No, non intendo disquisire ancora dell’ingresso nell’uso comunissimo sia del termine che della pratica, quello si faceva l’anno scorso, e ormai è andata. Ma siccome sono curioso di equivoci e forzature linguistiche e giornalistiche, mi chiedo da un po’ se esista un limite all’uso della parola, da parte dei media: da mesi vediamo definita “selfie” praticamente qualunque fotografia, da quelle che un tempo chiamavamo banalmente “autoritratto”, a quelle che chiamavamo “autoscatto” (“auto” perché automatica, col timer, o perché te la fai da solo?), a quelle che un tempo chiamavamo “foto” e basta.
Credo che sia una battaglia di civiltà persa, come tutte le battaglie sulla lingua giornalistica e televisiva (vero motore di depravazione della lingua, altro che gli sms con le kappa): ma per ragioni accademiche ho consultato stamattina una mia esperta undicenne, con cui abbiamo convenuto una nostra resistenza, su queste linee:
– un selfie è “un selfie di qualcuno”, non può essere “un selfie” e basta
– quel qualcuno deve essere ritratto nella foto
– (la faccia, di quel qualcuno)
– quel qualcuno deve essere l’autore della foto
– la foto dev’essere fatta con uno smartphone
– la foto può essere fatta con un timer e vale selfie lo stesso
Ecco, voi fate pure.
Non ci sono più le undicenni di una volta… :-)
qualche giorno fa ho sentito un giornalista (non ricordo chi) dire “nel frattempo è arrivato un twitter di”
….
Anch’io me lo chiedo da mesi come mai i giornalisti, mica i vecchietti al bar, ma giornalisti che dovrebbero essere strumento di conoscenza e interpretazione della realtà per un popolo, riescano a sbagliare l’utilizzo di un termine che ha un significato ben preciso: quello di autoscatto.
Sembra che per molti giornalisti i neologismi, i social e i termini stranieri alla moda debbano essere introdotti con un libretto di istruzioni al seguito. O, per stare alla moda, con un tutorial su youtube.
> Riccardo Olivero 3 aprile 2014 at 13:51
> qualche giorno fa ho sentito un giornalista (non ricordo chi) dire “nel frattempo è arrivato un twitter di”
Be’, più di una volta Lucia Annunziata se ne è uscita con frasi tipo: “Lei ieri ha scritto un blog in cui sosteneva che…”
> GULLIVER653 aprile 2014 at 13:28
> Non ci sono più le undicenni di una volta… :-)
Le undicenni di vent’anni fa ora sono trentunenni, pensa mo’.
bravo luca, quando i problemi sono seri occorre rivolgersi agli esperti!
(dico sul serio)
E non avete ancora visto nulla, preparatevi all’arrivo dei “felfies”: http://blog.agriaffaires.com/2014/02/felfies-ils-sattaquent-a-la-france/
Colpisce davvero molto lo slittamento di significato così rapido della parola selfie, molto discusso anche in inglese, ad es. qualche settimana fa il prestigioso Language Log ha riportato l’esempio di due turiste americane di una certa età viste porgere lo smartphone a un passante e chiedere se poteva scattare un selfie di loro due. Ne ha parlato anche The Atlantic con When Did Group Pictures Become ‘Selfies’?, concludendo che il significato si sta spostando da “autoscatto” a “foto di qualcuno fatta con uno smartphone [per essere] caricata sui social media”. Un tweet visto ieri è un ulteriore esempio che la presenza nella foto di chi la scatta non è più obbligatoria: Do you sing in a #choir? Tweet us a #selfie of you and/or your choir […]”
Sarebbe molto interessante capire se lo slittamento di significato in italiano deriva o è parallelo a quello dall’inglese, e quanto ha contribuito l’uso impreciso da parte dei media.
Poi (donne) non stupitevi se il vostro oggetto del consumismo si chiama sesso. Con o senza permesso.
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