Dopo il Grande Fratello, niente sarà più come prima

Il Foglio
19 ottobre 2000

Caro direttore, il Grande Fratello ci peggiorerà tutti? Voglio dire, se proviamo a rifletterci obiettivamente, senza il fastidio per i corsivi bacchettoni della domenica, qualche vergogna non ci viene proprio? Pensiamo davvero di poter tornare le persone che eravamo prima dopo esserci sintonizzati su Stream in ogni momento libero e telefonati quotidianamente per annunciare che Cristina ha un ritardo o che Lorenzo sta facendo la figura del pirla con Marina?
Il Grande Fratello è formidabile, e ormai ha vinto. Ha vinto non solo malgrado la bassezza dei suoi contenuti, ma proprio grazie ad essa. Noi non dicevamo cose così stupide e volgari tutto il tempo, dice un mio parente saggio. Certo che no: le pensavamo ma stavamo attenti a non dirle. Oppure stavamo così attenti che riuscivamo anche a non pensarle. Non era l'inteligenza che era maggiore, era il rispetto per l'intelligenza, era la soglia del pudore, era la discriminazione per l'imbecillità. Gli stupidi erano discriminati, un tempo. Poi, grazie alla televisione, a quella che anche oggi precede e segue il Grande Fratello, si sono emancipati. Fino al Grande Fratello, che li ha sdoganati. Ecco cos'è, il Grande Fratello: lo sdoganamento finale della stupidità. I dieci ragazzi non sarebbero peggiori dei loro coetanei di trenta o cinquanta anni fa: ma hanno imparato che possono esserlo, che migliorarsi non è un valore, che capire più cose non è interessante, che nessun pudore per le proprie coglionerie ha senso. Hanno varcato la soglia finale: grazie a loro oggi si può essere stupidi e goderne attenzione e rispetto, tracciando un solco bello largo.
Una soglia a cui molti di noi si erano già avvicinati, forse, e il solco ora ci attrae vorace. Noi no, pensiamo: noi guardiamo questi deficienti godendo della nostra superiorità, della nostra capacità di discernere e individuare le loro meschinità. Li massacriamo, inventiamo volatili parodie, elenchiamo citazioni dei loro dialoghi da cretini, e li chiamiamo cretini. E ci telefoniamo per raccontarceli e facciamo il tifo per Pietro o Roberta. Secondo me, niente sarà più come prima. Ma forse è una paura mia: per fortuna sono troppo vecchio per partecipare alla prossima edizione.