Come non si fanno i giornali
Luca Sofri
21 novembre 2003
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Caro direttore, capita ancora che delle persone (poche persone) mi chiedano perché io non lavori più a Ottoemmezzo, e io glielo spiego. Questo non la riguarda, capisco. Capita però adesso che delle persone (poche persone) mi chiedano anche perché io non lavori più al supplemento domenicale del Riformista di cui avevano letto in giro: io glielo spiego, ma mi riesce meno bene. Le chiederei un aiutino. Quello che io spiego loro è che alcuni mesifa conobbi Claudio Velardi, che è molto simpatico. E che lui mi propose di fare un giornalino specializzato che non corrispondeva ai miei desideri, e benché lusingato, mi sottrassi. Allora Claudio Velardi, che è molto simpatico, lasciò passare qualche mese e mi fece unaltra proposta: che mi inventassi una versione domenicale del Riformista. La proposta mi concedeva grandi libertà, e quindi, lusingato, accettai. In realtà non avevo ancora accettato che già Velardi lo aveva raccontato a qualcuno e qualcuno aveva ritenuto persino di pubblicarlo su qualche giornale. Comunque accettai. Bisogna partire subito, mi spiegò Velardi, che è molto simpatico, e il cui sincero entusiasmo per il progetto che gli presentai mi convinse quasi - della serietà delle sue intenzioni. Avevo in effetti scritto per loccasione un paio di cartelle di idee idee non male, se posso permettermi che anche lei, caro direttore, ebbe occasione di leggere. Così ci vedemmo a pranzo, in un buon ristorante: pranzo gentilmente offerto dal Riformista, che ringrazio di nuovo. Io, lei, il simpatico Claudio Velardi e lamministratore delegato del Riformista. A quel pranzo le mie cautele su un progetto che era appena nato e che si pretendeva diventasse operativo entro due mesi furono bonariamente prese in giro: avrei dovuto essere molto più entusiasta della cosa nuova e originale che stavamo andando a fare. Io ne ero piuttosto convinto, in effetti: ma di solito aspetto che le cose siano fatte. Ci lasciammo che dovevate fare due conti, e poi saremmo partiti: che io intanto cominciassi a mettere assieme i passi sucessivi e i contatti con i miei complici possibili. Era giugno. Volevate uscire a ottobre.
Non ebbi più notizie fino a settembre, e quindi passai delle piacevoli e spensierate vacanze. Poi ebbi occasione fortuita di sentire Claudio Velardi, e lui mi propose allora di vederci per fare il punto della situazione. Buona idea, dissi io.
Tra laltro, essendo voialtri tutti piuttosto simpatici, ricevetti un invito a cena con una qual certa soddisfazione. Fu una serata piacevole, e ve ne ringrazio. Venne fuori che cera un dettaglio del progetto che era risultato inattuabile, e mi chiedeste una soluzione alternativa: io suggerii di eliminare quel dettaglio. Buona idea, perbacco, diceste voi. Furono sollevati calici e fissate nuove date operative, allincirca un mese o due dopo. Devi subito parlare con il nostro Art Director, mi diceste, e anche: hai già pensato a chi coinvolgere?. E anche hai fatto due conti sul tuo compenso?.
Così, dopo qualche giorno parlai con il vostro Art Director, persona che sa il fatto suo, e squisita persino più di voialtri, con rispetto parlando (a coinvolgere altri fui più prudente, e aspettai ancora). Esposi tutto quello che avevo in testa, ascoltai tutti i suoi saggi suggerimenti, ci spiegammo e ci capimmo. Appena è pronto un numero zero ci risentiamo e partiamo, mi diceste: intanto allanniversario del Riformista presentiamo il progetto. Era settembre.
Non ebbi più notizie, e sto passando un autunno piacevole: non spensierato, che ho anche altri pensieri, ma piacevole, grazie. Ogni tanto qualcuno mi chiede: ma quando lo fate questo supplemento del Riformista? Io rispondo che non lo facciamo più, almeno non con me. Di questo sono certo, ma non vorrei spiegare cose inesatte. Se lei ha altri dettagli, mi faccia sapere. Con comodo.
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