Meglio lasciar perdere
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Allora, questo articolo cerca
di spiegare se le tanto attese prime mosse della discografia
mondiale per vendere musica su internet sono finalmente un segno
incoraggiante per chi aspettava un sostituto legale all'ormai
defunto Napster. Ma i lettori che volessero subito una chiara
risposta a questa domanda, possono averla senza perdite di tempo:
è no. No, no, e poi no. Adesso voltate pagina e lasciate
che noialtri ne parliamo con calma.
Il mese scorso le cinque majors discografiche che detengono oltre
il 90% del mercato mondiale hanno compiuto la loro seconda mossa
in quasi tre anni, da quando internet ha rivoluzionato l'ascolto
della musica. La prima era stata quella di denunciare congiuntamente
e riuscire ad affossare Napster, il software per la condivisione
della musica in rete che violava le leggi sul diritto d'autore
ed era stato protagonista del successo più repentino e
claomoroso della storia di internet. Adesso, dopo annunci, attese,
speranze e delusioni, due servizi di distribuzione di musica
a pagamento sono partiti, anche se per il momento solo negli
Stati Uniti, e solo per il PC: del Macintosh si parlerà
più avanti, e il resto del mondo Italia compresa deve
aspettare che i diritti sulle varie incisioni in catalogo siano
rinegoziati con gli artisti. Warner, EMI e BMG hanno creato assieme
a RealOne quelli dl popolare software di streaming video
e audio RealPlayer un servizio che si chiama MusicNet.
Dal canto loro, Sony e Universal hanno lanciato dopo pochi giorni
il loro PressPlay in collaboraziuone con Microsoft e Yahoo. Le
due iniziative si assomigliano. Si paga un abbonamento mensile
e si ottiene l'accesso a un certo numero di canzoni dai rispettivi
cataloghi. Il primo intoppo è il significato del termine
"accesso": di scaricare la musica in formato mp3 per
usarla sui lettori portatili, non se ne parla. Capirete che,
essendo i lettori portatili mp3 il maggior successo commerciale
tra i gadget tecnologici recenti, già molti storceranno
il naso. Quanto a MusicNet poi, non è possibile nemmeno
copiare la musica su un cd, mentre PressPlay consente un numero
assai limitato di copie. In sostanza, si tratta di streaming
e di download bloccato: ovvero della possibilità di ascoltare
sul proprio computer i brani presi a nolo tramite l'abbonamento
(più o meno duecento al mese) possibilità che si
estingue con lo scioglimento dell'abbonamento di circa dieci
dollari mensili.
E ancora potrebbe andare, per chi è solo curioso di ascoltare
cose nuove o ricercare brani perduti, con l'idea magari poi di
ricomprarli in cd, o di sentirli solo per un breve periodo di
tempo. Ma qui interviene il problema catalogo: i due servizi
offrono circa 75mila brani l'uno e centomila l'altro. Sembrano
tanti, ma paragonati alla quantità di uscite discografiche
degli ultimi quarant'anni sono briciole. In più, ognuno
ha i propri artisti: per ascoltare il cd di Bob Dylan dovete
prima sapere qual è la sua etichetta e poi scegliere a
quale servizio abbonarvi. E se poi volete il cd di Neil Young,
dovete abbonarvi anche all'altro. Per non parlare degli artisti
che hanno cambiato casa discografica nel corso della loro carriera
(quasi tutti), e allora bisogna andare per tentativi. Le etichette
indipendenti coinvolte nell'operazione sono ancora pochissime,
tra l'altro. In tutto questo, gli artisti sono in subbuglio,
perché pretendono di ricevere un nuovo compenso da questa
forma di sfruttamento della loro musica per cui spesso non sono
stati neanche interpellati: Jim Guerinot, manager dei No Doubt
e degli Offspring ha detto al Los Angeles Times che nessuno gli
ha chiesto niente prima di vendere online la loro musica. Don
Henley degli Eagles guida il minaccioso fronte degli scontenti
in guerra con le case discografiche.
Tutto questo mentre nel frattempo gli eredi di Napster
Morpheus, KaZa, Grokster, Aimster, tra gli altri prosperano
semplici e popolari: recenti conteggi hanno valutato che gli
mp3 scaricati equivalgono in numero quelli dei momenti di massimo
successo di Napster. È difficile pensare che un'alternativa
a pagamento di offerta assai più limitata benché
impacchettata in un'interfaccia più completa e utile e
con i crismi della legalità possa avere grandi chance.
Soprattutto in nome dell'ormai verificato concetto per cui è
difficile costringere la gente a pagare cose che è abituata
ad avere gratis. Ed è paradossale che molti degli inciampi
connessi al funzionamento di MusicNet e PressPlay si spiegano
con i macchinosi tentativi di proteggere la musica scaricata
dalla pirateria: con il risultato che proprio per tali inciampi,
il pubblico preferisce rivolgersi alla pirateria dei software
p2p.
Tutto questo ancora mentre per la prima volta negli
ultimi dieci anni le vendite dei cd nel mondo hanno avuto flessioni
tra il 5% e il 10%, dovute senz'altro al boom della musica pirata
online ma anche alla lentezza della discografia nel fronteggiare
la rivoluzione tecnologica e trarne vantaggio. E il fallimento
della strategia repressiva e arroccata sta nel successo del nuovo
lettore mp3 Apple, iPod, incompatibile con PressPlay e MusicNet
e nel diverso approccio dell'associazione dei discografici americani,
la RIAA. Tre anni fa denunciò il primo lettore Rio Diamond
chiedendo che fosse tolto dalla crcolazione: con iPod si è
limitata a ottenere che in piccolo in fondo alle pagine che lo
reclamizzano compaia la scritta "Don't steal music".
Ecco perché la risposta è no, no e poi no.
MusicNet
Attivo per ora solo per i navigatori statuinitensi: per 9 dollari
e 95 al mese offre 100 brani in streaming e 100 per il download
sul proprio computer che però diventano inaccessibili
all'estinguersi dell'abbonamento. Le canzoni si possono scegliere
da un catalogo di circa 100 mila titoli delle etichette Warner,
BMG ed EMI, e dell'indipendente Zomba: tra gli altri, Radiohead,
Miles Davis, Britney Spears, Neil Young e Frank Sinatra. Funziona
solo su Windows.
PressPlay
Anche PressPlay, per ragioni di diritti, funziona solo negli
Stati Uniti. Vi si accede dai siti partner di Microsoft, Yahoo
e Roxio. In catalogo 75 mila titoli di Sony e Universal ed EMI,
che si è accordata con il servizio concorrente. Ci sono
abbonamenti variati: per 9 dollari e 95 al mese si può
aver lo streaming di 300 canzoni e il download di 30. Per quote
maggiori si ottiene di poter scaricare su cd un massimo di 20
brani al mese. Ci sono Elton John, Iggy Pop, e altri Miles Davis.
Rhapsody
Listen.com si è accordato per distribuire i titoli di
BMG ed Emi attraverso il suo software Rhapsody, disponibile solo
per PC, ed è il primo sito indipendente ad offrire la
musica di due delle majors principali. Prima, la sua offerta
maggiore era costituita dal catalogo di musica classica Naxos.
Per 5 dollari e 95 al mese si ottiene lo streaming illimitato
della musica disponibile.
Vitaminic
I più longevi ed esperti sul mercato della musica online,
quelli di Vitaminic non hanno ancora potuto costruire un catalogo
degno della loro lungimiranza. Molti titoli, pochi nomi noti,
a circa un euro per brano (ma anche moltissime offerte gratuite).
Cose migliori, ma in un servizio più confuso e misto di
musica online e cd tradizionali su Vinile.com, e con prezzi più
alti. In attesa che Tiscali lanci il suo MusicShop basato
sul software sostenuto da Peter Gabriel, OD2 - per cui ha già
chiuso accordi con BMG, EMI, V2 e Warner.
Napster
Benché i fans del software più rivoluzionario nella
storia di internet si sentano ormai come i fans dei Genesis dopo
l'abbandono di Peter Gabriel, Napster non è morto e in
qualche forma potrebbe tornare a funzionare. Nelle scorse settimane,
in un rigurgito d'orgoglio, la società ha chiesto ai giudici
americani di poter distribuire, pagando, i cataloghi di tutte
le majors, citando le leggi antitrust. Se dovesse rinascere,
godrebbe comunque di una pubblicità acquisita ineguagliabile:
per ora sul sito sono esposte alcune immagini della nuova interfaccia.
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