La rivoluzione non è questa

Luca Sofri

Vanity Fair, 11 novembre 2004

No, la rivoluzione non è questa: la rivoluzione c’è già stata, cinque anni fa, quando un ragazzo americano si inventò Napster, e cambiò il mondo. Questa invece è la vita che cerca di riprendere, normale, regolata, dopo la rivoluzione. Questo sono io che tra dieci secondi avrò nel computer “Sentimental thing” di Joe Jackson, e per 99 centesimi potrò averla a portata di orecchio per tutta la vita: me l’avessero detto sei anni fa, l’avrei trovata una cosa da pazzi. Adesso la trovo normale, e anzi 99 centesimi più costosa del solito. Due secondi… Ecco.
La settimana scorsa è stato reso accessibile anche agli italiani (e ad altri otto paesi europei, e così fanno dodici più gli Stati Uniti) iTunes Music Store (IMS), il più grande e affidabile negozio di musica online: musica nel senso di mp3, niente di fisico, concreto, non quei dischetti brillanti che si usavano prima della rivoluzione, i cosiddetti ciddì. Files. Come il file di “United Kingdom” degli ABC che sto scaricando ora per altri 99 centesimi. Tre secondi, uno… Ecco.
ITunes Music Store è di Apple, che ha messo i piedi nel piatto del business della musica “virtuale” più rapidamente di tutti: prima con un software di gestione degli mp3 semplice ed efficiente (iTunes), poi con un lettore portatile che è diventato un fenomeno commerciale e di costume (iPod) e infine con un servizio di vendita di musica online per ora senza concorrenti all’altezza (IMS). Tra otto secondi, per 99 centesimi, avrò comprato la cover di “The way you look tonight” di Phil Collins (tra un paio d’ore me ne sarò anche già pentito, ma son solo 99 centesimi).
Usare IMS è in effetti facilissimo come dicono quelli di Apple: si scarica iTunes gratis (http://www.apple.com/it/itunes/ - non importa avere un Mac, funziona anche con Windows), si lancia il programma e si clicca su “Music Store”. Il programma vi porta sul sito e vi trovate di fronte un catalogo chiaro e immediato di tutto quello che il negozio offre: è in inglese, ma a prova di Biscardi. E ora, vi comportate come in un negozio vero, e cominciate ad andare in giro e guardare, cliccando di qua e di là. Oppure cercate qualcosa di preciso: io ho scritto “Talk Talk” e ho trovato tutti i loro primi dischi (ancora tre secondi e per 99 centesimi avrò sul mio computer una versione lunga di “Dum Dum Girl”).
Se invece vi aggirate, è pieno di sorprese: siccome il catalogo eredita quelli americano e inglese, ci sono moltissime cose impensabili in un negozio italiano (tra sette secondi avrò scaricato “Sister golden hair” degli America nella versione di un misterioso concerto dal vivo alle isole Cayman, 99 centesimi) o del tutto sconosciute. Se siete pazienti e curiosi potete mettervi lì e ascoltare i trenta secondi di anteprima di ogni canzone e magari diverrete dei grandi fans dei Sixpence none the richer. Adesso sto ascoltando due nuovissimi cd singoli dei Bright Eyes che qui non troverò mai e a ordinarli su Amazon arriverebbero tra dieci giorni.
Tutte le canzoni costano 99 centesimi: è uno dei tratti più rivoluzionari di quello che sta accadendo con la musica online. L’unità di misura della produzione musicale non è più il cd, o il 33 giri, o “l’album”, ma nemmeno il 45 giri: è la canzone. 99 centesimi, una canzone. E mai più il fastidio di comprare un disco intero per avere una canzone che ci piace, o di doversi sorbire quattro pezzi inascoltabili per godersi gli altri sei: ne volete sei? Ne comprate sei. Ne volete uno? Ne comprate uno. Solo in omaggio all’esistente, è possibile comprare tutto un “disco” pagandolo meno della somma delle canzoni: quasi tutti sono entro i 9 euro e 99 (intanto, per 99 centesimi l’una, ho comprato quattro canzoni degli Ultravox in versioni che non conoscevo da una raccolta di loro rarità: ci vorranno altri venti secondi).
A questo punto riassumiamo: il funzionamento è chiaro e semplice. I tempi di navigazione buoni ma non sensazionali: sono quelli della navigazione in internet. Se avete ADSL, cliccate e la pagina cambia dopo qualche secondo. Le modalità d’acquisto facili facili: la prima volta che comprate qualcosa riempite un modulo, indicate la vostra carta di credito e una password, e dopo sarà sufficiente cliccare sui pezzi per scaricarli. I tempi di download rapidissimi, in una decina di secondi è fatta.
Veniamo alle cose perfezionabili. Primo di tutti, il catalogo. Certo, tra quel che c’è e quel che manca (per ragioni varie di accordi e copyright), la scelta è all’altezza della media dei negozi di dischi. Ma questo non è un negozio di dischi: questo dovrebbe permettervi di non uscire più di casa. Il catalogo di Amazon, per dire, è imparagonabile: almeno dieci volte più fornito. È vero che c’è ogni cd di Neil Young dal primo all’ultimo, ma manca la colonna sonora di “Eternal sunshine of the spotless mind”, uscita da poco. E sulla musica italiana siamo ancora più indietro: niente De Gregori, niente Venditti, solo una raccolta di Dalla, niente CSI né CCCP, niente Morgan, quasi niente Tiziano Ferro (faccio per capirsi), un disco di Baglioni. Meglio con Guccini, o Zucchero, mentre c’è quasi tutto Battiato (ma solo una canzone dall’ultimo cd, per evidenti resistenze della distribuzione tradizionale), e sei dischi degli Stadio. Si capisce che è una questione di etichette e commercianti: quelli di Apple dicono di avere pazienza. Un piccolo e inevitabile fastidio tecnico è poi che non si possono ascoltare i trenta secondi di anteprima in background, mentre si continua a consultare: se si passa da una pagina all’altra l’anteprima si interrompe.
Non ho parlato della sezione videoclip, un po’ poverella ma divertente, né di quella dove si comprano gli audiolibri: sarebbe un mondo a sé ma il mercato italiano offre ancora troppo poco. Per gli anglofoni militanti però può essere interessante.
E alla fine tutto gira intorno a quei 99 centesimi. Che sono 99 centesimi in più di quello che ultimamente ci si è abituati a spendere per un file mp3 che chiunque può trovare – quasi sempre – anche con un programma p2p (e senza l’assurda e inutile limitazione all’uso su 5 computer e per 5 masterizzazioni a cui le etichette hanno costretto Apple). In cambio otteniamo un download immediato e sicuro e la coscienza pulita, per chi se la sentisse sporca. Ma i 99 centesimi sono anche un prezzo mooolto inferiore a ciò che paghiamo in un negozio di dischi, con la possibilità inedita di scegliere quali canzoni comprare e quali no (ancora quattro secondi per “Suicide is painless”, nella versione di Bill Evans, 99 centesimi). E la distinzione tra “oggetto disco” e musica in formato mp3 è sempre più cosa da appassionati, ora che le nostre case sono affollate di ingombranti cataste di dischi che copiamo una volta nel computer e poi non tocchiamo più. Per un po’ probabilmente useremo un sistema misto: qualcosa compreremo nel negozio, qualcosa scaricheremo illegalmente, qualcosa compreremo sull’IMS (io oggi, 9 euro e 90 centesimi). Poi chissà. Le cose cambiano.