Con le chiacchiere son boni tutti

Il trucco usato dal direttore del Foglio di cui parlavo nel post qui sotto si inserisce in un solco ormai abusatissimo dai truffatori dialettici nazionali e non: la traslazione dei torti e delle ragioni, che è diversa dalla loro inversione.

La ragione e il torto non sono infatti speculari e simmetrici. La ragione è circondata dal torto, come il vero è circondato dal falso. Basta discostarsene in qualunque direzione e ci si trova nel torto e nel falso. Chi si trovi quindi nella zona del torto a causa di scelte e argomenti illogici, falsi o sbagliati, ha due possibilità: cambiare argomenti al suo ragionamento oppure mantenerli e spostare tutto il resto. E per spostare tutto il resto basta accusare dei torti opposti il proprio avversario dialettico, spingendolo lontano dalla ragione, che per traslazione sarà raggiunta da chi era finora nel torto. Critica il critico.

Mi spiego meglio con gli esempi. Beppe Severgnini ha spiegato giustamente ieri sera in tv che l’accusa di moralismo è usata dagli immorali per sfuggire alle critiche che meritano. Ugualmente da anni si è inventato il “buonismo”, un termine che i cattivi usano per screditare i buoni e che ha per questo ottenuto grande successo. Più recente è l’abuso delle definizioni di “snob” o “fighetto” da parte di chiunque voglia assolversi dalle mediocrità e bassezze delle proprie scelte: basta dare del fighetto, dello snob, o del primodellaclasse (termine adorato dai secondidellaclasse) a chi col suo esempio mostri qualche distanza da quelle mediocrità. E c’è poi l’accusa di bacchettoni e puritani sul fronte del dibattito su cosa si fa a 73 anni da PresdelCons con delle minorenni già rovinate dal mercato del sesso.

Il trucco funziona pubblicamente, crea emuli, spolvera le coscienze, è tentatore: colti in errore, diamo del pignolo a chi ci abbia colti. Ma nella solitudine delle nostre camerette e delle nostre coscienze, le cose restano al loro posto.

Aggiornamento: ecco, adesso è arrivato il senatore Casoli del PdL che di fronte alle contestazioni nei confronti del suo capo ha ribattuto che il Pd ha “un’anima guardona”.

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13 commenti su “Con le chiacchiere son boni tutti

  1. L.G.

    Non vorrei che accusando questo post di assolutismo mi si taccia di eccessivo relativismo.

    Ma devo per forza far notare che il moralismo e l’immoralismo, il buonismo e altre amenità, non sono solamente degli espedienti dialettici per screditare il prossimo e che derivano da ragionamenti “illogici, falsi o sbagliati”.

    Non lo sono semplicemente perchè ciò che è sbagliato non è assimilabile a ciò che è logico o falso. Infatti, mi pare di capire, al termine sbagliato si dà un valore morale in relazione alla cosa cui si riferisce.

    Ebbene, bisogna iniziare a rendersi conto che non tutti hanno la stessa visione di ciò che è sbagliato e di ciò che è giusto. E bisogna anche avere l’umiltà di capire che il proprio punto di vista non è necessariamente quello morale. Anche perchè la morale cambia nello spazio e nel tempo e non esiste una morale assoluta, così come nel post si vuole far credere (dando naturalmente per scontato che la morale di chi scrive sia quella giusta).

    Pensare in modo così etnocentrico non è elitismo, ma fascismo intellettuale.

    E per me, più che di fighetti, dovremmo parlare di sfigati.

    Questo ragionamento vale in generale, aldilà dei fatti che riguardano Ruby ed il PdC visto che questi non sono chiari e meritano un approfondimento prima che possano scatenare una battaglia tra, appunto, moralisti e immoralisti.

    Altrimenti questa battaglia si basa unicamente su fatti che, pur essendo logici, sono sbagliati o non veri (considero ad es. il fatto che Ruby sia una minorenne già rovinata dal mercato del sesso un fatto falso: tra l’altro, cosa significa ‘rovinata’? Cosa significa mercato del sesso? E’ la minore età necessariamente una variabile sufficiente per determinare la moralità -in questo caso la signorina ha praticamente 18 anni-?).

  2. Raffaele Birlini

    L’analisi può spingersi oltre, partendo addirittura dallo scagli la prima pietra, segno che il sentirsi in diritto di esprimere un giudizio da parte di chi si sente dalla parte dei ‘buoni’ era un problema già in tempi non sospetti. Buonista è proprio chi si sente dalla parte dei buoni e allo stesso tempo rigetta qualsiasi ammissione di fondamenta morali, pertanto frutto di convenzione, in tempi in cui ipocrita non basta più perché abbiamo separato lo Stato dalla religione. Il buonista è proprio quello che dimostra un atteggiamento religioso nei confronti delle regole scritte in un testo sacro chiamato costituzione, codice civile, se non addirittura libretti rossi o gialli o fucsia a pois verdi. Il buonista non si contrappone ai cattivi dunque, ma a chi rifiuta questa sorta di autoipnosi idealistica. Non credo quindi che il trucco della ‘traslazione dei torti’ sia l’arma dialettica preferita di chi deve essere giudicato dai buoni e a sua volta malignamente giudica. Secondo me questo fenomeno esprime un problema più sottile.

    Dicevo appunto livello più profondo di analisi proprio riguardo alla natura delle nostre regole di convivenza e del paradosso che si verifica nel modo che alcuni hanno di concepirle: si vuole da una parte che le regole prescindano da qualsiasi morale etichettabile, a torto o a ragione, come religiosa – ecco l’uso di termini come bigotto (bigotto lo conosci bene, te l’ho visto usare spesso ;) moralista bacchettone – ogni volta che vogliamo legalizzare comportamenti che noi ‘buoni’ non reputiamo immorali. Dall’altra però noi ‘buoni’ vogliamo che siano approvate leggi che sono comunque frutto di una valutazione di principi morali, stavolta chissà perché reputati non-religiosi, laici – ecco termini come fighetto elitario snob e primodellaclasse – come se ci fosse una linea concreta e ben visibile che separa i principi morali laici da quelli religiosi, linea che solo i sedicenti ‘buoni’ sono in grado (e in diritto?) di tracciare.

    Viviamo dicotomie che non hanno senso, ecco come la vedo io. Non sono d’accordo, come avrai a questo punto sospettato, quando dici che ragione e torto non sono speculari e che la ragione e l’unica isola possibile in un mare di torto. La ragione è tale per tutta una serie di motivazioni legate a considerazioni soggettive, certezze frutto di convenzione, regole che discendono, volenti o nolenti, da considerazione di carattere morale. La ragione è un punto sull’asse giusto sbagliato che si sposta nel tempo. L’unico aspetto importante in un confronto non dev’essere capire chi ha il diritto di scrivere una definizione offensiva sulla fronte dell’altro. Questo è invece ciò che accade, roba da asilo mariuccia, io sono il buono e ti do del fascista, no io sono il buono e ti do del comunista, ma comunista non mi offendo, nemmeno io allora mi offendo, allora sei un antidemocratico, anche tu, no io no, sì invece, tu allora di più, vai a casa!, vacci tu!

    Nello scrivere le leggi addirittura tendiamo a legalizzare tutto quello che è in odore di moralità – che non è moralismo, la moralità – come se davvero si potesse separare ciò che è illegale da ciò che è immorale. Se la battaglia è dunque nel campo della morale – un campo filosofico che, chettelodicoaffa?, non è dominio esclusivo della religione né si configura come qualcosa di separato da essa – perché ci deve essere sempre chi si dichiara dalla parte dei ‘buoni’ sventolando per giunta la relatività dei valori? Non ti sembra un modo confusionale di agire per chi afferma di essere alla ricerca di un dialogo razionale? Non so se mi sono capito :)

  3. alex

    madonna, che arrampicate relativiste su specchi pseudo-filosofici pur di non ammettere che SB ha un’ossessione per il sesso patologica e che è un reato (per il nostro codice penale: e questo è un fatto vero, non un giudizio di valore) telefonare alla polizia per aiutare una conoscente e raccontare che si tratta della nipote di qualcuno quando non lo è. O forse i primi due commentatori volevano dare un esempio immediato del tipo di ragionamento di cui parla LS?

  4. Raffaele Birlini

    @Alex Scusa ma per me Berlusconi esiste solo come scassamento di coglioni mediatico quotidiano da decenni a questa parte. Il tema è la traslazione dei torti come escamotage dialettico, non Berlusconi. Se invece vuoi arlare di Berlusconi, parliamo di Berlusconi. Ora è diventata una colpa perfino _non_ parlare di Berlusconi?

  5. alex

    @Raffaele
    non c’è bisogno di fare del vittimismo, nessuno ha detto che è una colpa non parlare di Berlusconi (e chi te lo rimprovera? forse riccardo r, non io). Allora, rispondendoti in astratto e senza riferirmi a SB: può anche darsi che tu abbia ragione e che non esistano il bene e il male, il torto e la ragione e via dicendo, in una sorta di prospettivismo nietzschiano di seconda mano; se è così, abbiamo un’unica certezza: il diritto. Sarà basato su un atto di decisione ingiustificato invece che su una presunta verità morale (non veritas, sed auctoritas facit leges), ma ha un vantaggio rispetto alle norme morali: ha un valore oggettivo, nel senso che stabilisce una regola, dice in che casi la regola deve considerarsi violata e fissa la punizione per la violazione. Ad es. nel caso in questione sono state violate alcune norme giuridiche e chi lo ha fatto va punito, e chiedere che lo sia non è moralismo bacchettone, ma semplice senso di equità. Se in una partita di calcio qualcuno prende la palla tra le mani e la deposita in rete, chi chiede che la rete sia annullata non è un bacchettone né un moralista, mi sembra.
    Poi puoi anche dire che la morale è il frutto del risentimento degli schiavi, come fa Nietzsche; ma il diritto è quello che è e punto. È una convenzione? Chiaro che lo è. Possiamo fare a meno delle convenzioni? No, altrimenti non potremmo neanche comunicare tra noi, visto che già il linguaggio è una convenzione – ma questo lo sai anche tu. Non ti sta bene che esistano norme giuridiche che proibiscono quello che SB ha fatto? Cerca di convincere abbastanza persone e cambiate le regole. Ma voglio vedere come fai a convincerle senza appellarti almeno un po’ a concetti come “giusto”, “sbagliato”, “corretto”, “incorretto” e forse persino “bene” e “male”.

  6. Raffaele Birlini

    @Alex Come ti ripeto non so niente di Berlusconi e cerco di restare ignaro nonostante sia praticamente impossibile non assorbire per osmosi tutto quel che lo riguarda. Per cui ti ripeto che non me ne frega niente se stavolta o le altre è colpevole di qualche reato o no. Sicuramente non mi sono spiegato bene, ma il punto che ci tenevo a sottolineare era che la traslazione dei torti è la punta di un’iceberg fatto non di ghiaccio ma di confusione e dicotomie prive di senso. Evidentemente non sono riuscito nel mio intento e mi merito le accuse di arrampicarmi sugli specchi, di sostenere l’innocenza di Berlusconi, di fare vittimismo… Citando un giornalista famoso: quando il lettore non capisce la colpa è di chi scrive.

  7. alex

    @Raffaele,
    …e ridagli con Berlusconi. Il punto è un altro: è possibile biasimare il comportamento di qualcuno? È possibile condannare qualcuno a una pena per aver violato delle regole? È possibile giustificare tali regole senza ricorrere a concetti dicotomici (come li chiami tu)? Se tutto è confusione e dicotomie prive di senso, tutto è permesso, per parafrasare Dostoiewski. Spero di essermi spiegato bene io, ora.

  8. Raffaele Birlini

    @Alex Per correttezza rispondo al tuo ‘punto’: sì, sì, sì. E le tue conclusioni sul mio, di punto, mi confermano di non esser stato chiaro. Grazie comunque per avermi dedicato il tuo tempo.

  9. sandro

    A proposito del termine “fighetto”….
    La prima volta l’ho senti’ dalla bocca di8 Luigi Pintor. Eravamo a Firenze, seconda meta’ degli anni Ottanta, congresso cel PCI. Ne scrivevo e commentavo per Tele-Capodistria. Una sera accompagnai Pintor alla stazione. Gli chiesi com’era, umanamente e politicamente, la nuova generazione di colleghi del “Manifesto”. E lui, imperturbabile: “Fighetti”.

    Nella stessa occasione, non ricordo bene quale dei pezzi grossi del PCI, tra i tanti, fece uno strano giro di parole intorno all’idea (e alla pratica) di comunismo, quando Frane Barbieri gli disse: “Ma vi costa tanto definirvi cio’ che io e Damiani siamo?”. Cosa, chiese. “Postcomunisti”. Lo guardarono con fare mooolto sospettoso. Evidentemente, erano ancora immersi nei fumi dell’ideologismo piu’ bugiardo…

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