"Pheeeew..."

Luca Sofri

Vanity Fair, 4 novembre 2004

Lo spot della Telecom girato da Spike Lee, quello con Gandhi e le folle in ascolto, si è fatto notare. Giuliano Zincone sul Corriere della Sera ha visto l’eventualità di qualcuno che trasmetta un messaggio con mezzi così potenti a così tanta gente come una cosa preoccupante da una parte, e fin troppo banale dall’altra, alludendo alla situazione della tv italiana. Vanity Fair ha raccontato la storia dello spot e ha fatto notare una piccola censura sul testo originale di quel discorso di Gandhi. Poi su internet Paolo Attivissimo ha rivelato che la frase tagliata era “Asia has to conquer the West”. E con I tempi che corrono, il senso figurato non è roba con cui sottilizzare. Certo, l’auspicio che le parole di Gandhi avessero raggiunto più efficacemente ogni angolo del mondo ne viene un po’ contraddetto.
La cosa più immediatamente fallimentare dello spot (bello, per carità) a me pare sia in realtà la prevalenza dell’immagine anteguerra della folla succube, sulla figura di Gandhi. A guardarlo, non si viene rasserenati dal volto che siamo abituati ad associare a qualcosa di buono, ma piuttosto inquietati e spaventati dalla possibilità di un presente grigio e autoritario. La capacità di Spike Lee di ricostruire quell’atmosfera che ci è rimasta appiccicata addosso da tanti film su nazismi e fascismi, ha superato l’obiettivo pubblicitario. “Oggi che mondo sarebbe?”, dice lo spot, e tu lo guardi, ti vengono i brividi e pensi “pheeew…”.