Il guaio con la scuola Diaz
Luca Sofri
Il Foglio, 26 luglio 2001
|
Allora, proviamo a raccontarla. L'altra notte
una squadra di agenti speciali, guidati dal numero due della
polizia, ha raggiunto una scuola dove si riteneva ci fossero
persone responsabili degli scontri dei giorni prima. Ancora non
sappiamo quali fossero, ma c'erano elementi per ritenerlo. Arrivati
alla scuola sono stati accolti da un lancio di pietre. Hanno
chiesto di entrare. Una volta dentro sono stati ancora attaccati,
uno in particolare (l'unico di cui si sia detto) è stato
colpito da una coltellata. Nella perquisizione sono stati trovati
e mostrati ai giornalisti alcuni attrezzi probabilmente usati
nei lavori edili in corso nella scuola, una maglietta nera del
gruppo rock dei Metallica, dei libri, dei fazzoletti di carta,
parecchi temperini di quelli che si mettono nello zaino quando
si parte, a luglio, ma anche un paio di molotov e dei coltelli
più inusuali e pericolosi. Sono state arrestate decine
di persone di cui alcune sono già state rilasciate, ma
tra loro c'era davvero qualcuno dei ricercati dall'azione.
Traggo questa ricostruzione dai racconti di chi c'era, dalle
diverse versioni della polizia e del ministro dell'interno, dalle
eccellenti cronache di Marco Imarisio sul Corriere e da quelle
degli altri giornalisti accorsi alla scuola nel cuore della notte.
Mi sembra difficilmente confutabile. Bene. Poi è successa
un'altra cosa.
Nel corso dell'operazione gli occupanti della scuola, spesso
ragazzi giovani e che non c'era alcun motivo di legare a responsabilità
o intenzioni criminali, sono stati fatti sdraiare per terra e
con metodo e furia sono stati picchiati a uno a uno. Botte da
orbi. Sangue. Barelle. Botte. Urla. Un pestaggio. Fuori altri
agenti bloccavano giornalisti e parlamentari che chiedevano di
sapere cosa stava succedendo. Mi sembra difficilmente confutabile,
ma posso togliere l'espressione "furia" di cui non
ho prove certe. Ne hanno scritto Concita De Gregorio su Repubblica,
Imarisio sul Corriere, e molti altri giornalisti che sono riusciti
a entrare a cose fatte e che hanno raccolto decine di testimonianze
(vedo che il Giornale riporta con equilibrio la versione della
polizia, e quella del Gsf, senza correre il rischio di un'avventata
cronaca propria, senza dare un'occhiata in giro né fare
domande a chicchessia). Nessuno si sostituisca a un giudice,
ma quando decine di testimoni dicono "un pestaggio",
c'è sangue ovunque, barelle, referti medici, l'ipotesi
che ci possa essere stato un pestaggio è abbastanza plausibile.
No? Tralascio i dettagli cileni che spero ognuno abbia letto
in questi giorni. Ma non è detto. La "logica del
bipolarismo" fa sì che quando accade un episodio
criminale di questa portata, senza precedenti nella storia recente,
chiunque, anche al Foglio, si guardi in giro per vedere cosa
strilla il nemico, prima di intervenire: denunciare un pestaggio
di ragazzi può sgradevolmente diventare il modo per dare
una ragione all'Unità o ad Agnoletto , per un giorno,
e questo è davvero seccante. Con questo caldo, poi.
Il problema è che a tutti quelli con cui gli editoriali
del Foglio se la sono presa giustamente in queste settimane,
delle ragioni forti l'ha data l'operazione dell'altra notte.
A Luca Casarini che è andato seminando vento (lui lo faceva
da anni e con la mano sinistra, ma oggi ha trovato pagine e prime
pagine di raccoglitori), ad Agnoletto che è andato incoscientemente
a una battaglia pensando di andare alla marcia di Assisi, ai
delinquenti che hanno cercato di massacrare persone e carabinieri
per due giorni e a chi li ha difesi per tornaconto, ai mille
volte inetti scellerati che nel governo di centrosinistra scelsero
Genova (quello attuale ha disegnato il buco dei predecessori
con tutti i pennarelli ma di mettere una pezza su questa stupidaggine
somma si è lavato le mani). E soprattutto, il pestaggio
scolastico (ancora più ributtante per questa sua accessoria
dislocazione) darà ragione al peggio dei teppisti e criminali
che hanno massacrato la città in questi giorni. Quell'alibi
alla violenza che non era stato il ragazzo Carlo Giuliani perché
abbiamo visto com'è andata, sarà la notte di domenica.
Ci vorrà un bel fegato e lo stesso lo faremo - per
andare a dire ai ragazzi inermi che erano là che non bisogna
ricorrere alla violenza, adesso. Ci vuole una signora faccia
tosta per dire "isolate i violenti", per dire "non
date sostegno ai criminali", per dire "questa è
gente che danneggia gravemente tutto quello in cui crediamo",
quando non si è capaci di usare queste espressioni per
lo stato e chi lo serve. Le rilegga chi difende d'un sol motto
l'operato della polizia. Quando si è disposti a tollerare
fatalisticamente una quota "fisiologica" di violenza
da parte delle polizie (ma chi fissa la quota? Dovrà essere
ben alta per tener dentro l'altra notte) - "ci sono sempre
teste di cazzo, nella polizia", sento dire - con che faccia
si chiede di rimuovere "ogni" violenza a un incasinato
movimento di centinaia di migliaia di persone mal guidate, a
cui si è mostrata la notte dell'altra notte?
Vedo salvo rare eccezioni, come il bel pezzo di Gian Antonio
Stella una gran voglia di black block, in giro. Il diversivo
detersivo che lava via tutto. Non sono neanche italiani. O di
prendersela con gli irritanti pontificatori di ogni telegiornale.
Vedo voglia di non porsi lo sgradevole problema che in Italia
ci possa essere un gruppo di agenti di polizia che dietro ordine
dei suoi massimi comandi è capace di andare a una spedizione
punitiva e sanguinaria contro un gruppo di persone inermi (o
volete ancora sostenere che per difendersi legittimamente da
degli assassini bisogna anche massacrare un po' di ragazzi innocenti
nella stanza accanto?). C'è voglia di dibattito politico,
di agire secondo altri criteri. A chi giovano le dimissioni del
capo della polizia, e a chi nuociono. Questo è quello
che conta. Con questo caldo, poi. |