La bufala dei gattini bonsai
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Servono ancora dimostrazioni di come internet
non garantisca affidabilità alle notizie che mette in
circolazione? Di come le balle che circolano non siano innocue
e scatenino conseguenze e agitazioni? Ecco la storia dei gattini
bonsai. Molti la conoscono già, perché hanno ricevuto
almeno una volta dei messaggi e-mail che la raccontano. La storia
è questa: un sito web chiamato Bonsai Kitten offre in
vendita ai navigatori un prodotto originale e rivoluzionario,
mici che restano sempre cuccioli dopo essere stati cresciuti
in vasi di vetro. "Una forma d'arte, che permette creazioni
illimitate e personali come quella dei bonsai vegetali".
Il sito è complesso e ben costruito. Aprendolo si viene
accolti da un lamentoso miagolio pigolante. Alcune foto mostrano
la produzione delle merci viventi, di cui si spiega il metodo.
Quando hanno ancora poche settimane di vita, i gattini hanno
le ossa ancora molto morbide e malleabili. Introducendoli in
contenitori di vetro di vario genere, si può adattare
la loro crescita alle forme desiderate e mantenerli di dimensioni
ridotte e gradevoli, una volta rotto il contenitore. Il metodo
è raccapricciante a dirsi e a vedersi, ed è illustrato
da consigli altrettanto spregevoli su come liberarsi dei gatti
morti, come gestirne le feci, eccetera.
A dicembre il sito ha conquistato qualche notorietà, tramite
il passaparola. Naturalmente, nel giro di pochi giorni, ha scatenato
un diluvio di reazioni indignate che hanno attraversato tutto
il web. Alcune associazioni animaliste hanno scoperto che era
ospitato sul server del Massachussets Institute of Technology
e ne hanno ottenuto la chiusura. Ma dopo pochi giorni le pagine
sono resuscitate altrove. A quel punto, una ricerca più
accurata ha mostrato che tutta la storia dei gattini bonsai era
una bufala. Se l'era inventata uno studente del MIT in vena di
goliardiche provocazioni web, costruendo l'idea e - si spera,
ma non è stato chiarito - creando le illustrazioni al
computer. Ma, come è normale, l'incredibile si propaga
più rapidamente del credibile, e lo scandalo per la agghiacciante
trovata si è moltiplicato per tutta la rete. Per quanto
mendaci, pagine e testi sono effettivamente odiosi e crudeli,
e gli amanti dei gatti su internet sono agguerritissimi.
Dieci giorni fa il sito è stato segnalato con scandalo
da un quotidiano italiano, ignaro che si trattasse di un falso,
benché la rete ospiti diversi articoli che lo spiegano.
E così la catena delle e-mail che invitano a boicottarlo,
distruggerlo, mandare petizioni, eccetera, si è scatenata
anche da noi. Nel frattempo, dopo che il sito è stato
chiuso ancora e di nuovo riaperto su un altro server, negli Stati
Uniti la questione ha preso pieghe criminali. L'FBI di Boston
ha lanciato un'indagine cominciando con un'ingiunzione al MIT
di consegnare ogni informazione sull'autore. E la battaglia ha
fatto un salto di qualità, Da una parte è nato
un gruppo di fans della burla e della libertà di espressione
in rete, che irride il delirio da political correctness"
che avrebbe infettato anche l'FBI e invoca il Primo emendamento.
Dall'altra schiere di visitatori inviperiti che, ignari o no
del falso, depositano messaggi e insulti sul sito e chiamano
alla protesta.
Evidentemente i sostenitori della bufala sono i primi entusiasti
dell'agitazione che ha provocato. Come avviene con le catene
di Sant'Antonio online che annunciano virus inesistenti, o telefonini
gratuiti, o grandi complotti Microsoft, cercare di interromperle
è come svuotare l'oceano con un secchiello. Si spengono
e poi risorgono dal computer del primo ignaro benintenzionato
che vi si imbatte a distanza di mesi. L'anno passato circolò
diffusamente una richiesta di aiuto medico vera - per una
ragazzina che risaliva a due anni prima, e il problema era già
affrontato e risolto. Ma intanto una nuova ondata di aiuti e
segnalazioni si era mossa. La storia della piccola Jessica, invece
era falsa: l'American Society of Cancer diffuse una nota in cui
avvisava di non mandare soldi per curarla da un tumore all'indirizzo
che circolava via e-mail. La società di telefonia Ericsson
dovette pubblicare, sempre l'anno passato, una smentita ufficiale
a una falsa offerta promozionale che prometteva cellulari in
regalo e che stava infestando la rete. Un documento contraffatto
riferito ai responsabili TotalFina che suggeriva come mettere
atacere la verità sull'affondamento della nave Erika e
la sua marea nera, suscitò un putiferio in Francia. La
storia dei gattini bonsai mostra che i livelli di creatività
e sgradevolezza stanno crescendo rapidamente, e non la diffidenza.
Aspettiamoci il peggio. |