Berlino la notte
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Prima di tutto bisogna sapere
com'è fatta Berlino, poi parliamo anche di discoteche,
ragazze e sesso sesso sesso. Berlino è grandissima. Nel
senso di estesa. I berlinesi sono circa tre milioni e mezzo,
come i romani o i milanesi. Ma il centro di Berlino è
grande circa tre volte e mezza quello di Milano, e proprio in
mezzo è occupato dal Tiergarten, un parco che se fosse
a Roma andrebbe da Piazza del Popolo a Testaccio. O, per chi
chiama da fuori Roma, dal duomo di Milano a Linate. Spostarsi
da una parte all'altra di una città così non è
come arrivare al bar all'angolo, benché il traffico sia
un problema assai più limitato che nelle altre capitali
europee. Berlino è costruita a misura di automobile. È
un po' tutto ad essere grandissimo, strade, palazzi, piazze,
parchi, monumenti. "Passeggiando per i vicoli di berlino"
è una frase che non leggerete mai in nessun libro, e sì
che di libri su Berlino ce ne sono e belli. Per il semplice motivo
che non ci sono vicoli, con l'invisibile eccezione di un minuscolo
quartierino dei puffi Nikolaiviertel occupato da
casette di marzapane e turisti, e ignorato dal resto della città.
D'accordo, tra poco discoteche,
ragazze e sesso sesso sesso. Ma dovete sciropparvi anche un po'
di storia: poca poca, che siete delle capre, ma di Berlino ce
ne sarebbero da raccontare, ah sì. Vi basti sapere che
Berlino era divisa in due, fino a dodici anni fa (dai che lo
sapevate). La città stava nel bel mezzo alla parte di
Germania comunista, e conteneva un'isoletta di territorio gestito
dalla Germania capitalista e dagli altri vincitori della guerra.
Racchiusa da un muro perché quelli di là
tedeschi non scappassero da quelli di qua tedeschi.
Poi c'è stato Gorbaciov, la fine del comunismo, la caduta
del muro (il muro, eccolo là!), la riunificazione della
Germania e Berlino si è trovata tutt'una dopo quarant'anni,
e per di più capitale del più popoloso paese europeo.
Roba da ribaltare una città, e infatti Berlino è
stata ribaltata. Hanno costruito e ristrutturato cento palazzi
e grattacieli nel tempo in cui da noi si concede l'autorizzazione
a imbiancare una facciata.
Il tassista su cui faccio ritorno
da una notte per locali (a-ha! discoteche!) sta cercando di sorpassare
l'auto davanti. Il tassista è turco, la città è
mezza occupata da turchi, tanto che si dice che il kebab sia
il piatto tipico berlinese, che quelli tipici davvero sono immangiabili.
L'auto davanti non si fa da parte, c'è uno scambio di
colpi di clacson, poi il tassitsa passa e si arresta a un semaforo.
L'altro si affianca, tira giù il finestrino e gli espone
alcune considerazioni. Parla tedesco, ma è di qualche
paese ex jugoslavo. Il turco gli risponde e vanno avanti per
un po' fino a che il turco all'improvviso senza muovere un muscolo
fa schizzare il mozzicone di sigaretta che ha tra le dita dritto
sparato sulla camicia dello slavo. Un colpo da campione. L'altro
ci rimane stecchito, e si mette a smanaccare per liberarsi dalle
braci rosse. Il turco sgomma, fa un'inversione a U per seminarlo,
e mi porta a dormire. Andando via si scrive il numero di targa
dell'altro. Va così, tra turchi e slavi.
Sono uscito dallo Sternradio la discoteca dietro Alexanderplatz
alle quattro, ma il ragazzo all'ingresso mi chiede se poi
torno. Pare che i clienti arrivino anche alle sei, a mezzogiorno,
addirittura alle due del pomeriggio. La musica è techno
techno, il locale non grandissimo, ci sono parecchi energumeni
in canottiera e diversi rasati, mi auguro per vanità.
"Quando arrivano a quell'ora ti puoi immaginare che hanno
fatto", dice il ragazzo. Io spero di immaginarmelo, ma ho
paura di no. "Questo è un posto dove puoi fare assolutamente
tutto, basta che non dai fastidio a nessuno. Pensa che c'è
la stazione di polizia di fronte ma nessuno pianta grane".
A Berlino in termini di vita notturna, locali e musica - e diffusione
di stupefacenti e livello di illuminazione - ce n'è per
tutti i gusti. Le discoteche dove si suona techno di quella tosta
sono un settore cospicuo, e la tradizione tedesca di questo genere
è solida. Mi ricordo un pezzo di tredici anni fa
quando la house sembrava già piuttosto martellante e la
techno ancora un abbozzo che scandiva le parole "Adolf,
Adolf, A-a-a-a-adolf!".
Alcune discoteche techno sono
immense, come il Tresor e l'Ostgut, e ospitano spesso esibizioni
dal vivo di deejay di fama nel giro. Niente che non si veda anche
da noi salvo una sensazione di inclinazione locale alla
techno, ma sarà un pregiudizio fino a che non si
nota una cosa anomala, qui e altrove. La gente è varia
ed eterogenea nell'aspetto. Ci sono persone vestite nei modi
affini alle categorie umane più diverse. E lo vedi anche
negli altri locali, e nei bar: per la nostra abitudine a classificare
e individuare le persone per come si vestono, qui la compartimentazione
è meno chiara. Se vai vestito come un fricchettone in
un locale technohard non ti notano, se ti siedi a un bar fighetto
con i pantaloni di velluto a coste lisi nessuno si chiede chi
cazzo sei, se entri in un teatro alternativo in giacca e cravatta
non vieni scambiato per quello della SIAE. Ci sono avventori
dall'aspetto squinternato seduti ai tavolini del cafè
M, che passa come uno dei più hip della città.
Sta sulla Goltzstrasse, a Schoeneberg. Di giorno questa è
la zona più vivace e piacevole di bar e aperitivi, ci
sono il Berio (due con l'accento da top model sedute allo stesso
tavolo di una vecchietta che legge il giornale), l'April, il
Sidney, e altri ancora. Appena esce il sole, si riempiono di
gente. Di sera Schoeneberg se la gioca con Prenzlauer Berg e
Mitte. La rapidità con cui cambiano e si rincorrono i
quartieri di moda a Berlino è seconda solo a quella di
New York. Qui, date le dimensioni, ogni quartiere è un
villaggio (e lo era davvero) e i centri sono una mezza dozzina.
Dopo la fine del muro le zone malconce ed economiche di Berlino
est furono divorate dal capitalismo edilizio, gli edifici ripuliti
e ristrutturati, e gli abitanti incapaci di adeguarsi ai nuovi
affitti se ne andarono. Oggi a Berlino est i berlinesi dell'est
sono in via d'estinzione. Ne sono rimasti pochissimi, gli altri
se ne sono andati più fuori, più a est ancora,
a costituire periferie degradate e dove crescono razzismi e criminalità.
Ci sono berlinesi dell'est nel tuo ristorante stasera?, chiedo
a Rudi dello Schwarzenraben. "Neanche uno, ma sono pochi
anche i berlinesi dell'ovest. Qui a Mitte oggi c'è quasi
tutta gente venuta da fuori con il ritorno della capitale".
Prenzlauer Berg, la collina con piazze e isolati a misura d'uomo,
così rari a Berlino, è stata la prima a sottrarre
popolarità a Kreuzberg, il centro della vivacità
alternativa negli anni del muro. Sono spuntati locali come funghi,
belli, originali, affollati. Molti sono italiani: a Berlino ha
preso piede una vera e inattesa colonizzazione culturale italiana,
che ha usato come testa di ponte la ristorazione per estendersi
a macchia d'olio. Quando aprì a Kreuzberg l'Osteria numero
uno il muro era solido come un muro, e i ristoranti italiani
si chiamavano solo Portofino o giù di lì. I berlinesi
cominciarono a innamorarsi della cucina italiana, e non si fatica
a capirli, per un paio di motivi. Poi, da dieci anni fa, ne aprirono
a frotte, e molti erano ottimi, e per i tedeschi diventò
una vera e propria moda: gli piacque imparare a salutare in italiano
quando arrivavano, a conoscere i vini, a venire in Toscana d'estate.
Oggi i ristoranti italiani a Berlino sono mediamente assai più
buoni dei ristoranti italiani in Italia e hanno locali sicuramente
più belli e raffinati. La gastronomia è stata seguita
dal design e la moda italiana è dilagata. Per le insegne
di Berlino è tutta una successione di "Pranzo e cena",
"Dopodomani", "Bar centrale", "Marmo
e Terracotta", "Tre Ci Luci", "Cantamaggio",
"Riva", "Lappeggi", "Gualdi", e
"Sali e Tabacchi" (quest'ultimo aperto dai precursori
proprietari dell'Osteria numero uno). "Ormai anche i turchi
aprono ristoranti italiani", dicono quelli del "Pane
e le rose" di Prenzlauer Berg, e c'è un ristorante
greco che si chiama "Terzo Mondo". Il cameriere dell'Einstein
Cafè, tedesco, preferisce parlarvi in italiano piuttosto
che in inglese.
Con Prenzlauer Berg, l'occidente
costruttore occupò anche Mitte, il vecchio centro della
città attraversato dal viale dei tigli di Unter den Linden,
e decise di farne un vero centro moderno di shopping e nuovi
palazzi competitivo con la zona del Ku'damm dall'altra
parte del Tiergarten - su cui si era arroccato il consumismo
anticomunista dei decenni passati. L'operazione è riuscita
a metà, per il Ku'damm passano ancora il quintuplo delle
persone che attraversano Friedrichstrasse, ma la sera la zona
a nord del fiume è diventata la più vivace e animata
della città, soprattutto attorno a Oranienburgstrasse,
a un cui estremo si allinenano dei veri schianti di puttane invisibili
negli epurati centri italiani, timorate del freddo e insaccate
in calzoni e giubbotti gommati e lucidi.
Se a uno la techno fa schifo e può capitare
ci sono locali affollati e degni di un servizio su Interni soprattutto
da queste parti. Il buttafuori del Lore vuole parlare di Milano,
dove ha vissuto per un anno e ha lasciato qualcosa, evidentemente.
Dentro suonano Billie Jean e No woman no cry davanti a uno dei
banconi in lizza per sottrarre il titolo di bancone-più-lungo-di-Berlino
al bar di Lützowplatz (in gara anche la Weltbuhne). Ma il
bancone numero uno è quello ovale che occupa il centro
del Riva, nuovo, supercool e dove suona la musica del Buddha
bar. Mentre all'Oxymoron una serata di filologia house music
propone Pump up the jam e gli Snap.
Ma i locali di Berlino soprattutto
sono belli, di eccellente design d'avanguardia, di ordinaria
eleganza o di trasandato fascino alternativ. Non fosse per quel
che costa di taxi uno dovrebbe farseli tutti. Nei primi anni
del dopo muro si aprivano nuovi locali dove e come capitava,
su per tre paini di scale, dentro un appartamento, in un garage,
in un cortile, che duravano anche un giorno o una settimana.
Casse di birra e passaparola: per un periodo ci furono dei posti
che aprivano solo un giorno alla settimana, il posto del lunedì,
quello del martedì, eccetera (A Berlino che giorno è?).
Adesso tutto si sta un po' riorganizzando, ma una sregolatezza
berlinese cresciuta ai tempi del carnevale forzato si mantiene,
negli orari, nelle abitudini, nel fatto che ci si siede a tavola
a qualsiasi ora e c'è sempre qualcuno che non sta lavorando
(poi capitano anche cose più normali che negli altri posti:
per sempio, con il monopattino ci giocano i bambini). Mentre
esco con due amici da una mostra in una galleria d'arte scantinata,
un ragazzo ci viene incontro in un cortile e ci invita a vedere
un'altra mostra nell'appartamento al terzo piano di un condominio.
L'appartamento è il suo, completamente svuotato e occupato
da bislacche installazioni di pallacanestro, vasche da bagno
colme, presonaggi che inghiottono le icone su un monitor di computer.
E al Lampion è impossibile sottrarsi a una conversazione
bohémienne con maratoneti ubriachi, scultori ungheresi,
giovani americane o cronisti di nera. Berlin di Lou Reed.
E così siamo arrivati alle ragazze (il sesso sesso sesso
era un trucco, e ci siete cascati,). E la cosa che volete sapere
davvero sulle ragazze di Berlino (che poi sono meravigliose,
con visi adulti e saputi, altro che le ragazze di Monaco lucciole
spente con il naso all'insù) è una sola, naturalmente:
sì, gli italiani, vanno abbastanza forte.
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