Re: No Subject
da Max

 

Christian Rocca
e
Luca Sofri

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Re: No Subject

Rock e altro

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Febbraio 2004

Caro Christian, vorrei proporti una riabilitazione. Trattandosi di un personaggio inviso alla sinistra, so di poter contare su di te (tu riabiliteresti Hannibal Lecter, per far dispetto a Michele Serra). Io penso che Carcarlo Pravettoni sia stato erroneamente malvisto. In realtà la lista “Asfalto che ride” aveva del buono. Ci ho riflettuto cercando di andare in bicicletta per Milano, in quelle istantanee pause tra una rotaia, una pietra sporgente, un pavé dissestato e una buca nei sampietrini. Asfaltare, che diamine! La ruota che scorre, dolce e sensuale, sul ruvidino dell’asfalto. È una sensazione rilassante e bituminosa. Asfaltare! Via tutte quelle pietrazze storte e insensate. Parlo di Milano, ma se vogliamo estendere il discorso ai diritti del ciclista romano, ho una seconda proposta: stendere i colli! Giù tutto, Monteverde, Oppio, Esquilino, Coinquilino, zac! E via, lievi come il vento.

Caro Luca, te ne propongo una io di riabilitazione: gli anni Settanta. Parafrasando Raf, che cosa resterà di questi anni Settanta? L’unica cosa decente, leggi sui diritti civili e mondiali d’Argentina a parte, prodotta in quegli anni è la musica rock progressive. No, c’era anche quel triangolino bianco ul basso del teleschermo di Raiuno che segnalava che stava cominciando un programma su Raidue. Te lo ricordi? Bei tempi quando non c’era il Berlusca, e Michele Serra seguiva il suo lungimirante leader Berlinguer che lanciava fatwe contro l’introduzione della tv a colori e delle autostrade. Ma non mi distrarre. Voglio parlarti degli Area, della Pfm, degli Acqua Fragile insomma di quelli lì che imitavano i Genesis, gli Yes e i King Crimsom. Un’anima pia alla Bmg ha deciso di ristampare una ventina di quei dischi. Geniale. Stai attento, però. Ascoltandoli ti verrà il magone, specie se guarderai fuori dalla finestra di casa tua a Milano. Quei dischi ti ricorderanno che lì sotto, un giorno, era tutta campagna.

Caro Christian: fatwe? È roba che si asfalta? Se no non mi interessa. Io sto rivalutando gli anni Trenta e Quaranta, grazie a un esilarante libro di fotografie del Duce pubblicato da poco. È una raccolta di foto censurate alla pubblicazione per un motivo o per l’altro, ma tutti riconducibili a imbarazzi vari in cui Mussolini sarebbe stato messo. Le mie preferite sono Mussolini-che-si-tiene-il-pacco, Mussolini-che-si-spatascia-in-una-siepe-col-cavallo, Mussolini-che-si-infracica-con-un’innaffiatrice-automatica e Mussolini-che-fa-la-mossa. La gioia dei bambini. Quell’omino era un grosso sfigato: sono i più pericolosi.

Caro Luca, mi sto facendo una cultura sui totalitarismi. Ho comprato questo libro che dici tu, come sai leggo e rileggo quello di Amis su Stalin e ora sto leggendo “La disfatta”, un racconto avvincente sugli ultimi giorni di Hitler rinchiuso nel bunker, ma anche “I piccoli martiri assassini di Allah” di Carlo Panella, purtroppo a casa mia non si prende Raitre ma, in compenso, ho acquistato in edicola con la Stampa la serie completa dei dvd della Juve.

Caro Christian, Michele Boroni – popolare blogger e mio socio radiofonico, nonché interista – ha un nome per la sua condizione, simmetrica alla tua: la chiama “interiorizzazione” del dolore. Io, fino a che non ricomincia il campionato di baseball, non mi interesso di sport. Anzi, ti ricordi di quando andammo allo Yankee Stadium, preferendolo di misura al concerto di Al Green? Adesso lui ha fatto un disco nuovo, col suo produttore storico, e il New Yorker ha svelato il segreto delle mirabilie della sua voce soul: il microfono numero 9. Il produttore lo teneva da parte da 25 anni, dal loro ultimo disco assieme. Tra 25 anni, io e te saremo condirettori di Max Anni Azzurri.

Caro Luca, di New York non vorrei più parlare, almeno fino a quando non ci torno. Ho una certa nostalgia. Sai, gli ultimi due scudetti li ho festeggiati lì, a Central Park. Non so se hai presente, è quel posto dove i due nostri maestri, Siimon & Garfunkel, i primi due renosubjectari della storia (cos’altro è The sound of silence?), una volta hanno fatto un concerto. Il Parco ora è stato disegnato dal di dentro da Matteo Pericoli, in un fantastico libro che si apre a fisarmonica (capisci a me) e che segue il suo precendente disegno dello skyline di Manhattan. Un’ultima cosa. Non parlo più dei Coldplay, da quando Chris Martin si è sposato con Gwynnie. Anzi per ripicca ti consiglio di ascoltare il nuovo disco di Bill Frisell, (tranquillo: stavolta non fa jazz), con la giovane cantante Petra Haden. Fanno una versione di Yellow fenomenale. E giallo è il colore della gelosia, no?

Gennaio 2004

Caro Christian, avevo fatto un bel proposito per l’anno nuovo, ma ho avuto una delusione. Ho scoperto, per via di Schwarzenegger, che non posso fare il presidente degli Stati Uniti (neanche tu, avvisato). Non che non mi trovi bene, qui con te, per carità. Ma avevo un progetto di interior design che mi è caro e che mi dà da pensare da molto. E cioè: perché tengono la scrivania rivolta verso il muro? Nell’Ufficio Ovale, dico. C’è questa bellissima stanza illuminata da tre porte finestre che affacciano sul giardino della Casa Bianca, nientemeno. E l’uomo più potente del mondo che fa? Sta girato dall’altra parte. Mai che a uno sia venuto in mente di arrivare lì, bello insediato, e girare quella dannata scrivania. Lo so cosa stai per dire: che quella è gente che ha da lavorare seriamente, non come me che stenderei le gambe sopra la scrivania e passerei il tempo a guardare gli scoiattoli. O la neve che cade. Ma sospetto che a una buona politica presidenziale un bel panoramino potrebbe solo giovare. Guarda me: sto scrivendo con un bel tramonto milanese davanti agli occhi, e non ho ancora bombardato nessuno.

Caro Luca, gran bella battuta. Sembri quella figlia di un senatore di Forza Italia che dice di fare satira e poi dà di ciccione a Giuliano Ferrara. Mettete insieme le vostre “qualità autorali” – sì, ha detto “autorali” la figlia del senatore di Forza Italia – sono certo che riuscirete a escogitare uno sketch originale, una cosa mai vista, tipo tirare una torta in faccia. Ci fareste morire dalle risate. Comunque, detto questo, è da scemi censurare sia la satira sia qualsiasi altra cosa. Peggio della censura ci sono soltanto le lagne dei censurati. Senti, mi è venuta un’idea: perché non facciamo di questa nostra corrispondenza “autorale” un bel libro? Una bella raccolta di tutti i nostri re: no subject. Non sarebbe meraviglioso? Sono certo che non ce lo pubblicherebbe nessuno. Censura, censura.

Caro Christian, non so se i lettori italiani siano pronti per un’opera di tale portata, che farebbe senz’altro discutere. Meglio aspettare. È anche una questione di umiltà e modestia, qualità per cui noi andiamo famosi e di cui si potrebbe dubitare qualora accettassimo un grosso anticipo. Molto grosso, poi, sarebbe imbarazzante. Chissà quanti soldi hanno dato allo scrittore di culto David Foster Wallace, perché scrivesse finalmente un buon libro né troppo lungo e né troppo corto, e lui gli ha consegnato un trattato di storia della matematica pieno di radici quadrate e derivate seconde. Quanto allo sketch di tirarti una torta in faccia, non lo dare per perso. Guardati attorno.

Caro Luca, è molto più bello il libro che ha scritto un giornalista del Tg5, si chiama Gaetano Savatteri, lui è quello che fa i servizi di cronaca con la erre moscia. In realtà sono due i giornalisti del Tg5 che arrotano le r e scrivono romanzi, l’altro è Marco Ferrante, ed è anche lui un mio caro amico. Eppure, pensa, nessuno dei due mi ha ancora presentato Annalisa Spiezie. Comunque, ti dicevo, Savatteri ha scritto “La ferita di Vishinskij”, una storia intricatissima ambientata a Palermo tra l’Ottocento e oggi. Te la consiglio, anche perché Vishinskij era il pubblico accusatore dei processi staliniani e anche il nomignolo che Cossiga diede a Luciano Violante. Anche Violante ha scritto un libro, Un mondo asimettrico, che probabilmente è il migliore tra tutti quelli antiamericani usciti di questi tempi. Ma, invece, prendi il libro di Martin Amis sui crimini di Stalin e il fighettismo di sinistra. Si intitola Koba il terribile, Koba è il nomignolo di Stalin, ma non credo che Cossiga c’entri.

Caro Christian, quello che mi piace di te è la visione spassionata e distaccata sulla politica. Ogni tanto dovresti scrivere qualcosa contro qualcuno di sinistra, secondo me. Il libro di Amis è brutto e stupidino: arriva sempre qualcuno alla fine della fiera che pretende di aver capito tutto. In questo capisco che tu ti senta vicino ad Amis. Cose più efficaci e ragionevoli sul comunismo le aveva scritte Arthur Koestler diversi decenni prima. Per distrarti, ti consiglierei una bellissima ricostruzione della storia del Bounty, appena uscita in America. Si fa del revisionismo sulla figura del cattivissimo capitano Bligh, contro cui si ribellarono gli ammutinati, che poi non era così cattivo: questo dovrebbe piacerti. Legge e ordine, augh.

Caro Luca, Buio a mezzogiorno, è uno dei caposaldi del pensiero occidentale insieme con Mezzogiorno di fuoco, Nicole Kidman e i punti fragola dell’Esselunga ma, pensa, fu stroncato dai lucasofri del tempo. Comunque, ti sorprenderò. Ti elogio il libro di un filosofo francese, Bernard Henry Levy, che nonostante somigli a Daniel Auteuil, quello che nei film francesi bacia sempre Emanuelle Beart, ha scritto una bellissima inchiesta sull’assassinio del giornalista Daniel Pearl. E poi: hai mai sentito il disco “Gramsci Bar”? E’ fantastico. E’ una raccolta di canzoni storiche della sinistra, l’Internazionale, Fischia il vento eccetera, riarrangiate in modo lounge e fighetto. Tipo Budda Bar. Giro-girotondo-quanto-è-bello-il-mondo, però non c’è.

Dicembre 2003

Caro Christian, ma tu te ne intendi di macchine? Cioè, devo comprare una macchina, che la mia ha fatto 220 mila chilometri: nel frattempo alle automobili sono successe un sacco di cose, e io me le sono perse. Per esempio, le monovolume: tu hai capito il senso? Io ho capito che si sta più alti, e per noi non altissimi è una certa soddisfazione, una specie di rivincita su un decennale complesso di inferiorità. Ma non è che si capotta? La fanno tutti la prova dell’alce? E poi, ne ho provata una: per poco non stendo una signora sulle strisce che mi era rimasta impallata dal montante a sinistra del parabrezza. Poi è pieno di optionals costosissimi, che dopo un’ora ti sembrano indispensabili: ho guidato una macchina giapponese che aveva una telecamera sul paraurti posteriore e in uno schermo sul lunotto vedevi quello contro cui saresti andato a sbattere in retromarcia. Dici che torna buono?

Caro Luca, macchina giapponese? Ricordati che la proprietà di Max ha un qualche legame con la Fiat, nelle Americhe meglio conosciuta come Fix It, Again, Tony. Datti alle italiane e del problema investi (in senso metaforico) il direttore di codesto mensile, magari riesce a farti ottenere uno sconto per la Nuova Ypsilon (chiedi se lo fa a me). Io ho altro cui pensare. Siamo alla fine dell’anno e non ho ancora fatto nessuna classifica. Ci provo ora: migliore trasmissione televisiva dell’anno: l’Isola dei famosi; migliore Magnum serie i 7 vizi capitali: lussuria; migliore disco rock: Greendale di Neil Young; migliore spettacolo comico: quando l’Inter ha battuto 3 a 0 l’Arsenal; migliore film: non me ne viene in mente nessuno; migliori libri: American Ground di William Langewiesche e In un milione di piccoli pezzi di James Frey; miglior disco jazz: Changing Places di Tord Gustavsen; migliore sindaco di Roma: Walter Veltroni; migliore nome da mettere a un figlio: Pavel; miglior disco italiano: quello di Elisa; migliore trasmissione radiofonica dopo la rassegna stampa di radio radicale: ogni maledetta domenica su radiodue; migliore saggio di lucida e approfondita analisi di politica internazionale e non solo: Esportare l’America scritto da me di persona personalmente; migliore conduttore che ha appeso le scarpe al chiodo dell’anno: Luca Sofri. Credi che per la pubblicità subliminale contenuta nelle ultime tre categorie, il direttore di Max ci farà pagare molto?

Caro Christian, te la sei cavata nel finale, che a leggere del Magnum ti stavo per togliere il saluto. Quella è gente che manda a remengo tutte le cose care e importanti della nostra storia e delle nostre tradzioni, altro che il crocifisso a scuola: quelli hanno eliminato la Bomboniera! E l’hanno rimpiazzata con una robetta… bleah, non so nemmeno come descriverla. Io adesso vado al cinema, e devo stare digiuno tutto il tempo (il popcorn non mi piace, mbè?), per colpa dei loro magnumini (hanno un gelato che si chiama Magnum, e lo fanno piccolo: è come fare una station wagon coupé). Comunque, di Neil Young non c’era bisogno, dammi retta: se proprio vuoi un bravo Neil Young dei tempi nostri, segnati Damien Rice. Ha la stessa storia di David Gray, fece il botto in Irlanda e nessuno si era accorto di lui: ora lo stanno ristampando in tutto il mondo. Fossi te direi: miglior disco dell’anno (la differenza è che tu l’hai già detto di quattordici dischi, e manca ancora un mese).

Caro Luca, il migliore Rice dell’anno è Condoleezza. E’ stupenda Condy e pare suoni il pianoforte in modo strepitoso, specie mentre i marines liberano popoli mediorientali. Nel 2008, se non dovesse vincere Diaco, sarebbe fantastico assistere a una sfida tra lei e Hillary. Che ne dici? Noi di sinistra stiamo con il black power. E voi? In attesa che tu riesca ad elaborare una posizione terzista, ti consiglio di provare i migliori cornetti farciti alla crema dell’anno, li trovi alla pasticceria Sissy di Milano, in Piazza Risorgimento. Ti confermo, come ogni anno, che il miglior gelato nocciola di tutti i tempi lo trovi al Bar 900 di Alcamo e per la miglior-qualsiasi-cosa al cioccolato devi andare da Enrst Knamm sempre a Milano, zona Cinque Giornate.

Caro Christian, ma che è? Il mese della marchetta? Posso anch’io elencare il nome del mio ortolano e del concessionario dove vorrei comprare la macchina? Mi rifiuto, io sono uno integro, se voglio che mi mandino l’ultimo Asterix telefono in Mondadori, ma non sto mica qui a dire che sono la casa editrice migliore del mondo: si sa, che la migliore del mondo è la Rizzoli.

Caro Luca, la migliore casa editrice del mondo è Random House che pare abbia dato a un giornalista italiano, Andrea di Robilant, più di un miliarduzzo come anticipo per scrivere la storia di due suoi avi veneziani. Il libro ora è uscito anche in Italia, per Mondadori. Quando telefoni chiedine due copie.

Novembre 2003

Caro Christian, un accidente del destino ha fatto atterrare sugli scaffali del mio bagno alcuni prodotti di cosmesi maschile. Li chiamo così perché non ho ancora capito bene a cosa servano. Siccome nella vita non mi voglio precludere nessuna esperienza e sono un uomo assetato di conoscenza, ho deciso di intraprendere anche questa avventura. Leggo le istruzioni e le seguo diligentemente: “applico il prodotto sul viso inumidito con acqua tipeida”, “massaggio dolcemente” e cose così. Tutto dopo aver impiegato una decina di minuti a decifrare la differenza tra un coso e l’altro, cercando di tradurre da un francese sognante e privo di senso. Non escludo di essermi lavato i denti con un dopobarba. Per ora non ho ancora raggiunto né il Nirvana né una qualche comprensione del fenomeno. MI guardo allo specchio e cerco di sentirmi come Carlo Rossella. Forse dovrei chiedere a lui.

Caro Luca, già che ci sei fatti spiegare dal direttore di Panorama che il francese non si porta più, neanche sui prodotti di cosmesi maschile. Fidati, io uso il Liquid body cleanser di Kiehl’s che è americano, l’after shave balm e l’anti-perspirant di Aveda che sono di Minneapolis, e il profumo Penhaligon’s che è inglese. Coalition of the peeling. Credimi: i francesi sono una boiata pazzesca. Non servono a niente, brioches a parte. Che cosa hanno di buono i francesi, oltre a Zidane? (Che poi non è francese, ma algerino). Che fanno di così importante e meraviglioso per tirarsela tanto? Il foie gras, d’accordo. E magari qualche rosso di Borgogna (ma quelli spagnoli hanno più corpo). E poi? Mi sai spiegare perché portano la camicia sbottonata sul petto? E come mai in tutti i film francesi c’è Daniel Auteil? Hai mai letto un libro francese successivo a Balzac? (Io sì: Emmanuelle). Ti sarà mica piaciuto quella sòla di Amelie, vero? Non crederai che i loro formaggi siano migliori, nevvero? O sei cascato anche tu nella trappola della musica da ascensori del Buddha Bar? A proposito, sono certo che mi aiuterai a rintracciare Eva Green, quella francesina del film di Bertolucci che mi ha fatto perdere la testa, neanche fosse Robespierre.

Caro Christian, l’anti-perspirant ti deve aver inibito il ricambio d’aria alle meningi. Bossi dice che Roma è marcia, Giorgio Bocca ce l’ha con “l’impero americano”, potreste vedervi tutti e tre al bar e far gran conversazioni. Magari vi mando anche Chuck Palahniuk, che ho conosciuto ieri, e invece ce l’ha con la televisione. Dice che lui non ne ha più una, perché preferisce fare le cose piuttosto che guardare gli altri farle. Invece che dirgli che anch’io preferisco scrivere romanzi piuttosto che leggere i suoi, gli ho risposto che intanto si perde le finali del baseball, e poi che per quanto si impegni, gli altri faranno sempre molte più cose di lui: meglio dar loro un’occhiata, ogni tanto.

Caro Luca, io per esempio guardo sempre L’isola dei Famosi dove tra me, Palahniuk e te, l’unico con qualche chance di ammissione alla seconda edizione sei tu. Andrea Palahniukkets, mi pare faccia già l’opinionista del programma, no? Io li adoro, comunque. I famosi imitano, senza rendersene conto, i concorrenti del Grande Fratello. Salvo e Lorenzo, gli originali, hanno fatto storia, stabilito un tono, fissato i paletti. Quando Maria Teresa Ruta va al confessionale parla come Maria Antonietta, mentre la mia preferita, cioè Susanna Torretta, ha come modello l’ineguagliabile figura di Marina La Rosa. Per la quale, ricordo di aver già perso la testa.

Caro Christian, sono stato alla prima di “The league of extraordinary gentlemen” a Londra, e ho quasi toccato Sean Connery. Mi sono fermato all’ultimo momento per la paura che cadesse per terra, non si sa mai. Il film comunque è divertente, una di quelle robe da ragazzini dove scoppia tutto continuamente e tutti si menano come fabbri dall’inizio alla fine. Ogni tanto fanno anche qualche battuta, e qui a differenza che in altri film tratti da fumetti che ho visto di recente, le battute non sono niente male. A un certo punto Alan Quatermain dice a Dorian Gray: “forse le sfugge il quadro, mister Gray”.

Caro Luca, in fondo Sean Connery è il Fabio Testi anglosassone. E’ perfetto per l’isola, non a caso fa quella pubblicità dove non lo riconosce nessuno. A memoria d’uomo, salvi gli 007, non c’è traccia di un suo film decente. Il suo vicino di casa di New York gli ha fatto causa perché scionconnery vuole rinnovare la palazzina e farlo partecipare alle spese. Quello non ci pensa nemmeno, anzi lo vuole in tribunale perché i lavori a casa di scion hanno fatto parecchi danni all’appartamento sottostante. Io sto con James Bond, Licenza edilizia.

Ottobre 2003

Caro Christian, ma tu la sapevi questa storia di Rita Pavone e i Pink Floyd? L’ho letta su un weblog: pare che lei vada sostenendo, ma non ne ho conferma diretta, di essere stata citata in “San Tropez”, ma la questione è controversa: io non ci avevo fatto caso e sono andato a controllare. La maggior parte dei testi che si trovano in giro riportano un “later by phone” che solo con molto ardimento si potrebbe interpretare come “Rita Pavone”. Ho messo il cd e ho raccolto tutto il mio ardimento, ma non ce l’ho fatta: dice “later by phone”. Peccato.

Caro Luca, i Pink Floyd hanno fatto una cover di assantropé-lalunasidestaconté, e io non ne sapevo niente? A questo punto non sono più certo di aver capito bene il nuovo disco di Neil Young, il mio rocker psicopatico preferito. Credevo di aver sentito niliang citare in una delle canzoni di Greendale due colleghi di Rita Pavone, John Lennon e Bob Dylan. Ma ora mi viene il dubbio: magari dice “a melon” e “bomb Iran”? Senti, mi devi fare un favore: puoi togliere da questa pagina la tua foto da bambino? Non ne posso più di spiegare a tutti che, come dici tu, “solo con molto ardimento la si potrebbe interpretare” come una mia foto di trentacinque anni fa. Dài, lascia stare i bambini. Credo che lo dicessero anche i Pink Floyd: “Hey Rita, leave the kids pavone”

Caro Christian, ti verrei incontro, anche perché mi guardo allo specchio e mi sento vecchio vecchio. Ma stamattina mi sono svegliato e allo specchio mi sembravo anche più scuro di pelle. Considerato che non vado al mare ormai da un paio di mesi (e qul giorno lì, pioveva), credo che si tratti dell’immedesimazione nelle radici del soul. Non sento altro, da giorni. Da quando un blogger milanese mi ha portato a vedere “Only the strong survive”, un documentario fantastico sugli artisti della Stax. Poi, siccome le cose simili succedono sempre tutte assieme, sono stato in un rifugio di montagna dove il cameriere sentiva delle compilations piene di Isaac Hayes e Curtis Mayfield. Poi, siccome le cose simili succedono sempre tutte insieme, ho visto Ali – quello con Will Smith, non l’avevo ancora visto – e all’inizio c’è un concerto di Sam Cooke. Non sento altro, da giorni, con un’unica deroga: la versione soul dal vivo di “Eden” di Paolo Conte. C’è del soul un po’ in tutti noi, fratello: appena trovo una mia foto da nero, la metto.

Caro Luca, bravo. Vallo a raccontare a Coleman Silk che ti sentivi più scuro di pelle stamattina. Coleman Silk è il protagonista della Macchia Umana, il film con Anthony Hopkins e Nicole Kidman tratto dal libro di Philip Roth. Silk è un rispettato prof americano che va nei casini perché una sua battuta in classe viene interpretata come razzista. A quel punto lo scaricano, ma chi lo licenzia non sa che Silk tutte le mattine si alza, si guarda allo specchio e sa di essere nelle radici del soul fino al collo. Vabbè, non te lo posso raccontare tutto. Così come per intero non sono mai riuscito ad ascoltare un disco soul. Il soul è una musica fantastica per 30 secondi, poi è insopportabile. Infatti la usano solo per le pubblicità dei jeans e dei cornetti Algida, se ci pensi, e mai per le telepromozioni dell’arbitro Cesari.

Caro Christian, se Max non ti taglia quest’ultima, davvero in Italia c’è la libertà di stampa. Parliamo d’altro: perché non mi avvisate mai delle cose belle della vita? Perché ho dovuto scoprire da solo i piani di Castelluccio, il posto più bello del mondo (se la batte con Boccadarno)? Perché ho dovuto scoprire da solo i Contenuti speciali dei DVD? Che sono fantastici, ti fanno rivalutare qualsiasi stronzata di film tu abbia appena visto, persino La febbre del sabato sera. Lo sapevi che il povero John Travolta (che allora era già famosissimo in America, ma solo perché faceva Vinnie Barbarino in quel telefilm meraviglioso del professor Kotter) aveva una fidanzata bella e bionda con il doppio dei suoi anni, che morì di cancro durante le riprese del film? Mi sono intenerito e per un paio di giorni ho anche cancellato la cosa che lui è dianetico, il cielo lo perdoni. Poi ho imparato come hanno girato la scena iniziale di Viale del tramonto, quella della piscina, ho scoperto che Qualcuno volò sul nido del cuculo è stato voluto da Michael Douglas, e mi ha fatto persino simpatia Eminem, nel dietro le quinte di 8th mile. Mi bevo qualsiasi fesseria, già.

Caro Luca, con i contenuti speciali dei dvd però a volte esagerano. Hai notato che nel dvd di C’era una volta in America non c’è più Robert De Niro? Cioè, lui c’è sempre. Non c’è la sua voce, quella che gli dava Ferruccio Amendola. Pare che nel passaggio dall’analogico al digitale si sia perso il doppiaggio originale, per cui sono stati costretti a rifarlo. Ovviamente senza Ferruccio Amendola, che non c’è più. Insomma è un altro film, ma poteva capitare di peggio. Pensa se avessero scelto Claudio Amendola per sostituire suo padre: te lo immagini De Niro che manna tutti a morì ammazzati? Io guardo poco i dvd, fatta eccezione per i primi 34 minuti di Eyes Wide Shut e per il pezzo di Moulin Rouge dove Ewan McGregor canta “Don’t leave me this way” a Nicole Kidman. Lei non lo lascia, come sai. Però nella vita è stata lasciata da Tom Cruise, dianetico come Travolta. Ma quella canzone dei Pink Floyd non è che diceva “Hey Tom, leave Kidman alone”?.

Settembre 2003

Caro Christian, non ho capito bene se Bob Dylan abbia copiato una storia giapponese o cosa, e non me ne importa nemmeno granché (almeno fosse stata Jeeg robot d’acciaio). Quando partono queste discussioni sui plagi, diventano tutti forcaioli e pensano di saperla lunga individuando le assonanze più fortuite, e le citazioni più innocue. Certo, ci sono i casi proverbiali, ma da quando in qua una canzone ci piace meno se scopriamo che è scopiazzata da qualche altra parte? Non è mica il Nobel per la fisica, trattasi di canzonette. Di solito si cita Zucchero, uno che si è costruito una bella carriera ascoltando musica altrui, fin dai tempi di “Donne” che somigliava a “No woman no cry”. Ma nessuno ricorda la sua copiatura più lampante: una delle sue canzoni che mi piacciono comincia così, “Niente di nuovo, tranne l’affitto per me”. Dubito che si tratti di una coincidenza, che una vecchia canzone di Gwen Guthrie (no, non è parente di Woody e Arlo Guthrie) si chiami “Ain’t nothin goin’ on but the rent”. Ma sai che c’è? Chissenefrega.

Caro Luca, ti dimentichi di “Non c’è più rispetto” e “Respect” di Aretha Franklyn, ma d’accordo, chissenefrega, e poi Zucchero sarà sempre nei nostri cuori per aver fatto cantare gli italiani contumelie libidinose contro l’Azione cattolica. A me colpisce un’altra cosa, invece. A volte a causa dell’inglese non ci accorgiamo di quanto stupide siano certe canzoni che ci piacciono tanto. Anzi, peggio: i nomi dei gruppi. L’altro giorno ascoltavo alla radio una canzone che ai tempi mi piaceva un casino: “Dust in the wind” dei Kansas. I Kansas? Pensa se un gruppo italiano si chiamasse i Basilicata? Lo compreresti mai un disco dei Basilicata? E gli America? Immaginati gli Italia? Chi diavolo sono? Il gruppo di Toto Cutugno e Mino Reitano? E poi i Chicago. Perché un gruppo si deve chiamare come un città? Hai sentito l’ultimo disco dei Potenza? Oppure dei Torino? Be’ ci sono i Turin Breaks, in realtà, che vuol dire i Freni di Torino. E abbiamo anche Ivana Spagna, non dimenticare. E i muretti delle autostrade che per ignoti motivi si chiamano New Jersey o forse Nebraska (credo che c’entri Bruce Springsteen in qualche modo). Ti saluto, vado ad ascoltare il mio gruppo preferito degli anni Ottanta. Come si chiama… dài, lo sai, quello di David Sylvian… ah sì: i Japan.

Caro Christian, come avevo detto, accanirsi su una presunta affinità tra “Non c’è più rispetto” e “Respect”, mi pare troppo. Allora “Com’è profondo il mare” e “How deep is the Ocean”? E “Ti amo” e “I love you”? E “Il nostro caro angelo” e “Angel”? Lasciamo perdere, dai retta. Invece pensando alle canzonette, all’estate che sta finendo e un anno se ne va, eccetera, ho guardato delle cose su internet e mi sono perso, come capita sempre: sono finito sul sito della Sammontana. E mi sono ricordato che ai tempi miei e nei posti miei i gelati più popolari erano il Cammillino e il Granulato all’amarena. Ma forse è perché eravamo in Toscana, e la Sammontana è vicino a Empoli. Adesso l’Algida impera, e non vedo mai né la Besana nè la Toseroni. Esistono ancora? Ma che ne sai tu?, che a settembre pensi solo a Del Piero, Inzaghi, Beckham e quella gente lì.

Caro Luca, David Beckham ha scelto il numero 23 per la sua maglia del Real. In onore di Michael Jordan. Anche Marco Simone al Milan prese il 23 per lo stesso motivo. Alessio Tacchinardi veste il 3, in omaggio a Allan Iverson, guardia dei Sixers. Ora che i calciatori possono scegliere i numeri di maglia chissà perché si ispirano al basket. E’ uno dei misteri irrisolti di questa epoca. Eppure il basket italiano un tempo aveva i numeri dal 4 al 15, ed era fantastico. Ogni numero corrispondeva a un tipo umano. Era meglio di una seduta dallo psichiatra. Il 4 era sempre il tipo piccoletto, estroso e coraggioso. In trasferta raccontava le barzellette, e si metteva le mutande in testa. Berlusconi, secondo me, era un 4. Il 5, spesso un mancino, era uno serio, quadrato e con i piedi per terra. Ti potevi fidare del numero 5. Il 6 era regolare, affidabile ma con improvvisi colpi di genio. Il 7 era quello spigoloso e ragionatore, controllava il referto e che non barassero con il cronometro. L’8 era uno come il 6, meno geniale ma più solido. Quasi tutti gli 8 si sono laureati in Economia o Ingegneria, lo sai no?. Il 9 era il puntero, bassetto per quel ruolo. Folle e completamente inaffidabile. L’11 era quello forte ma un po’ impacciato, il 10 era sempre il capitano. I più forti dunque prendevano i numero dal calcio. Il 12 e il 13 erano due che passavano lì per caso. Il 14 era appena uscito dal manicomio, appena gli capitava la palla tra le mani si involava verso la difesa schierata. Gli fischiavano spesso fallo di sfondamento. Il 15 era il gigante buono. Io ero un 6, tu scommetto che eri un 7.

Caro Christian, io giocavo a baseball ed ero uno zerovirgolazerozerodue, nelle giornate buone. Però mi pare di ricordare che in una cabala misteriosa in voga dalle mie parti, il 23 corrispondeva al termine “pèoro”, che in Toscana viene associato a persona del cui coniuge si discute l’integrità morale. Questo potrebbe motivare ulteriormente la scelta di Beckham, se uno volesse fare delle battute facili e volgari, cosa da cui rifuggo. Per non correre rischi, ti saluto, che sennò siamo troppo lunghi, e a Max tagliano le battute a metà e sembra che non siamo spiritosissimi.

Caro Luca, laggiù tra lo zerovirgola e il 7 ti serve un buon libro di sport in attesa della nuova stagione in diretta su Sky Italia. Compra quello di Emanuela Audisio, la più brava scrittrice (non solo) sportiva che abbiamo. Ti farà bene. Io l’ho letto in spiaggia e ora, come dice quel nostro amico comune, sono ben pronto a godermi le partite su uno strano canale polacco che si chiama CalcioSky.
Agosto 2003

Caro Christian, nella galleria di tipologie umane che si distinguono dai dettagli dell’abbigliamento – i colletti alzati, le sciarpe con il nodo a cappio, le canottiere dentro gli slip – di cui ti ho raccontato negli ultimi mesi, ne avevo pronta una classica ma sempre in circolazione. Ma Dave Eggers, nel suo ultimo romanzo, mi ha soffiato la descrizione: “Ogni singolo uomo là dentro, o quasi tutti – ci saranno stati più o meno venti uomini in quel casinò, perlopiù giovani, e la cosa valeva per almeno una quindicina di loro – avevano un maglione di cotone posato sulle spalle e legato sul davanti. Dodici uomini e altrettanti maglioni gialli o blu cielo tutti legati sul davanti con la massima cura. E mica bastava semplicemente legarlo: occorreva sistemarselo con nonchalance al centro del petto, un po’ come una stola di pelliccia. E oltrettutto in quella sala ci saranno stati venticinque gradi”. Ecco, nel timore di essere irrispettoso nei confronti del nostro presidente del Consiglio, non avrei saputo descriverli meglio.

Caro Luca, ti do le ultime sul formidabile genio. Qui in America ha pubblicato una versione più lunga del suo romanzo, ha 60 pagine in più aggiunte a due terzi del libro. L’io narrante (oddio, ho scritto l’io narrante?) è un altro, e smonta la storia che hai letto tu. Ora però non vorrei che la sinistra si metta a gridare al complotto, e ad annunciarci per la 759esima volta che la democrazia è in pericolo. (La democrazia sembra in pericolo almeno quanto quelle strade piene di cartelli che annunciano pericolo cervi. Tu hai mai visto un cervo sul raccordo anulare?). Anche il titolo è cambiato. Non si chiama più Conoscerete la nostra velocità. Si chiama Sacrament (qui ci deve aver messo mano Buttiglione). Comunque sappi che già si parla della sua terza opera. Sarà firmata soltanto “by Dave”. Conosceremo il suo formidabile cognome per quella data, no? Credo che il nostro amico Eggers sia più paraculo di Diaco. In fondo Dave e Pigi li abbiamo lanciati noi, no?

Caro Christian, vacci piano. Io ho lanciato solo te, e ancora vengo insultato per strada. Ciò nonostante, perché ti voglio bene e non riesco mai a ricordarmi perché, ti segnalo una chicca (oddio, ho scritto chicca?): c’è un sito internet dove vendono bootleg ufficiali dei concerti che Peter Gabriel ha tenuto il mese scorso negli Stati Uniti. Loro vanno, registrano il concerto, e dal giorno dopo lo vendono – masterizzando i cd e confezionandoli a cottimo – a chi li richiede: sono un po’ costosi, ma tu te lo puoi permettere, se la sinistra non ti tolglie tutti i soldi dopo averti picchiato con un randello in un vicolo buio e averti insultato la mamma. Devi stare attento con la sinistra, sono subdoli e cattivissimi. Ma vedo che tu stai in guardia, anzi: ti dai da fare parecchio anche con la destra.

Caro Luca, l’altro giorno ho incontrato per strada Spike Lee. Era uguale a un personaggio di un film di Spike Lee. Ciondolava, pantaloni col cavallo basso, aveva un cappellino degli Yankees e lo zainetto nero. Parlava al telefonino e attraversava col semaforo rosso. I tassisti gli suonavano e lui li mandava a quel paese. L’ho seguito per un po’. Eravamo sulla 57esima strada. Al quarto semaforo rosso l’ho perso. Deve essere entrato alla libreria Rizzoli, è l’unico posto di Manhattan dove trovi Max. Pare che non se ne perda uno, Spike. Credo sia un fan di quel Raffaele Panizza che scrive qui da noi. In questo periodo è incazzato nero. No, non Panizza. Sempre Spike. Il canale TnT ha deciso di cambiare palinsesto e di dedicarsi completamente alle cose che piacciono ai maschietti, sport, giochi e cartoni animati osè. E in omaggio a Spike Lee ha scelto di chiamarsi Spike. Spike, mica Spike Lee. Solo Spike tv. Ma al regista ciondolante questa cosa non è piaciuta e li ha querelati. Eggers non l‘avrebbe fatto. Spike, come by Dave. Basta essere paraculi, e le cose si risolvono. Perché non lo chiamano Pigi ’sto canale?

Caro Christian, sono troppo vecchio per queste cose. Per me Panizza era un ciclista, Spike un disco di Elvis Costello, pigi una voce verbale assai usata in Toscana persino con doppi sensi e Tnt quelli di Alan Ford (che di tutti è il più bello, e ci sta proprio per quello, nel gruppo Tnt). Mi ricordo anche i nomi dei fratelli di Bob Rock e perché si chiamano così. Tu stai ringiovanendo a vista d’occhio: capace che ti fanno presentare Sanremo.

Caro Luca, neanche Mister Fantasy parlava così tanto di PG. Comunque esiste una registrazione del suo concerto dell’Alcatraz. Quello noioso. Eravamo insieme. Ti ricordi? Non ci volevano far entrare nel palchetto riservato alla stampa. Forse perché eravamo gli unici due che avevano pagato il biglietto. Mi pare di ricordare che ci fosse il tuo amico Morgan, by Morgan, il Diaco dei Bluevertigo. Comunque mi hanno mandato una copia del bootleg. Ho scoperto che le note di copertina sono mie. Hanno preso un mio articolo scritto per Capital. Sono soddisfazioni. A un certo punto si sente forte-e-chiaro un tipo che urla: “Nikka Costa”. Chi era? Un centrocampista del Milan?

Luglio 2003

Caro Christian,
dice un mio amico musicista che le canzoni di Ligabue sono diseducative quanto quelle di Eminem. Che convincono i ragazzi che sia giusto passare la vita a buttarsi via nei bar di provincia essendo indulgenti con se stessi, piuttosto che fare qualcosa che renda migliori e più felici: "Dice, i ragazzi ci si riconoscono. Come se ci fosse da esserne belli fieri, a riconoscersi in gente che si vede da Mario prima o poi". Mi ha convinto abbastanza, senza che poi trovi la cosa particolarmente drammatica. Ci sono diverse abitudini autocompiacenti e prive di senso, che circolano. Una che io ho sempre trovato particolarmente idiota è "sii te stesso". Che se uno è un grosso stronzo, dovrebbe comportarsi sempre da grosso stronzo, per "sincerità". Sii te stesso è da pigri, secondo me. Sii te stesso un par di balle: cerca di essere qualcun altro, da Gesù Cristo in giù. ("Tu ti credi Dio", dicevano a Woody Allen, e lui: "Un modello dovrò pure averlo).

Caro Luca, chi ti credi di essere? Te stesso?
Non sono d'accordo però. Gi stronzi che fanno gli stronzi sono meglio degli stronzi che per fare l'Arcangelo Gabriele fanno stronzate grandi così. Prendi Donald Rumsfeld o, che ne so, Pippo Inzaghi. A me, credo unico al mondo, sono simpaticissimi. Ma al resto of the world stanno sul gozzo, e allora? Ci difenda bene l'uno e si prenda il calcio di rigore l'altro, ché chi se ne frega del resto. Prendi, invece, gli stronzi che si spacciano per combattenti di cause buone. Che ne so: Bin Laden oppure Pippo Inzaghi che si ostina a giocare per il Milan

Caro Christian, intuisco che a te non sia concepibile l'ipotesi di essere migliori, ma solo quella di spacciarsi per migliori. Lasciamo perdere, e sii te stesso. All'estero poi viene più facile, là sono tolleranti. Uno dei posti che conosco dove sono tutti più se stessi e chissenefrega è la Germania, e Berlino in particolare. Giudica tu i risultati. C'è un libro molto divertente che è stato appena pubblicato in Italia, che racconta delle vicissitudini quotidiane di un quasi trentenne berlinese, e delle sue comiche contraddizioni ra l'essere il se stesso di sempre e il cominciare a essere qualcos'altro. Si chiama "Il signor Lehmann". Lui fa il cameriere nei locali della città, che ti consiglio caldamente: fammi sapere se ti servono degli indirizzi.

Caro Luca, so che fine ha fatto Tom Bosley. Chi è Tom Bosley? Dài smettila, ché se Fabio Fazio viene a sapere che sei così impreparato monta un casino. Allora, te la racconto dall'inizio. L'altro giorno sono andato a teatro. A Broadway. Un musical. Se stai a New York pare che sia obbligatorio. Ero già andato, finalmente, a vedere la Boheme diretta da quel genio di Baz Luhrmann, e mi era piaciuta. E' uguale a Moulin Rouge, però senza Nicole Kidman e con la "gelida manina" al posto di "don't leave me this way". Sto divagando, ma ci arrivo a Tom Bosley. La Boheme mi è piaciuta, così ho deciso vedere un altro musical. Ho scelto Cabaret, lo spettacolo che Liza Minnelli ha portato al cinema e che io credevo di aver visto chissà quante volte, e invece mai. Cabaret è diretto da Sam Mendes, il regista di American Beauty e di Era mio padre. Lo spettacolo non era in un teatro normale ma al mitico Studio 54, la discoteca più figa del mondo una trentina di anni fa. Posto fantastico, velluti e anni Settanta. Mi sentivo Tony Manero, specie per l'accento con cui ho chiesto un Apple Martini (E' il cocktail dell'anno, ma mi ha steso). Vabbè. Comincia lo spettacolo, i balli, le canzoni, le coreografie e a un certo punto compare lui, Tom, cioè Howard. Ho urlato di gioia, Tom Bosley è Howard Cunningham. Il padre di Ritchie e di Sottiletta. Oh, happy days.

Caro Christian, certo che so chi è Tom Bosley. Ma non ho mai capito come si scriva Ralph Malph (Potsie Weber è più facile). E guarda che anche qui succedono delle cose che potranno trovarti impreparato, quando torni. Scenderai dall'aereo, a Linate, e verrai in taxi verso casa. E dal finestrino vedrai una cosa strana, e ti chiederai: "Ma adesso tengono i ragazzotti al giunzaglio, per evitar loro di nuocere?". Beh, ti spiego: pare che non sia un guinzaglio. Pare che ora faccia grosso figo aggirarsi con un mazzo di chiavi appeso al collo, tramite una specie di guinzaglio per cani. Non so se valga anche che più chiavi hai più sei figo (o più sei gobbo), mi sto informando. Credo che nei movimenti bruschi sia pericolosissimo, comunque: ma si sa, i ragazzi amano le emozioni forti. Io anche, peraltro: e oggi ho riguardato il dvd di Italia-Germania dell'11 luglio 1982 (quel giorno a Torino c'erano i Rolling Stones, di pomeriggio, così poi si andava a vedere la finale). Quest'estate, in mancanza di eventi calcistici rilevanti ­ passata la finale di champions di cui credo tu sia stato informato ­ la passo con i dvd e con il libro di Italo Cucci, che sintetizza con prosa tecnica il significato di quell'11 luglio: "Mettemmo a tacere tutti i coglioni".

Caro Luca, qui va fortissimo la risposta italoamericana a Carla Bruni. Hai presente Junior, lo zio di Tony Soprano? L'attore si chiama Dominic Chianese e ha fatto un disco acustico di canzoni italiane tipo "Mala Femmena", "Dicitenciello Vuie" e la struggente "Song a napoletano". Suona tutti i lunedì da Sofia's, un club vicino Times Square. Andrà mai a San Remo? Ah, stavo dimenticando, il mese prossimo in America esce il libro che fa per te. Come direbbe Italo Cucci, "metterai a tacere tutti i coglioni". Si chiama "In Praise of Nepotism", un elogio del nepotismo in un paese che ha il figlio di un presidente come presidente che ha sconfitto un vice presidente che prima o poi sarà vendicato dalla moglie del presidente di cui era vice. Il nepotismo non è una cosa negativa, è l'inevitabile risultato della natura umana, sostiene questo saggio. C'è solo da portarlo allo scoperto, senza infingimenti, e poi gettare le basi di un "nuovo nepotismo". E' questa la tesi, che io condivido, del libro di Adam Bellow. Figlio di Saul Bellow.

Giugno 2003

Caro Christian, la televisione dà soddisfazioni e riconoscimenti. Senti di essere vicino alla gente. La settimana scorsa ero fermo a un semaforo, in bicicletta, a Roma. Qualcuno accanto a me, sul marciapiede, mi fa: “Ma lei è Luca Sofri?”. È un signore sulla cinquantina, con camicia bianca a quadri e collettone a due bottoni, di quelle che hanno i ragazzotti oggi, tipo Flavio Montrucchio. Io sorrido un po’ imbarazzato e tengo d’occhio il semaforo e gli altri pedoni che per fortuna sembrano ignorare la cosa: “uh, sì”, balbetto. “Me piace ‘r programma che fate, lei e Costanzo”. Adesso son qui che mi chiedo se mi ha preso per Demo Morselli: domani vado a tagliarmi i capelli.

Caro Luca, sarà per questo che Nicole Kidman s’è tagliata i capelli corti per girare “Birth”? Credi che potessero scambiarla per Valeria Marini? Comunque non ti preoccupare, sono cose che capitano. L’altro giorno sono andato a mangiare con alcuni amici a un cinese di New York (parte di conto di mia spettanza 174 dollari), ed è capitato che al mio tavolo ci fosse Salman Rushdie. Non l’ho riconosciuto subito, anzi sulle prime ho pensato: “Ma che ci fa Stanley Kubrick di nuovo tra noi?”. Poi ho visto un’ex velina di Fabrizio Frizzi, da tempo fidanzata con Rushide, e mi sono reso conto che quello era l’autore di Versetti Satanici. Sulle prime ho avuto paura di un qualche attentato iraniano, poi mi sono rassicurato perché al tavolo accanto c’era Danny Glover di Arma Letale.

Cioè, vuoi dire che siamo a metà della nostra doppia pagina e ti sei già speso tutto il compenso? Occhio, che Danny Glover è molto di sinistra: speriamo non ti abbia riconosciuto. Casomai fagli il mio nome, io sono un suo grosso fan: a parte Arma Letale, vado matto per un sottovalutato film di Lawrence Kasdan – “Grand Canyon” – in cui lui faceva quello bravo e buono ma non rompetegli le palle. Kasdan fu grandissimo, secondo me, pur con qualche inciampo. E allevò una scuola di attori che rese memorabili quegli anni, e poi sparirono quasi tutti: che ne è oggi di Jeff Goldblum, di Tom Berenger, di Kevin Costner, di Kathleen Turner, di Kevin Kline, di William Hurt, di Glenn Close, salvo poche piccole cose? Fanno robe di serie B in tv? Tu li vedi, laggiù? Una volta gli attori invecchiavano e lavoravano ancora, o mi sbaglio?

Caro Luca, in realtà qui in America va fortissimo il genere Grande Fratello. C’è stato il grande successo di Joe Millionaire, un reality show con un certo Joe che alla fine diventa appunto milionario. Ora è partito il nuovo programma di Monica Lewinsky, si intitola Mr. Personality ma secondo alcuni maligni avrebbero fatto meglio a chiamarlo “Joe Blow” (capita la battuta?). Poi al cinema vanno tutti a vedere The Real Cancun, evoluzione hollywodiana del Grande Fratello. Hanno messo alcuni ragazzi in una casa al mare in Messico, hanno girato per tre settimane e ne è venuto un film. Benedetti americani, come dice il titolo dell’ultimo libro di Massimo Teodori. Io li adoro, come sai. La cosa che più mi piace è che qui posso vedere con largo anticipo i film della prossima stagione. Una volta tornati a casa ti fa sentire molto figo, ed è molto utile se qualcuno ti invitasse a giocare a “nomi, città, animali” oppure a mimare un film. Ciao, scappo che inizia Matrix 2.

Caro Christian, li conosco quelli come te. Tornano qui e chiamano i film con il loro titolo originale e una nonchalance da sputargli in faccia. Io mi chiedo solo quale fosse il titolo originale di quello che il mese scorso qualche genialoide del marketing, quaggiù, ha ribattezzato “Maial college”. C’erano questi enormi manifesti ovunque. Maial college. A parte la raffinatezza della pellicola – ma io a Porky’s risi parecchio, confesso, e ancora di più con Tutti pazzi per Mary – ma CHE ACCIDENTI VUOL DIRE MAIAL? Che lingua è? Pene pecuniarie, propongo. Oppure la maledizione tricologica Phil Collins, che già ti lanciai il mese scorso.

Caro Luca, so che ci tieni: ecco le ultimissime sul fronte Phil Collins. Pare che ora si sia messo a disegnare Swatch. Vedrai che prima o poi farà anche qualche oggetto per Alessi. Hai sentito il nuovo Radiohead? Mooooolto bello, anche se li preferivo nella versione Kid A e Amnesiac. Alcune canzoni mi paiono strutturalmente simili ai miei vecchi adorati King Crimson, i quali peraltro hanno fatto un nuovo disco. Te lo consiglio, sembrano i Radiohead.

Maggio 2003

Caro Christian, a me il fittone per i Dire Straits non venne subito, ero ancora dietro ai dinosauri del rock del decennio precedente. Presi il virus tardi – circa quando uscì Love over gold - e come succede con la varicella da adulti, fu assai più devastante. Mi passò molto dopo, ma il primo sintomo di guarigione fu “Money for nothing”, che non sopportavo assolutamente e avevo programmato il lettore dei cd a saltarla (come “Mother” dei Police in Synchronicity). Adesso vedo che Zadie Smith nel suo nuovo romanzo immagina “Mark Knopfler a gratificare il suo pubblico suonando Money for nothing ancora una volta dopo Dio solo sa quante, anche se a lui fa schifo, anche se lui si sente morire dentro…”. Io ci credo, che gli facesse schifo pure a lui.

Cato Luca, poi ti parlerò del 5 maggio, ma intanto ti devo confessare una cosa: credo di aver perso la mia battaglia contro Phil Collins, il nanerottolo che ti piace tanto. L’altra sera ho visto un lungo documentario sulla sua vita, e mi ha quasi commosso. Ora, poveraccio, non se lo caga più nessuno, figurati che ha messo su casa in Svizzera. Pare che gli inglesi lo detestino, dopo che negli Anni 80 lo definivano “the nice guy”, insomma “il fighetto”. Ma era un fighetto così onnipresente che non potevi accendere la radio senza ascoltare una sua canzone, aprire un giornale senza vedere una sua foto, andare al cinema senza vederlo imitare Bob Hoskins, fare la spesa al supermercato senza sentire quella vocina fastidiosa cantare “I can feel it, coming in the air tonight, oh Lord” seguita dal rullare di tamburi. E senti l’aria questa notte e senti l’aria un’altra notte, Phil s’è impappinato con i numeri e un suo fax di insulti alla moglie è stato pubblicato da un tabloid. Fine dell’innamoramento degli inglesi (gente seria) nei suoi confronti. Si riavrà. L’altro giorno ho sentito un ragazzino di 16 anni con skateboard dire alla sua amichetta: “Mi levi il disco di Ice T e mi metti Phil Collins”? Oh Lord.

Caro Christian, il tuo accanimento nei confronti di Phil Collins merita che la tua chioma abbia la sorte della sua. Che sia stato reietto dagli inglesi e accolto dagli svizzeri mi pare poi cosa di cui congratularsi, che fa sospettare l’esistenza di un qualche giudizio divino benevolente. “La gente trovava strano che un assicuratore repubblicano e moderato fosse ateo, ma secondo Walter la gente faceva confusione tra assicurazione e sicurezza, che in realtà erano diametralmente l’opposto l’una dell’altra. Chi ha la sicurezza non ha certo bisogno di assicurazioni: se è nei piani di Dio che ti tamponino nel parcheggio della Monsey’s, chi siamo noi per venir meno alla sua volontà con una polizza auto? Esisteva, a Sodoma, la polizza del capofamiglia? E Maria, fu forse liquidata alla morte del figlio?”. È un romanzo nuovo, di Mark Costello: “La sottile inquietudine delle guardie del corpo”. Titolo che trovo tra i più belli degli ultimi tempi, assieme a “Poco mossi gli altri bacini” degli Avion Travel.

Caro Luca, comincio a parlarti del 5 maggio. E’ uscito il libro del mio amico Giampiero Mughini sulla Juve. Io credo che Mughins sia uno dei migliori scriventi d’Italia, nonostante una certa predilezione per i sarti giapponesi. Ho visto tre partite con lui nella mia vita. Una pareggiata a Parma 0-0 e addio allo scudetto, un’altra persa a Roma con la Lazio 4-1, e un’altra vinta con l’Udinese 1-0 (con gol di Salas, circostanza ancora più sgomentevole del pareggio e della sconfitta). Ah, avremmo dovuto vedere insieme Milan-Juve, poi lui non è potuto venire, ma Sheva non è stato avvertioc, così e già al quarto minuto ci ha fatto gol. Non credo che vorremmo mai più vedere una partita insieme. Peccato. E’ uno spettacolo assistere <al gesto che che mi è più abituale quando la Juve la mette dentro, scattare in piedi agitando le braccia a pugno chiuso e ululando un “dài!!!”>.

Caro Christian, la chioma di Phil Collins è troppo bene: tu meriti di essere scotennato dagli irochesi e che il tuo scalpo sia esposto alle porte di Abilene. C’è una canzone che si chiama così – “Abilene” – nel nuovo cd di Damien Jurado, che ha una bellissima copertina (tu per cosa li compri i cd?) e canzoni dolci e sonnolente, che magari ti farebbero diventare più buono. Magari no.

Caro Luca, dunque il 5 maggio. Il 5 maggio 1815 è morto Napoleone, uno che ha esportato la rivoluzione. Una specie di George W. preventivo. Vedi come sono buono con gli sfigati? In realtà sono impegnato a dimenticare la notizia secondo cui il passatempo di Peter Gabriel è lo snowboard sul Cervino. Non riesco a capacitarmene. Già somiglia a Carlo Verdone in Iris Blond, c’era bisogno di imitare Mike Bongiorno? Cerco rifugio al Blue Note, anche se per ora in programma non c’è traccia del mio nuovo gruppo jazz preferito: The bad plus (c’è una versione di Smells like teen spirits dei Nirvana da urlo). Ah, è uscito il libro di Michael Moore, uno che in una sola persona racchiude sia nanni moretti sia casarini sia grillo sia il gabibbo. Si intitola Stupidi uomini bianchi. Non lo comprare. Money for nothing.

Aprile 2003

Caro Christian, ma secondo te un tedesco può aver fatto un bel cd di canzoni pop? Mi sto lambiccando su questa cosa, e ho paura che ci sia qualcosa di sbagliato in me: mi piace il disco nuovo di uno che si chiama Maximilian Hecker. Considerati i precedenti sassoni giunti fino a noi (i Trio, Nena, Falco – austriaco, lo so – anche i Kraftwerk e gli Eisturzende Neubaten), non mi pare sia possibile. Eppure mi piace. Forse dovrei vedere uno specialista. O ripescare qualcosa delle Sturmtruppen.

Caro Luca, ti do un’altra cosa da ripescare. Sono appena tornati i Rockets, quelli di “On the road again”, quelli con la faccia argentata, quelli che Elio e le Storie Tese presero in giro in un San Remo di qualche anno fa. Insomma, hai capito: quelli che sembrano i Nomadi, però metallizzati. Il disco si intitola, guarda un po’, On the road again 2003 remix. Prendilo, poi passa pure dallo specialista.

Caro Christian, un mio amico andò a un concerto dei Rockets e venne via con la camicia tutta bruciacchiata, per via degli effetti speciali. Ebbe insomma quel che si meritava. Storia che pare quelle di David Sedaris, un prodigioso raccontatore americano di cui è appena uscita la prima raccolta in italiano. C’è un racconto in cui il protagonista, bambino, vuole sfondare nella musica cantando i jingles della pubblicità con la voce di Billie Holiday. Normale che da grande finisca a fare “l’elfo di babbo natale” nei grandi magazzini Macy’s di new York (quelli della parata del quattro luglio). Non c’entra niente, ma c’è una canzone del nuovo disco di Joe Jackson, in cui lui si sveglia accanto a lei e non si ricorda il suo nome, il nome di lei: “ma sono sicuro che sta scritto su una scatola di fiammiferi, da qualche parte”. Non c’entra niente, già.

Caro Luca, infine mi sono convinto. Secondo il Corriere della Sera, Pippo Inzaghi, cioè il mio pensatore di riferimento, è l’unico nazionale italiano favorevole a un’invasione americana dell’Iraq. Potrei mai oppormi? Tanto più che se dovesse andare male, ci si può sempre buttare a terra e chiedere un rigore, no?

Caro Christian, puoi chiedere al tuo pensatore di riferimento di spiegarmi una questione filosofica che mi rovella? Ovvero: come mai un sacco di calciatori hanno sempre i capelli bagnati come se fossero appena usciti dalla doccia anche quando vanno ospiti a Buona Domenica o sono al ristorante? È il troppo pensare che produce vapore acqueo? O hanno la brillantina Linetti come sponsor? E soprattutto: se uno scrive “un sacco di calciatori”, poi coniuga il verbo al singolare o al plurale? Un sacco ha o un sacco hanno? Chiediglielo, quando lo vedi, per favore.

Caro Luca, se quello che scrive “un sacco di calciatori” è un calciatore allora coniuga tranquillamente al plurale. Io mi chiedo un’altra cosa. Ma come diavolo è possibile che tutte le volte, ma proprio tutte le volte, che inquadrano in primo piano un calciatore, questi o scaracchia o si scaccola? Credono di essere al Grande Fratello? Avrai notato come i più sofisticati si turino una narice per svuotare l’altra. Credo sia necessario un allenamento specifico per riuscirci. Io invece non mi muovo dalla poltrona, e non riesco a fare a meno del disco di Nick Cave. C’è l’ultimo pezzo, Baby I’m on fire, di 15 minuti, che è proprio fantastico. Secondo te, Springsteen e Doors a parte, in quante canzoni rock c’è un verso che fa I’m on fire o baby you can light my fire?

Caro Christian, mi viene in mente la versione complementare, in italiano: Marcella che canta “la mia gatta è ancora lì, non parla ma dice sì”. Una delle rare allusioni erotiche che sia riuscito a cogliere in tutta la mia vita (un’altra è “Una carezza e un pugno” di Celentano, il cui testo affido alle tue riflessioni, quando sarai solo). Anzi, se ne sai altre, informami, che faccio sempre delle figure da citrullo, in società.

Caro Luca, “Five to one” dei Doors. Ma, pippe a parte, sono in crisi esistenziale. Pensavo d’essere immune alla musica cubana, eppure quando mi hanno fatto ascoltare “mambo sinuendo” di Ry Cooder ho vacillato, un po’ come i diessini di fronte al crollo del muro di Berlino. Il disco è così bello che mi sono convinto di essere sempre stato un cultore della salsa-afro-mambo-cubana. Ti do una dritta, per i salotti. Se ti capita di incontrare una pornostar non ti fare subito riconoscere, non cercare di essere discreto, non fare il disinvolto. Il decalogo completo lo trovi nel libro di Ovidie, la prima pornostar femminista. Leggilo, eviterai una figuraccia e che lei ti canti Svalutascion di Celentano.


Marzo 2003

Caro Christian, il mese scorso sono entrato in un negozio e mi sono provato il cappotto Fay, quello lì con il fodero imbottito e il baverocon la cerniera che sbuca dai reverse. Non mi ha convinto, aveva delle brutte tasche sui fianchi, e così ho lasciato perdere. Adesso mi chiedo se ho fatto male, che vedo che è il capo più di moda della stagione: ce l’hanno un po’ tutti, dai ragazzi dello struscio il sabato agli avvocati sui voli Alitalia ai fanatici dell’aperitivo. Mi sento un po’ tagliato fuori, e mi chiedo le ragioni di cotanto successo. Credo si tratti di quel bavero che avvolge il collo, che fa sempre molto figo. Come mai? Come mai quando si è giovani, e alcuni anche dopo, il colletto rialzato sembra figo (oppure sembra cretino che vuol fare il figo con il colletto rialzato)? Ho pensato a cowboys, guerrieri, uomini d’azione, ma quelli hanno anzi bisogno di libertà di movimenti, t-shirts, cose così. Poi ci sono i signori eleganti, che tengono il colletto al suo posto. L’unico modello a cui sono riuscito a risalire sono i principi e aristocratici di secoli fa con le loro gorgere, quelle cose là. Comunque, ho capito che poiché l’effetto cretino ormai prevale sull’effetto grosso figo – uno con il collo della camicia alzato fa cretino, indubbiamente – il cappotto Fay è una valida via di mezzo: figo ma non ancora cretino (il ragazzotto della pubblicità di Vodaphone che saltabecca in bici nel traffico con il collo del golf rialzato fuori dal cappotto è invece già cretino). Io, tagliato fuori, ripiegherò sul golf con la cerniera sul collo e la camicia ammodìno: né figo né cretino. O tutti e due.

Caro Luca, sono problemi grossi, mica solo i tuoi. E’ l’inesorabile declino della società occidentale, come direbbe Saddam. Uno che colletti, curdi e ispettori Onu li tiene sempre al loro posto. Basta leggere il nuovo libro di Carlo Panella per capirlo e tifare perché al più presto Saddam se ne vada. Il fronte anti Saddam è diviso in due: c’è chi non vede alternativa all’intervento militare e chi spera che il rais si dimetta. A me è venuta questa idea: dicono che in ballo ci sia il petrolio, no? Noi in Italia un petroliere ce l’abbiamo, giusto? E allora chiamiamo subito il presidente Moratti, ci penserà lui a esonerare Saddam. E’ un’ipotesi che va esaminata, anche se mi rendo perfettamente conto che agli iracheni potrebbe non convenire cacciare Saddam per poi avere Roy Hodgson. Ma a noi che ce ne importa? Quello che conta è che l’Iraq non sarà più un pericolo per l’Occidente, specie se mister Hodgson richiamasse Ciriaco Sforza e vendesse Tareq Aziz al Real Madrid.

Caro Christian, il tuo severo richiamo ai temi internazionali mi riporta con i piedi per terra sul difficile periodo che sta vivendo il nostro mondo. Ti chiedo perciò: tu come la annodi la sciarpa? Perché io di solito faccio un semplice nodo, brusco, e via. Mi pare meglio di quelli che arzigogolano tutti degli apparati che poi rischiano di finire strangolati o che per togliersi la sciarpa bisogna chiamare un idraulico. Però in effetti il nodo brusco fa entrare un po’ gli spifferi: non è che tu fai quel cappio come i milanesi, che ricorda tanto le manifestazioni davanti al Palazzo di Giustizia?

Caro Luca, copriti mi raccomando. Metti anche la maglina di lana, che voi radical chic siete così cagionevoli. So già quello che mi dirai, “radical chic sarà tua sorella”. Ok, va bene. Posso darti del “ marxista rococò”? Aspetta, non sono impazzito, ho soltanto finito di leggere un libro fantastico, “La bestia umana”, di Tom Wolfe, quello del “Falò delle Vanità” e di “Un uomo vero”. E’ una raccolta di suoi articoli e di saggi brevi molto divertenti. Lui fu quello che molti anni fa inventò la definizione “radical chic” per quella sinistra con la puzza sotto il naso, il caviale in frigo e la pashimina avvolta sbadatamente intorno al collo. Ora chiama “marxisti rococo” i figli dei “radical chic”, quelli che si credono antropologicamente superiori alle masse. S’è preso gioco della rivista più intellettualmente snob del pianeta, il New Yorker. Wolfe, praticamente, è un lettore di Max.

Caro Christian, scrivi di figli dei radical chic: la mia mamma occupava le stazioni ferroviarie sedendosi sulle rotaie, quindi bada a come parli. E quando dici che mi sento antropologicamente (ho dovuto fare copia incolla, che sennò non riuscivo a scriverlo) superiore alle masse, mi pare che da parte tua ci sia una certa presunzione: uno solo non fa una massa. Quanto alla massa, io ci sono nato, in un posto che si chiama così. Quindi bada a come parli. Ma cambierò discorso, che sennò sembriamo Lerner e Ferrara ai bei tempi. Vedo che i musicisti di una delle tue band preferite, i Wilco, hanno suonato in un cd del gruppo alternativo di Peter Buck dei Rem. Gente spiritosa, direi: il disco si intitola “Abbasso i Wilco”. Come se John Grisham avesse intitolato il suo ultimo libro “Quel cretino di John Grisham”. Invece no: si chiama “The king of torts”. Mai una gioia.

Caro Luca, che cosa c’entrano le manifestazioni? E le mamme, poi? A me le manifestazioni piacciono moltissimo, ne ho fatte tante, anche se non ho mai occupato niente, tantomeno una stazione ferroviaria. Sai, io sono un po’ radical chic: i treni mi fanno orrore, i maglioni prendono quel terribile odore di scompartimento... Il punto è un altro: non è detto che il disimpegno sia un male. Anzi. Ci avevano spiegato che la generazione X, cresciuta a cartoni animati e Mtv e veline sarebbe venuta fuori rincitrullita, decerebrata, perduta; che avremmo assistito al declino culturale della società occidentale e bla-bla-bla. E’ successo il contrario, specie nel campo delle lettere. L’America sforna un formidabile genio ogni sei mesi. A proposito, finalmente è uscito in Italia il libro di Dave Eggers. Senza la tv non ci sarebbe stato Eggers. Senza la tv, e lo dico soltanto perché lui si vantava di non guardarla, c’è stato Pietro Maso.

Febbraio 2003

Caro Christian, tra liste e classifiche alte e illuminate, noi consumisti compulsivi vorremmo nominare il prodotto dell'anno per il 2002. L'anno scorso avrei detto iPod di Apple, e quello prima i Quattrosaltinpadella Findus. Ma a questo giro, pur avendo preso in considerazione il Nokia che fa le fotografie (roba da ragazzini, dicono, e tra un po' ce l'avranno tutti, come il telecomando della tv), annuncio il trionfo del Muffin al mirtillo dell'Autogrill. Ai primi tempi vedevo con favore qualsiasi viaggio in macchina per potermene comprare una dose, poi ho realizzato che li vendono anche negli autogrill cittadini, e ora la signorina di via del Corso ha smesso di fare dei segni alla guardia giurata quando vado e ne porto a casa venti, ancora confezionati e usciti dal frigorifero. A giudicare dall'incarto sembra vengano dalla Francia (occhio, quelli al cioccolato se la cavano ma non raggiungono le vette del mirtillo), ma devo prendere informazioni maggiori. No, non mi nutro solo di muffin e pastasciutta surgelata: a volte ordino la pizza di Tipico, su cui invece trattengo il giudizio, ma almeno arrivano rapidi ed invisibili (come i sommergibili). Appena scopro un sushi home delivery, sono a cavallo.

Caro Luca, anche le Spinacine Aia non sono male. Io le tengo sempre a casa, sono molto pratiche se vuoi interrompere un'amicizia. Ci riesci facile, in soli tre minuti e con una noce di burro. In alternativa sparo ad alto volume il mio free-jazz. L'intruso trova subito una scusa per andarsene. Certo può capitare l'inconveniente, come l'altra sera. Avevo messo nel lettore "Modernistic" di Jason Moran, uno bravo bravo che alterna al piano-solo jazz e Schumann. E' piaciuto anche all'ospite, che però mi ha detto: "Bella 'sta musica, sembra Sensitive and Delicate di Stephen Schlaks". Ecco, aver acquistato "Sensitive and Delicate" è la cosa che non mi perdonerò per tutta la vita. Anche perché, al contrario del mio amico Veltroni, non sarei in grado di sostenere che mentre compravo quel disco ero un anti-Schlacksiano. Avevo anche una grossa lacuna, colmata grazie a un dvd: ho visto con un anno di ritardo "Moulin Rouge". Madonna! è il più bel film degli ultimi dieci anni. Le scene sono fantastiche, e i costumi e le canzonette anni 80. Questo Baz Luhrmann è un genio, sto pensando di andare a New York solo per vedere la sua Boheme. Intanto comprerò con Repubblica il dvd di "Ultimo Tango a Parigi" di Bertolucci, l'efficace spot delle Spinacine. Ti ricordi, no? Anche lì succede qualcosa in soli tre minuti e con una noce di burro.

Caro Christian, Moulin Rouge era bellissimo per un po', ma alla scena di Roxanne sono stato svegliato dalle grida di quell'invasato che la cantava. Allora aridatece Sting (e a noi della costa uno che va a stare a Figline Valdarno non ci ha mai convinto). Spero almeno che tu non abbia comprato anche Richard Clayderman o i Rondò Veneziano, quella volta di Stephen Schlaks. Ho cominciato a leggere "Prey" di Michael Crichton, e mi piace come al solito: quando dico che "Jurassic Park" - il libro - mi è piaciuto da matti, di solito mi tolgono le rubriche di recensioni letterarie. Ma ormai me le hanno tolte tutte, e posso correre il rischio. Anche "Airframe", quello sugli aerei un po' snobbato, era formidabile. E a primavera esce in America anche "Cosmopolis", il nuovo romanzo di Don DeLillo, autore che ci affanniamo a citare: e ci fosse uno che ha scritto una mail per dire che ne ha letta una pagina. Scrivono solo per avere l'indirizzo della Litizzetto.

Caro Luca, ho visto su Telepiù il concerto che quella str pardon: quella tipica lettrice di Amica, Yoko Ono insomma, ha organizzato a New York per rendere omaggio a John Lennon. C'erano alcune cose fantastiche. Un gigantesco Lou Reed ha fatto diventare un rock duro "Jealous Guy", quella bella canzoncina sdolcinata nota soprattutto per l'assolo di fischio di Lennon. (A proposito: è uscito il nuovo doppio di Lou Reed, non l'ho ancora ascoltato ma so che è meraviglioso). Poi mi sono commosso per "Strawberry Fields Forever" cantata acustica da Cindy Lauper. (Giuro. A proposito che fa nella vita Cindy Lauper?). Pensa che mi è piaciuto anche Craig David, la sua versione rap&blues di "Come Together" era formidabile. Tu hai letto di Crichton, io invece mi sono appassionato a "La bella di Lodi", un libro on the road di Alberto Arbasino sulla vita swinging nella bassa padana degli anni del Boom. Sì, mi sono dato agli anni Sessanta in questi primi mesi dell'anno. Hai per caso una mail di Catherine Spaak?

Caro Christian, prima dei Settanta ho i ricordi un po' annebbiati: arrivo alla musica di "Ho incontrato un'ombra", i primi pezzi da quattro del Lego con le rotelline e "Dialogo tra un impegnato e un non so", il disco doppio di Giorgio Gaber. Ce n'era una copia in casa e io da bambino morivo dal ridere per la canzone sullo shampoo: "Son convinto che sia meglio quello giallo senza canfora/i migliori son più cari perché sono antiforfora". "Ti spalmo la crema" degli Skiantos sarebbe venuta dopo, nella storia della canzone cosmetica. Comunque, non bisognerebbe parlar male di Yoko Ono, a costo di essere come quei Gaberiani che ce l'hanno con la Colli perché è di Forza Italia: non bisognerebbe mai ritenere di possedere qualcosa dei propri miti, solo perché sono i propri miti. Loro amavano Yoko Ono, e Ombretta Colli, mica noi. Ogni tanto ci scappa la mano, anch'io sento di avere una relazione speciale con i Pet Shop Boys. Non in quel senso. Ma intanto Yoko Ono ha organizzato il concerto di New York. E Phil Collins ha fatto da testimone nozze a Peter Gabriel, come ti ricordo spesso. E a noi non ci hanno invitati.

Caro Luca, e tu pensi ancora all'amore? Guarda che siamo nell'era degli allegri clonatori di Rael, degli svitati frequentatori di extraterrestri e alieni. Non si fa più zum zum ora. O meglio: zum zum si fa ancora ma pare non sia più necessario per creare vita. Caro Luca, è Alien il nostro creatore. E vuoi mettere avere come genitore Sigourney Weaver al posto di un anziano barbuto e onnipotente? E' ovvio che vincano gli amici di E.T. se noi insistiamo a vietare, censurare e proibire la ricerca scientifica. Niet anche alla clonazione terapeutica, all'utilizzo degli embrioni congelati che oggi vengono buttate nella spazzatura quando invece potrebbero curare molte malattie. Ce li meritiamo i raeliani, ce li meritiamo. Io no, non me li merito. Io alle elezioni ho votato per Luca Coscioni, seguo le sue battaglie e ho comprato il suo bel libro "Il maratoneta". E poco, lo so. Cosa posso fare d'altro? Mica mi vorrai costringere a scegliere chi clonare tra John Lennon e Yoko Ono?

Gennaio 2003

Caro Christian,
chissà se tra i nostri otto lettori ci sono degli adolescenti. Dico adolescenti veri, quelli che vanno a scuola, non gli adolescenti sulla trentina che formano lo zoccolo duro dei lettori di Max. Beh, se ce ne sono uno o due, maschi o femmine, vorrei dir loro: scopate come dei ricci! Fatevelo dire da uno che non alzava una paglia e che ora vuole vendicare le sue inadempienze ma soprattutto gettare del ridicolo sull'opuscolo ministeriale diffuso nelle scuole con la millantata intenzione di informare i ragazzi sull'Aids. L'opuscolo spiega ai teenagers che devono cercare il vero amore e che la stabilità coniugale e la fedeltà sono le uniche armi contro l'aids. Se per questo, anche tagliarselo, aggiungerei io. Quindi vi invito a non seguire il mio esempio: io non ho mai usato il preservativo, quando ero al liceo. Ma avrei voluto tanto, ce ne fosse stata l'occasione. Altro che vero amore... ma mi fermo perché sto vergassolando, e non sarei all'altezza.

Caro Luca,
qualcuno ha mai capito come scopano i ricci? Boh, c'è da chiederlo a Cecchi Paone. Ti consiglio, e il suggerimento si intenda anche per i tromboni del ministero, l'Enciclopedia di David Bowie. Uno che i ricci, pfui. Sono 600 pagine piene di notizie, dischi, amori e interpretazioni delle sue canzoni. Una informazione in particolare può essere utile contro l'Aids. Pare che Bowie abbia scritto uno dei suoi ultimi dischi, Outside (un capolavoro, fidati), influenzato dall'arte contremporanea, e in particolare dalle performance art (pare si dica così) di Rudolf Schwartzkogler, valoroso capofila della scuola dei castrazionisti viennesi. Non è una balla. La performance del caro Rudolf consiste nel tagliarsi il pisello, imbrattare di sangue delle salviettine, venderle agli spettatori. Schwartzkogle è morto nel 1969, c'è chi dice in seguito alle numerose auto-mutilazioni, secondo altri in manicomio.

Caro Christian,
non bisogna esagerare con la prevenzione. Ma bando alla tristezza, ti allieterò con la notizia di un importante traguardo professionale raggiunto da questa corrispondenza, che qualche ostinato retrogrado si ostina ad accusare di troppo personalismo (per non parlare della ragazza che ha scritto "non è che da qualche parte della vostra testa coltivate l'idea di essere divertenti, vero?"). A me è sempre sembrata un'idea efficace, ma magari mi sbaglio. Beh, non so se hai presente Repubblica, il secondo quotidiano nazionale. La settimana scorsa ha pubblicato questo in prima pagina: "Caro Bernardo, per ragioni che non sto a dirti, mi trovavo qualche giorno fa a La Rochelle...". E poi: "Se alzo gli occhi, mentre leggo la tua lettera, caro Cesare, vedo la facciata scolorita di una casa di Rue Blanche". Autori: Cesare Garboli e Bernardo Valli. I maestri hanno superato gli allievi. E quanto a maestri, è arrivato in questo momento il pacco di Amazon: ho fatto un ordine un po' anziano, con Johnny Cash, Joni Mitchell e il nuovo doppio live di Paul McCartney. A natale mi prende così.

Caro Luca,
so che sei un fan dei doppi live. Ne ho ascoltati tre, recentemente. Due bellissimi, uno imbarazzante. Il primo è una registrazione inedita di un concerto del 1975 di Bob Dylan, e ti devo dire che non riesco a toglierlo dal lettore. Non è né lagnoso come il Dylan degli esordi né penoso come adesso. Poi la Pfm, addirittura "Live in Japan 2002". Oh, sarà anche musica di trent'anni fa ma nessuno in Italia ha mai raggiunto il loro livello. Il terzo doppio live, quello imbarazzante, è Be', non te lo dico. E così brutto che ho dovuto chiamare Alice. Tu dirai: Oh, che sarà?. Be', vorrei incontrarti tra cent'anni. Magari con Sally. Sai io non sono un cantautoreGeneraleBufalo Bill figuriamoci Joe Temerario. Je so pazzo, e tu sei volata via o hai preso un treno a vapore, sotto un cielo senza nuvole Quando Il tempo non torna più. Chissà se lo sai Quello che le donne non dicono. La donna cannone, intendo. Io e te non abbiam bisogno di parole, perché il tempo non torna più in Piazza grande. Che soddisfazione. La storia siamo noi, Napule è Una città per cantare. Viva l'Italia. Caro Luca, non hai capito niente? Tranquillo, non c'è Niente da capire.

Caro Christian,
per togliere il cd di Dylan dal lettore, io di solito premo il tasto con il triangolino. Ma la maggior parte delle volte nemmeno ce lo metto. Ti dico una cosa che mi metterà nei guai: io da tempo sospetto una certa sopravvalutazione di Bob Dylan, con tutto che è Bob-Dylan-un-mito-una-leggenda che come lui c'è solo il Papa. Ed effettivamente il Papa non ha nemmeno scritto Knockin' on heaven's door. Ma insomma, se a te piace. I miei cinque doppi live preferiti di tutti i tempi: Paris dei Supertramp, Live in NY dei Counting Crows, Peter Frampton Comes Alive, Babylon by bus di Bob Marley e Seconds Out di quelli lì, quelli con il batterista che è andato a Operazione Trionfo, oddìo al solo pensiero mi vergogno. Ma non riusciranno a gettar fango sui nostri anni migliori.

Caro Luca, anche i 6 doppi cd di Frank Zappa "You can't do that on stage anymore" non erano male. Tra le diecimila canzoni ce n'è una in italiano. Si intitola "Tengo una minchia tanta". Poi continua, e dice: "Tengo una minchia accussì". Credo che il mondo si divida in due, tra chi considerava Zappa un genio e chi pensava fosse un cialtrone. Io sono abbastanza terzista, però. Faceva un sacco di stupidaggini, ma la sua battaglia contro il bacchettonismo rimarrà nella storia. La sua avversaria era Tipper Gore, la moglie del candidato anti Bush, una tipa impegnatissima nel voler censurare i testi sporchi delle canzoni rock. Zappa la sfotteva che era un piacere, e la definiva "una terrorista culturale". Ora che Zappa è morto, sua moglie Gail è diventata una supporter dei Gore. FZ, lassù, ci avrà due palle accussì.

Dicembre 2002

Caro Christian, finora era una questione marginale, ma adesso sento di dover intraprendere una battaglia linguistica seria. No, non sul "gli" e il "le", quella ormai è persa: "La Russia promette che se gli verrà consegnato", era l'apertura di una pagina di Repubblica la settimana scorsa, quindi figuriamoci. No, la cosa che voglio dire è che la mia ragazza è incinta. E chissenefrega, direte tutti, che non ne potete più di questi outing di fatti privati. Va bene, chissenefrega: ma sia chiaro che non è "in cinta". È incinta. E se fosse incinta pure sua sorella, non sarebbero due sorelle "in cinta". Sarebbero incinte. E il giorno che la scienza lo permetterà, io sarò incinto. Non sarò "in cinta", non lo permette la lingua (magari sarò "a dorso nudo" o "all'agghiaccio"). Non esiste una cinta di mura dove vengono poste le persone che aspettano un bambino, né una cinghia con cui legarle. Incinta viene dal latino "incens", sta tutto attaccato, e si coniuga maschile femminile singolare plurale. Ok, questione chiusa. La riapro solo se si fa vivo Bartezzaghi.

Caro Luca, auguri. Anche perché vedo che la prospettiva della paternità comincia a darti alla testa. Me ne rendo conto, con tutte quelle battutine spiritose che sei costretto a subire: "In caso di gemelli, chi dei due sarà il Grande Fratello?". Conserva queste mie mail e tra 18 anni racconta a tuo figlio che secondo il tuo amico Christian nell'anno domini in cui lui è stato concepito le classifiche sono queste. Miglior disco rock dell'anno: () dei Sigur Ros. Miglior giorno dell'anno: 5 maggio, all'Olimpico. Miglior libro dell'anno: Wonder boys di Michael Chabon. Peggiore notizia dell'anno: Gwyneth Paltrow tra le braccia di Lorenzo Ciompi di Vivere. Miglior film dell'anno: il Pianista di Roman Polansky. Migliore squadra di calcio milanese senza terzino sinistro e con maglietta a strisce verticali nere e azzurre di proprietà di un petroliere amico di Gino Strada e che regala ad altra squadra milanese giocatori fortissimi e che un giorno fece lo scambio Mutu-Brocchi: Inter.

Caro Christian, anche il mio amico Franco è andato a vedere il Pianista. Appena si sveglia gli dico che a te è piaciuto. Io aspetto che esca "Morvern callar", con la mia precog preferita. Quanto alla letteratura, tu sei uno colto, ma a me piace anche la raccolta appena uscita di strafalcioni di concorrenti dei quiz: "Le usano i pesci per respirare, con la B? Borchie. Mangia tutto e inizia per O? Oriettaberti". Poi c'è Guanda che ha tradotto "Da capo". Ti consiglio le voci del "Dizionario dello snob rock", che gliele ammollano un po' a tutti e persino a Nick Drake: "cantautore inglese depresso e taciturno beneficato postmortem dai rock snob per i tre album malinconici. Spesso in fotografia è ritratto mentre se ne sta tra gli alberi con aria afflitta. Conquistò una certa fama postuma quando la sua canzone Pink Moon venne usata in uno spot televisivo della Volkswagen".
p.s. Su Google, 15 "all'agghiaccio", tra cui CavalloWeb e il Rover Club Italia.

Caro Luca, le classifiche mi piacciono un casino. Eccoti le mie scelte, sempre a futura memoria. Il miglior gelato nocciola del mondo si mangia al Bar 900 di Alcamo (Trapani), mentre il miglior cioccolato è di Ernst Knamm a Milano. Il miglior disco dell'anno che non avrei mai pensato di ascoltare è quello di Solomon Burke, "Don't give up on me". Il miglior disco italiano simile ai Radiohead è quello di Marco Parente "Trasparente". Il peggior terzino sinistro d'Occidente è Francesco Coco. La migliore rivista on line è Slate.com. Il libro più sopravvalutato dell'anno è "Le correzioni" di Jonathan Frenzen. Il miglior disco che somiglia sia ad Alanis Morissette che a Madonna e a Suzanne Vega è quello di Tori Amos. Il miglior telefilm dell'anno anche se a Mediaset non se ne sono accorti è West Wing. La migliore coppia di conduttori televisivi dopo Amedeo Goria-Maria Teresa Ruta,
Luca Giurato-Daniela Vergara, Frizzi-Dalla Chiesa e Costanzo-De Filippi, siete voi.

Caro Christian, tu scherzi. Comunque, a me "24" piace più di West Wing. Quello con Kiefer Sutherland, su Tele+. Mai visto un telefilm dove squillano tanti telefonini. È l'unica cosa in tv che mi fa spengere lo stereo (cioè, iTunes del Mac). Adesso sto sentendo Beth Gibbons, che era la voce dei Portishead e ha fatto questo disco fantastico con il bassista dei Talk Talk. Forse non tutti sanno che i Talk Talk, dopo Such a shame e quel periodo lì, si convinsero di essere la reincarnazione dei Pink Floyd e fecero dei dischi che i Radiohead se li sognano, per non parlare di quello lì, Francesco Coco. No, volevo dire l'altro, Marco Parente. Invece mi ha un po' annoiato Ryan Adams, e poi ti voglio raccontare questa. Pare che si sia arrabbiato con uno spettatore che a un concerto ha urlato "Suonaci Summer of '69", scambiandolo per Brian Adams, o marciandoci. E ha cacciato lo spettatore, restituendogli i soldi. Adesso su internet è montata una campagna che invita il pubblico dei suoi spettacoli a chiedergli ogni canzone di Brian Adams che gli viene in mente. Povero Bryan. Alla fine gli toccherà cambiare nome, tipo "Ryan Ferry", una cosa così.

Caro Luca, sai qual è il miglior cantante di tutti i tempi? Boy George Michael Jackson Browne. Be', insomma in quattro non ne fannno uno buono. Comunque
il miglior disco dei Talk Talk è il primo, "The Party's over" (no, non parla dei Ds), quello precedente a "It' my life" dove c'è "Such a Shame" (no, non parla della legge Cirami) ed anche la mia canzone preferita, "Dum Dum Girl" (no, non parla di una letterina). Ma il punto qui è un altro: l'altra sera alla Wembley Arena di Londra, il cantante dei Coldplay, Chris Martin, ha dedicato "In my place" a Gwyneth Paltrow, presente in sala. Pare che la cosa di Ciompi fosse una bufala e che ora Gwyneth stia con Martin (gli venisse un colpo, o anche solo un Rush of blood to the head). Pensi che lei lo abbia scambiato per Steve Martin?

Novembre 2002

Caro Christian, o c'è qualcosa che mi è sfuggito o la pubblicità ha raggiunto il cento per cento di efficacia. Mi spiego: un mese fa ho cominciato a vedere dei gran cartelloni in giro per Milano in onore di una enorme scarpa (un 41mila e mezzo, a occhio e croce) con su cucita una emme. Bruttina, ma come molte. Tempo tre giorni, e in giro le avevano tutti (tutti quelli di quel genere lì, quelli che tengono il pulloverino sulle spalle anche quando vanno a dormire). Mi sono perso qualcosa? Qualche principe del pensiero (che so, Ronaldo, Morgan dei Bluvertigo) le ha indossate in un varietà televisivo? Non vorrei suonare trombone, con la quantità di stronzate che compro, ma sto leggendo il nuovo libro di Chuck Palahniuk, che a un certo punto dice: "La gente vede uno spot delle patatine in tv e corre fuori a comprarle, e lo chiamano libero arbitrio". Un po' trombone, dici? Il libro però è fantastico, pieno di invenzioni raccapriccianti: dice che le risate che si sentono nei programmi tv sono state registrate negli anni Cinquanta, e che quelli che sentiamo ridere sono quasi tutti morti. Vedi un po'.

Caro Lux, hai ragione. In Rai, infatti, non s'è ancora trovato nessuno disposto a ridere delle gag di Max e Tux. Il paese, invece, si sta sbellicando con il Pinocchio di Bob Benigni. Io non l'ho visto, né lo vedrò, perché da tempo mi sono fatto un'opinione negativa sul rais della Vita è bella. Lo sai, io applico la dottrina Chrix, il first strike, la stroncatura preventiva. Me ne infischio di che cosa ne pensa la comunità internazionale, certi film non li vado a vedere unilateralmente. Così come sono pronto alla guerra contro le produzioni cinematografiche di quell'Asse del male che comprende i Cineasti Canaglia di Francia, Iran, Cina e del nuovo cinema italiano. Sono un pericolo per l'umanità, non hanno mai avuto scrupoli a sprigionare i gas soporiferi sugli spettatori, armi chimiche e batteriologiche più micidiali di una telecronaca di Mario Poltronieri. Non replicare, al solito, che questi mostri li abbiamo creati noi, che li abbiamo finanziati con il nostro denaro eccetera. E' vero. Pensa che anch'io sono andato a vedere quella ciofeca di Amelie. Faccio ammenda, ma sappi che sono uscito al 5° del secondo tempo, il tempo minimo per applicare il libero arbitrio e sgranocchiarmi un intero pacchetto di Cipster.

Caro Christian, lascia stare il povero Poltronieri, che era un signore al confronto di quel fanatico schizzato che tratta di Formula Uno al Tg5 come se stesse riferendo in diretta lo sbarco in Normandia. Comunque, nel pacco di Amazon (sempre più bravi, ormai arriva in una settimana dall'America) assieme a "Lullaby" di Palahniuk, ho ricevuto anche i cd di Ani Di Franco (un doppio live: i tre migliori doppi live della storia? "Paris" dei Supertramp, "Plays Live" di Peter Gabriel e "Across a Wire" dei Counting Crows) e dei Bright Eyes. Che in realtà è un ragazzetto di ventidue anni di Omaha, Nebraska, che dovresti sentire, visto il tuo recente interesse per la musica alt-country. Secondo me è bravissimo. L'ho conosciuto a Milano l'hanno scorso che apriva il concerto degli Arab Strap: un soldo di cacio, una specie di Diaco ma più carino. A sproposito: sai che Diaco ne ha detta una giusta? Che dovrebbero mettere Blob su Raiuno contro Striscia, se la Rai volesse davvero vincere. I tre programmi tv più geniali degli ultimi dieci anni? Blob e il Grande Fratello.

Caro Luca, anche Otto e mezzo è mica male come programma televisivo. Dàgli un'occhiata, se Ferrara ti dovesse liberare da quella postazione. Senti, io vado effettivamente matto per l'alternative country, tanto che un mio amico inglese mi ha consigliato i dischi dell'inventore involontario di questo genere. Si chiama John Fahey, e intorno agli anni Sessanta faceva album strumentali di sola chitarra acustica che distribuiva nei campus della California. Il mio amico dice che mentre i fighetti perdevano la testa per Bob Dylan e Joan Baez, gli alternativi erano tutti per Fahey e le sue copertine incredibili. Anche i titoli delle canzoni sono mica male, tipo la mia preferita: "Il blues del sole che un giorno splenderà sulla porta del retro".

Caro Christian, prova a sentire cosa ti dice il tuo amico inglese di questo nuovo libro di Zadie Smith, quella di "Denti Bianchi" che era piaciuto a tutti. Adesso invece vedo che la stanno stroncando a destra e a manca. Finito Palahniuk (a proposito, pare che Mondadori finalmente pubblichi in questi giorni il suo precedente e ottimo "Soffocare", quello del sesso in aereo), ho cambiato genere e ho deciso di darmi alla famiglia: per il momento ho letto un libro spiritoso sull'impreparazione maschile alla paternità. Lo ha scritto Giacomo Papi, e mi chiedo se il suo bambino lo chiami per cognome. C'era una sua foto su Panorama, il mese scorso, ma non si vedeva la cosa più importante, i piedi. Magari ha le scarpe con la emme.

Caro Luca, denti bianchi, piedi, scarpe, paternità, famiglia Che fai, nannimoretteggi? Il mio amico non ne sa niente di Zadie Smith, ma mi ha dato un'altra dritta. Sempre musicale, però. A New York sono nati alcuni nuovi generi musicali. Te ne segnalo due, i miei preferiti. Il primo è l'Anti-Folk, una specie di punk acustico e ottimista, oppure una canzone folk con qualche affinità con i Clash. I seguaci vestono con le Converse, i jeans, la camicia di flanella, mettono il gel e amano Beck. L'altro si chiama Art Rock, ed è un filone con band di giovani creativi che fanno musica cerebrale, rumorosa, appassionata e volutamente incomprensibile, un po' come i vecchi Talking Heads. I fan dell'Art Rock adorano Winona Ryder, con la quale scriverebbero volentieri sia Soffocare sia Papà.

Ottobre 2002

Caro Christian, il mio primo concerto di Peter Gabriel fu a Firenze, vai a sapere quando. Il secondo, a Prato, il 6 luglio del 1983. Me lo ricordo perché ero stato appena interrogato agli esami di maturità, dopo aver mediocremente superato lo scritto di italiano con la traccia "Dica il candidato cosa significa oggi essere cittadini del proprio tempo". Poi uno dice la crisi della scuola. Vabbè, almeno nel compito di matematica avevamo calcolato l'area di un esagono inscritto in una circonferenza, non sapendo niente nè dell'uno né dell'altra. O forse era il contrario? Insomma, oggi che ricorrono esattamente diciannove anni e due mesi e diciassette giorni tondi da quel giorno fatale (occhio, che ti racconto anche del mio primo concerto dei Rolling Stones, il giorno che vincemmo i mondiali), esce il cd nuovo di Peter Gabriel. So già che sarà bellissimo. Non è vero, non sono più così sicuro: ma voglio crederlo, dopo quell'Ovo un po' sottotono di tre anni fa e il matrimonio celebrato in un albergo sardo. Anch'io, peraltro, in questi diciannove anni sono piuttosto rincoglionito.

Caro Luca, il mio primo Peter Gabriel è stato a Londra, allo stadio del Crystal Palace, dove qualche anno dopo andò a giocare quello splendido calciatore che era Attilio-Lombardo-pelato-bastardo. Ti dirò di più. Il 10 giugno del 1987 non ho avuto dubbi. Quella sera, a Milano, suonarono contemporaneamente David Bowie (a San Siro) e Peter Gabriel (al Palatrussardi). Scelsi Peter, ovviamente. Così come ho sempre preferito Lombardo a Di Livio per la fascia destra. Stai sereno, il disco è bellissimo nonostante la colonna sonora uscita il mese scorso sia abbastanza inutile. Io comunque a Peter perdono tutto, tranne la scelta del testimone di nozze. Si è preso Phil Collins, ti rendi conto? La Yoko Ono dei Genesis, la persona che ha distrutto la mia band preferita. Come se Lombardo fosse andato a giocare per Moratti. Ricordati: diffidare dei batteristi che si cimentano con la leadership, oltre che degli juventini che passano all'Inter. Anche la Pfm ha fatto la stessa fine, passando dai Live in Usa dei tempi di Mauro Pagani, ai playback a San Remo quando s'è affidata a Franz Di Cioccio. Per non parlare di Marcello Lippi.

Caro Christian, ma va'? Marcello Lippi è batterista? Le cose che imparo, da te. Quanto alla mia band preferita, venne distrutta proprio da Peter Gabriel, che se ne andò. Quindi lascia in pace quel brav'uomo di Phil Collins che si fece carico di tirare avanti onestamente pur non avendo il fisico: non mi risulta che Yoko Ono suonasse in Abbey Road, mentre la batteria di The lamb lies down on broadway non la pestavi nè tu né Yoko Ono, ma il solito testimone di nozze. A novembre esce anche il suo cd, che è meglio della maggior parte del pop che circola: "Wake up call", la prima canzone, mi piace già (ha qualcosa con i telefoni, il brav'uomo: da "No reply at all" a "Billie, don't lose my number"). C'è pure un pezzo con i cori africani, una ventina d'anni dopo Peter Gabriel. E poi è uno discreto, che si fa i fatti suoi, e non va in giro a dire che questa rubrica è rovinata da Christian Rocca (e pure ne avrebbe ragione). Ti saluto: adesso è l'una ed è ora di pranzo, bum dee dum dee dum dum.

Caro Luca, non riesco a scrivere un'altra volta il nome del batterista calvo. Anche le iniziali fanno schifo, sai io uso il Mac, detesto il Politicamente Corretto e qualsiasi tipo di Partito Comunista. Ma un'altra cosa te la devo dire. Il bassetto è quello che ha rovinato l'Album Perfetto, cioè Selling England, con una canzoncina che crudelmente Peter gli lasciò cantare, "More fool me", cioè "quanto sono scemo". Che fosse lui il "Fool on the Hill" dei Beatles? Rilassati, comunque. Specie ora che sei un divo della tv, e hai responsabilità istituzionali. Sto già aspettando la tua prima intervista a TvSette, e vedere come te la cavi con le domande di Marzullo. Ma siccome la vita è un sogno, e io sono buono, ti svelo una cosa incredibile: se vai in Sicilia, devi andare a Balestrate. C'è un bar che fa per te. Si chiama Barry White ed è monotematico, mette soltanto musica di Barry White. Credo possa nascere una moda, come con il Buddha Bar di Parigi. "Ma seriamente". "Anche perché non è richiesta la giacca". "E' tutto". "Ciao, devo proprio andare".

Caro Christian, ti capisco, anch'io da giovane avevo questa fase di ribellismo contro i padri fondatori della nostra cultura. Poi passa. Nel frattempo ti interesserà invece sapere che a fine ottobre esce il nuovo cd dei Sigur Ros, che andammo a vedere insieme l'anno scorso (io e te, manco una ragazza, che sfigati): non solo il cd non ha titolo, ma non hanno titolo nemmeno le canzoni: con le dediche alla radio sarà una faticaccia. E così, di fesseria in fesseria, non ho più spazio per dirti della mia nuova passione, il "turbine spotting". E poi è ora di cena, la minestra ti sta aspettando.

Caro Luca, anche a me piacciono le cose profondamente inutili. Pensa che una volta mi sono commosso per un libro di Alessandro Baricco. Poi Pietro Citati, su Repubblica, mi ha aperto gli occhi con una recensione-stroncatura che cominciava così: "Il mattino in cui scrisse Seta". Ti consiglio invece un bel libro di un venticinquenne newyorchese. Si chiama Jonathan Safran Foer, e fa già il fenomeno. Il libro è "Ogni cosa è illuminata", storia di un ragazzo che va in Ucraina per ricostruire la storia della sua famiglia. Io ho commesso l'errore di leggerlo in inglese (ora è uscito in italiano, da Guanda). Ma è stata un'esperienza utile. Il protagonista, in Ucraina, incontra un coetaneo che parla un inglese così intorcigliato che sembro io. Gli americani si sono molto divertiti. Alla fine ogni cosa si è illuminata anche per me, specie tutti quei sorrisetti che mi facevano.

 

Settembre 2002

Caro Christian, ma Enrica Bonaccorti perché fa delle trasmissioni sui cani abbandonati, lei che fu la regina della domenica? Non per sottovalutare le difficoltà dei cani, ma non se ne potrebbe occupare quello lì di Livorno, come si chiama, e alla Bonaccorti danno il festival di Sanremo (le competenze sui cani potrebbero tornare buone, dirai tu)? O ci tocca di nuovo Baudo? O la Carrà, che due anni fa fu in grado di terrorizzare Eminem, il che la dice lunga sulla reale personalità dell'una e dell'altro. No, no: io voto Bonaccorti, "a vita nuova restituita", come dice la lapide in piazza della Repubblica a Firenze (dice anche "da secolare squallore", ma questo a una regina della domenica suona un po' inelegante). Ma come si chiama, quello lì di Livorno? Dai quello che assaggiava tutto in ogni paesotto d'Italia da certe signorine che si vestivano come la nonna, per prenderlo in giro. Non Fazzuoli, l'altro. Mannaggia, ce l'ho sulla punta della lingua. Appunto.

Caro Luca, vabbé è chiaro che il sole ti ha dato alla testa e io non ho tempo da perdere, ho una missione da compiere. Come sai da un paio d'anni ti parlo sempre delle mie vacanze a Formentera, solo che sono così cretino che te le racconto attraverso Max. Risultato: prima non ci veniva nessuno, ed era un paradiso e ora è pieno di italiani, calciatori e veline compresi. Sai che sono megalomane, e mi sono convinto che è tutta colpa di Max. Più io ti raccontavo le meraviglie dell'isola più questi fottuti lettori di Max venivano a rompermi le palle a Formentera. Incredibilmente sono tutti emiliani, evidentemente lì Max va fortissimo. Comunque, d'ora in poi – ti prego aiutami tu che hai accesso ai rotocalchi e puoi pubblicizzare altre spiagge – urlerò sempre che FORMENTERA FA SCHIFO, è di "un secolare squallore", il mare è sporco, è carissima, ci vanno Baudo e la Bonaccorti e Fazzuoli e la Carrà e soprattutto QUI NON SI TROMBA (a meno che qualcuno non voglia provare "con certe signorine che si vestono come la nonna").

Caro Christian, la diffusione emiliana di Max mi pare un vero scoop: proporrò al direttore uno speciale piadina e un'inchiesta rivelazione sulle ceramiche di Faenza (vale anche la Romagna?). Comunque, mi sono ricordato come si chiamava quello di Livorno: Vannucci (o Vannucchi? No, quello faceva A come Andromeda, mi pare). Mi è venuto in mente mentre correvo: non so se ti ho detto che come tutti i giovanotti passatelli mi è venuto il fittone del jogging e l'ho preso seriamente. Il primo giorno ho comprato scarpe nuove, calzettoni, walkman e tre t-shirts con le scritte. Il secondo giorno sono tornato al negozio perché avevo dimenticato cappellino e occhiali da sole con l'elastico. Il terzo giorno ho fatto una corsetta. Oggi mi riposo, perché ho letto che non bisogna esagerare. Domani pensavo di andare a cercare uno di quei cronometri che misurano anche il battito cardiaco e ti danno in diretta i vincenti della tris: ne conosci uno buono? E poi il walkman non va bene, il cd dei Beach Boys salta: devo comprare iPod. Ci sto prendendo gusto: mi sento in formissima.

Caro Luca, sui lettori Mp3 ero molto preparato, avevo studiato modelli e caratteristiche per mesi. Comprai l'MP3 più costoso sul mercato. Qualche giorno dopo uscì l'iPod Macintosh. Mi volevo ammazzare. Niente in confronto a quando chiusero Napster. Da allora non ho mai più capito come si scarica una canzone da Internet, e sono tornato a comprare i dischi. Te ne segnalo alcuni, in blocco. C'è una casa discografica che io adoro e che si chiama Ecm. Diciamo che pubblica dischi jazz, in realtà fa altro. Dicono che il suono dei loro dischi è il più vicino possibile al suono del silenzio. Forse non vuol dire niente, ma chi s'è inventato 'sta stronzata non è così lontano dal vero. Bene, ora hanno pubblicato una nuova serie di cd, tipo greatest hits dei loro principali musicisti. Che sono Keith Jarrett, Jan Garbarek, Bill Frisell, Chick Corea e altri. Se fossi in te li ascolterei, contro il logorio della vita moderna funzionano un casino.

Caro Christian, ho provato ad ascoltare Keith Jarrett mentre correvo, ma mi veniva un assopimento e sbandavo contro i semafori. Così mi sono fatto una compilation adatta al mese che viene. Ci ho messo "September" degli Earth, Wind and Fire, "September Morn" di Neil Diamond, "Settembre" di Alberto Fortis, "September Song" nella versione di Jimmy Durante, "September in the rain" cantata da Julie London, "Settembre" di Venditti, "Impressioni di settembre" della PFM e "29 settembre" di Battisti. "Torno a settembre" dei Santo California ho deciso di lasciarla fuori, e invece sono tornato a casa e in tv davano "Torna a settembre", con Rock Hudson e Gina Lollobrigida, che ti consiglio assai, ma già te ne avevo scritto qualche tempo fa. Sto cominciando a rimbambire: hai ragione tu, sarà per via del coso, quello lì che viene d'estate, com'è che si chiama? Che si suda, e si sbuffa. Niente, non mi ricordo: sarà per via del coso.

Caro Luca, da te non me lo aspettavo. Sei di sinistra e ti sei dimenticato di "Luglio, Agosto, Settembre Nero" degli Area. Era bellissima, e ti avrebbe coperto almeno tre mesi. Mi sa che ha proprio ragione Vecchioni quando lamenta che a parte se medesimo la sinistra canterina non bada più all'impegno politico. Gli ha risposto da par suo Venditti. Dice che tra il primo e il secondo tempo dell'Olimpico c'è, anzi ce sta', anche lui. I due hanno trovato un accordo sul mai perduto impegno di Guccini, Fossati e Battiato. Vero. E ti dirò di più, se tra un comizio e l'altro questi qui trovassero anche il tempo di scrivere delle buone canzoni non sarebbero neanche tanto male. Comunque visto che sei così all'avanguardia, ti segnalo che dagli archivi di Simon & Garfunkel hanno tirato fuori i nastri di un concerto che non sarà mitico come il famoso Concert in Central Park ma pare ci vada molto vicino. Vicinissimo, in realtà. E' stato registrato al Lincoln Center di New York, a due passi dal Parco. Diciamo un "Concert near Central Park". Prendilo, "quando primavera verrà".

Agosto 2002

Caro Christian,
la musica è cambiata. Rolling Stone, la rivista del rock con la ock maiuscola, è in crisi: così da un paio d'anni si è buttato sulle Britneyspears e paperelle simili. Non contenti, adesso hanno reclutato un nuovo direttore: un inglese che prima faceva FHM, mensile inglese di successo planetario per giovani lobotomizzati in cerca di tette, birra, rutti e videogames. Tempi che corrono. Sarà che siamo vecchi, ma il vecchio Rolling Stone era un giornale vero, quello di Almost Famous e del libro di Lisa Cody. Lo hai letto? Sul mondo del rock e sulla discografia è un ottimo romanzo. Il disco più famoso del protagonista si chiama Hard Candy, che è – credo per caso – anche il titolo del nuovo cd dei Counting Crows, la mia rock band preferita. Meno casuale è che la rockstar del libro sia assediato da fans convinti di possedere qualcosa di lui e che la settimana scorsa i fans di Adam Duritz dei Counting Crows lo abbiano criticato per aver posato per un servizio fotografico su GQ americano. E lui ha risposto sul sito: adesso state esagerando, questi non sono fatti vostri, io mi sono divertito. Avete già le mie canzoni, che sono un bel pezzo della mia vita: il resto non vi riguarda. Crescete e diventate adulti. Insomma li ha mandati affanculo, con il coraggio che non hanno molti suoi colleghi: quelli che il pubblico ha sempre ragione, anche se poi ti spara mentre gli fai un autografo.

Caro Luca,
segnati questa e non fare battute sceme. L'altro giorno ero in un negozio di dischi di Toronto, in Canada. Guardavo qua e là, e intanto ascoltavo una musica country che stranamente mi piaceva. Mi sembrava impossibile. Devi sapere che io odio la musica country. Per la verità è al decimo posto delle musiche che non sopporto. (Ecco la classifica dei generi che per usare un tuo eufemismo manderei affanculo: 1) funky; 2) smoothing jazz; 3) brasiliana; 4) rap; 5) Jovanotti; 6) soul; 7) techno-house; 8) acid jazz; 9) hip-hop; 10) country). Ti dicevo: sentivo questa musica e mi piaceva, c'era qualcosa di familiare. Poi ho sentito un muggito di mucche seguito da un rumore di motosega e ho capito tutto. Era The Wall, fatto in versione country. Tutto il disco dei Pink Floyd con i violini e i banjo, e le mucche e la motosega al posto dei bambini e dell'elicottero della versione originale. Loro, i pazzi, si chiamano Luther Wright & The Wrong. Vengono da Toronto, e non credo che li facciano uscire.

Caro Christian,
quando si è piccoli ed europei si odia il country. Poi si cresce e si capisce che metà del migliore rock americano viene da lì (vogliamo parlare di Neil Young, visto che sei in Canada?). Alt-country, per esempio, è l'etichetta (alt sta per alternative) affibbiata a molte band delle migliori, come Sparklehorse, Giant Sand, e Wilco, prima che qualcuno si inventasse il post-rock. Adesso si parla pure di emo-rock, che non è musica da trasfusioni ma vorrebbe avere a che fare con le emozioni. Ma, dice ancora Duritz, alla fine si tratta solo di trovate del marketing per aiutare i negozi di dischi a fare ordine negli scaffali.

Caro Luca,
scusami se insisto, ma i canadesi sono strani. Dopo che il Senato americano ha riconosciuto ufficialmente quello che si è sempre saputo e cioè che il vero inventore del telefono è l'italiano Antonio Meucci, il Parlamento canadese ha votato una risoluzione che sostiene: Pochi cazzi, l'inventore è, e resta, il nostro Alexander Bell. Come la risolviamo? Tanto più che qui in Canada ne hanno un'altra bella tosta tra i piedi. Chi ha inventato il Trivial Pursuit? Scott Abbott e Chris Haney, due giornalisti di Montreal, dicono che è roba loro, ma è spuntato un altro tipo, tal David Wall, che dice di aver avuto l'idea e di averla raccontata a Haney nel 1979. Wall è sicuro: faceva autostop, salì sulla macchina di quel giornalista e gli raccontò la sua idea. L'affare si è complicato perché Wall, per sua stessa ammissione, era ubriaco e durante il viaggio si fece alcune canne. Io li amo i canadesi. Sai un'altra cosa? Conoscono soltanto una scrittrice, ed è Oriana Fallaci. E io ho fatto un figurone perché sapevo tutto di Oriana, avendo letto il magnifico libro-biografia che ha appena scritto Maria Giovanna Maglie.

Caro Christian, trovo un po' esagerate le biografie dei santi, figuriamoci un ritratto della Fallaci. Invece ho letto "Un caso freddo", che mi avevi consigliato. Salvo la freddezza del caso (sembra un articolo di cronaca nera di cento pagine) era fantastico: banditi, polizia, il male e il bene, tutto il repertorio. Quanto al Trivial, secondo me sta a "Chissà chi lo sa?" di Febo Conti come il calcio moderno sta alle zuffe fiorentine. E questo mi fa ricordare che devo comprare per tempo il biglietto per Livorno-Fiorentina, il derby più imperdibile del prossimo campionato. Non ti dico per chi tengo, che sennò non mi fanno tornare nella mia città. Altro che Toronto e Montreal.

Caro Luca,
sono andato al cinema. Ma mica è facile andare a vedere un film qui. Qui a Montreal, dico. Con 'sta storia che in Quebec sono un po' francesi, un po' americani. Volevo vedere The sum of all fears, il filmone sulle paure americane di subire un attentato nucleare. L'attore è Ben Affleck, uno che odio molto più della musica country (in quanto ex fidanzato di Gwyneth Paltrow). La ragazza alla cassa mi ha detto: "Il film è in francese, con sottotitoli inglesi". Stavo per ridarle il biglietto quando la sua collega ha urlato: "Ma no, che dici? E' in inglese, con sottotitoli francesi". E' seguita una specie di rissa. "Calma", ho detto io, "cerchiamo di capirlo dal titolo: vi risulta The Sum of all fears oppure La somme des toutes le peurs?". Non c'è stato niente da fare. Era tardi e sono andato a vedere The Bourne Identity, in inglese. E' il classico bel film hollywoodiano sugli spioni della Cia. C'è Matt Damon, che è bravo, e Franka Potente, che è quella di Lola Corre. Lei non si capisce se sia carina o no. Di sicuro ha la spalla destra cadente, e secondo me questi sono problemi gravi. Ah, dimenticavo: poi ho visto anche The Sum of all fears. Ho prenotato un vagon-lit e me lo sono goduto in un bel cinema di Toronto.

Luglio 2002

Caro Christian, ora che le destre rivoluzionarie sono al potere, e tu hai delle entrature, non potreste fare niente per Isoradio? Anche se tu al massimo vai in motorino da casa al McDonald's, ma per noi che solchiamo i caselli dover sottostare alle scelte musicali di quelli là (dev'essere gente di sinistra) è peggio che guardare l'Eurofestival. Pare di sentire la vecchia filodiffusione: ieri per avere notizie sull'uscita obbligatoria a Fornovo per incidente ho dovuto subire in successione "Ancora" di Edoardo De Crescenzo, "Se stiamo insieme" di Riccardo Cocciante e "Black is black" di Cerrone. Il conduttore ha ritenuto persino di parlare di Fausto Papetti, grazie al cielo senza trasmetterne alcunché. E pensare che in giro in autostrada c'è un sacco di gente perbene, non solo maniaci depressivi: prendi me, io ogni tanto entro a Milano Sud solo per andare all'autogrill di Medesano, bello ai piedi dell'Appennino, e comprare una cioccolata autoriscaldante Caldo Caldo o dei muffins al mirtillo (il panino Fantasia, ormai quasi scomparso, è rimpianto dal Brennero a Caserta). Basta evitare il benzinaio che ti vuole assolutamente cambiare l'olio e le spazzole dei tergicristalli, e poi ci si potrebbe vivere, in autostrada. Ma Fabio Concato, risparmiatecelo: è peggio di una foratura sulla Mestre-Vittorio Veneto.

Caro Luca, della destra non so niente. Invece ho capito tutto della sinistra. L'altra sera ho avuto l'illuminazione. Ora so perché non vince mai le elezioni. Non è un problema di leadership né di girotondi né le solite chiacchiere sul conflitto d'interessi. E' un problema musicale, ne sono convinto. Ecco: finché ci saranno in giro i Nomadi non c'è niente da fare, non c'è speranza, non si vince. Ma che musica fanno i Nomadi? Quante volte sono tornati 'sti Nomadi? Se ne vanno, ritornano e poi Ancora Nomadi, per sempre Nomadi, di nuovo Nomadi E sempre a cantare "io, vagabondo che son io" e "soldi in tasca non ne ho". Faniguttun, direbbe il Beneamato Premier. Ehi, non toccare Fausto Papetti, lo Jan Garbarek della Brianza. Specie da queste parti, ciccino: Papetti è un innovatore che ha trasformato le copertine dei dischi in calendari di Max. Altra cosa, non ci provare neanche con "Se stiamo insieme ci sarà un perché". Io, per esempio, me lo chiedo sempre quando ti scrivo queste mail.

Caro Christian, certo che c'è un perché: ti devo dei soldi. E me lo potevi dire che sei il curatore della programmazione di Isoradio, che avrei evitato la gaffe. Adesso che so quali siano le tue preferenze, eccoti uno scoop: ho appena sentito una canzone di Serge Gainsbourg del 1964 che è uguale copiata a "Ragazze dell'est" di Claudio Baglioni, un faro, un modello da imitare, persino per i suoi predecessori. La trovi su Audiogalaxy, prima che lo chiudano. Non so se sia un po' troppo moderno per te, ma sta per uscire il nuovo cd di Springsteen: in fondo ha fatto un disco che si chiamava "Born in the USA", e a te queste americanate commuovono sempre: l'alzabandiera, i padri fondatori, Beniamino Franklin e il Big Mac al MacDonald dietro casa dove sei andato con il motorino. Hai visto che è finalmente uscito in Italia "Wonderboys" di Michael Chabon, da cui fecero quel film ottimo con Michael Douglas nella per lui inusuale parte di una persona normale? Invece diedero un oscar a Bob Dylan, per quel film, per una canzone memorabile (com'è che si chiamava?). Quando parti per il Canada? Ricordati della tenda.

Caro Luca, sono già qui, un po' imbambolato per questo francese-inglese che parlano a Montreal. Uno pensa che i canadesi non esistano, poi se ti informi scopri che sono nati e cresciuti da queste parti: Neil Young, Joni Mitchell, Alanis Morissette, Robbie Robertson, Leonard Cohen, Jim Carrey, Keanu Reeves, Michael J. Fox, Dan Aykroyd, Céline Dion (ma potevano farne a meno), Pamela Anderson (evviva), K.D. Lang, Loreena McKennitt, i Crush Test Dummies, i Cowboy Junkies, Daniel Lanois, Paul Anka, Bryan Adams, Mike Myers (Austin Powers), Matthew Perry (Friends) Margarete Atwood (scrittrice), Paul Shaffer (Letterman show), Linda Evangelista (femmina), Glen Gould (il pianoforte), David Cronenberg (regista), Donald e Kiefer Sutherland, Douglas Coupland (scrittore generazione X), i Villeneuve (piloti), James Cameron (regista), Leslie Nielsen, Claire Kincaid (Law and Order), Raymond Burr (Perry Mason), Elizabeth Arden (cosmetici), Peter Jennings (l'Enrico Mentana della Abc), Jason Priestl (Beverly Hills), William Shatner (Capitan Kirk), Carrie-Anne Moss (Matrix), Brendan Frazer e tutti i giocatori di hockey su ghiaccio. Lo so, c'è anche Naomi Klein (boh-logo). Ma è una pecca compensata da un fuoriclasse: Mordecai Richler, l'autore della Versione di Barney.

Caro Christian, l'unico titolo di tabloid che vorrei mai leggere è "Clamoroso! Naomi Klein è la figlia di Calvin Klein!". Già che sei lì, se ti sposti a nord fino nel Saskatchewan, a Bellegard c'è questa lotteria: hanno messo una Chevrolet Bel Air del 1968 su un lago ghiacciato e bisogna scommetere sul giorno in cui andrà giù. Con le temperature che ci sono lì, pare che potrebbe star su fino ai primi di luglio, tu quando rientri? Tremo già al pensiero di sentirti dire "il Canadà" con l'accento sulla a.

Caro Luca, l'unico titolo che dovresti leggere è "Piccolo atlante del Jihad" di Carlo Panella. Non ne condivido la tesi di fondo (secondo cui Osama avrebbe comunque vinto), ma è il libro più intelligente e profondo sul tema, spiega per esempio come i killer di Allah massacrino i civili per tutto tranne che per povertà e disperazione. Detto questo, la figlia di Calvin Klein è un'altra. Pare soffra di una particolare sindrome edipica. Tutte le volte che arriva al dunque con un uomo, improvvisamente si blocca. E ci credo, con il nome di papà stampigliato proprio nel bel mezzo.


Giugno 2002

Caro Christian, quando queste righe saranno pubblicate ti pregherei di farmi una telefonata. Se non rispondo, avvia le ricerche del mio corpo. Potrei trovarmi privo di conoscenza riverso su un molo di Mergellina, all'indomani di Napoli-Como, comunque sia andata. Se è andata male, quando mi riprendo ditemelo con molta cautela. Se è andata bene, ti offro un camion di taralli, una napoletana con doppie acciughe e la pastiera di Scaturchio. Il caffè te lo paghi, e insomma. Non ti invito a berlo da me, che comprai quella sòla di caffettiera che doveva fare la schiuma, lanciata con gran clamore cinque o sei anni fa: faceva la schiuma, ma faceva anche schifo, e così il caffè lo prendo sempre al bar. Ieri ci ho incontrato la Pina, che è la mia deejay preferita, e così ho saputo che Gay Tv trasmette Queer as folk (la Pina dirige il talk show annesso). Mi ricordo che avevano avuto paura di mandarlo in onda prima Mediaset e poi La7 (che pur di autolesionarsi farebbe abbattere i propri ripetitori e affiderebbe il palinsesto al Canaro), malgrado avesse ricevuto critiche ottime in Inghilterra e USA. Tu lo hai visto, laggiù?

Caro Luca, ogni tanto mi capita di vedere Queer as a folk (traduzione: "Strano come tutti" quindi una persona normale, ma gioca sul fatto che queer vuol dire anche "frocio") ma non ci capisco niente (sarà il tema?). Mi piacerebbe seguire Diaco, piuttosto. Tu l'hai visto, o guardi solo "A tutta B" con Gianni Vasino? A me piace Sex and the city, peccato che abbiano smesso di girare la quinta serie per la gravidanza di Sarah Jessica Parker (il papà è Matthew Broderick), peccato perché il primo episodio è ambientato da Sushi Samba, che è un ristorante fantastico dove sono andato l'altra sera. Si mangia giapponese+brasiliano, si pagano molti dollari americani e chissà perché mi viene in mente Hidetoshi Nakata.
Senti, c'è un cd che non sono riuscito a trovare: la Suonata per violino n. 3 di Brahms. Non è un'edizione qualsiasi, ma la registrazione di un concerto tenuto a Washington il 22 aprile. Al pianoforte c'era Condoleezza Rice, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale. Il critico del Wall Street Journal ha scritto: "Ms Rice era tutta musica. Il suo tocco autoritario, il suo ritmo risoluto, il suo fraseggio profondo. Sembrava che quello fosse il punto più alto della sua vita, e chi può biasimarla? Era felicissima, e aveva tutto il diritto di esserlo: ha suonato per sé, per l'Arte e per il suo paese". E quell'idiota di Bin Laden pensava di sconfiggere questi qui?

Caro Christian, seguire Diaco piacerebbe a tutti, qui, ma con un grosso randello. Quanto a Brahms, anch'io vorrei assistere a un concerto al nuovo auditorium di Roma con Buttiglione che suona il trombone. Per ora niente. Pensavo che lì i neri facessero solo hip-hop (che è un po' come dire trotta trotta cavallino): questo mese esce il cd nuovo di Meshell Ndegeocello (che razza di nome è? Boh) che aveva fatto un disco molto bello, tre anni fa. Ma ora che hanno visto che butta bene – Alicia Keys e Angie Stone e Macy Gray – l'hanno messa a fare black music come tutti e non se ne può più. Si salvano quelli che fanno cose più strane, come il soul anni Settanta di Remy Shand o il geniale Unplugged di Lauryn Hill, un'ora e mezza lei e chitarra e nient'altro (ma non lo comprare nei negozi: boicottiamo i cd che non si possono ascoltare nel computer). Comunque il mio nero preferito era Robbie Robertson, il caporedattore di Peter Parker al Daily Bugle. Quando seppi che il cantante della Band Robbie Robertson aveva fatto un disco da solo, pensai che fosse la stessa persona.

Caro Luca, ho visto la prima mondiale di Spider Man, per servirti. Ero a Boston in un mega cinema di venti sale, e sembrava di stare alla stazione centrale. Scale mobili, biglietterie automatiche, annunci al microfono del tipo: "Gli spettatori con il biglietto per Spider Man, prego avviarsi alla sala A18". Comunque il caporedattore nel film non c'è, o non si vede. C'è invece il direttore, incazzosissimo e interpretato da un attore molto bravo. Il film sembra un videogioco, ed è uguale ai cartoni animati che vedevamo ai tempi di Supergulp oppure a un girotondo dell'Inter contro la Lazio.
Ho scoperto il tuo cantante preferito. Si chiama Jack Johnson ed è hawaiano. Quando non fa il cantautore gira film sui surfer. Lui è un po' Nick Drake, un po' Duncan Sheik, anche un po' Neil Young ma ormai sono tutti un po' Neil Young, no?. Se se gli dài una chitarra, anche Karel Poborsky ti canta una "Comes a time" da urlo (sotto la curva).

Caro Christian, apprezzo il tuo sforzo di decidere i miei gusti – forse diventerai presidente del consiglio - ma a me questo Jack Johnson mi annoia un po' (io sono per lo sdoganamento di "a me mi", allora? E vogliamo parlare del fatto che questo giornale mette in cifre qualsiasi numero, hai notato? "1 di noi 2", e così via, sembra di leggere un cd di Prince). Insomma, no Jack Johnson, sì Joe Jackson, che ascolterei notte e dì. Il direttore di Peter Parker me lo ricordo, J.J. Jameson (tutti nomi con la J, laggiù: qui da noi solo la Giuventus): ma in tema di supereroi la mia linea è quella del bambino di Napoli che ha scritto "Maradona, anche se io non l'ho conosciuto, non è un personaggio inventato, come Re Artù o l'Uomo Ragno. Maradona è veramente esistito, ed esiste ancora!". L'ho letto in questo libro di temi di ragazzini messo insieme dal solito maestro D'Orta, quello di "Io speriamo che me la cavo": lui ci marcia un po', ma i ragazzini sono geniali. Ci vediamo sul molo di Mergellina.

Caro Luca, mentre tu ti (tu ti: sei contento?) mangiavi la pizza con la pummarola 'n coppa, io sono andato nel locale più cool di Manhattan. Te lo devo raccontare. Ho conosciuto un avvocato che io farei sindaco al posto di Michael Bloomberg o almeno Spider Man al posto di Toby Maguire. Si chiama Andrea Tessitore, di giorno cura affari da centinaia di milioni di dollari e la sera come l'Uomo Ragno tesse la sua rete e ti assicuro che acchiappa molto di più di una banalotta Kirsten Dunst. Si sposta con una Vespa targata Milano senza documenti e abita in uno splendido loft al Village che chiama "il granaio". Mi ha portato al Lotus, che sta al Meat Packing district, dove la ragazza più brutta era la mia vicina di tavolo Marisa Tomei. Non l'ho degnata di uno sguardo, anche perché trovavo più eccitante pensare a quel colpo di testa di Diego Simeone. Al Lotus si va il martedì; di giovedì si va al Pangea. La domenica invece è sacra: brunch, Sunday New York Times, e ancora risate su quell'undici settembre che è stato il cinquemaggio. (Ma "Ei fu siccome immobile", era Napoleone o Gresko?).

Maggio 2002

Caro Christian, come va laggiù? È vero che stanno tornando di moda le Pony – tra le scarpe da tennis più brutte della storia – come ho letto da qualche parte? Certo, il fatto che le usino Fred Durst dei Limp Bizkit e Enrique Iglesias non è proprio la rivelazione di una moda, ma so che hanno fatto una pubblicità con Pamela Anderson e alla Puma sono preoccupati. Notizie del campionato di calcio ne hai, ma volevo raccontarti il livello dei giornalisti sportivi italiani: un paio di domeniche fa nei collegamenti dagli spogliatoi, prima è apparsa una inviata che ha chiesto a Nedved cosa pensava del fatto che la Lazio si sarebbe venduta la partita con l'Inter, creando il panico e alcuni svenimenti tra i suoi capi in studio; poi, da Verona, un suo collega ha intervistato Moro del Milan mostrandosi avvolto in alcuni foulard del Chievo. Resta laggiù, che almeno è cominciato il campionato di baseball, e quella è gente seria. Vado a vedere se trovo le Tiglio Go-Scarpa di quando ero ragazzino, che magari tornano di moda.

Caro Luca, uozzamericandaun infine mi sono trasferito a New York. Starò qui for a couple of weeks che non vuol dire "un paio di settimane" ma "un periodo compreso tra le due settimane e l'eternità". Appena arrivato ho dovuto fare alcune commissioni. Primo: prendere un adattatore per la corrente, e con le linee elettriche che hanno in città ho capito perché i pompieri sono considerati eroi. Poi ho fatto un abbonamento a un telefonino americano e ora vado in giro con due cellulari, uno con la scheda italiana e l'altro con quella Usa che però appena esci dall'area di New York non funziona, ma-non-mel'avevano-detto-puttana-eva. Sembro un portoricano, specie nella Upper West Side dove tutte le ragazze somigliano a Gwyneth Paltrow, però se la tirano di più. A casa ho fatto mettere Road Runner, che è il nome del cartone animato che da noi si chiama Bip-bip. E' un collegamento superveloce a Internet via cavo, e col cavo mi hanno dato anche quattrocento canali tv, tra cui Rai international. Felice come un bimbo ho comprato sei bottigliette di acqua Evian al supermercato qui sotto, me le hanno fatto pagare 21 dollari. Sono rimasto a casa a guardare Domenica In.

Caro Christian, sei un po' il Bukowski del Duemila, devastato dal vizio e in preda all'autodistruzione. D'altra parte, da quando lo stesso Tom Waits ha rinnegato la mistica dell'ubriaco, non restano che l'acqua minerale e Mara Venier. Immagino che lo stesso Waits aspetti l'ispirazione guardando "Saranno famosi". Aspetta oggi, aspetta domani, alla fine si è rassegnato a fare uscire due cd di cose scritte gli anni scorsi per due opere teatrali. Una è "Alice", tratta da Lewis Carroll, e la prima canzone è meravigliosa. L'opera di Waits si divide, per suo stesso dire, in "canzoni romantiche e canzoni comiche". A me piacciono le prime, benché la storiografia attribuisca alle seconde, con i loro suoni fantastici e andamenti sbilenchi, la grandezza dell'artista. Forse sto invecchiando e mi piace assopirmi con la musica meno rumorosa, e infatti impazzisco per i Lambchop, che fanno canzoni da piano bar quando sono rimasti solo gli ubriachi e quelli delle pulizie. Ma in certi sprazzi giovanilistici mi piace molto anche la colonna sonora di "About a boy" di Badly Drawn Boy, che ricorda molto l'ottimo Elliott Smith. Comprateli, quando passi da Tower Records: per quando finisce Porta a Porta.

Caro Luca, lavoro molto e il mio inglese migliora. Tanto che ora riesco a fare figuracce in lingua. L'altro pomeriggio ero al Rockfeller center, nell'isolato dove si concentrano i tre capisaldi del pensiero occidentale, il negozio dei firefighters, quello della Nba e quello delle camicie Brook's Brothers. Mi presentano una simpatica e carina. Parliamo, chiacchiere eccetera. A un certo punto mi avventuro in una discussione sugli Oscar, e le dico che secondo me il film più bello dell'anno è No man's land che ha vinto il premio come miglior film straniero. Lei si incazza e mi dice che quel film non le piace per niente. Io cerco di argomentare, ma lei alza la voce e secondo lei l'unico bel film sulla guerra in Jugoslavia è Underground di Emir Kusturica. Hai presente, no? Quella cagata di uno che ha visto troppi film di Fellini. Io le dico dài è un filo serbo. E lei: "Can I tell you something?". Sure, le dico io. "I'm serbian". Ah, minchia, sorry, farfuglio io. Cambio discorso e le parlo di Black Hawk Down, bellissimo no? E la Somalia è lontanissima da Belgrado. "Well – mi fa lei – sono cresciuta a Mogadiscio". Bye Bye e sono corso a casa, dove mi sono fatto una pinta di un fantastico gelato al cioccolato belga con pezzi di Cheese Cake, marca (e ci credo) Godiva. In tv, c'era Paolo Limiti.

Caro Christian, la globalizzazione è una brutta bestia: una volta al massimo ti toccavano un paio di guerre mondiali, nella vita, se eri molto sfigato. Adesso uno riesce a partecipare a una dozzina di tragedie internazionali che non è ancora adulto. Quaggiù per fortuna, a parte Porta a Porta, va tutto abbastanza bene. La dimensione di tragedia internazionale con cui ho a che fare è che a giugno la mia fidanzata ha affittato una bellissima casa al mare senza televisione. Non che mi mancherà Paolo Limiti, ma tu sai cosa succede a giugno, vero? Se Totti è in forma gli concedo anche di andare in giro vestito come un pusher di Miami Vice, basta che ci risparmi la tragedia internazionale di due estati fa, con supplemento di crisi politica interna. Vado a misurare il televisore, per vedere se riesco a farlo stare in macchina con i bagagli e il coccodrillo gonfiabile gonfiato (me lo gonfia il benzinaio sotto casa, prima di partire, così risparmio il fiato).

Caro Luca, cioè mentre io sono qui al fronte (non al Fronte del Porto, stupido) – al fronte vero, quello della guerra al terrorismo - tu pensi alle vacanze e a Francesco Totti? Guarda che lo dico ad Oriana Fallaci, appena la incontro. Totti è fortissimo ma mi deve fare il piacere di imparare un'altra frase oltre a quella che sa già. Anyway, "è normale che", come direbbe Totti, al primo ascolto non mi sia piaciuto il disco di Neil Young, ma ora non riesco più a smettere di canticchiare "Are you a passionate?". A proposito di passioni, sai cosa è successo a Steven Seagal? E' diventato buddista, giuro. Come Baggio e Richard Gere. E siccome si è appassionato un casino alla nuova religione, "è normale che" ha deciso di non fare più i film alla Van Damme, quelli in cui la sceneggiatura prevede un colpo di kick boxing ogni tre battute. "E' normale che" i produttori gli abbiano chiesto 60 milioni di dollari di danni. Ma a Seagal che gli frega? Pensa una cosa zen nella sua villa con piscina, ed è a posto. Io "è normale che" in attesa di Tottigol, per il momento guardi Incantesimo.

Aprile 2002

Caro Christian, ti scrivo dalla cafeteria sul tetto del Centro Pompidou, a Parigi. Un posto da attempate insegnanti di lettere in gita scolastica – penserai tu, che saresti andato al Buddha Bar - ma si da il caso che adesso sia stato conquistato dai fratelli Costes. Quelli dell'Hotel Costes e della compilation lounge (o chil-out o quelle altre espressioni dl cazzo), e ora quassù è diventato un posto strafigo con il deejay, le rose che galleggiano sui tavoli, le candele bianche, le calle, e tutto il repetorio dell'International Style tipo Wallpaper. Roba che ormai la vedi anche a Bogotà, hai ragione, ma Parigi è sempre Parigi eccetera. Al Buddha Bar poi, ci ho incontrato il mio ex suocero; è cosi' inflazionato che il suo diretto concorrente, che si chiama Man Ray, è uguale identico: grande sala sotterranea, ballatoio con banco del bar, superstatue patacche orientali e ventimila per un gin tonic. Comunque, sto litigando con un mio amico che dice che la vera capitale culturale d'Europa è Londra, cioè il posto che ci ha dato il principe Carlo, Mister Bean e i tifosi dell'Arsenal. Ma lui dice anche che c'è una new wave norvegese: Kings of Convenience, Royskopp, St, Thomas, tutta roba che sparirà come lacrime nella pioggia. L'Islanda, i Sigur Ros, i Mum, e il runtur il sabato sera: è là che succedono le cose, o a Parigi. Londra, tsé. Fatemi il favore.

Caro Luca, te l'ho già detto: per me la musica migliore viene dal profondo Nord, che non è Belluno ma Oslo. Prova ad ascoltare uno Jan Garbarek qualsiasi e poi mi dici. Sui locali non so, a me fanno tutti schifo e davvero non capisco che divertimento ci sia a stare tutti piagiati uno addosso all'altro e fumare e pagare 10 euro un cocktail che poi non è un granché. Io preferisco stare a casa. L'estate scorsa sono andato all'inaugurazione di un locale supertrendy fichissimo a Formentera. C'era anche Jovanotti con il cappello nonostante i trenta gradi. Una noia infinita, avrà composto lì "Salvami". Pensa che c'era anche Paolo Bonolis in short e marsupio. Una cosa terribile. Io ripristinerei le balere con le ragazze sedute in fila, ciascuna sulle sua sedia, disponibili ad accettare l'invito del maschio. Tutto ordinato, pulito e pratico. Sono d'accordo con te sulla sopravvalutazione di Londra, specie ora che le Church's sono diventate di proprietà italiana; ma Parigi, ti prego no: è un posto dove si ascolta ancora musica etnica e dove invece che computer dicono ordinateur. Io ho questa tesi: la vera capitale culturale europea è New York.

Caro Christian, stappa lo spumante e torna a sorridere. Quelle che tu chiami balere, "con le ragazze disponibili ad accettare l'invito del maschio" (del maschio? Ma come parli?) esistono ancora e si chiamano night (solo con preposizione articolata: andare "al night"). Se risparmi un po' sui cd di jazz vedrai che poi ti troverai bene e vorrai tornarci. Quanto ai bar, mi sa che sei andato in quelli sbagliati. Se individui quelli costosissimi, lì non c'è quasi nessuno e si sta una pacchia: risparmia sui night e ti troverai bene e vorrai tornarci. Ti consento Garbarek, e il resto della Norvegia: ma insisto che ci si risparmi la sonnolenta norwegian wave. Al museo d'arte moderna qui sotto, ho appena visto una cosa (le chiamano installazioni, ma mi vergogno) fantastica, che non so spiegarti bene: ci sono dei massi di cartapesta o di plastica appesi a un soffitto e dei monitor che mostrano immagini pigre al rallentatore e un a musica meravigliosa esce dai massi e tutto quanto è opera di uno che si chiama Rondinoni e insomma: io sono ignorante, ma se il maestro Rondinoni come immagino legge fedelmente queste pagine mi manderebbe una cassetta di quella musica meravigliosa?

Caro Luca, a proposito di locali, due nostri amici dei quali mi vergogno per loro a farti il nome hanno deciso di aprire un ristorante. Non è un ristorante qualsiasi e neanche uno di quelli fusion che fanno molto trend. No, è un ristorante da e per cretini. Si chiamerà Forno a microonde o qualcosa del genere, e servirà soltanto cibi del supermercato e di marca specifica. Mi hanno fatto vedere il menu. Dentro ci sono i biscotti Oro Saiwa, i quattro salti in padella, il latte condensato della Nestlé, i Ferrero Rocher, il Chinotto San Pellegrino, lo zuccotto Algida, i Kinder Brioss e le Spinacine Aia. Io, piuttosto che chiamare il 113, ho suggerito due cose: aggiungere i biscotti scozzesi Walkers, quelli al burro, e assumere come maitre di sala Fabio Fazio. La musica del maestro Rondinoni, ci andrebbe da Dio. Io l'altro giorno, invece, sono andato a una mostra milanese che si intitolava "Understatement – Stati di calma apparente". Tra gli altri esponeva un mio amico che si chiama Francesco Simeti. Non lo vedevo da un sacco di tempo e l'avevo lasciato che scolpiva ometti in terracotta, ora invece fa carta da parati. Non sapevo che esistesse la carta da parati d'autore, eppure c'è, e se la chiami wallpaper, in inglese, fa pure il suo effetto. Comunque era bella. Poi, incauto, ho pestato un'installazione di una giovane artista che aveva messo dei fogli di carta velina per terra e pare avessero un certo significato. A me sembravano i resti dell'imballaggio, ma è colpa mia se il maestro Rondinoni s'era dimenticato d'accendere lo stereo?

Caro maestro Rondinoni, perdoni il mio amico, non voleva assolutamente offenderla: son ragazzi. Caro Christian, sei scemo? Che figure mi fai fare? Per farti perdonare, prenotami un tavolo al Forno a microonde, la sera dell'inaugurazione. Ci si può portare la Fiesta Ferrero da casa? Ma quando esci, ti danno la monnezza da portar via? Sto leggendo "Un amore dell'altro mondo", di Tommaso Pincio, e mi ha fatto venir voglia di rivedere "L'invasione degli ultracorpi" di Don Siegel, che è di ispirazione al protagonista. Il film dei baccelli, per capirsi, ti ricordi? Comunque, il libro mi piace, lui scrive come se fosse americano - "Il baseball e cose del genere" - e ci sono passaggi che sembrano tradotti. Leggendo le nostre pagine, il mese scorso, ho visto che dicevi di Philip Roth che è il più grande scrittore vivente, e mi sono ricordato che io l'avevo scritto di Don De Lillo, qualche mese fa. Mettiamoci d'accordo.

Caro Luca, come diceva Dan Peterson: "Per me Roth numero uno". Ma De Lillo ci sto a metterlo al secondo posto. So che stai cercando casa e sono problemi grossi, ma mai quanto quelli dei vicini di John Travolta, a Isleboro nel Maine. Nel garage ha un Boeing 707 della compagnia aerea Qantas, e nel weekend si fa un bel giretto lungo la costa. I vicini di casa sono incazzati neri, ma lui se ne frega e ora pare sia in trattativa per comprarsi anche un 747 che fino a novembre collegava regolarmente Sidney con Giacarta. Ah, ti segnalo due ragazze che vanno forte di questi tempi. Una è Audrey Tautou, l'attrice di Amelie, quella antipatica del film. Sta girando un film, Dirty Pretty Things, e pare che finalmente si darà una mossa. Interpreta una cameriera disinibita che insieme a una puttana cinese risolverà un delitto. L'altra è Halle Berry, candidata all'Oscar per Monster's Ball e che abbiamo visto in Jungle Fever e Swordfish (con Travolta che volava dentro a un autobus). E' bellissima, ma non è uguale a Olga Ferrando, la traduttrice del Costanzo Show?

Marzo 2002

Caro Christian, delle volte c'è del genio anche nella violenza. Questi di Phonebashing.com, o sono grandi o andrebbero arrestati. Si travestono da telefonini mettendosi addosso degli accrocchi di gomma, e ridicoli così vanno in giro per strada: e quando incontrano qualcuno con un cellulare in mano – un qualcuno che rimane impietrito dalla meraviglia e un po' divertito a vederseli davanti – glielo portano via di mano allegramente e lo distruggono sbattendolo per terra. Il tutto è ripreso da un complice e queste comiche performances sono visibili sul loro sito. Sono moralmente contrario, ma sto ancora ridendo. Garantito che se qualche giornale italiano ne parlasse titolerebbe "Piange il telefono", che quelli son gente fantasiosa. Anche se ho letto due ottimi articoli di Michele Serra e Natalia Aspesi che affossavano finalmente il gusto del trash e le sue sopravvalutazioni. Vorrei solo sapere che fine ha fatto Renato Cestié, con rispetto parlando.

Caro Luca, mi spiace ma io sono nonviolento, tutto attaccato, che è diverso da non violento scritto staccato. Il nonviolentotuttoattaccato se lo attaccano risponde e non perde tempo ad attaccar bottone con comizietti pacifisti. E infatti Gandhi era interventista contro Hitler, mica cantava rap da Bruno Vespa.
Bush non è per niente nonviolento (né attaccato né staccato) ma visto che l'11 settembre è stato attaccato mica da ridere, è il mio leader spirituale. Specie dopo che un giornalista del New York Times ha raccontato in un libro che Bush non ha mai sentito nominare Leonardo DiCaprio. E sai qual è il suo attore preferito? Chuck Norris. Diglielo tu a Michele Serra, ché io mi vorrei occupare di rivalutare il grande Maurizio Merli e la sua Alfa Romeo Giulia. Bianca.

Caro Christian, come fai a scrivere con la camicia di forza? Sei bravo, tu. Tra poco avrai compagnia, comunque, i geni incompresi si moltiplicano. Steve Rubinstein ha illustrato sul San Francisco Chronicle il suo sistema "per cambiare il mondo". "Basterebbe che ogni volta che qualcuno riceve la telefonata di un questuante, un venditore, un seccatore, rispondesse 'Aspetti un attimo, per favore'. E poi appoggiasse la cornetta sul tavolo e tornasse a farsi i fatti suoi". Secondo Rubinstein nel tempo in cui il questuante resta lì ad aspettare, evita di seccare qualcun altro. E spiega anche tutta una matematica a sostegno della sua idea rivoluzionaria. "Cinque piccole parole. Ricordate, i grandi movimenti nascono piccoli". Se non ti mandano lui a farti compagnia, ti spedisco il cd nuovo dei Giant Sand, che ha una cover stupenda di "Out on the weekend" di Neil Young. Ho visto in ritardo "I vestiti nuovi dell'imperatore": a un certo punto Napoleone dice "Confido in sole due cose: il mio valore e l'amore del mio popolo". Mi ha ricordato te. Riguardati, e non litigare con gli infermieri.

Caro Luca, a fine mese ci sono gli Oscar, e a quanto sembra Nanni Moretti non ce l'ha fatta. Eppure In the Bedroom, che pare la traduzione di La stanza del figlio, ha ricevuto un paio di nominations. E' la storia di una famiglia che affronta il dolore causato dalla perdita di un figlio. E' un po' più complicata di così, la sceneggiatura c'è, e infatti gli americani ci hanno fatto un film (si è capita la battuta?). Comunque per me oggi esiste soltanto Nicole Kidman, di tutto il resto non mi frega niente: da mesi mi rivedo continuamente i primi 32 minuti di Eyes Wide Shut, e non esiste niente di più erotico di quei 32 minuti (salvo quella punizione di Platini contro la Rometta). Ora c'è questo suo film, Birthday Girl, dove Nicole è bruna, mai così bella. Tu, Michele Serra e i dottori democratici sono certo che preferiate Penèlope Cruz perché è bruna, per la cultura europea, il fascino latino, le bocce e tutte quelle cose lì. Che ti devo dire?: "Ve la meritate Natalia Estrada, ve la meritate".

Caro Christian, "le bocce"? Ma come parli? Non vi passano delle riviste, lì dove sei? Ho visto Birthday Girl e se non mi sono addormentato è solo perché avevo dormito il pomeriggio a vedere Il signore degli anelli. Tutto il tempo a vedere dei cattivi mascherati che rincorrevano un nanerottolo. Cacciatori di Frodo. Questo mese almeno escono due ottimi romanzi di cui avevamo parlato l'anno scorso, Choke di Chuck Palahniuk e The Corrections di Jonathan Franzen. Ultimamente i traduttori sono molto bravi: eccezionale Massimo Bocchiola che ha dovuto reinventarsi lo scozzese incomprensibile dei personaggi di Welsh, l'autore di Trainspotting, di cui ora è uscito Colla. Mi piace molto quando all'inizio Duncan va felice a comprare il nuovo singolo di Elvis, The wonder of you. Ad agosto sarà il venticinquennale della morte del Re, che è più un fenomeno culturale che un campione musicale, ma di sicuro ha cantato grandi canzoni che qui da noi non si fila nessuno. Gli americani impazziscono. Dovrebbe esserci una via di mezzo. Una Terra di mezzo. Cielo che noia, se ripenso a Frodo mi viene sonno. Sarà la primavera, che fretta c'era.

Caro Luca, non so: sto leggendo l'ultimo libro di uno dei miei autori preferiti, Ian McEwan. "Espiazione", ed è di una noia mortale, così ho dato la colpa alla traduzione. Racconta di una bambina-scrittrice e davvero non se ne può più di tutti questi ragazzini al cinema e sui libri. Meno male che esce "Lo scrittore fantasma" di Philip Roth, cioè il più grande scrittore vivente. Sono strane queste case editrici italiane: pubblicano adesso un libro di Roth del 1979 e non traducono dell'anno scorso, The dying animal". Forse perché il protagonista, l'animale morente del titolo, è un vecchiaccio o è la-globalizzazione-bellezza? Io sto con Lester Thurow, economista di sinistra che al Forum dei potenti di New York, dove c'era anche Bono degli U2, ha spiegato che l'equazione America=globalizzazione è una stronzata, perché solo una delle 5 major discografiche è americana, mentre la loro più grande casa editrice è di proprietà tedesca. E poi: i giocattoli più di moda sono i Pokemon, lo sport globale è il calcio, i sushi bar sono più numerosi del McDonald's, due grandi studios di Hollywood sono francesi e giapponesi, e le dive del momento sono straniere cioè la Kidman e la Cruz. Che ti devo dire: Io non sono un autarchico.

Febbraio 2002

Caro Christian, ho rivisto parecchie volte questo video: le fiamme che si mangiano l'edificio, il fumo che sale, le persone sotto che guardano più stupefatte che spaventate, e poi il crollo. Non erano le twin towers: bruciava la sinagoga di Buhl, in Germania, sessant'anni prima. Il video è proiettato nel museo ebraico di Berlino, inaugurato tre mesi fa. È una costruzione formidabile e difficile da descrivere, niente che si sia mai visto per un museo, pieno di trovate simboliche e geniali. L'architetto si chiama Daniel Libeskind. Comunque, quella volta là, a quelli che bruciarono la sinagoga di Buhl gli fecero la guerra. Nei bombardamenti morirono un sacco di persone, per esempio a Dresda, come racconta Kurt Vonnegut in "Mattatoio 5". Poi a Berlino in questi giorni va fortissimo "Il signore degli anelli", come in tutto il mondo: io non l'ho mai letto perché dopo poche pagine mi confondevo con i nomi. Si dice ancora che fosse un libro da fascisti, ma non gliene frega niente a nessuno, come per Lucio Battisti. A proposito, sei sicuro che Pasquale Panella abbia scritto una buona canzone per Mino Reitano a Sanremo?

Caro Luca, prima cosa: vieni a casa mia a vedere il festival, i pretzel portarli tu. Per il resto sono d'accordo, a tutti quelli bruciano le sinagoghe di Buhl e i pentagoni di Bush va sempre fatta sempre la guerra, ma vallo a spiegare a Loredana Berté. In realtà non so cosa pensa la Bertè della guerra al terrorismo, magari non è una signora ma una falca tostissima, per un paio d'anni però ha dedicato la sua musica al Che, tanto che io la chiamavo Berténotti. Vabbé, te la lascio stare. E poi anche a me piaceva, specie per Bjorn Borg. Scommetto che tu eri per quel fighetta di John McEnroe (conosco già la tua risposta: "McEnroe? Io sono per il Mac e basta"). Ah, visto che ci siamo: io stavo con Barazzutti, e se scopro che ti piaceva quel montato di Panatta non ti faccio vedere le vecchie scarpe Diadora rosse di Tonino Zugarelli che conservo in casa come una reliquia. Volevi sapere di Panella e Reitano? Se Mino non si impappina con i giochi di parole di Pasquale credo proprio che ce la faranno ad arrivare ultimi. So che preferisci i crooner, ma per me al primo posto ci sarà sempre quell'urlatrice di Oriana Fallaci.

Caro Christian,
ragazzino: io passai la prima notte in bianco della mia vita per vedere alla tele la finale di Davis in Cile, quella dove ce ne fregammo che lì stessero massacrando la gente e gli facemmo un sacco di bella pubblicità pur di portarci a casa la coppa. La tele era un CGE in bianco e nero senza telecomando e con sette tasti per i canali. A me Borg non piaceva in effetti, malgrado abbia un debole per i paesi scandinavi. Lassù sono bravi. Le migliori di questi tempi sono il ministro norvegese cinquantenne che ha sposato il suo fidanzato (pensa da noi), e il cd dei Koop, due di Uppsala (con l'accento sulla U) convinti di essere in un cocktail bar di Hollywood negli anni Sessanta. Ti lascio che devo correre al cinema: pare che sia l'unico al mondo a non avere ancora visto Harry Potter.

Caro Luca, Harry Potter non mi interessa, però sono amico di Giampiero Mughini che con quegli occhiali blu è uguale. I nordici, invece, mi piacciono e in quest'ordine: la principessina di Norvegia, il sassofonista Jan Garbarek, sua figlia Anja e il jazz che fanno lì, la carne di cervo con le bacche dell'Artico, una lappone che ho visto una volta a Kuopio - Finlandia, Ingemar Stenmark, i Sigur Ros e Michael Laudrup cioè il più forte giocatore in allenamento. Poi c'è questo libro: "Rekjaivik 101", lo ha scritto un islandese Helgason Hallgrimur che non fa altro che andare in giro per i pub della città. La scrittura è formidabile, tipo i minimalisti americani e un po' anche come il tuo amico Dave Eggers. Ogni volta che scrive di una ragazza che incontra, aggiunge tra parentesi una cifra. Ed è la cifra che sarebbe disposto a spendere per portarsela a letto. A un certo punto c'è anche una giornalista italiana (250.000 corone): è Oriana Fallaci, no?

Caro Christian, non amo la gente che strilla. Resta sugli scandinavi, che è meglio per tutti. Con l'eccezione di Stenmark, che qualche snobbetto pretende migliore di Alberto Tomba: ci passa come tra Platini e Maradona. I primi sono degli elegantoni, i secondi sono i più grandi campioni della storia. Che passassero col rosso e si sniffassero anche i gessetti, chissenefrega. Comunque, non sono riuscito a vedere Harry Potter neanche stavolta: c'era la fila un'ora prima ancora adesso. "Vanilla Sky" non so se mi è piaciuto, ma ha una colonna sonora formidabile: non fosse che mi vergogno ad avere in casa un cd con Tom Cruise in copertina.

Caro Luca, ecco l'elenco dei miei dischi imbarazzanti: Zerolandia, di Renato Zero, nonostante "dài su sbattiamoci/tanto per conoscerci/di più"; Walking up di Topper Headon, ex batterista dei Clash; l'ultimo di Elisa (lo so: a scatola chiusa ti avevo detto che mi sarebbe piaciuto); Spirits having flown dei Bee Gees con tre macchie indelebili di nutella sul vinile; Don't go breaking my heart di Elton John e Kiki Dee; e questo inutile Is this it degli Strokes. A proposito di cose imbarazzanti, una è la deriva di Telepiù. Trasmette pochissimi film decenti e s'è specializzata in serie televisive scarsine, documentari e spettacolini di cabaret. L'altra sera volevo vedere un film e in prima serata mi hanno servito un documentario dal titolo Latina/Littoria, storia di una città di provincia tra passato e futuro. Ho spento, ho messo sul lettore il disco di una ragazza bella e brava che si chiama Susanne Abbuehl e mi sono riletto La Rabbia e l'Orgoglio di Oriana.

Gennaio 2002

Caro Christian, ma se tu fossi gay faresti outing? Cioè, non ti sto chiedendo un consiglio personale, aspetta a chiamare la mia ragazza. È che ho letto la storia di come fu svelato che Rock Hudson era omosessuale, quando era malato, quasi vent'anni fa. Io vado matto per "Lo sport preferito dall'uomo", con la gara di pesca sul lago Wakapugi, e "Torna a settembre", dove è simpatica persino la Lollobrigida. Comunque, nessuno diceva pubblicamente che lui era gay, e a un certo punto lo fece un giovane scrittore che aveva avuto una storia con lui, e ci furono molte polemiche, quando ancora la parola outing nemmeno esisteva. Adesso è uscito in Italia l'ultimo romanzo di quello scrittore delatore, Armistead Maupin. Sì, lo so, che cazzo di nome è Armistead? Ma è bravissimo, e il libro è molto bello, hitchcockiano e commovente insieme. E a noi eterosessuali cavernicoli spiega qualche cosa di vero sui gay.

Caro Luca, si dice coming out. Se uno vuole far sapere al mondo intero di provare sentimenti omoerotici, come già fecero Rocco del Grande Fratello e Gianni Baget Bozzo di Forza Italia, allora deve dire coming out. Chi fa outing non è gay, è lo stronzo che svela che lo sei. Non so se l'espressione si usi solo per gli omosessuali, boh. Ma se si può, vorrei fare outing e accusare i rockettari italiani per non aver suonato nemmeno una nota in solidarietà con le vittime di New York. Gli americani e gli inglesi e i canadesi e gli irlandesi, invece, hanno messo da parte l'ideologia e ricordato i morti cantando e raccogliendo fondi per le famiglie. Io, nel mio piccolo, ho comprato i due dischi doppi di quei concerti. Costano un casino, ma vuoi mettere il piacere di cantare con Paul McCartney "I will fight for the right to live in freedom"?.

Caro Christian, ora che tutti quelli che hanno avuto il piacere di cantare con lui - Linda compresa - sono morti, preferisco lasciarlo fare da solo. Ha appena fatto un cd onesto con un paio di buone canzoni ma che non lascerà traccia alcuna e sarà venduto allegato alle riviste per smaltire le scorte. Mai numerose come quelle di Mick Jagger, pover'uomo. Invece Dylan riesce a stravendere anche se fa un disco scarso, perché tutti i critici musicali hanno la sua età e si commuovono e gli fanno una gran pubblicità. Preferisco roba nuova, di questi tempi, e tengo d'occhio Sodapop, che è il miglior sito italiano di rock che non va in radio. Malgrado l'orrenda copertina, ti consiglio gli Czars: suonerà blasfemo per gli integralisti rock, ma ricordano gli A-ha, se hai memoria abbastanza. Quanto agli italiani che non scrivono canzoni d'impegno newyorkese, fai pure le tue critiche politiche. Io al posto tuo ringrazierei il cielo.

Caro Luca, non ci avevo pensato. Faccio ammenda, hai ragione: meno male che non hanno cantato (conserva questa frase: non mi capita quasi mai di dare ragione a qualcuno). Quanto ai vegliardi del rock, io aspetto il nuovo di Neil Young che non mi delude quasi mai. Una canzone, "Let's roll", l'ha dedicata agli ammutinati del volo 93, quello che s'è schiantato in Pennsylvania. Quello che è successo su quel volo è pazzesco, e l'ha ricostruito Newsweek. La storia è questa: il volo era partito in ritardo, e quando è stato dirottato, i passeggeri hanno avuto la notizia delle Torri dai cellulari. Quei terroristi hanno proprio sbagliato aereo, perché lì a bordo c'era gente tosta. Guidati da un openly gay e da un cattolico tradizionalista hanno fatto fuori quei deficienti. E sono morti sapendo di aver salvato la Casa Bianca. Sull'argomento, sui deficienti dico, leggiti la nuova versione del capolavoro di Oriana Fallaci, finalmente è in libreria. Poi c'è anche un bel libro di Gianni Riotta su New York che ti consiglio.

Caro Christian, su Oriana Fallaci ho fatto voto di rispettoso silenzio. Tra gli anziani, meglio Gene Simmons. Alcuni secondi per ricordarti chi è Gene Simmons, ecco, ci sei quasi, ecco. Bravo, Gene Simmons dei Kiss, quelli di I-was-made-for-lovin'-you-baby, lui era quello col metro di lingua. Leggo una sua intervista sul New York Times e scopro che è nato ad Haifa in Israele da genitori ungheresi sfuggiti ai campi. Quando arrivò in America da ragazzino, vide un babbo natale che fumava una Kent in un cartellone e pensò che fosse un rabbino locale. Ora sta lavorando alla sua rivista, dopo aver lanciato un curioso prodottino, la bara dei Kiss. Perché non la metti in soggiorno al posto del divano? Vabbè, allora ti segnalo uno che ingombrerà molti soggiorni presto: si chiama Jack Vettriano, è scozese e dipinge. Dipinge delle cose un po' leziose ma molto belle, anni Quaranta, tra Hopper e Rockwell. Andrà fortissimo presto. Sempre nel genere tipi sobri, vado matto per Billy Bob Thornton (anche la sua fidanzata non è male, lo so): ho visto Bandits, ho visto il film dei fratelli Coen, sto aspettando che esca Monster's ball, dove c'è anche Peter Boyle. Il mostro di Frankenstein jr., quello che cantava Puttin' on the Ritz. Ti saluto. Rimetti a posto la candela.

Caro Luca, ora che sono finite le vacanze di Natale e la scuola ricomincia ti confesso una cosa: hai presente le cose che sono state dette sugli occupanti del Tasso? La solita solfa dei figli di papà che giocano alla rivoluzione, eccetera? Secondo me sono tutte stronzate. Mi sbaglierò ma questi ragazzi mi sembrano diversi da come li raccontano (e peraltro li raccontavano così anche dieci anni fa). Diversi da come li descrivono quei giornalisti che hanno fatto il 68 e il 77, e oggi scrivono dei loro figli pensando a come erano loro venti o trenta anni fa. Eppure ci aveva già pensato Muccino, con il suo film "Come te nessuno mai", a rompere un mucchio di luoghi comuni. Sì, c'è sempre qualcuno che dice "no, perché, cioè, c'è questa società che ci opprime" e anche chi si professa "pacifista guevarista" (non sapendo che il Che era il più guerrafondaio del pianeta). Poca roba. Uno dei leader – Francesco, si chiama – ha occupato in giacca e cravatta e partecipato all'Usa Day. Mi ha detto che oltre alle droghe vuole liberalizzare anche le pensioni, come neanche Tremonti. E poi, pensa: non hanno sfasciato la scuola e e hanno sperimentato il digiuno come forma di protesta. Io se fossi in loro farei coming out: non siamo comunisti.

 

Dicembre 2001

Caro Christian, sono dentro la rivincita dei nerds con quindici anni di ritardo. Nell'ultimo mese ho comprato i seguenti. Il nuovo iBook Macintosh che per ora mi sta facendo venire il mal di mare: il System X sarà anche straordinario (e per farlo non hanno violato tutte le leggi antitrust del mondo, se non altro), ma io tengo a portata di mano il sacchetto per vomitare. E la notte mi sogno di essere inghiottito da bolle colorate traslucide. Poi, il DVD. Figata, in molti film ci sono un sacco di optionals e scene accessorie che prima mi parevano una fregnaccia da fanatici: adesso passo il tempo a vedere Paul Newman e Robert Redford sul set di Butch Cassidy o a Il padrino con i sottotitoli in portoghese. Controfigata, tendi a comprare un film al giorno e non sai più cosa fare dei VHS, soprattutto quelli che hai comprato con le riviste. Infine, il lettore di CD portatile Samsung che legge anche i CD di mp3. Ottimo, anche se qualche volta fa il difficile con gli mp3 masterizzati sul Mac: adesso vado in giro con il lettore e soli due cd, 120 pezzi ciascuno (uno per quando sono di buon umore e uno per quando sono di buon umore, ma ho sonno). E fra poco esce il lettore mp3 iPod Apple, che pare un gioiellino. Del ferro da stiro e della lavatrice ti parlo un'altra volta.

Caro Luca, io invece sbandiero da un mese circa. E' diventata una malattia, me ne rendo conto. Alla manifestazione in solidarietà con gli Stati Uniti sono andato con tre bandiere. Una, ovvio, americana. Un'altra: britannica. Una terza: israeliana (quella che mi hai regalato tu). Le prime due per motivi autoevidenti, per la terza purtroppo qui in Italia bisogna spiegare: Israele è l'unica democrazia da Gibilterra a Nuova Delhi (più in là, poi, è peggio). Per pareggiare i conti patriottici mi sono messo ad riascoltare un po' di musica italiana. Roba vecchia, anche se so già che il nuovo di Elisa mi piacerà moltissimo. Dunque ho ripreso Rimmel e Bufalo Bill di De Gregori che ora hanno ristampato e rimasterizzato eccetera. Ebbene, sono fantastici. Veramente belli, ancora oggi. I testi, poi. Specie quando dicono: "Tra la vita e la morte/tra la vita e la morte/avrei scelto l'America".

Caro Christian,
e mi ricordo infatti un pomeriggio triste, continua la canzone. E qui si fa la faccia pensosa. Vista la tua recente passione, ti ricordo anche "Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre", malgrado piuttosto abusata. Il tuo messaggio mi ha convinto, e sono andato a comprare anch'io i primi De Gregori, "Alice non lo sa" e quello con "Dolce amore del Bahia". Se esce un DVD di De Gregori dal vivo nei primi Ottanta, lo compro. Dopo, ha detto cose sbilenche e pubblicato un live all'anno. Niente da capire.

Caro Luca, e allora visto che ci siamo diciamole tutte sugli italiani. Guccini è insopportabile, tutto. E poi il Premio Tenco, che pretende di rappresentare la buona musica italiana, è una ciofeca. Quest'anno si è aperto ai giovani e ha omaggiato Sergio Endrigo. Io preferisco di gran lunga Sanremo, male che vada ti fai un sacco di risate. C'è poi la cosa più importante: il Battisti migliore è l'ultimo, quello che non ha venduto niente. Quello con i testi di Pasquale Panella (altro che Mogol!!!). Anche se mi rendo conto che in spiaggia è più facile canticchiare "le bionde trecce/gli occhi azzurri e poi/le tue calzette rosse" piuttosto che "assumi pose inesplose/e non ti pungi più/non fai più la raccolta/ di incanti ardenti ed arsi". Ma vuoi mettere quel fantastico cd "La sposa occidentale"? Ora che ci penso è anche un inno alla superiorità della nostra civiltà sui burqa islamici.

Caro Christian, a costo di fare la figura del cerchiobottista, vorrei difendere l'inno a tutti gli sfigati del mondo, quel momento imbarazzante per l'umanità intera in cui lui dice "scusa, credevo proprio che fossi sola, credevo non ci fosse nessuno con te, scusami tanto se puoi, signore chiedo scusa anche a lei". Io mi vergogno per lui ogni volta che lo sento. Anche se sono d'accordo con te che "Fatti un pianto" è artisticamente superiore. Uno dei momenti più alti della musica italiana, insieme alla musica di Twin Peaks di Angelo Badalamenti (tra l'altro, pare che sia molto bello "Mulholland Drive", il nuovo film di Lynch, ancora con Badalamenti). Comunque, da Pasquale Panella, o da Stefano Bartezzaghi, o da uno psicologo del linguaggio, io vorrei capire finalmente qualcosa del misterioso fenomeno per cui metà della popolazione italiana quando deve dire Jovanotti, Trapattoni e Casarini, dice "Jovannotti", "Trappattoni" e "Casarin". Facci caso. Sto cercando di capire se sono sempre gli stessi.
p.s. a me "Autogrill" di Guccini piace.

Caro Luca, facciamo un po' d'ordine sennò a furia di fare gli anticonformisti finiamo col dire meraviglie del Festivalbar. Dunque: è uscito anche il primo live dei Radiohead. Bello, breve e con un solo brano inedito. E' sul genere dei due precedenti e quindi probabilmente non ti piacerà. Ti consiglio, al solito, anche un disco jazz: l'ultimo di Keith Jarrett, "Inside out". Altre quattro cose flash. Un film: "No man's land". E' una commedia tragica (si può dire?) sulla guerra in Bosnia. Con una formidabile accusa di inefficienza all'Onu. Due libri: "Piattaforma" di Michel Houllebecq, un genio della scrittura che dice cosettine tipo queste: "Bisogna tentare di pervertire i valori islamici e cercare di portarsi a letto le musulmane". L'altro è "Note di Note – Parole per raccontare la musica". Sono i deliri notturni di Filippo Facci, geniale giornalista-scrittore che ha raccolto i suoi scritti sulla musica in un libro per stupire le ragazze e cercare di portarsele a letto. Facci, per la cronaca, non fa distinzione di religione.

Novembre 2001

Caro Christian, la quattordicesima cosa a cui ho pensato, quel maledetto undici settembre, è quel sandwich bar al numero 4 del World Trade Center con i panini formidabili e le poltrone bislacche dove abbiamo mangiato un giorno tre mesi fa: era una catena e aveva un nome strambo che non ci ricordavamo mai. Avevamo riso del macchinoso sistema di ordini, consegna e pagamento dei panini, e anche lì ci era sembrato che gli americani mettessero a ogni impiego il doppio delle persone necessarie. Ho pensato che quella ragazza nera che si impiastricciava le mani nelle focacce avrà senz'altro avuto il tempo di venir via di là prima che le torri si scaraventassero a pezzi sopra quell'edificio più basso. La quindicesima cosa a cui ho pensato è che il Brooks Brothers lì di fronte – quello che hanno adattato a obitorio – è l'unico dei tre in città in cui non abbiamo comprato niente, invece. Anche quei commessi premurosi che ci rincorrevano offrendo aiuto dovrebbero esserla cavata, spero. La sedicesima cosa è stata la libreria Borders a fianco dove abbiamo abbandonato i libri su un bancone perché alle casse c'era troppa fila. Spappolato anche Borders. Poi ho smesso di pensare, perché mi intristivo.

Caro Luca, due mesi dopo september eleven a me viene quasi da ridere a pensare quello che dicevamo della zona delle Torri, il Financial district lo chiamano loro: è la più brutta di New York, dicevamo noi. Eppure proprio lì sotto, a un passo dalle Torri, ti eri chiesto quanto fosse figo abitare al 100 di West Broadway. Ti ho trattenuto a stento, stavi informandoti su quanto veniva al metro quadro. Ora sarà evacuato, quel palazzo con il numero civico tondo tondo. Hanno chiuso per un paio di settimane anche la Knitting Factory dove ascoltammo il concerto di Marc Ribot & i suoi cubani posticci che tu non conoscevi e poi ti meravigliasti del successo che ottennero a Umbria jazz un mese dopo. La Knitting sta a otto isolati da ground zero e la polvere e i detriti devono essere arrivati fin lì. E mi viene di nuovo da ridere a pensare al bar dove comprai due coke: c'era un adesivo giallo, sul muro dietro il bancone. Giuliani jerk, c'era scritto. Giuliani stronzo. Lo consideravano un fascistone per i suoi modi spicci contro la criminalità mentre per me (e molti altri) era il genio che aveva risanato la città. Ora che il sindaco è diventato l'Eroe, chissà se hanno tolto quell'adesivo. Secondo me sì.

Caro Christian, trovato: si chiamava XandoCosì, perché si erano fuse due catene con due nomi scemi per farne una con un nome superscemo. Poi non so perché mi devi sempre far fare la figura del cretino: Marc Ribot mi era piaciuto. Ti segnalo anzi che lui e una ghenga di altri portenti suonano nel nuovo cd di Chocolate Genius, un nero di Brooklyn che fece un disco formidabile un tre anni fa. Quello nuovo si chiama Godmusic e in Italia esce in questi giorni. Pare che la passeggiata di Brooklyn sia ancora tutto un tappeto di ricordi, fiori e omaggi al pezzo di panorama che non c'è più, lì di fronte, e alle persone sparite dalla foto. Mi sono perso il concerto di beneficenza in tv, com'era? Ma oggi vorrei essere là per vedere le finali del baseball, che si giocano in questi giorni. Spero che gli Yankees ce l'abbiano fatta: sono come la Juventus, ma faccio il tifo per loro lo stesso.

Caro Luca, dunque, la situazione concerti aggiornata è la seguente: il primo "Tribute to heroes" è stato fatto subito dopo l'attacco ed è andato in onda a reti unificate su tutti i network. Gli ascolti sono stati altissimi, quasi quanto quelli che faceva Taricone (A proposito di Taricone: ha consigliato al Pentagono di cambiare il nome all'operazione in Afghanistan: via "Enduring Freedom", meglio "After shave", cioè tagliamo 'sta barba ai talebani, guaglio'). Ottimo è stato Neil Young che ha suonato al pianoforte Imagine, buoni Sting con Fragile e Springsteen e gli U2, poi una meravigliosa cover di Wish you were here dei Pink Floyd fatta da tre chitarristi, due dei Limp Bizkit's e uno dei Goo Goo Dolls. Hanno raccolto 150 milioni di dollari, ed è in arrivo il disco. Il 2 ottobre c'è stato il concerto per le vittime e per John Lennon. C'era Kevin Spacey che ha cantato "Mind Games" e poi Lou Reed, Alanis Morrissette e altri (disco in arrivo). Il 20 ottobre Paul McCartney ha organizzato "The concert for New York". Con la solita compagnia di giro. Con un disco in arrivo e il nuovo cd di Paul, "Driving rain", già nei negozi.

Caro Christian, ho saputo che anche i Phish faranno uscire dei nuovi cd dal vivo: sei all'anno - tutti doppi - d'ora in poi. Lo so che ti pare una roba da pazzi, ma a) loro sono pazzi, e b) sono una band che ha fatto una quantità di concerti inimmaginabile, con un seguito di fans fedelissimi. Una grande jam session band, o una sorta di Grateful Dead contemporanei. Adesso si sono temporaneamente sospesi, ma sono dei musicisti straordinari e hanno fatto show di ogni tipo: per quello di fine millennio delle Everglades in Florida suonarono otto ore di fronte a 75 mila persone. Dal vivo fanno di tutto, e covers di chiunque: a volte suonano dal vivo tutto un disco di altri. Hanno fatto versioni live di Dark Side of the Moon, Quadrophenia e Remain in Light dei Talking Heads da far paura. E quanto alla paura, non so se sei tra quelli che leggono Stephen King o tra quelli che non leggono Stephen King, ma ti segnalo che è appena uscito un suo nuovo libro, che è il seguito del vecchio Il Talismano. E che è in America è nei cinema il film tratto da "Cuori in Atlantide", con Anthony Hopkins. Ultima cosa, vedo con piacere che almeno oggi mi hai risparmiato Oriana Fallaci, il tuo ultimo guru.

Caro Luca, sai qual è la cosa che mi fa incavolare? Che ci scassano le palle con un sacco di storie: c'è troppa globalizzazione, gli americani ci hanno egemonizzato, la nostra bella cultura europea sta andando a farsi fottere, Hollywood e gli hot dog ci stanno facendo perdere la trebisonda, i reality show lì e la Coca Cola qui e McDonald's eccetera. Dicono queste cose. Che magari sono anche vere. Eppure, in Italia non si riescono a vedere le tv americane. Ti pare possibile? Non c'è uno straccio di satellite, di pay-per-view, di pay qualsiasi cifra purché qualcuno ti trasmetta un tg di New York. Sì, c'è la Cnn, ma è Cnn International con gli spot sugli alberghi di Dubai e le previsioni del tempo dell'Africa subsahariana. Quella americana è un'altra cosa. Anche perché c'è Paula Zahn, una con la faccia alla Meg Ryan. Scusami la rabbia & l'orgoglio fallaciano: a proposito, quando esce in libreria l'ennesimo capolavoro di Oriana? Ti segnalo due cose: un disco di Charles Lloyd, sassofonista jazz, con Brad Mehldau (Hyperion with Higgins) e la figuraccia dei nostri amici di Starbucks: hanno presentato il conto di 130 dollari di acqua minerale ai rescue workers di ground zero. Poi si sono scusati, però.


Ottobre 2001

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Autogrill
Sent: Monday, September 10, 2001

Caro Christian, hai poi letto il libro nuovo di Nick Hornby, quello di Alta Fedeltà? Io non ancora, e perdo tempo leggendo certe fesserie. Senti questa: "Per il 35 per cento degli italiani, l'incontro fatale con il partner avviene in autogrill. A dirlo è una ricerca dell'Istituto di psicologia psicanalitica di Roma". E non era su Cronaca Vera (esiste sempre? Con quei titoli tipo "Violentata da un alieno mentre guida contromano in autostrada a fari spenti su una macchina rubata al figlio minorenne e tossicodipendente"); stava su Repubblica. Secondo loro, quindi, dovremmo credere che un italiano su tre pensa di incontrare l'anima gemella in autogrill (chissà gli altri due: al check-in dell'aeroporto? Alla lavanderia a gettone? In coda alle poste?). Uno invece pensa: A, mi prendono per il culo; B, speriamo che il mio analista non abbia studiato in quell'istituto; C, da domani, hai visto mai, tutti in autogrill.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Hornby
Sent: Monday, September 10, 2001

Caro Luca, sì, ho letto "Come diventare buoni" di Hornby. Carino, si legge d'un fiato ed è come tutti i libri di Hornby: cioè sembra un programma di Fabio Fazio. Musica e calcio e telefilm e cartoni animati e merendine e pubblicità e videogames e incredibili Hulk e tutte quelle cose global che fanno commuovere i trenta-quarantenni di tutto il mondo. La protagonista è una donna di sinistra in crisi perché le cose della vita la portano a urlare "fanculo i senzatetto". Se ci pensi, al congresso dei Ds sarebbe una mozione mica male. E' strepitosa la classifica dei sopravvalutati, che Hornby fa compilare a due amici semi falliti che se la tirano molto: praticamente noi due (quando cominciamo a farla anche noi? EHI, DIRETTORE DI MAX, VORREMMO FARE L'ELENCO DEI SOPRAVVALUTATI DI TUTTI I TEMPI, POSSIAMO?). L'altra sera Hornby ha presentato il libro a Milano, io avevo propositi bellicosi perché sul Newyorker lui aveva criticato quel capolavoro che è "Kid A" dei Radiohead. E invece non ho fatto niente, sarò diventato buono? Tu dici che si cucca in autogrill? Qui a Milano il posto migliore è l'Esselunga di Viale Piave. Si incontra un sacco di gente, si sceglie lo yogurt, si chiacchiera e si finisce a parlar di surgelati rincarati.

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Psicopatici psicanalitici
Sent: Monday, September 10, 2001

Caro Christian, so che a Milano c'è una scuola di pensiero che sostiene che all'Esselunga di viale Papiniano si cucca di più che in viale Piave. Hai notizie sugli indirizzi di Roma? Comunque ho preso informazioni sull'"Istituto di psicologia psicanalitica di Roma". Sull'elenco non c'è, su internet nemmeno. Viene fuori che si è reso responsabile nei mesi scorsi di altre due prodigiose ricerche. Secondo la prima "il peggio dei comportamenti dei padri viene fuori durante le vacanze". Su questo risultato i media ottennero un parere persino da Michele Cucuzza. Ma occhio alla seconda: il 20% dei visitatori di musei italiani "ha consumato una fugace avventura erotica" durante la visita stessa. Segue una classifica dei musei deputati guidata dal palazzo del Principe Doria a Genova e dalla Pinacoteca di Brera. Largo all'immaginazione sul carattere delle fugaci avventure erotiche. Ora, le cose che uno pensa sono: A, mi prendono per il culo; B, l'"istituto di psicologia psicanalitica di Roma" è una stronzata inventata da qualche società di pierre per gabbare i giornali (B1, i giornali non vedono l'ora di farsi gabbare); C, domani comunque glielo chiedo, al mio analista, dove ha studiato. Ti lascio, che c'è il Napoli su Stream.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Re: Psicopatici psicanalitici
Sent: Tuesday, September 11, 2001

Caro Luca, finalmente si parla di calcio. Lo sai no? Il campionato lo vincerà la mia Juventus, ma io sono triste lo stesso perché abbiamo perso il più forte giocatore del mondo. Non è Zidane. No, quello è bravino ed elegante ma il più forte giocatore del mondo è Pippo Inzaghi. Aspetta. Fermati. Non urlare. Provo a spiegarmi. Segnare un gol a 6 centimetri dalla porta è un'arte. Non è semplice, infatti gli altri non ci riescono. Gli altri calciano da 30 metri e indirizzano la palla giusto nell'angolino. Sai che bravura. E che ci vuole? Basta provare e riprovare in allenamento. I parvenu del calcio vanno in visibilio per quei tiri arcuati che girano girano girano e poi superano il portiere. I tifosi si spellano le mani ma, se ci pensi bene, sono gesti tecnici scontati. Tutti si allenano per fare gol così. Pippo se ne frega di queste sovrastrutture. Lui sta lì, famelico, pronto a catapultarsi col suo fisico di gomma verso il pallone. Con la nuca, col ginocchio, col tallone, con l'anca, con uno stinco, stai certo che l'ultimo tocco è il suo. Non sono neanche gol di rapina i suoi, sono gol di scippo. Ci vogliono rapidità, scaltrezza, imbroglio, capacità di cogliere di sorpresa la vittima. Pippo è una mosca tse tse, corre, capitombola, si aggrappa, spinge, ruba palla, è scoordinato. Io lo amo. Amo anche questi Sparklehorse che mi hai consigliato tu. Ma chi sono?

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Sparklehorse
Sent: Tuesday, September 11, 2001

Caro Christian, una volta era tutto più facile: se c'era un nome e cognome, quello era un solista, e se c'era solo un nome bislacco, quella era una band. Oggi, per via delle mezze stagioni e tutto quanto, capita che c'è un nome di band e si scopre che fa tutto uno da solo. Vale per gli ottimi Bright Eyes di Conor Oberst e per gli 883 di quello lì, come si chiama. E vale per gli Sparklehorse, che sono Mark Linkous, e tutti i suoi strumenti e carabattole. Si fa aiutare da un socio che campiona suoni con un Macintosh G4 (dopo Mark Eitzel, sta diventando un vizio), o da Tom Waits che gli canta una canzone, o da PJ Harvey, che appare qua e là. Anni fa è stato assai malato e quasi per tirare le cuoia, ma ora sta benone e verrà in concerto in Italia. Spero che qualcuno ne parli, magari questo giovane deejay di RadioTre che si chiama Francesco Mandica e di cui tutti parlano benissimo. Se vuoi altri consigli, eccotene un intruglio: i nuovi dei notturni Mercury Rev e dei vivaci Beta Band. Gira alla larga da Bob Dylan e da Zucchero. Leggi "Kavalier and Clay" di Michael Chabon, che è quello che scrisse Wonderboys, e se ce la fai con l'inglese, "The Corrections" di Jonathan Franzen: gli americani ne stanno andando matti. E al cinema vai a vedere il film di Carpenter: me lo ha consigliato il direttore, quello che ci paga.
p.s. non ci crederai, pare che l'istituto eccetera esista.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Re: Sparklehorse
Sent: Tuesday, September 11, 2001

Caro Luca, vorrei parlarti di un sacco di cose: dell'inedito di John Coltrane appena uscito, di questo Michael Kimball che ha pubblicato un bel libro copiato pari pari da Faulkner, del Magnum double chocolate dell'Algida, ma non ce la faccio. Scusami davvero, ma il colesterolo mi sta dando alla testa. Sono appena stato a Bra, in provincia di Cuneo. Mi sono fatto due giorni incredibili a Cheese 2001, la fiera dei formaggi organizzata da Slow Food. Ho cercato di assaggiarli tutti, ma è stato impossibile. Ho partecipato a cinque "Laboratori del gusto". Uno si chiamava "Formaggi e vini della Provenza", un altro "Tome dal Rhone Alpes", e poi "Formaggi rari", "Formaggi del Nord della Germania" e uno spettacolare "Formaggi e birre". L'unica cosa che non ho capito è questa: che ci facevano tutti quei militari in libera uscita davanti al seminario dal titolo "A tutta pecora"?

Settembre 2001

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Duce de qua, duce de là
Sent:

Caro Christian, metti in borsa una maglia pesante, vieni via da quei posti fighetti di quarta mano tipo Formentera dove vai tu, che è come essere a Milano al bar Magenta in mutande, e vieni a Campo Imperatore, Gran Sasso. Non c'è un cane, solo rare gite parrocchiali, molte mucche e una montagna mai vista. Si dorme bene, al fresco, e se ti piazzi nell'albergo fascista in cima alla seggiovia ti mostrano tale e quale la stanza dove dormiva il duce sorvegliato da duecento carabinieri, in questi giorni nel '43. L'avevano sballottato da Roma a Ponza alla Maddalena e poi quassù, dove passava il tempo rimuginando sulla sua gloria perduta. Lui pensava di essere finito, l'avevano destituito con uno schiocco di dita senza che sospettasse nulla e aveva pure sessant'anni, e invece arrivarono i tedeschi dal cielo e se lo portarono via: gli toccò farsi un altro anno e mezzo di repubblica di Salò. L'avessero lasciato buono imbriccato quassù, oggi sarebbe un tranquillo signore di 117 anni, altro che piazzale Loreto. Mi sono sdraiato sul suo letto, aveva un plaid ispido e pesante, porterà sfiga?

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Formentera
Sent:

Caro Luca, permettimi di odiare la montagna, ché quella sì che è roba da fighetti veri. A me piace il mare, e Formentera è imbattibile, nonostante quest'anno sia arrivato un mucchio di gente con gli zaini griffati dei tour operator. Nell'isola, poi, c'è in ballo una gara importantissima. Dicono che sia il campionato più bello del mondo. Funziona così: prendi tre punti se concludi con una ragazza, ma soltanto se concludi davvero. Due punti, invece, se il rapporto è di quelli che un presidente americano definisce "impropri". Un solo punto, che serve pur sempre a smuovere la classifica, lo prendi per qualsiasi altro tipo di contatto fisico. I soliti vitelloni in trasferta, dirai tu. No, c'è anche una copertura culturale. La trovi in un libro di John King uscito in Italia qualche mese fa, "Cacciatori di teste". C'è un gruppo di tifosi del Chelsea che riempie il vuoto tra una partita e l'altra con queste prodezze amatorie. A Formentera, in vantaggio c'è il mio amico Giuseppe con 26 punti in 15 giorni (1,8 punti di media, rischia quasi un impeachment il giorno). Ma sulla vittoria finale non ci scommetterei, specie se qualcuno decide di giocarsi il micidiale bonus da 10 punti. Il regolamento parla chiaro e li assegna a chi fa lo stronzo, in senso tecnico, nella borsetta di una ragazza.

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Re: Formentera
Sent:

Caro Christian,
sono sbigottito. Mi chiedo come abbiano potuto fare senatore a vita la Levi Montalcini invece del tuo amico Giuseppe. Qui sul Gran Sasso l'unica gara è il Quesito con la Susi della Settimana Enigmistica, ma io esibisco molto in giro le Nike Air Hyperflight che abbiamo comprato a New York. Sono così spaziali e strafighe che a Milano mi vergognerei ad andarci in giro: qui le mucche sono piuttosto invidiose ma non lo danno a vedere. Le deve aver disegnate un aficionado di Burning Man – le Nike, dico, non le mucche – quel bivacco di pazzi postfricchettoni che fanno ogni anno nel deserto di Black Rock in questi giorni. Ho letto che i fedelissimi si lamentano che la festa si stia un po' imborghesendo, ma dev'essere una roba fenomenale. L'anno prossimo, Burning Man.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Re: Re: Formentera
Sent:

Caro Luca,
ascolta me. Non sei ancora in pensione, lascia stare le mucche e la montagna e vieni qui. E' per il tuo bene che lo dico. Puoi portarti le Nike, se vuoi. Qui siamo tutti sì-global e nonostante in spiaggia si stia nudi, nudi davvero, le scarpe sono ammesse. Gli italiani, come al solito, sono dei fenomeni: costretti dalle usanze locali ad abbandonare il costumino firmato, si bardano di tutto punto tranne che lì, sul pisellino. E dunque: infradito Nike, orologione subacqueo, occhiali Prada e in testa la regolamentare bandana batik (anche se quest'anno è in calo, ed è un bene per il paese). Nudismo super accessoriato, lo chiamo io che non faccio punti né mi tolgo il costume. Io mi godo lo spettacolo.

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Palahniuk
Sent:

Caro Christian, fai bene a non toglierti il costume, che poi i commenti arrivano anche qui in Italia in un battibaleno e mi metteresti in imbarazzo. Se lì in spiaggia vanno di moda le competizioni erotiche a sfondo letterario, comunque, vorrei consigliarvi un libro che si chiama Choke, che ho appena finito di leggere. L'autore è Chuck Palahniuk (si pronuncia Polòniik, credo), quello che aveva scritto Fight Club, e la storia è altrettanto eccessiva e forte. C'è un giovane sessodipendente che frequenta centri di riabilitazione dove incontra un campionario di depravazioni sessuali spettacolare, con particolare attenzione alle inserzioni rettali e ai maniaci di sesso nel cesso dell'aeroplano. C'è un sacco di altre cose, nel libro, che lo rende formidabile, ma per voi ho uno dei personaggi che racconta l'emozione della sua prima masturbazione adolescenziale: "La prima pippa che mi sono fatto, fui certo di averla inventata io. Guardavo quel mio mucchietto di roba e pensavo: "con questo ci divento ricco"."

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Cile
Sent:

Caro Luca, forse stiamo sboccando un po' troppo. Credo che sia colpa del caldo e di questo ritorno della musica latinoamericana. Due palle così. La notizia positiva, in tempi di sproloqui sul Cile, è che il leader degli Inti-Illimani, Horacio Salinas, si è rotto pure lui di quei puebli unidi e di quei flauti andini. E ha lasciato il gruppo, come Jack Frusciante. Il mio amico Walter, invece, che è per metà siciliano e per l'altra di Santiago, è l'unico al mondo che se gli dài del cileno è felice come un bimbo. Figurati che va in giro con la maglia di Zamorano, uno che a tirar calci in uno stadio è peggio di Pinochet. E' sempre così, quando si usano le parole come insulti: dà i del macellaio a Milosevic ma non ti accorgi che i macellai, come i cileni, esistono davvero. Ovvio che s'incazzino. Un'ultima cosa: in vacanza mi sono portato quattro libri (Un amore di Dino Buzzati; La macchia umana e The dying animal di Philip Roth; e In caso di disgrazia di Georges Simenon). Li ho scelti a caso tra quelli che dovevo leggere, e sai una cosa? Tutti e quattro hanno la stessa trama: un uomo anziano che perde la testa per una ragazza giovane giovane. Secondo te, quanti punti vale?

Agosto 2001

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Cosmopoliti
Sent:

Caro Christian, oggi resto in camera, col cartello di non disturbare appeso alla maniglia. I due concerti a cui mi hai portato ieri sera mi sono stati fatali. Qui a New York sparano un'aria condizionata da pinguini e mi sono ammalato. Tra l'altro, nella hall del mio albergo – che devo per forza attraversare per uscire – ci saranno sei gradi: secondo loro fa figo, perché hanno letto Glamorama di Bret Easton Ellis e lì si gelava in tutti i locali e si ordinavano sempre dei Cosmopolitan. Ho provato pure quello, è una specie di sciroppone di mirtillo con un po' di vodka al limone. Quando se la vogliono tirare davvero, ci mettono a galleggiare una violetta. Certo che sono dei deficienti, sai che notizia. Forse più tardi esco dalla scala antincendio, e ci vediamo da Starbucks.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Mance
Sent:

Caro Luca, io sto all'Hudson, a Columbus circle, è l'ultimo albergo disegnato da Philippe Starck. E' molto bello, anzi molto hip, come dicono qui. E non è neanche carissimo, se non ci fosse l'imbroglio. Lo sai no? In tutta New York funziona così. Ti dicono che una stanza costa cento, poi però devi tippare (non pippare, come in Glamorama, "tippare" da "tip": mancia). Appena arrivi devi dare due dollari al tizio che ti apre lo sportello del taxi. Uno che sembra uscito da Milanovendemoda. Poi un altro paio di dollari a quello che ti apre la porta dell'hotel, e 3 o 4 all'altro che ti porta in camera le valigie. La mattina dopo, devi lasciare 3 dollari alla donna delle pulizie che peraltro non è una donna delle pulizie normale ma gira vestita di Prada. Ogni giorno così. Capisco perché resti in camera.

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Rieducational channels
Sent:

Caro Christian, il vero motivo per cui resto in camera è VH1, il canale televisivo di documentari sulla storia del rock 24 ore su 24. Lo sapevi che Gary Glitter fu condannato per pedofilia? Anche qui al Paramount sono vestiti come elegantoni delle pompe funebri. Tra l'altro, voglio darti una dritta, secondo me il mondo della moda è pronto per un uovo di colombo: le scarpe una diversa dall'altra. Non mi stupirei.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Caffè Tina
Sent:

Caro Luca, vediamoci in Mercer street, a Soho, e facciamo colazione al Caffè Tina. Ho conosciuto il proprietario, è un italiano. Dice che il bar è frequentato da Julia Roberts, Brad Pitt, Matthew Broderick, Sarah Jessica Parker e mille altri così. Io da giorni faccio la posta, ma vedo sempre una ragazza di Cesenatico: sbaglierò orario. Ieri notte mi sono accorto che il sindaco di questa città, Rudy Giuliani, è un gigante del pensiero occidentale. L'ha ripulita ed è diventata la metropoli più sicura del mondo. Ma intorno al 20 luglio, non può fare una capatina a Genova?

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Re: Caffè Tina
Sent:

Caro Christian, non le dire troppo grosse su Genova, per favore. Comunque ripulita è la parola giusta, pare si sia avvalso di metodi piuttosto biechi e non credo che tutti ne siano felici. Ma i risultati per noi ricchi si vedono. Puoi girare ovunque con queste Nike spaziali che vanno qui ora, le Air Hyperflight, e nessuno te le rapina. Devi avere un certo fegato lo stesso, però.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Re: Re: Caffè Tina
Sent:

Caro Luca, quella su Genova era una battuta. Comunque Giuliani non è un mostro di destra, è stato rieletto con il 73 per cento dei voti in una delle città più di sinistra d'America. E' un duro, come Clint Eastwood quando faceva l'ispettore Callahan. Come sai a me non piacciono quelli dai modi spicci, ma se ha fatto bene perché non riconoscerglielo? Tolleranza zero, invece, con un mio amico: Filippo Facci, che è di Monza e va in vacanza a Ponza. L'altra sera portava due Adidas diverse. E io lo sputtano.

Luglio 2001

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: O Manu Ciao Manu Ciao
Sent:

Caro Christian, ora che il paese è libero dalla dittaura delle sinistre, si può dire che Manu Chao ha stufato? Non è che uno può indovinare un bel disco, rimasterizzarlo con i titoli cambiati e il solito "ting!" tutto il tempo, dire che andrà a Genova per il G8, e diventare il portabandiera del disagio giovanile e della ricerca musicale, no? Allora tu cosa dovresti essere? Due anni fa suonava la notte, a sorpresa, in piazza del Duomo, o sui marciapiedi di Milano e lo intervistavi solo se ci facevi amicizia a forza di canne: quest'anno se lo sono mangiato le copertine e le vetrine dei negozi del centro. Più dice che ha fatto un disco intimo e personale e più il marketing lo vende come il ribelle Manu Chao (con quel nome che sembra "Minchia Sabbri", poi). Pare che parli Jim Morrison, che per incidente è morto trent'anni fa. L'incidente non fu stradale, come ricorderai. In memoria, piuttosto che guardare The Doors di Oliver Stone (una palla: sai che ora che siamo liberi dalla dittatura delle sinistre quasi quasi ti dico anche che Oliver Stone è una chiavica, salvo JFK dove si è trovato tutto già fatto?), ho scoperto una versione di Light My Fire cantata soul da Al Green, che è stata una vera sorpresa e ti consiglio. In cambio dimmi la tua sul G8, che ho le idee confuse.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Re: O Manu Ciao Manu Ciao
Sent:

Caro Luca, ho la soluzione contro Manu Ciao o come minchiasabbri si chiama: affidarlo alle cure di Tony Soprano. Altro che ting gli fa lui Ma vuoi davvero sapere la mia sul G8? Sul serio? Eccola: il G8 è la riunione più democratica del mondo e qualcuno prima o poi dovrà spiegare ai manifestanti dell'antiglobalizzazione che stanno sbagliando bersaglio. Sempre che sappiano contro cosa protestano. A me il popolo di Seattle sembra come La Pantera raccontata da Gabriele Muccino in "Come te nessuno mai": voglia di far casino, canne e ragazze insomma perfetto e condivisibile se non aggiungessero tutti quei "cioè, perché noi siamo contro le privatizzazioni, no? contro, cioè, questa società che vuole omologare le nostre coscienze". Così come agli studenti non gliene fregava niente della scuola, questi di Seattle non hanno mai assaggiato il lardo d'Arnaud. Invece che tirare sassi contro i capi di governo, dovrebbero farseli amici. Dovrebbero fare proposte, scendere a patti, e capire che quelli del G8 sono i loro rappresentanti, non gli avversari. E poi, comunque, se proprio vuoi battere gli avversari devi fare come Allen Iverson dei Sixers di Philadelphia: lo sai no?, prima di scendere in campo e farsi un solo boccone dei Lakers, negli spogliatoi si fa fuori due Big Mac menu. Large, credo.
P.S. Che ne sai di questo Joe Henry, cognato di Madonna?

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Joe Henry
Sent:

Caro Christian, un giorno che non so del 1992 me ne andai da Pisa in un posto che si chiama Finale Emilia a vedere un concerto di Joe Henry: il posto si chiamava "dance hall" o qualcosa del genere, e pareva la "sala grande del Palace Hotel" dei Blues Brothers, c'era pure la palla con gli specchietti. Eravamo in cinquantasei, compreso Joe Henry che allora faceva un rocchetto di ballate dylaniane abbastanza di repertorio, ma con canzoni molto belle (per sentirle ero andato fino a Finale Emilia, con la Uno).
Beh, ha fatto un cd nuovo di cui tutti parlano perché c'è una canzone che aveva prestato a sua cognata per il suo ultimo disco. Ma la sua versione è mooolto più bella, e tutto il cd è una favola e molto più raffinato e jazzato, con musicisti di cui tu sei più esperto di me. Ornette Coleman, Brad Mehldau e compagnia. Ti dico il titolo della prima canzone. Ti ricordi di Richard Pryor, quel comico nero famoso da noi per la serie Non guardarmi non ti sento? La canzone si intitola "Richard Pryor si rivolge alla nazione". E non ho ancora visto i Sopranos. Quando lo danno? Vado a farmi un Big Mac.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Van Wick
Sent:

Caro Luca, appunti sparsi: 1) ci tengo a precisare che preferisco i Burger King ai McDo. Non dimenticherò mai il mio primo "New-double-cheeseburger-with-bacon-de-luxe". 2) sto per andare a New York a verificare come diavolo si pronuncia il nome della strada, Van Wick expressway si chiama, che congiunge l'aeroporto Kennedy alla città: fan weik o fan waik o fan wik? Pare che sia un caso in città, almeno così scrive il New Yorker. E il bello è che anche gli eredi di Van Vick, che fu il primo sindaco di New York, litigano sulla pronuncia. 3) visto che ci sono, indagherei sui motivi che hanno portato la Nba a cambiare lo slogan del basket da "I love this game" a "It's all good", che sembra una canzone di quelle facili degli U2. 4) a proposito di chi non ne azzecca mai una: oltre a Oliver Stone un altro è Gore Vidal. Entrambi cercano sempre un Licio Gelli che muove i fili della Storia. E prendono cantonate. In "L'età dell'oro", il suo ultimo libro, racconta la politica americana del Dopoguerra piena di intrighi e complotti. Però è perdonato perché scrive da dio ed è pure nato a West Point. 5) I Soprano li puoi vedere il sabato sera intorno alle undici e mezzo. Un orario da veri criminali. 6) se vieni con me a NY ti porto in un negozio dove so che vendono l'ultimo ritrovato della tecnologia: un vibratore dotato, come ben si dice in questi casi, di lettore Mp3.

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Dove volano gli Eagles
Sent:

Caro Christian, vengo se mi porti anche nel negozio per cani omosessuali. L'ho letto su Vanity Fair, si chiama Argos. Voglio assolutamente sapere come si riconosce un cane omosessuale. Seconda condizione, voglio vedere Swordfish, un film che pare sia piuttosto stupido ma con un John Travolta eccezionale (e una colonna sonora messa insieme dal re dei dj di questi tempi, Paul Oakenfold). E infine voglio che torniamo in tempo per il primo concerto degli Eagles in Italia. Non erano mai venuti in trent'anni, ma ora che è finita la dittatura delle sinistre è tutta un'altra vita. Sono a Lucca il 14 luglio, e se fanno Hotel California credo che potrei commuovermi. La registrai la prima volta su una TDK di quelle verdi, modello del 1979. Ma la mia canzone preferita degli Eagles è di Tom Waits e si chiama "Ol' 55": parla di tornarsene a casa all'alba dopo aver passato la notte a casa di una ragazza, e ridendo e scherzando. Tom Waits, altro che Minchia Sabbri.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: A part of it
Sent:

Caro Luca, vuoi andare a New York e subito tornare a casa? Soffri di saudade come Edmundo? Allora ti consiglio la lettura dell'ultimo Milan Kundera, "L'ignoranza" s'intitola. E' una specie di saggio travestito da romanzo sull'insostenibile nostalgia di cui soffrono gli esuli dell'ex mondo comunista (tu sei un po' comunista, no?). Scappati da quei regimi, hanno trovato grande accoglienza in Europa e specie in Francia, ma una volta caduto il Muro e tornati a casa si sono sentiti esuli in patria e non più bene accetti nei paesi d'adozione. Insomma come Stallone in Rambo. A proposito di omosessuali, sai che a New York ha chiuso la storica libreria gay "A different light"? La comunità è in subbuglio: c'è chi è disperato e chi invece sostiene che questo è un segno della fine del ghetto. Quanto ai cani omosessuali, secondo me si riconoscono davanti alla scodella dell'acqua: se bevono con il mignolo della zampa alzata, stai sicuro che sono gay.
P.S. Va bene tutto, ma se andiamo a New York insieme, si va anche nei topless bar.

 

Giugno 2001

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Esanimi esami
Sent:

Caro Christian,
c'è baruffa nell'aria, si avvicinano gli esami di maturità. Del mio ricordo due cose. Il professore di religione - un prete gran tifoso della Fiorentina e giustizialista che un giorno mi spedì dal preside solo perché alla sua domanda "dov'è il male?" avevo risposto "a Tillenia" – subito prima di inoltrarci al compito di matematica pensò di allentare la tensione con una freddura. "Sapete perché l'aria la mattina è fresca? Perché è stata fuori tutta la notte". Che poi è vero. Una vera freddura. Comunque, poi mi ricordo anche uno dei temi del compito d'italiano. Tienti forte. Diceva, suppergiù, "Dite che cosa significa per voi essere cittadini del proprio tempo". Gesù. La nostra generazione ha passato periodi tremendi, altro che guerre e sessantotti.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: A Gagarin!
Sent:

Caro Luca,
nella mia scuola si raccontava sempre del tema di maturità di un ragazzo qualche anno più giovane di me. Si chiamava Carlo e non era per niente in grado di scrivere tre temi in un'ora e poi venderne due, come Berlusconi. Non era in grado neanche di scriverne uno, a essere sinceri. E allora si portò dietro un bignamino con i temi già svolti. Gli capitò una traccia sulle scoperte tecnologiche e scientifiche. "Che culo, ce l'ho" disse sfogliando il bignami. E allora cominciò a copiare frasi sulla cagnetta Laika e su Yuri Gagarin, per concludere poi, profeticamente: "E chissà, di questo passo, un giorno arriveremo sulla luna". Lo scrisse nell'84, copiando un libro del fratello datato 1961. Un genio. A proposito di 1961 e di geni, quell'anno finì la collaborazione tra Miles Davis e John Coltrane. Quei due, con Bill Evans, fecero "Kind of Blue", il disco jazz "perfetto". Spegni Napster e ascoltalo. Un giorno forse arriverai sulla luna anche tu.

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Re: A Gagarin!
Sent:

Caro Christian,
mi meraviglio che con il tuo background tu non abbia alluso a "The dark side of the moon" (ti do una dritta per far bella figura in società: il lato buio della luna è un po' meno della metà esatta, perché la luna ruota sculettando un po'). Beh, senti questa: su internet ci sono diversi siti di squilibrati che sostengono che il disco dei Pink Floyd sia stato composto come colonna sonora del Mago di Oz. Giuro. Esibiscono coincidenze, parole che collimano, musica sincronizzata, e suggeriscono di provare a guardare il film e sentire il cd assieme. Io non mi azzardo, che poi magari divento dianetico o mi convinco che Bill Gates è l'anticristo. Tra l'altro sto sentendo il cd nuovo degli Air, che sono parecchio lunari e anni Settanta pure loro. Ho costretto il mio parrucchiere o barbiere (ma un nome normale, se ti tagliano i capelli, non ce lo possono avere?) a metterlo mentre sottostavo alle sue volontà. Hai notato che nello specchio del barb/parr si viene sempre con la faccia da idiota? Tutti, anche Bogart e Marlon Brando. E un'altra cosa: capita pure a te di sentir vibrare il telefonino anche quando l'hai lasciato a casa? Sono già dianetico, dici?

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Roth
Sent:

Caro Luca,
ti ci metti anche tu? Ora mi misuri i metri quadri della Luna, domani mi spiegherai che per non far sgasare la coca cola devo infilare un cucchiaino dentro la lattina. Sono cose da ingegneri dianetici, e tu non hai nemmeno lasciato Nicole Kidman né suoni il piano come Chick Corea (ma se balli come Tony Manero sono disposto a ritrattare). Ieri è stata una giornata balorda. Sono stato in uno di quei ristoranti fighetti che invece di darti una pastasciutta ti obbligano al menu degustazione con 18 mini portate, che dopo tu spendi 100 mila e poi devi comunque passare da un McDonald's per sfamarti. Ce l'ho anche con la Paulaner che ha fatto una bottiglia di birra (Salvator 2000 si chiama) da 225 dollari; io volevo comprarla ma la birra non mi piace e quindi devo trovare un altro modo per buttare via mezzo milione in cose meravigliosamente superflue (suggerimenti?). Cazzo, ma quando lo inventano un telecomando che passi attraverso i miei piedi e i corpi delle donne? Sta' attento a quella cosa revisionista sui Pink Floyd, io mi sono già fatto fregare da una mia amica alla quale avevo regalato "My favorite things" di John Coltrane. Lei l'ha sentito e mi fa: "Bella, la cantava Julie Andrews in Tutti insieme appassionatamente". Porcamiseria era vero. Meglio cominciare a leggere "La macchia umana" di Philip Roth ("per me numero 1", diceva Dan Peterson). Macchiare, bada bene, era una della favourite things improprie dell'umano Bill Clinton.

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Il fratello di Sebastian Coe
Sent:

Caro Christian,
che tu voglia far passare un telecomando attraverso i corpi delle donne getta una nuova luce sulle tue perversioni erotiche: ti facevo più morigerato. Il libro di Roth l'avevo comprato nell'edizione americana, perché sedersi a un tavolino di un bar del centro con un libro in inglese fa piuttosto figo. Infatti non l'ho ancora letto ma è tutto macchiato di gin tonic. Vorrei fare lo stesso con il nuovo libro di Jonathan Coe, ma me lo ha prestato mio fratello e non glielo posso rovinare, quindi mi toccherà leggerlo. Magari mi piace: quello di prima, "La casa del sonno" è uno dei miei preferiti. Ho scoperto che va fortissimo con le ragazze: ovvero, tu glielo regali, e a loro piace un sacco. Per ora ho scoperto solo questo. Ti tengo informato.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Elezioni
Sent:

Caro Luca,
questa cosa del telecomando non è una pratica erotica, è una cosa seria: mi serve un aggeggio che funzioni anche quando le donne passano e ripassano davanti allo schermo.
In questi giorni vado a prenotare per le vacanze. Mi dicono che quest'anno è un casino: pare ci siano un sacco di italiani pronti a fare le valigie dopo il risultato elettorale del 13 maggio. Il problema è che poi ritornano. E sono costretti a mettersi in coda, come tutti gli altri (come me, ma io sarò meglio posizionato). La coerenza non è necessariamente un valore (lo scrivo perché sono davvero convinto che non lo sia). Guarda David Byrne: ha sciolto i Talking Heads e poi fa questo "Look into the Eyeball" che è il più talkingheads dei suoi dischi. Io vado a Formentera (e poi in Sicilia). Se vuoi raggiungimi, e non ti portare "La casa del sonno", lì si dorme poco ma scoprirai lo stesso che cosa piace alle ragazze.

Maggio 2001

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Macchine di scrivere
Sent:

Caro Christian,
altro che Moulin Rouge, ho assistito a un evento formidabile: il circo delle macchine da scrivere. Succede questo, che in Italia l'esame per diventare giornalista professionista comprende una prova scritta da svolgere con la macchina da scrivere. Tu lo saprai perché l'hai fatto, ma io ci sono rimasto di stucco è un barbatrucco. Nel 2001, con una probabilità di dover usare mai una macchina da scrivere pari esattamente allo zero per cento (0%), e con una generazione di esaminandi che in buona parte non ha mai avuto motivo di usarla, l'esame richiede l'esplorazione di una cantina - propria o di un collega anziano – alla ricerca di una-macchina-da-scrivere. Che senso ha? Nessuno, pensavo, ma mi rimangio la parola dopo aver partecipato a una spettacolosa simulazione dell'esame organizzata dall'Ordine dei Giornalisti. Cento praticanti tra i venti e i trentacinque che arrivano con arnesi raccolti chissà dove e nel giro di cinque minuti sono o attorcigliati nel nastro, o impiastricciati di inchiostro, o a chiedere aiuto in giro. Guarda che non è mica facile cambiare il nastro: devi sapere che va cambiato il nastro, per esempio. E poi non troviamo lo zero, non abbiamo idea di come si vada accapo, dobbiamo picchiare sui tasti e sbrogliarli quando si aggrovigliano, non sappiamo come si spezza una parola (e soprattutto perché). Cattiveria pura, poi ti chiedi perché i giornalisti diventino così stronzi: ma uno show fantastico. All'esame da notaio si va con pennino e calamaio? Per fare l'odontoiatra ti presenti con una tenaglia? Forse sì, mi voglio informare. Ieri ho visto questo film che si chiama "Scoprendo Forrester": c'è un ragazzo di sedici anni che ha sempre scritto a mano, e all'improvviso si trova davanti a una macchina da scrivere e parte a battere a raffica come se l'avessero allattato con il bianchetto. Je volevo menà. Hai sentito il cd nuovo dei REM?

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Macchine per scrivere
Sent:

Caro Luca,
ti prego: macchina per scrivere, anche se macchina da scrivere è entrato nell'uso comune (ma a quando la macchina già scritta?). Io, comunque, non la so usare e al mio esame ho scritto prima a mano e poi ho ricopiato in bella con la macchina. Ci ho messo un casino, specie al pit stop per il cambio del nastro. Vincino, anni fa, ha provato a farne a meno e ha presentato un tema fatto di vignette e cartoni. Non hanno gradito. Meglio, molto meglio di un esame di Stato è la procedura per ottenere la licenza di guida ai Caraibi: basta scucire 30 dollars, cash of course e sull'unghia (ma che vuol dire sull'unghia?). Sono appena tornato da Anguilla, isoletta delle Sopravento. Nella quiete delle Indie occidentali mi sono riproposto di dare un consiglio agli amici più cari: usate i bagni degli handicappati. Sono i migliori. Spaziosi, poco frequentati, con quel bel cessone alto, ché se ti siedi ti senti un Re e anche un pizzico orgoglioso. E, poi, quel maniglione laterale ma perché non ce lo fanno anche a casa? Insomma è come viaggiare in business. Pensaci, tu che guardi sempre Satyricon. Il nuovo REM, non l'ho sentito, com'è?

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Eggers
Sent:

Caro Christian,
ti vuoi pure fregare i bagni dei disabili? Poi dicono la destra. Il nuovo dei REM è come i vecchi dei REM, ovvero una meraviglia. Un disco molto coraggioso. Potevano cambiare del tutto genere, fare un cd intitolato "Guy E" di musica ipnotica, farraginosa e strumentale e vendersi come grandi innovatori e tutte le copertine sarebbero state per loro. E invece hanno voluto sfidare tutti e fare un bel disco dei REM del tutto prevedibile. Esce tra pochi giorni, come un libro per cui vado altrettanto matto (l'ho letto in inglese l'anno scorso, chissà che ho capito), "L'opera struggente di un giovane genio", in cui un newyorkese di ventisei anni racconta vicissitudini e tragedie familiari con gran leggerezza e ironia. Scrive come un drago e ha un sacco di belle idee confuse, note, salti di palo in frasca, riflessioni di riflessioni: "L'autore desidera anche riconoscere la sua propensione all'esagerazione. E inoltre, la sua propensione a spararle grosse per farsi bello". E poi volevo dirti: macchina-da-scrivere, macchina-da-scrivere, macchina-da-scrivere, tiè.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Re: Eggers
Sent:

Caro Luca,
mi provochi? Accetto la sfida. Sui Rapid Eyes Movement posso scrivere a occhi chiusi. Fino a Lifes Rich Pageant, i Rem erano riconosciuti come uno dei pochi gruppi al mondo che riusciva a migliorare album dopo album. Poi, ammettilo, si sono un po' fermati. Sempre dischi ottimi, ovvio. Canzoni bellissime, posti alti nelle hit parade. Ma un po' uguali a se stessi. Soltanto con Automatic for the people, New adventures in hi-fi e Monster hanno provato a cambiare un poco. Io ora sto ascoltando Anja Garbarek in segno di rispetto a suo padre Jan; la colonna sonora di Scoprendo Forrester (Miles Davis, Bill Frisell e Ornette Coleman) per starti dietro; e Jocelyn Pook su consiglio di Peter Gabriel e di Stanley Kubrick che l'ha scelta per Eyes wide shut (Eyes wide shut, altro modo per dire Rapid Eyes Movement, tié).
Un'ultima cosa, anzi un problema: ricevo per lavoro centinaia di mail il giorno (il giorno, non al giorno; per scrivere, non da scrivere). Molte sono da cestinare, ma tant'è. All'inizio ne facevo un punto d'onore: leggerle tutte e magari rispondere. Faticosissimo. A un certo punto pensavo di aver trovato la soluzione grazie a un tackle scivolato salva-coscienza del direttore di Esquire.com: fregarsene e cancellare senza neanche aprire. Poi mi sono messo a leggere Herzog di Saul Bellow, ed eccomi innamorato del protagonista grafomane che scrive lettere a tutti. Preso dal rimorso, scriverei anche a Umberto Bossi (per manifestargli il mio Sicilian pride, però). Per fortuna, ne converrai, non tutte le mail sono nocive: per esempio ci sono quelle deliziose che ci arrivano da quando abbiamo iniziato questa rubrica. Anche tu ne ricevi di carine?

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Lettrici
Sent:

Caro Christian,
aspetta un momento. Vuoi farmi capire che tu ricevi delle e-mail dai lettori di Max (deliziose, per giunta!)? E quante, di grazia? A me non ha scritto nessuno in due mesi. Due puntate, zero messaggi. Perché scrivono a te, scusa? PERCHÉ SCRIVETE A LUI? Ti parlano di me, anche? No, comunque, meglio così, non avrei tempo di leggerli, e poi non me ne importa neanche granché, sono quasi sempre seccatori. Ti ha scritto Nina Moric? Ti ha scritto Giovanna Mezzogiorno? No, vedi. E allora chissenefrega, anzi, meno male che non mi ha scritto nessuno. Ah, sì.
p.s. ma quante, esattamente?

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Re: Lettrici
Sent:

Caro Luca,
sei fortunato. Le e-mail anche quando sono deliziose possono fare davvero male. Ti racconto cosa è successo a un mio amico che ha scherzato col fuoco telematico: usciva con una ragazza, e invece di starsene tranquillo e buonino ha cominciato a corteggiarla con messaggi di posta elettronica, fingendo di essere un altro. Per gioco. E' finita che questa l'ha lasciato perché si era innamorato di lui. Cioè di lui quell'altro. Insomma, forse i lettori di Max scrivono a me, ma in realtà vogliono te. O qualcosa del genere. Se ti può rallegrare, non mi ha ancora scritto la mia anchor-woman preferita, Annalisa Spiezie del Tg5. Ma io aspetto. Anche i primi exit poll.

 

Aprile 2001

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Okefenokee
Sent:

Caro Christian, parlando di ragazze, la ragazza che mi piace di più, dopo la ragazza che mi piace di più, si chiama Femi Oke. Fa le previsioni del tempo sulla CNN, non so di dove sia prima di essere americana, forse nigeriana, forse si chiama Femi Oke e basta. Muove nuvole e tornado con una goffa grazia impegnandosi seriamente a mettere ogni cosa al suo posto e ha un'aria mortificata quando il risultato mette a rischio i weekend. Ma è al tempo stesso fatalista nei confronti del grande disegno meterologico e con garbo imbarazzato restituisce rapidamente la linea ai conduttori del notiziario, per non disturbare. Mi piacerebbe portarla a casa e presentarla ai miei, Femi Oke - non fosse per alcuni impedimenti - e sentirmi in un Indovina chi viene a cena? rovesciato, con la mia mamma che le chiede che tempo farà domani, tra il dolce e il caffè. Chissà se usa l'ombrello. Conosci nessuno che mi possa invitare a una festa dove c'è anche lei?

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Anchorgirls
Sent:

Caro Luca, che cos'è questa svolta intimista? E' andato male il weekend? Sei single da troppo tempo? Provo a risponderti: alle feste hanno smesso di invitarmi, però c'è un tipo che un incontro con Femi – un "date" direbbe lui – potrebbe organizzartelo. Si chiama Pierluigi Diaco, fa il giovane Dj e parla molto di sé: stai tranquillo che conosce Ted Turner. Comunque io non guardo mai le previsioni del tempo, non ci credo, mi sembrano stregonerie, e non capisco questa ossessione degli americani (anche degli inglesi però) per i weather report. Che poi gli unici Weather Report che mi interessano hanno le maiuscole e suonano Birdland. Come te, invece, guardo le giornaliste dei Tg. Ecco la mia short list, direbbe il tuo amico Luttazzi togliendola di bocca a Dave Letterman: 1) Annalisa Spiezie del Tg5; 2) WXWXWW 3) la biondina di Sky news; 4) la bruna con gli occhi neri del Tg3; 5) la prima che sostituirà Lilli Gruber. Detto ciò, indovina chi porterei a cena dai miei? Quella modella che nella pubblicità di Versace sta sdraiata e mostra di sé soltanto il culetto nudo. Non per vedere la faccia dei miei, ma la sua, eccheccazzo!

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Re: Anchorgirls
Sent:

Caro Christian,
delle ragioni che mi fanno seguire le previsioni del tempo ti ho detto. Non so se abbiano tutti un debole per la stessa ragazza, o se si tratti di una sorta di convenzione sociale tra un certo rango di persone, quelli che controllano che tempo fa a Tokyo, che rifiutano il pasto sull'aereo e che hanno tutti i cd del Buddha Bar. Che per il pasto sull'aereo non hanno tutti i torti, quello dell'Alitalia potrebbero usarlo per l'innevamento artificiale nelle località sciistiche. Facci caso, esiste cibo più sprecato al mondo, a parte quello con cui nutrono Morgan dei Bluvertigo? Ci ingrasserebbe il Senegal, con la roba che buttano via le compagnie aeree. Credo che nemmeno le leggendarie ruspe che spappolavano la frutta siciliana in sovrammercato arrivassero a tanto. Chissà se succede ancora: ne sai niente, tu che sei del posto e possiedi sicuramente degli aranceti? (rispondimi con comodo, quando hai finito la cassata).

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Re: Re: Anchorgirls
Sent:

Caro Luca, possiedo un aranceto ma non mangio arance (fanno troppo bene): sarà per questo che non mi mandano le ruspe?
Mi interrogo anch'io da anni sul cibo plastificato che danno sull'aereo, ma non ho mai visto nessuno che rifiuti la sbobba, anche se sono le quattro del pomeriggio e gli scodellano un'insalata gamberetti, tonno e cetrioli. Che poi ha lo stesso sapore della torta di mele che ha divorato su un Milano-Helsinki di due anni prima. Una volta, in volo verso le Maldive (sì, mi spiace deluderti, ci sono stato e mi sono pure piaciute), avevo appena preso sonno, quando una hostess mi ha portato delle scaloppine ai funghi. Erano le cinque del mattino. Mi sono guardato intorno e tutti mangiavano di gran gusto. Boh. A me piacciono le tratte transoceaniche per i film in anteprima. Infatti sono invidioso di una mia amica che ha già visto Almost famous. Tu che ne sai?
Un'altra cosa: devi leggere assolutamente "La versione di Barney" prima delle elezioni del prossimo mese, ti inizierà al politicamente scorretto e ti tornerà utile nel segreto dell'urna.

From: Luca Sofri
To: Christian Rocca
Subject: Wilma dammi la clava
Sent:

Caro Christian,
altro che deludermi, io alle Maldive ci traslocherei (c'è campo?): dici che il clima è adatto per Femi Oke? Lei lo saprà senz'altro, comunque. Almost Famous l'ho appena visto in una versione pirata ignobile scaricata dalla rete. Ogni tanto si vedeva uno spettatore alzarsi e andare in bagno, però mi è piaciuto lo stesso e tornerò a vederlo. Dopo cinque minuti il bambino mette su Tommy della sorella e comincia a sfogliare una serie di copertine di dischi da commuoversi, ma non voglio rovinarti la sorpresa. Sulla versione di Barney (dici che nel segreto dell'urna ci si annoia parecchio, eh?) l'altro giorno mi sono giocato una battuta su Fred Flintstone, convinto di essere spiritosissimo, ed è venuto fuori che anche quella stava già nel libro e ho fatto la figura del pirla. Quindi credo che non lo leggerò. E poi piace solo agli uomini e quindi non mi torna buono con Femi Oke, che mi sembra più un tipo da concerto dei Blur (vincitori morali della contesa con gli Oasis, sarai d'accordo) o di Lenny Kravitz (vincitore morale della contesa con Gianni Bella, ma il dato è più controverso).
Ad ogni modo, se davvero hai voglia di sentire questa storia, io invece leggerò per l'ennesima volta Il giovane Holden - che poi è un po' Barney da giovane – e al diavolo le celebrazioni del cinquantenario e compagnia bella: quello è il più fenomenale libro che sia mai stato scritto, parola mia. Roba da restarci secchi.

From: Christian Rocca
To: Luca Sofri
Subject: Rock
Sent:

Caro Luca, così non vale. Io voglio sapere tutto di Almost Famous. Voglio quei dischi, voglio quelle copertine, voglio quel film. A patto che non ci sia neanche una nota di Elton John. Davvero. Perché, vedi, il vulnus, come direbbe Bossi, è proprio questo: ti fanno i film sulla tua infanzia, sui tuoi dischi, sui tuoi cantanti maledetti, sulle zampe d'elefante, sui deliri pschidelici, e poi e poi ci mettono Elton John. Uno ha passato l'adolescenza a pane e King Crimson, a merende e Genesis (fino all'uscita di Peter Gabriel, ovvio), a paletta e Rolling Stones e poi tutti gli altri; ha sopportato che gli amici lo guardassero male e che alle feste non si divertisse perché c'era Donna Summer e il Giocagiué, ecchecavolo questo poverocristo ora si sarà guadagnato il diritto a un film su misura o no? Certo, poi, con gli U2 e i Rem, li abbiamo fregati, ma c'è sempre un Lionel Richie dietro l'angolo ricordatelo. Grazieaddio Mojo di marzo aveva in copertina Genesis e King Crimson. O è una mia allucinazione? Sai, l'altra sera, sul satellite, ho rivisto il "live at Pompei" dei Pink Floyd. Pazzesco, ancora oggi. Preso da un botto di nostalgia, ieri ho comprato da un rigattiere una specie di grammofono da gita in campagna: marca Lesaphon, o qualcosa del genere. Funziona, anche se qualsiasi disco suona come in un film di Pupi Avati. E ho deciso di far riparare anche il mio vecchio Brionvega, quello molto anni 70 con le due casse a forma di cubo. Baci e saluti a Femi (che se s'intende davvero di tempo saprà spiegarti l'inenarrabile incipit di "Pioverà" di Peppino di Capri: "Habibi ene', tra i pomodori sto pensando a te").

Marzo 2001

From: Luca <l.sofri@agora.it>
To: christian rocca <christianrocca@hotmail.com>
Sent: Mon, 12 Feb 2001 17:44:24 +0100
Subject: No subject

Caro Christian,
visto che a te era piaciuto tanto, forse puoi spiegarmi perché questo Libra di Don DeLillo sia tradotto così bislaccamente. La macchina della verità è detta "Prova del poligrafo" e la canzone Bianco Natal, "Notte silente" (temo sia dall'inglese Silent Night). Vabbè che da quando un tipo del Corriere della Sera scrisse che ai "pink slip parties" (pink slips sono le lettere di licenziamento: nella Silicon Valley – che qualche tuo collega ha definito "Valle del Silicone" – si organizzano delle feste d'addio quando se ne riceve una) si va con le mutande rosa, ogni strafalcione è Disneyland, al confronto, ma la frase "i miei sogni sono in franti", sarebbe più adeguata al libro Cuore. A proposito, tu che sei uomo di mondo e hai fatto il militare a Cuneo, perché si dice "il libro Cuore", e non "il libro Libra"?

 

From: Christian Rocca <christian.rocca@ilfoglio.it>
To: luca sofri <sofri@mondadori.com>
Sent: Monday, February 12, 2001 6:24 PM
Subject: Re: No subject

Caro Luca,
sai una cosa? non ho letto il libro Cuore. A dieci anni preferivo Tex.
E' grave? Libra, sì, mi è piaciuto molto, anche se ho capito soltanto dopo duecento pagine perché diavolo De Lillo abbia intitolato così un libro sull'assassinio di Kennedy. Diciamo che ho subito escluso l'ipotesi che JFK fosse stato ucciso a bordo di una Lancia Libra, come quella di Harrison Ford nella pubblicità. Tu ti lamenti della traduzione. Sai cosa è successo a me? La mia copia mancava di venti pagine. Proprio alla fine del libro. Ammetterai che è peggio di "prova del poligrafo". Specie se ti trovi a Formentera (a proposito, ho appena comprato "Islands" dei King Crimson – i papà dei Radiohead – il primo brano, ti ricordi?, è "Formentera Lady"). Comunque non mi sono accorto di queste cose che dici tu, anzi mi pare che quando il libro è uscito i giornali abbiano scritto che la traduzione era stupenda e meravigliosa e ineguagliabile. O forse lo scrivevano a proposito di Underworld? Comunque, chissenefrega della traduzione, guardati su Telepiù JFK di Oliver Stone

From: Luca <l.sofri@agora.it>
To: christian rocca <christianrocca@hotmail.com>
Sent: Mon, 12 Feb 2001 20:41:22 +0100
Subject: Re: Re: No subject

Caro Christian,
sono lieto che tu ti tenga al passo con i tempi: "Islands" dei King Crimson. Se trovi qualcosa di buono di Simon and Garfunkel, fammi sapere, credo che spopoleranno, quest'estate a Formentera (per via di "I am a rock, I am an island"). Quanto ai Radiohead, sarai felice di sapere che sta già per uscire un nuovo cd, anche se a te e a quelli che si sono bevuti quella roba inascoltabile dell'anno scorso non piacerà: l'avevano già messo in cantiere quando la casa discografica temeva un gran flop, e pare che contenga - tu non ci crederai - delle canzoni. Dico sul serio, tipo quelle due che erano finite per sbaglio in Kid A. Per tenerti su ti mando una cover di Wish you were here fatta dagli Sparklehorse e da Thom Yorke dei Radiohead. A un certo punto - a quel certo punto - dice "so you think you can tell, heaven from hell, blue skies from rain". E uno dice, ovvio: blue skies from rain. Solo che i Pink Floyd dicevano: blue skies from pain. Perché non ce ne siamo mai accorti? Cosa accidente c'entravano i blue skies con pain? Credi si sia trattato di un refuso, uno sbaglio che poi è rimasto lì, come il biblico errore della cruna dell'ago (già, che forse non conosci la Bibbia: è un libro piuttosto vecchio dove a un certo punto si vorrebbe che un cammello entri nella cruna di un ago, cosa piuttosto insolita. In effetti ci fu un errore di traduzione, si trattava di una fune, non di un cammello). Dimmi che ne pensi, quando hai finito di ascoltare Cat Stevens.

From: Christian Rocca <christian.rocca@ilfoglio.it>
To: luca sofri <sofri@mondadori.com>
Sent: Monday, February 12, 2001 11:04 PM
Subject: Re: Re: Re: No subject

Caro Luca,
Cat Stevens non l'ho mai ascoltato. Figuriamoci adesso che è un integralista islamico. Io, come dire, sono un po' integralista con gli integralisti (specie se islamici). Per carità, liberi di predicare, dire, fare e baciare ma almeno che non cantino. Questione gusti musicali: sì, è vero, sono un po' agé, ma almeno un giorno potrò dire di non aver mai posseduto un disco dei QueenTié.
Su questa cosa dei Radiohead si divide il mondo. Per me Kid A è un capolavoro, mi ricorda i King Crimson, i Pink Floyd, Charles Mingus, il jazz radicale e anche, sì, lo ammetto, quel meraviglioso disco dei Sigur Ros che mi hai regalato. Ti prego, contro Kid A non mi citare la recensione di Nick Hornby sul New Yorker Quello ha scritto Alta fedeltà e lo ringraziamo: ci ha ricordato tutti i nostri tic feticisti (uno per tutti: la passione con cui facevamo le cassette alle ragazze). Ma cristosanto il protagonista (chi era l'attore nel film, John Cusack?) ascoltava musica funky
A proposito di cose su cui si divide il mondo, te ne propongo tre di fondamentali: 1) la pizza si taglia a triangoli o in modo concentrico? 2) sei un "generalista" o un tecnico" 3) Mac o Pc?

 

From: Luca <l.sofri@agora.it>
To: christian rocca <christianrocca@hotmail.com>
Sent: Tue, 13 Feb 2001 11:11:09 +0100
Subject: Re: Re: Re: Re: No subject

Caro Christian,
rispondo con ordine alle tue acute domande. 1) mi scrivi ancora dall'ospedale psichiatrico o ti hanno lasciato tornare a casa? La sera che vai in pizzeria, ti prego non mi invitare: lo spettacolo potrebbe uccidermi. 2) assolutamente generalista, come tutti quelli ignoranti come capre, con rispetto parlando per le capre. 3) Ieri una ragazza mi ha chiamato dopo avermi dato buca (in genere nemmeno chiamano, dopo) sostenendo che era rimasta "fino a tardi davanti al piccì". Io ho pensato che parlasse della sezione di quartiere, o del comitato elettorale, e le ho spiegato che l'appuntamento era davanti al cinema Plinius. La risposta è Mac, ovviamente, e ti spaccio un motivo tra mille: non ha l'infame cartella Temp.
La mia lettura di Libra prosegue: così ho capito che "in franti" era un modo per tradurre gli errori di ortografia di Oswald, e me ne scuso con il traduttore e l'interessato. E piantatela di accanirvi col povero Cat Stevens, che ha smentito da un pezzo di aver appoggiato la condanna a morte di Salman Rushdie, ma ancora glielo rinfacciate. Già ha un nome che solo lui e Gatto Pancieri, perché infierire?
p.s. dopo il tuo messaggio integralista sui Queen, sono uscito e ho comprato Spirits Having Flown dei Bee Gees, per ritorsione.

From: Christian Rocca <christian.rocca@ilfoglio.it>
To: luca sofri <sofri@mondadori.com>
Sent: Tuesday, February 13, 2001 1:04 PM
Subject: Re: Re: Re: Re: Re: No subject

Caro Luca,
ma a uno normale – uno, per capirci, che taglia la pizza partendo dal bordo in direzione mozzarella – può piacere sia Gwyneth Paltrow che Angelina Jolie? Me lo chiedevo ieri sera mentre probabilmente tu aspettavi davanti al Plinius. Io sono andato a vedere "La tigre e il dragone", 'sto film che sta facendo impazzire gli americani. Boh. Bello è bello. Ma una volta questi erano considerati b-movie. Almeno così li definivano i critici. Io li chiamavo "film di karatè". Lo sai no? Quindici anni fa i film si dividevano in 1) film western detti anche film di indiani; 2) film di guerra; 3) film gialli; 4) film di ammazzatine; 5) film di spadaccini; 6) film americani in bianco e nero; 7) film di karatè detti anche film di brus lì; 8) film di Dario Argento; 9) film di 007; 10) film di pelo. La Tigre e del dragone è genere 7, in più volano. Sì, volano. Come i super eroi dei fumetti, e come quelli di Matrix. Poi combattono con le spade e a un certo punto c'è una scena che sembra copiata da Ombre Rosse di John Ford. Sullo sfondo, come nei romanzi di Mishima, c'è l'etica del samurai, l'onore del guerriero. Se fanno un sequel prendono Taricone.