"I tre porcellini"
di Luca Sofri

Vanity Fair, 27 gennaio 2005

Lo dico a voi perché mi fido, ma non mi fregate l'idea, mi raccomando. Ho pensato a questo format televisivo di sicuro successo, ora ve lo racconto. Ho già dei contatti, ma aspetto di parlare soprattutto con RaiUno che mi sembra l'interlocutore più adatto a questo tipo di prodotto.
L'idea è questa, è una specie di quiz con alcuni concorrenti e un conduttore. Meglio se il conduttore è uno molto popolare, un po' caciarone, che controbilanci la geniale sobrietà del gioco. Anche una donna, eventualmente: vediamo. Il gioco è così, si prendono i concorrenti e gli si mette un secchio in testa, poi si riempiono di botte, si spogliano nudi, gli si mette una mela in bocca e si chiudono in una cassa, una cassa ciascuno. Tre casse. Avrete intuito l'immediata citazione del gioco di Bonolis, quello dei pacchi. Un po' gli somiglia, è quel genere lì: si potrebbe pensare addirittura a quella collocazione, ma non è detto. Insomma, quando i concorrenti sono ciascuno nella sua cassa, il conduttore esce dallo studio e seguito da una telecamera va a casa di un abbonato Rai e gli domanda “testa o croce?”. Prima che l'abbonato possa rispondere, il conduttore scappa a gambe levate. Occhio che ora c'è l'idea forte, il momento decisivo. Il conduttore esce in strada e se piove ha vinto il concorrente numero uno, se c'è il sole ha vinto il concorrente numero due, se il conduttore viene investito da una macchina prima di capire che tempo fa, ha vinto il concorrente numero tre.
È forte o no? Si potrebbe chiamarlo “I tre porcellini”. Capace che fa il 25 di share.