J'accuse
di Luca Sofri

GQ, dicembre 2004

Caro Direttore,
mi chiedi di parlare, stavolta. Mi chiedi di rompere almeno stavolta il silenzio che ho scelto sulla linea editoriale del giornale a cui collaboro. E lo faccio. Perché ogni volta che vedo Aida Yespica in televisione non posso non pensare alla sorte ingrata a cui tu l'hai destinata, tu che l'hai scelta per il calendario di GQ, votandola così a fama e notorietà e a una qualifica per l'esilio in quell'angolo dimenticato di mondo (“e quella chi è?”, “dai, quella che ha fatto il calendario di GQ…”). Adesso lei è lì, una brava ragazza, umile e carina, e litiga con Antonella Elia. Con-Antonella-Elia. A quell'età una ragazza non dovrebbe essere esposta a simili traumi. Ma non è finita. Si è messa con uno che non ha nemmeno un nome e un cognome, che per nome lo chiamano “digéi”, che perfino lei secondo me non ha ancora capito come si chiami. Quando è arrivata ha chiesto “e quello chi è?”, e le avranno risposto “il figlio di uno dei Pooh”. Tutto per colpa tua: capace che ora sa anche le parole di “Chi fermerà la musica, l'aria diventa elettrica”.
Ma dov'era? Dove l'hai trovata? Sembra tanto una ragazza ammodino. E ora sta con DJ Francesco, uno la cui massima formulazione di pensiero finora è “bella di padella” (a proposito, ma che accidenti vuol dire? Fa ridere? È tipo la Ventura che dice “chi è tranquillo è perduto”, o qualcosa del genere? Ma sono tutti ubriachi?). E tu te ne freghi, riempi le pagine con le sue foto, titolerai “La marcia trionfale dell'Aida”, cose così, il giornale batte la concorrenza…
Ma una coscienza, ce l'hai?
Caro Direttore, tu sai che io trovo ridicoli quelli come te che pensano che i reality show siano la sentina di tutte le depravazioni morali della cultura occidentale (anche perché i reality show non esistono: cosa sarebbero, programmi-in-cui-viene-ripresa-la-vita-reale? E Costanzo al Teatro Parioli non è la sua vita reale? E Vespa a Porta a Porta? E le partite di calcio? I reality show non esistono, sono una categoria inventata dagli odiatori dei reality show per indirizzare il loro rancore nei confronti del mondo). Intanto perché alcuni di quelli che chiamiamo reality show sono un rispettabile e rivoluzionario successo televisivo (alcuni no). E poi sono un prodotto che dà a ognuno secondo i suoi bisogni: i personaggi fanno la figura dei cretini e sono contenti, le televisioni ci fanno un sacco di soldi, noialtri ci sentiamo più intelligenti, i giornali ci riempiono pagine di sociologia spicciola e gli odiatori di reality show hanno qualcosa con cui sfogarsi.
Il problema è Aida.
Ed è colpa tua.