Sette comunicati stampa su dieci ce la fanno

Il circolo vizioso di interessi comuni maldestri tra gli uffici stampa e le redazioni fu la prima occasione che mi incuriosì alle sciatterie dei giornali, quasi vent’anni fa. Con protagonisti a cui sono affezionato, come l’associazione Help Me, o gli Otto milioni di italiani che ricorrono all’ipnosi. Ma il tempo passa, e ci si annoia di se stessi e degli stessi argomenti, quindi ci sono tornato meno di frequente negli ultimi anni, solo una volta ogni tanto.

Oggi è una di quelle volte, perché voglio tenere in questo archivio la storia che oggi è stata già abbondantemente commentata sui social network: quindi la faccio breve e in ordine, ricostruita col senno di poi. Ieri Coldiretti diffonde un comunicato stampa (volto, come è consueto per i comunicati stampa, a promuovere gli interessi dell’ente autore) in cui si celebrano le parziali riaperture di ristoranti e locali vari, indicando quanto gli italiani le desiderino e quanto muovano l’economia. Il comunicato cita una non meglio precisata “analisi di Coldiretti” (formula insignificante e non circostanziata, buona per tutte le stagioni, che con le redazioni funziona sempre: “c’è un’analisi che lo dice!”) e questo dato:

quasi 7 italiani su 10 (67%) che andavano a pranzo fuori almeno un sabato o una domenica al mese, prima dell’emergenza Covid

E va bene, trascuriamo la parte in cui dati riportati in questo modo sono insignificanti. L’autore ritiene però di titolarlo così, un comunicato che esce ieri, sabato, in mezzo al weekend:

Covid: 7 italiani su 10 a pranzo fuori nel week end

Un po’ ingannevole, no? Cosa vi fa pensare?


Ma ammettiamo anche di concedere (no, non lo concediamo: ma ammettiamo per assurdo) la solita risposta che “nel testo è spiegato”, accettando l’alibi truffaldino di ogni categoria di titolisti.
Il fatto è che il testo non lo leggono nemmeno le redazioni che ricevono il comunicato (oppure scelgono di ignorarlo, nel peggiore dei casi).

Parlo di redazioni perché il problema qui non è mai l’errore o l’iniziativa di un singolo giornalista, ma una cultura dell’indifferenza e della non verifica che è proprio un modo di pensare diffuso: con delle eccezioni, certo, lo dico per i miei amici nelle redazioni che si offendono delle generalizzazioni, invece di porsi il problema.

Ed è un doppio problema: il problema di fare le cose con trascuratezza a monte, e il problema di non avere a valle nessuna sensibilità scientifica che faccia risvegliare un dubbio sulla plausibilità di quei numeri (42 milioni a pranzo fuori, ieri). Come con gli otto milioni di ipnotizzati, i tre milioni di vacanzieri talpa, eccetera.
E qui arriva la terza obiezione rituale: la so, da quasi vent’anni. “Vabbè, non è niente di grave”. E arriva pure la mia risposta, altrettanto noiosa, da vent’anni: che è che con questi modi si fa tutto il resto, si racconta la realtà alle persone, e si è trattata gran parte dell’informazione scientifica del 2020.

Con delle eccezioni, certo.

 

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