Barry Bonds e i suoi settanta fuoricampo, se tutto fosse
come prima
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Tutto è stato come prima,
per un momento, alle nove e ventidue di Houston giovedì
sera. Tutto è stato di nuovo come prima nel nono inning
della partita di baseball tra gli Astros e i Giants di San Francisco.
Tutto è stato come prima quando l'esterno nero Barry Bonds
dei Giants, a partita quasi finita, a partita già vinta,
ha scaraventato la palla che gli aveva lanciato il pivello Wilfredo
Rodriguez in cima alle tribune dello stadio di Enron Field. Tutto
è tornato come prima per i 43.734 spettatori, per quelli
davanti alle tv, per quelli a cui è arrivata la notizia.
La notizia che Barry Bonds aveva eguagliato il record dei fuoricampo.
Settanta. A Mark McGwire Big Mac c'erano voluti 37
anni per battere quel record, tre anni fa. Quello era stato un
giorno memorabile, uno di quei giorni storici che capitavano
negli Stati Uniti, quando tutto era come prima. E poi, giovedì
sera.
Giovedì sera Barry Bonds si stava innervosendo. 37 anni
e un passo dal record, da alcune partite non lo facevano battere,
i lanciatori avevano paura e gli tiravano palle ingiocabili.
La partita stava finendo, i Giants l'avevano vinta guadagnandosi
qualche chance in più di entrare ai playoffs per le finali,
che cominceranno alla fine del mese. Willie Rodriguez, 22 anni,
alla sua seconda partita nella major league, ha preso il rischio
e ha lanciato con grinta. Bonds ha provato a battere ma ha mancato
la palla. Delusione. Delusione sua, delusione del pubblico rimasto
sugli spalti. L'umore che ci grava addosso da quasi un mese non
ce lo togliamo neanche stasera. E poi Rodriguez lancia la seconda
palla e Bonds la centra con una mazzata da "oooooh"
che vola, vola, vola, supera il limite del campo verde e se
ne va in tribuna, e lo stadio assonnato esplode e Bonds lascia
andare la mazza e comincia a saltare con le braccia alzate e
a correre intorno al campo e tutti sono in piedi e e applaudono
e quando lui ha finito il giro tutti i compagni gli saltano al
collo e fanno mucchio intorno a lui e Barry Bonds va incontro
a suo figlio Nikolai che gli viene incontro, scappato dalla panchina
dove sono ancora la signora Bonds e le altre figlie, e lui sorride
loro e sventola il cappello con la mano. Tutto può tornare
come prima, hanno pensato quelli che ci hanno pensato. Con il
padre di Bonds e il padrino di Bonds entrambi campioni
di baseball e recordman ai loro tempi - a guardare la partita
in tv. Con Rodriguez che diceva sono contento per lui, in spagnolo,
tradotto da un interprete, con Mark McGwire a casa e pensionato
a non poterci credere di essere rimasto il re per soli tre anni
("Fai posto, Big Mac, c'è un altro re sul trono del
baseball", titolano i giornali oggi). È un onore
per me, ha detto Bonds, dividere questo record con lui. Tutto
è tornato più di prima per Charles Murphy, trentottenne
agente immobiliare di Houston che come facevano gli americani
quando tutto era come prima, era andato allo stadio con il guantone
per provare anche questa volta a prendere una palla volata dalle
sue parti. E oggi era volata, eccome se era volata: ho visto
la palla arrivare, avevo i riflettori negli occhi, sono saltato
su, ho corso per un paio di gradini e bang!, ha detto Murphy.
Che è uscito dallo stadio con la palla del primato scortato
daglia genti, visto che la settantesima palla di McGwire venne
venduta dal suo catturatore per tre milioni di dollari. "Non
spenderli tutti subito", gli ha detto Bonds alla fine del
match. Eravamo lì, abbiamo fatto la storia, dice una spettatrice
che era seduta dalle parti di Murphy. E stasera Bonds è
tornato a San Francisco dove i Giants giocheranno contro gli
storici rivali di Los Angeles, decenni di inimicizia. Ci sono
in ballo i playoffs, il più grande primato del baseball
e una roba tra noi e loro: sapete com'è, noi e i Dodgers,
dice l'allenatore dei Giants ai giornalisti, sapete di che partita
si tratta. Che peccato, sembra tutto come prima.
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