'uso del Macintosh.

Beh, non so come state messi voi, ma io ricevo tra i venti e i trenta messaggi indesiderati e anonimi al giorno. Spam. Da un paio di mesi si sono moltiplicati, prima erano al massimo cinque. Il problema, di cui si parla da sempre, sta finalmente diventando un vero problema. Pare che ci sia gente che comincia a pensare di abbandonare l'uso della posta elettronica (pazzi! E come fanno? Ci sono dei centri di recupero, delle gomme da masticare?), e molti nuovi utenti che la sperimentano solo da oggi, in questa forma infestata, che ne fuggono a gambe levate. Hai voglia a spiegargli che non era così, prima. Comunque, la novità vera è che ora sta nascendo un fronte a favore dello spam: trovate qui gli argomenti degli spammers e qui quelli di un simpatizzante che tiene un ottimo weblog e sostiene di essere amico del papa.

La cosa non dovrebbe meravigliare, dati i precedenti. Secondo il New York Times, l'amministrazione Reagan sostenne il rafforzamento militare di Saddam a danno degli iraniani.

Paolo Attivissimo ha un sito italiano di smascheramento bufale su internet. Ultimamente ha aggiornato il punto sulla vicenda dell'aereo precipitato sul Pentagono, che una campagna in stato di ubriachezza pretendeva inesistente. Vi anticipo il finale: l'aereo c'era.

Il New York Sun, nuovo quotidiano che pretende di combattere il Times con la fionda, non ha ancora fatto molto parlare di sé. Ma ospita polemiche efficaci, a volte: come questa sonora critica al nuovo corso di Rolling Stone, e la proposta di direttori alternativi al gracile Ed Harris.

E se vi sembra di aver già letto altre volte che la pubblicità su internet non funziona, potete trascurare il lungo e approfondito ragionamento di Bill Thompson sul sito di BBCNews. Ma vi anticipo il suo argomento forte: avete mai cliccato su un banner? Io mai.

Adrian Hamilton è d'accordo con la tesi dell'attacco preventivo contro gli stati canaglia. A cominciare da quello che accumula sempre maggiori arsenali militari, minaccia continui attacchi contro gli altri paesi, ha un leader non eletto democraticamente, mantiene l'uso della pena di morte, e ancora. Letto sull'Independent.

 

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Beh, non so come state messi voi, ma io ricevo tra i venti e i trenta messaggi indesiderati e anonimi al giorno.
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