Ne ho viste tante da raccontar

di Luca Sofri

Vanity Fair, 12 maggio 2006

“Io mi diverto a disegnarmi come uno stronzo, ma sono un buono”. Linus ha cominciato a fare la radio esattamente trent'anni fa. Aveva 19 anni, e la radio si chiamava “Radio Milano 2”. “Un mio compagno di scuola mi disse che c'era un provino, e andammo”.
Adesso ha trent'anni di più, abita in un appartamento in zona San Siro, a Milano, ha sposato Carlotta e ha due bambini, Filippo e Michele. Queste cose, gli ascoltatori di Radio DeeJay già le sanno: “una svolta nel modo di fare la radio è stata quando ho cominciato a mettermi in gioco, a parlare di me e a sottrarmi ai cliché dei contenuti radiofonici. Le chiacchiere sugli artisti, e lo strano-ma-vero. Ogni mattina, quando apro il giornale, so dirti esattamente quali sono le notizie che useranno le altre radio commerciali”.
Adesso, ha trent'anni di più, e fa ancora la radio. Dopo essere stata inventata da Claudio Cecchetto, Radio DeeJay è stata comprata dal gruppo L'Espresso, dodici anni fa, e lui è diventato il direttore. Queste cose le sanno anche i non ascoltatori di Radio DeeJay. Volendo aggiungere invece qualcosa di inedito, si potrebbe cominciare raccontando che Michele - due anni e mezzo - tende a seccarsi se suo padre non gli disegna un gatto.
O che “con Cecchetto negli ultimi mesi abbiamo ammesso di aver esagerato entrambi”.
Mi stai dicendo che avete fatto pace? Vi vedete?
“No, ma con amici comuni abbiamo cominciato a spiegarci. Io capisco i motivi del suo rancore: la mia radio era la sua. Ma spero che lui capisca che non è colpa mia”
Domanda-di-rito: cosa è cambiato in trent'anni?
“Io vedo il mio tempo a Radio DeeJay diviso in due metà: i primi e i secondi dodici anni. Da che sono diventato direttore ho dovuto crescere, in qualche modo”
E la radio è diventata di un gruppo editoriale con una posizione politica forte…
“Guarda, il rapporto col gruppo è basato sul mantenimeto di una totale libertà di manovra. E la mia forza è il successo della radio: per loro è un investimento commerciale. Fino a che questo investimento va bene, non mi dicono niente: paradossalmente, le uniche preoccupazioni che hanno espresso sono state perché abbiamo espresso delle opinioni di sinistra che ci potrebbero alienare gli ascoltatori più di destra”
Ma le imitazioni di Berlusconi, le prese in giro…
“Le farei anche se la radio fosse mia. Io mi sento un uomo di sinistra: per condivisione di valori etici storicamente di sinistra, per radici proletarie e perché penso che uno debba scegliere la parte da cui stanno le persone che stima. Io sono orgoglioso di stare dalla parte di Rita Levi Montalcini e Beppe Grillo. Ma è anche vero che della sinistra italiana non mi piace l'incapacità di essere vicina alle persone. Se chiedi a chi vota Forza Italia, il centrosinistra semplicemente non lo sentono una cosa loro”
E tu?
“Anch'io mi sono sempre sentito trattato con disprezzo perché facevo il deejay. Ma adesso è tutto il clima da stadio che mi pare insopportabile, da una parte e dall'altra. C'è un'esasperazione del muro contro muro, della logica della curva. Io quando al telegiornale parlano di politica, cambio canale. Non ce la faccio”
Magari, passata la campagna elettorale…
“No. Non mi sembra che siamo in una fase diversa, si è imbastardito il modo di relazionarsi”
Ma questo non rende rischioso il tenersi in equilibrio, il giudicare fuori dalle curve, Mieli escluso?
“Io Mieli lo apprezzo. È uno che non si sforza di piacere, che è la cosa che più detesto del berlusconismo, questa falsità di voler essere sempre apprezzati”
Ma a te piace poter dare delle opinioni anche forti in radio, influenzare il giudizio delle persone che ti ascoltano?
“Certo che mi piace, anzi penso di essere tenuto a farlo”
E non ti capita che questo generi risentimenti, che tu scontenti gli uni o gli altri?
“Io non voglio sapere cosa pensano di me, non voglio entrare nella logica da stadio, non voglio sentire le urla dei tifosi. Noi ogni mattina in due ore riceviamo in media duemila messaggi, tra e-mail, sms, fax. Io continuo a pensarmi un artista: se un artista fa un concerto non chiede un loro parere a tutti gli spettatori. Al massimo applaudono, o fischiano. Oggi quella che era nata come un'opportunbità di facilitare una comunicazione è vissuta come allo stadio, vigliaccamente”
Dicevi del berlusconismo…
Non è che io sia antiberlusconiano tout-court: non mi piace il mondo che gli sta intorno. Ma a sinistra non sono messi molto meglio”
Ma c'è qualcuno che ti piace, in politica?
“L'unica figura che la sinistra abbia espresso in questi anni che potrebbe fare la differenza è Veltroni. Il resto è molto vecchio: io vedo nel significato della parola progressista una tendenza al rinnovamento, no?”
Però avevi avuto degli incontri con Prodi…
“Era seduto sul divano sove sei tu, un anno fa. Mi cercò per fare una chiacchierata sull'universo giovanile, su suggerimento di suo figlio”
E…?
“L'impressione umana è stata molto piacevole. Ma anche Berlusconi l'ho incontrato ed è umanamente piacevole. Prodi mi ha fatto una buona impressione. Non so io a lui, non mi ha più cercato”
Torniamo alla radio, ti diverti ancora ad andare in onda? O ti piace di più fare il direttore?
“Scherzi? La mia giornata è divisa in due. Andare in onda è la parte divertente, la mia cameretta”
E cosa è che ti rende più contento?
“Guarda, io ancora oggi quando la mattina finisco la trasmissione mi sento contento se mi sono piaciuto. Ho una mia pagella inconscia, se ho fatto qualcosa di cui non sono soddisfatto mi rode per ore. Ancora oggi. Poi non passo la mia giornata in radio: io passo per svizzero e precisino, ma dopo che ho fatto quel che serve, che ci sto a fare? Il mio compito è dare un quadro di insieme, non presidiare che ognuno faccia quello che voglio”
E mentre te ne vai in macchina dalla radio, non ti capita mai di fare un salto sentendo qualcosa su Radio DeeJay?
“Sì, ogni volta che accendo la radio trovo un motivo per incazzarmi e telefonare, ma cerco di trattenermi”
E ci riesci?
“Io credo di essere un ottimo regista. Metto insieme le cose. Poi le cose non funzionano se non dai loro autonomia. A un certo punto abbiamo pensato che fosse una buona idea fare la mattina un programma come quello che fa Platinette. Io non sempre sono d'accordo con Platinette - con Fabio Volo mai - ma se la prendo le faccio fare quello che decide di fare”
Che ha Fabio Volo che non va?
“Siamo totalmente opposti. Io in radio mi spendo spessissimo personalmente, lui invece trattiene molto di sé. Ed è un nostalgico di generi musicali da birreria bresciana”
E tu, ti riascolti?
“Ogni tanto, detestandomi: come tutti”
E quindi cosa fai per trattenertii dal sorvegliare il palinsesto di DeeJay?
“Sento altro, sento IsoRadio e mi diverto”
Ti diverti?
“Sì, perché sono tra i pochissimi in cui la programmazione musicale è spiazzante, nel bene e nel male. In macchina è più facile che ascolti RadioRai, che programma più spesso musica che non mi aspetto”
Già, come ti poni trent'anni dopo sulla scelta della musica da mandare in onda?
“Appunto, la musica mi dà molti problemi. Faccio sempre più fatica a rivedermi nelle scelte della playlist. Qualche volta vorrei infrangere gli schemi che io stesso ho impostato. Siamo una radio leggera, ma io sono un po' stanco”
E cosa vorresti sentire?
“Non qualcosa in particolare. E non sono uno di gusti particolarmente strani. Ma mi piacerebbe sentire qualcos'altro. C'è anche un rapporto un po' troppo sedimentato con le case discografiche: sulla mia scrivania molti dischi proprio non arrivano”
A che punto è il tuo rapporto con il fare la televisione?
“L'ho messa abbastanza da parte. Devi pensare che io sono stato a lungo compagno di banco di Gerry Scotti, di Amadeus, di Fiorello, di Luca Laurenti. Per un po' ho sofferto di non trovare anch'io un risultato televisivo comme il loro. Adesso penso che forse non sono adatto a farla. O che non ho avuto l'opportunità giusta. Però ora mi piace andare in tv da ospite. Sono un ottimo ospite”
Hai altre indoddisfazioni?
“Beh, provo invidia per quelli che fanno musica: uno come me che ha vissuto con la musica, e non so suonare niente e sono stonato come una campana…”
E ora, dopo questi trent'anni, che intenzioni hai?
“Guarda, malgrado la fama, io non ho mai guardato oltre il domani. Qualcosa succederà. A un certo punto qualcosa dovrò cambiare, ma verrà da sé. Non credo che tra dieci anni farò le stesse cose che faccio ora”
Questo lo diceva anche Mick Jagger…
“Buon auspicio. In ogni caso è già cambiato molto in quello che faccio. Stamattina abbiamo parlato di Freud, ieri di Al Zarkawi. Dieci anni fa facevamo lo strano-ma-vero anche noi”
E i tuoi amici nella vita sono sempre quelli della radio, o le celebrities?
“No. I miei amici ora sono soprattutto quelli con cui vado a correre, e pochissimi vengono dalla radio. Quanto agli artisti, ho buoni rapporti con tutti, e li vedo spesso in radio. Ma l'unico che sento spesso è Morandi, sempre per via della corsa”
Ti chiama lui?
“Sì, quando sa che ho fatto una gara chiama per sapere com'è andata: se sono andato male dice che gli dispiace. Ma io lo so che ci gode”