Change your heart
di Luca Sofri

Donna, dicembre 2004

C'è tutta una tradizione di meteore della storia del pop che sono sparite dopo aver lasciato un solo irripetuto capolavoro sdolcinato e romantico, una canzone d'amore di quelle che segnano le giovinezze o sconvolgono le maturità, dimenticate dalla critica musicale e dai pomposi storiografi del rock. Ma sono quelle canzoni lì, che fanno la storia della musica, anzi la musica della nostra storia. Che si elevano così zuccherose sopra i loro occasionali interpreti, da farteli dimenticare. “The captain of her heart”, dei Double (i chi?):

Too long ago, too long apart, she couldn't wait another day for
The captain of her heart

“I won't let you down”, dei Ph.D (i chi?):

I won't let you down
Won't let you down again

Ce n'era una ancora più dimenticata, meravigliosa, “Everbody's got to learn sometimes”. Anche qui il nome della band non aiuta, si chiamavano Korgis, erano inglesi, non sono memorabili per nient'altro.

Change your heart, look around you
Change your heart, it will astound you

Adesso la storia e l'esaurimento delle vene creative le sta rendendo giustizia. Non per la cover di Zucchero (Indaco eccetera, quella lì: non è sua, no) che fa traboccare il vaso glicemico - si chiamerà Zucchero per qualcosa - già pericolosamente colmo. Ma per quella stupenda di Beck contenuta nella colonna sonora di “Eternal sunshine of the spotless mind” (questa rubrica aderisce al boicottaggio del volgare titolo italiano). La si sente in un momento di svolta del film, poco dopo l'inizio, e rimane indissociabile da quella pioggia e da quelle lacrime. E la voce di Beck, invece, aggiunge quel che di ruvido e vero da renderla perfetta.

I need your lovin' like the sunshine
I need your lovin' like the sunshine
Everbody's got to learn sometimes