Il juke-box del Salvini
Luca Sofri

Donna, marzo 2004

Re: No Subject

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A Pisa c’è il bar Salvini. Lungo l’Arno. C’è sempre stato, da prima delle repubbliche marinare, credo. Io ci andavo da ragazzo, e al bar Salvini c’era il juke-box. Il juke-box del Salvini è stato sempre un’istituzione. Un po’ l’equivalente per i locali della torre pendente per i giapponesi. A differenza dei juke-box dei bagni di Tirrenia, o del resto dei posti di mare dove hanno sempre prosperato i juke-box, quello del Salvini conservava una memoria storica. C’erano alcuni dischi che non venivano mai sostituiti, pur al cambiare delle mode. Si vedeva che la loro scelta era avvenuta autonomamente, di concerto tra il titolare e gli avventori dell’epoca, perché le etichette con i nomi delle canzoni erano scritte a mano, con la biro, girando sul dorso alcune delle etichette prestampate fornite dai distributori di materiale da juke-box. I 45 giri da juke-box erano infatti un prodotto a parte, fuori commercio: per poter sfruttare proficuamente entrambi i lati, venivano incise su uno stesso disco due canzoni che non c’entravano niente tra loro, ma promettevano entrambe successo e monetine. Io per esempio ho in casa uno “Zingara” di Iva Zanicchi con dietro Wilson Pickett che fa “Un’avventura” di Battisti, oppure uno “Zingara” di Bobby Solo (collezionismo, già) con dietro Wilma Goich e “Baci, baci, baci”, o “I should have known better” di Jim Diamond con “Change your mind” di Raf, tutti raccolti nei mercatini.

La volontà popolare aveva però guadagnato un suo spazio nel juke-box del Salvini, e quindi ancora nel 1985 c’erano (posizione J7 e J8, direi) “La canzone di Marinella” e “Il pescatore” di De André. E altrettanto a lungo sopravvisse Alan Parsons con “Winding me up” e il suo debole b-side “Damned if I do” (il Salvini era un covo di cultori del prog-rock). Poi la modernità ebbe il sopravvento (il Salvini aveva già ospitato il primo televisore a colori della città), le generazioni cambiarono, e a un certo punto il juke-box sparì. Venne sostituito con uno di quei modelli “nuovi”, quelli con i cd, che non hanno mai attecchito veramente in giro. Adesso credo non ci sia nemmeno quello. Oggi è giovedì, il giorno di chiusura del Salvini. Altrimenti gli telefonerei, per sapere dove è andato a finire il vecchio juke-box. Un Wurlitzer.