Cosa fare di Firenze

Due anni fa conobbi il sindaco di Firenze Matteo Renzi, che con un gentile gesto di ospitalità si congedò invitandomi ad andarlo a trovare quando mi fossi trovato nella sua città. Mi avrebbe mostrato quello che stava facendo (era ancora presidente della Provincia) e poi rinnovò il suggerimento a godersi le indiscutibili attrazioni locali: “andate a vedere la Madonna del Cardellino!”
Io, approfittando di una mia proverbiale mancanza di diplomazia e della sua pazienza da giovane ex scout , gli risposi affabilmente che non se ne poteva più della Madonna del Cardellino e di tutte-le-bellezze-che-il-mondo-ci-invidia e “il nostro Rinascimento” e che due palle che una città col capitale di grandezza, cosmopolitismo e capacità di attrazione come Firenze si fosse seduta da decenni sui suoi capolavori di mezzo millennio prima e sulle sue botteghe di pizza e pellami. La pazienza di scout prevalse, e siamo rimasti in cordiali rapporti.

Ma continuo a pensare che la strada di Matteo Renzi verso maggiori responsabilità e maggiori impegni – che è assolutamente in grado di percorrere meritevolmente – dovrebbe partire da un salto di qualità da far compiere alla sua città: che oggi, mentre un generale acquitrino di ambizioni perdute e ignavia sommerge il resto dell’Italia, ha ancora la fortuna di trovarsi emersa grazie al suo straordinario passato e alla sua immagine internazionale mescolati alle buone capacità dei suoi amministratori fino a oggi. Firenze oggi si può ancora permettere, a differenza di altre città italiane che sarebbero poco credibili e affidabili in questo senso, di proporsi capitale di un futuro italiano e non solo del suo passato, e di associare alla sua immagine di custode delle bellezze artistiche che furono quella di un luogo della modernità che sarà. L’Italia è piena di imprese e persone che cercano faticosamente accoglienza e aiuto per i loro progetti e le loro attività nel campo dell’innovazione, della tecnologia e più in generale di progetti che guardano al futuro e al cambiamento fruttuoso di questo paese, nei campi culturali e scientifici; e il mondo è pieno di offerte, opportunità e attenzioni per un luogo che sappia esserne sede e rilancio.

Firenze parte avvantaggiatissima su questo: per ovvie e diverse ragioni più di Roma, più di Venezia, più di Milano e più di Torino (che pure è la città che ha fatto il migliore lavoro di rinnovamento di se stessa in questi anni). E ne avrebbe la responsabilità non solo nei confronti di se stessa, ma di tutti quanti. È anche fin troppo facile ricordare che uno degli ultimi momenti di credibile orgoglio nazionale è avvenuto ancora lì, 45 anni fa.

Da lì comincerei, fossi il sindaco di Firenze. Oppure ci vediamo a Santa Croce e facciamo due passi fino a Boboli comprando le pallette con la neve per gli amici, e per un altro mezzo millennio la sfanghiamo.

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12 commenti su “Cosa fare di Firenze

  1. Simonluca Merlante

    Mi pare che nel tuo ragionamento ci sia tutto, tranne le ragioni per cui Firenze sarebbe avvantaggiata rispetto ad altre città: da non-fiorentino, mi piacerebbe sentire quali sono.

  2. andrea gori

    da fiorentino, immagino Luca intenda le relative piccole dimensioni della città e grande rapporto ricchezza pro capite. Senza contare le ovvietà ovvero che a Firenze si lavora bene e si hanno risultati anche quando non si fa niente di speciale visto l’enorme afflusso di turisti anche danarosi

  3. Lorenzo C.

    Penso che il problenma sia esattamente lo stesso, ma 1000 volte peggio,a Roma. “Roma fa schifo!” “Ma ahò, cheddici? E er colosseo?”

  4. Luca

    Intendo che non ha i limiti che hanno altre città: ha dimensioni giuste, amministrazioni e servizi soddisfacenti, centralità nei trasporti, attrattive commerciali e culturali competitive, forza di immagine e comunicazione imbattibile, burocrazie tollerabili. Roma è un casino, Milano è morta e grigia (e un po’ un casino), Venezia è una cartolina, Torino è marginale, Bologna è debole: è una sintesi sbrigativa, ovviamente, ma faccio per spiegarmi rispetto all’idea di una nuova “capitale mondiale”. Ma insomma, non era la questione centrale, non vorrei che si riducesse tutto a del campanilismo: diciamo semplicemente che Firenze ha un capitale generale più promettente.

  5. norway

    Come scrisse Chatwin: “Andai a Firenze perché culla del Rinascimento e della cultura. Mi accorsi che arrivai tardi di qualche secolo.”

  6. pierlu

    Da fiorentino che vive a roma per motivi di lavoro, non posso che concordare.

    Roma è un casino e non dà segni di vitalità. Ed è difficile che ne offra perchè le persone sono schiacciate dal quotidiano e la città divisa in troppi quartieri. In verità le operazioni più efficaci che si possono fare a Roma sono quelle di recupero del tessuto dei quartieri, perchè solo da lì passa l’ “unificazione della città” (vedi il recente caso Tor Bella Monaca). Ma il processo è lungo, anzi lunghissimo.

    Firenze avrebbe tutte le carte in regola per dare spazio a chi ha idee, perchè la dimensione cittadina è pienamente attuabile, addirittura si potrebbe pensare ad una città allargata che metta a fattor comune tutte le esperienze che nascono nell'”hinterland” (Scandicci, Campi, Signa, Sesto etc.).

    Solo che questa volontà di diventare città sembra che stenti a rinascere. Porto un esempio, magari fuori luogo, ma in tema di partiti, che mi ha molto colpito l’ultima volta che sono tornato nella culla del rinascimento: la festa del PD cittadino pare una festa di paese.
    Tanti posti dove mangiare, bere, ballare la rumba ma nessun posto di “cultura” (a parte la solita libreria). E non intendo robe da intellettuali ma cultura di strada, quella che nasce spontanea dall’aggregazione delle persone. Ma punti di aggregazione creativa non ce ne sono, alla festa del PD di Firenze.
    Deo gratias, almeno allo spazio giovanile c’è un palco sul quale viene fatto tutto: dibattiti, concerti e quant’altro. Ma poi l’ambiente è sempre quello della casa del popolo di vergaio, dove alla fine del “curturale”, parte “i’ricreativo”, e i ggiovani possono felicemente ballare in trenino o mimando le coreografie dei village people, acquistando birrette a 3 euro. Evviva!

    Certo non vivo più la realtà cittadina, quindi non posso sapere le operazioni che vengono fatte quotidianamente. Ma mi è parso emblematico che una festa che dovrebbe rappresentare il meglio della concentrazione delle idee di un partito (e del partito di cui fa parte il sindaco tanto ggiovane e tanto pieno di idee, oltretutto) si riduca a una festicciola di paese, senza alcuno sforzo di mettere le persone in comunicazione oppure di creare spazi in cui qualcuno potrebbe accorgersi cha ha qualcosa da dire.

    Eppure sono convinto che l’elezione di Renzi possa portare effettivamente un cambiamento nella città: spero solo che questo cambiamento non sarà solamente funzionale alla carriera di Renzi.

    Ma come dicevo in un’altra occasione, forse ci vorrebbero dei nuovi Litfiba per rivitalizzare l’ambiente Fiorentino. Oppure meglio… un nuovo Cecchi Gori.

  7. oh_fiorentino

    già già…cosi’ bella che non ci tornerei manco morta :)
    2 anni mi sono bastati e avanzati per capire che non basta un duomo e la Madonna del cardellino per fare una città bella

  8. alex

    Firenze perfettamente abitabile? A patto di eliminare tutte le auto (e metterle dove?) e sostituirle con un trasporto pubblico davvero funzionante. La città è letteralmente strozzata dal traffico – e anche questo fa parte della qualità della vita. Senza contare i fiorentini (come il sottoscritto), buoni solo a fare polemica e mai costruttivi (si fa il referendum contro la tranvia, ma mai un referendum PER qualcosa). Il centro della città è ormai un parco tematico su Medio-Evo e Rinascimento e le sue strade sono shopping mall a cielo aperto dove puoi comprare di tutto, dalle scarpe di gucci alla maglietta taroccata di cristiano ronaldo. Gli esercizi storici hanno chiuso, hanno fatto una leggina comunale per chiudere la stalla dopo che i buoi erano già scappati. Gli appartamente in centro vengono affittate a ditte o a studenti stranieri, la maggior parte dei quali vengono solo per farsi sei mesi o un anno di vacanza (con molto alcool). Per salvare il centro bisognerebbe intervenire con mezzi impossibili nella situazione legale attuale (espropriare gli appartamente sfitti o impedire che vengano affittati solo a turisti e studenti, impedire che certi negozi storici vengano trasformati nell’ennesima boutique anonima o nell’ennesimo internet point ecc.). Quello che per ora è sempre mancato a Firenze è stata una visione generale della città. Ci si è limitati ad amministrarla, a vivacchiare di rendita (magari anche una rendita niente male), senza offrire ai cittadini un’idea di quello che la città avrebbe potuto diventare. Progetti tanti, chiacchere ancora di più, fatti quasi zero. Dieci anni per una linea tranviaria che altrove avrebbero costruito nella metà del tempo. Quasi trent’anni per il palazzo di giustizia (e i fiorentini naturalmente hanno cominciato a criticarlo prima ancora che fosse finito, anzi quando ancora era solo un progetto). Le grande innovazioni di Renzi per ora sono stato pedonalizzare piazza Duomo (finalmente!) e far abbattere la pensilina alla stazione – e borda altre polemiche e la città divisa su tutte e due le questioni. E poi la cultura… Citatemi un intellettuale fiorentino (non di nascita: che a Firenze ci viva, indipendentemente dall’origine) che negli ultimi dieci anni abbia detto o fatto qualcosa di rilevante per la vita pubblica o per la cultura italiana. Sarà che ormai vivo lontano, ma mi sembra che non ce ne siano proprio. Ed è inutile parlare di cultura giovanile se poi quei giovani, divenuti adulti, si imbolsiscono e non fanno più un cazzo (e mi riferisco alla mia generazione, venuta su a suon di Rock Contest, di Festival dei Popoli, di giornate allo Spazio Uno ecc.: dov’è e cosa fa ora? Chi la vede, chi la sente?). Scusate lo sfogo

  9. alexben

    Caro Luca, sulle potenzialità di Firenze niente da dire. Circa la sua presunta buona tradizione amministrativa avrei invece molto da dire. Stiamo parlando di una delle città peggio amministrate d’Italia, sotto il profilo urbanistico e non solo. Credi possibile una buona amministrazione in un luogo dove da 65 anni non esiste alternanza politica?

  10. Andrea Fenaroli

    Milano è morta e grigia? ma sei uscito ancora di casa? magari se fai una passeggiata a brera… perchè non vieni a fare un giro in via padova?

  11. Fabrizio

    Ritengo che uno dei limiti di Firenze sia l’essere sempre vetrina di qualcosa, troppo spesso di se stessa. Dal punto di vista culturale gli eventi non mancano ma la partecipazione che viene richiesta è quasi esclusivamente passiva, da spettatori. Anche nei confronti del contemporaneo non mancano i luoghi in cui si possa assistere e consumare eventi, mostre, concerti ma da fruitori occasionali. Sono drammaticamente pochi i luoghi dell’azione, dell’incontro, non tanto per chiacchierare bevendo un bicchiere di vino durante un concerto, ma per realizzare insieme qualcosa, qualsiasi cosa. La città mostra i segni evidenti di una carenza di pensiero critico (non polemico ma attivo) che è specchio di un Italia disarmata e disarmante dal punto di vista della cultura e di seri progetti per il futuro.
    Le dinamiche del potere, gli ingranaggi delle amicizie, parentele e degli scambi di favori stritolano un sistema che non riesce a sganciarsi dal profilo provinciale.
    Di contro, ultimamente sembra che una serie di iniziative possano dare inizio ad una inversione di tendenza (mi riferisco ad esempio alle assemblee cittadine organizzate dal Comune nelle aree dismesse).
    Noi stiamo cercando, tramite il nostro osservatorio-laboratorio (www.spazidocili.org) di documentare, analizzare, e intervenire in un territorio dalle svariate chiavi di lettura e in continua metamorfosi (almeno apparente).

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