Poi c'è Palahniuk
Luca Sofri
Re:
No Subject
Rock
e altro
Webpensieri
Links
|
Non esistono più
romanzieri come Hemingway.
La vita un romanzo, i romanzi la vita. La guerra, l'avventura,
il coraggio, le passioni, quella roba là. I tempi sono
cambiati. I grandi scrittori sono tutti un po' anzianotti o assorti
nelle loro letture. E forse l'avventura non esiste più,
ma ce li vedete Umberto Eco o John Grisham o Dave Eggers a ubriacarsi
al porto di Marsiglia o arruolarsi da qualche parte, che parti
ce ne sono sempre, e anche porti? I tempi sono cambiati, la letteratura
è altro, l'editoria è altro, la vita è altro.
Poi c'è Palahniuk.
Chuck Palahniuk, ci sono quelli che sanno chi sia perché
hanno letto i suoi libri. Non sono molti, quelli che leggono
i libri, figuriamoci quelli che leggono i libri di Palahniuk,
che pure in America è passato da scrittore di culto a
scrittore di best-seller. Poi ci sono quelli che non sanno chi
sia, ma che fanno "ah, l'ho visto!", quando dite loro
che Palahniuk ha scritto "Fight club", il romanzo da
cui venne tratto un film con Brad Pitt. Il film andò così
e così all'inizio, poi svoltò e si rifece soprattutto
in video, grazie all'idea eccitante del libro: la storia dei
giovani maschi contemporanei che non trovando più niente
che li faccia entrare nell'età adulta, che li faccia diventare
uomini, organizzano sanguinosi combattimenti a mani nude, machisti
e militareschi. Palahniuk ha raccontato spesso che lui e i suoi
amici sono così, hanno bisogno di creare competizioni,
di gasarsi, di sfogarsi, anche di fare a botte.
Ma se Hemingway scelse anche il modo tragico e violento per mettere
fine alle sue avventure, a Palahniuk le cose peggiori e più
atroci sono capitate senza che potesse scegliere. "Forse
c'era una vena di pazzia nella famiglia e aspettarono che avessi
vent'anni per lasciarmelo sospettare". A quell'età
suo padre gli raccontò che il nonno aveva ucciso la nonna
a colpi di pistola e poi si era sparato, mentre lui, il padre,
andava a nascondersi sotto il letto. Poi successe la cosa più
terribile, tre anni fa, in cui nessuna pazzia familiare ebbe
colpa, a meno che qualcuno non consideri da pazzi conoscere qualcuno
attraverso gli annunci personali. Suo padre conobbe così
una donna e uscì con lei. Al ritorno a casa, l'ex marito
di lei li uccise entrambi e poi bruciò i corpi nel garage.
Palahniuk era già
uno scrittore noto,
allora, e aveva smesso di lavorare ai motori dei camion in una
fabbrica di Portland. Fight Club era uscito nel 1996. Adesso
Mondadori pubblica "Soffocare", uscito in America l'anno
scorso, straordinario racconto di eccessi, trasgressioni e follie,
ambientato con cinismo e ironia ma anche con un improbabile
vena di sentimentalismo in un futuro quasi presente. Per
dare un'idea della potenza di fuoco inventivo dell'autore, si
può raccontare che il protagonista Victor frequenta un
centro di cura delle dipendenze sessuali, e negli intervalli
dei corsi si accoppia con le assistenti sociali nei bagni del
centro. Il corso prevede che si trascriva una ricostruzione della
propria dipendenza, e da qui viene il libro. Dentro ci finiscono:
l'infanzia sciagurata di Victor con una madre ecoterrorista ante
literam, la sua pratica di soffocamento impostore nei ristoranti
per essere poi salvato da qualcuno che gli vorrà bene
e lo aiuterà economicamente, il lavoro da servo in una
ricostruzione per turisti di un villaggio del 1734, il mantenimento
con queste entrate della madre ricoverata in un ospizio gonfio
di rimbambimenti senili, cibo masticato e incontinenze, una imprevista
love-story con una misteriosa dottoressa, l'illusione di essere
nato dalla clonazione di una cellula del prepuzio di Gesù
Cristo e quindi di essere Gesù reincarnato, e pratiche
sessuali disparate con particolare attenzione alle toilettes
aeree e alle inserzioni rettali. Suona molto sgradevole, vero?
Beh, dipende dal vostro senso dell'umorismo, che è quello
che sostiene questa successione esilarante di avventure. Ma "Soffocare"
non è un libro comico, quanto un modo di raccontare come
sono fatte le persone nei nostri mondi, o come saranno fatte
tra poco, e come i loro bisogni facciano fuori ipocrisie e regole
che riteniamo consolidate. E come tutto questo non abbia alcun
senso.
Mentre da noi esce "Soffocare", Palahniuk ha già
pubblicato il suo nuovo roimanzo, "Lullaby", in cui
sono riconoscibili molte delle sue cose dei libri precedenti.
Anche qui la storia è surreale e apocalittica: un giornalista
scopre che la semplice lettura di una antica ninna nanna africana
può uccidere chi la ascolta, e decide di approfittarne
per eliminare i più disparati eliminabili a suo giudizio.
Intorno, un circo visionario di vendite immobiliari di case infestate,
ecoterroristi e necrofilie. Palahniuk ha scritto "Lullaby"
durante il processo all'assassino di suo padre, poi condannato
a morte. Richiesto di un parere di parte sulla pena, chiese la
sentenza capitale. A Rolling Stone ha spiegato che "è
un sentimento umano. Vorremmo sempre eliminare i problemi eliminando
le persone, liberandosene. Io ero vegetariano, contro l'uccisione
superflua di esseri viventi, e al tempo stesso volevo che quel
tipo morisse". Il tipo fu condannato a morte e ha fatto
appello contro la sentenza. In "Lullaby" il tema del
desiderio di eliminare le persone che ci creano ansie e problemi
è svolto assieme a una riflessione sulla potenza della
comunicazione. La ninna nanna è come un contagio mortale
che si tramanda per via acustica, più potente di qualsiasi
virus reale e informatico che abbiamo mai visto. "Ero colpito
dalla velocità con cui le informazioni si formano e vengono
diffuse da internet, e da come le nostre menti sono riempite
costantemente da messaggi. Mi fa paura che presto saremmo delle
semplici trasmittenti-riceventi di informazioni".
Palahniuk ha 40 anni, una faccia da bandito, e i bicipiti
anche. Suo padre lavorava con le ferrovie e appena aveva notizie
di un deragliamento portava i bambini a saccheggiare i treni
merci. I suoi libri, la sua vita, e l'esaltato ambiente di "Fight
Club" ne hanno fatto uno scrittore di culto, idolatrato
da decine di siti web. Oltre che un fantasioso inventore di storie,
è un grande scrittore, di una scrittura originale e riconoscibile,
priva di avverbi e perdite di tempo. Improvvise interruzioni.
Ripetizioni a effetto. Eliminazione del superfluo. Battute drastiche,
fredde. Non scrive come Hemingway, no. Dai tempi del college
vive a Portland, e la settimana prossima sarà in Italia:
il 15 novembre presenterà "Soffocare" a Milano
introdotto da Fernanda Pivano, a chiudere il cerchio del paragone
iconoclasta.
|