In difesa dell’astensionismo

A questo giro voto: la mia eventuale indecisione – vedo miglioramenti e vedo penose sconfitte – è superata dalla presenza in lista della candidatura di Ivan Scalfarotto, a cui tengo e a cui ho lavorato molto, e che ha bisogno anche del mio voto.

Ma detto questo, trovo veramente insopportabile questo supponente dilagare di ricatti morali contro chi sceglie di non andare a votare. La pretesa di spiegare banalità a chi ha fatto evidentemente approfondite riflessioni sulla propria scelta è presuntuosa e sciocca. Se uno decide di non votare, è evidente che ritiene di potersene accollare la responsabilità e le conseguenze. Ho scritto pochi giorni fa al blog di Luca De Biase questo:

“Non votare non è “un segno di protesta contro questa o quella parte politica”: è casomai un segno di protesta contro entrambe. Oppure solo il legittimo esercizio di un diritto, della voglia di non essere complici di quel che verrà fatto, persino della voglia di andare al mare. Non si capisce perché l’astinenza dalla scelta sia così tanto apprezzata (“spegni il televisore”, “smetti di comprare”, “vai a piedi”), e anzi sia apprezzata la scelta di non esserci, chiamarsi fuori, dire “not in my name”, e poi si faccia tanto moralismo sullo scegliere di stare alla larga da chi non si apprezza e non si stima”.

Non votare può essere una scelta personale e lungimirante: se oggi la classe politica fa così schifo come andiamo dicendo, la responsabilità è anche di chi si è turato il naso fino a oggi andando a votare sotto il ricatto del “non far vincere gli altri” e avallando il mantenimento dello status quo. Solo smettendo di votare la mediocrità si ottiene che la mediocrità sia bocciata. E a chi accusa gli astenuti di essere potenziali responsabili di un’eventuale vittoria del centrodestra e delle sue certe catastrofi, bisognerebbe allora dar la colpa di ogni orrore e fallimento uscito dai governi di centrosinistra: e ce ne sono stati. La verità è che il voto è una cosa che ha a che fare sopratutto con noi stessi, e col diritto di ognuno: il proprio voto è un potere grande e sufficiente abbastanza per non voler dirottare e fare proprio anche quello del prossimo. Volete che vinca il PD? Votate il PD. Ma lasciate che il vostro vicino sia libero quanto voi di scegliere cosa fare del proprio voto.

Per quanto mi riguarda, ripeto, vedo nel PD sforzi sufficienti per farmi pensare che una strada di miglioramento sia stata intrapresa, pur con mille passi indietro (e non sarei mai andato a votare un centrosinistra che avesse riproposto Prodi come presidente del consiglio, senza nessun senso di colpa). Ma con chiunque scelga di non votare discuterò solo delle ragioni per cui lo fa: di certo non della dignità, legittimità e responsabilità della sua scelta.

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