Lettera a Michele Serra su D'Alema e Forattini
|
Caro Michele Serra, io non sono d'accordo con
te. Te lo scrivo sul Foglio benché te ne sappia non assiduo
lettore (ti farò una telefonata), per cercare di sparigliare
le carte delle usuali faziosità. Scrivo di non essere
d'accordo con te a un giornale che mi piace e che non è
quasi mai d'accordo con te; ma questa volta lo sarebbe, perché
hai difeso da un usuale nemico di questo giornale uno con cui
questo giornale è in genere d'accordo. Un casino, ma agitare
il casino come hai fatto tu, mi pare l'unica cosa furba da fare
per non stare in una curva né nell'altra.
Allora, non sono d'accordo con te che scrivi a D'Alema di ritirare
la querela a Forattini. Non credo che la satira debba vivere
"di forzature e deformazioni" al punto di esporre cose
false, ma non paradossali, per vere. La visione della satira
come sberleffo ai potenti, Davide contro Golia, è superata
dai tempi. La libertà di pesare e di nuocere di Forattini
mi pare piuttosto grande, come lo è quella che hai tu
che scrivi più in basso su un solo giornale e meno letto.
Su ogni giornale le salaci e risentite controrisposte dei giornalisti
alle lettere di rettifica e smentita, dimostrano chi ha sempre
l'ultima parola e il coltello affilato e dalla parte del manico.
E se la satira è sì "arbitraria come lo sono
le opinioni", come le opinioni deve allora basarsi su fatti
veri. Se tu scrivessi un editoriale che espone il tuo pensiero
sul fatto che io sia un ladro e un delinquente, io non ti querelerei,
ma ti pare giusto? Un conto è l'opinione, un conto è
il fatto su cui viene espressa. Un conto è che Forattini
pensi D'Alema sleale, un conto è che dica di pensarlo
perché D'Alema ha truccato il dossier Mitrokhin. Tant'è
che per dimostrare paradossale, e perciò palesemente falsa,
la tesi di Forattini tu sei costretto a dire che D'Alema non
può aver manipolato le carte "di suo pugno",
confermando che sia plausibile l'illazione che possa averlo fatto
fare a qualcuno: illazione che può entrare con dolcezza
nei cuori dei lettori di Forattini.
Mi pare invece che possa essere valido un argomento che tu non
hai usato, cioè che se D'Alema sta al posto dove sta,
si deve beccare anche le falsità e le menzogne della satira
e dgli opinionisti. Ma se al posto di quel D'Alema ci fosse stato
un insultato qualsiasi, o tu che truccavi i conti de l'Unità
per intascare i soldi delle sottoscrizioni, l'avresti trovato
sopportabile? Non è forse giusto che le persone possano
reagire alla sproporzione di forze creata da un articolo di giornale,
da una vignetta? La querela è uno strumento che incattivisce,
e la richiesta di miliardi può essere, in alcuni casi,
una ulteriore vigliaccata, ma le mani prudono.
D'Alema, e chiunque altro in questo paese, fa bene a reagire,
come può e come si può, alle falsità che
i giornali scrivono (e lo fanno), e che da quel momento centinaia
di migliaia di persone fanno proprie. Se esiste una satira che
non merita querela ed è efficace assai più degli
insulti belli e buoni (negarlo significherebbe negare il lavoro
quotidiano di Staino, Vincino, Vauro, Giannelli, Bucchi, Altan
e anche Forattini) vuol dire che un limite ci può essere,
che non c'è zona franca per qualsiasi menzogna e offesa.
Ciao. |