Di morbida pastafrolla

Di solito non discuto tutta una serie di opinioni del Foglio: è un giornale a cui devo un sacco, dove ho avuto e ho amici cari e complici, e di cui stimo tante cose. Quindi con le sue “battaglie” convivo come convivo con la passione per i volpini che ha mia moglie, o con l’antirenzismo fanatico di certi amici: ognuno ha le sue fisse, e nell’affetto si decide di girarci intorno e coltivare quel che invece si condivide.

Però ogni tanto un piccolo promemoria puntuale mi tenta. Senza voler entrare nel merito dei grandi temi apocalittici cari alle direzioni del Foglio e alla loro missione salvifica, e senza permettermi di scalfire la bolla di eroico vittimismo in cui spesso si immaginano, segnalo però che l’uso di argomenti come quello che segue rendono tali missioni non solo, diciamo, discutibili, ma pure piuttosto fragili nell’argomentazione. Dal primo editoriale di oggi in difesa del giudice Deodato:

“chi oggi dice no alle nozze gay e difende la famiglia tradizionale”

Ecco, associare le due cose è un trucco, e il trucco si vede, molto. E se ne vedono anche le trasparenti intenzioni espositive: ovvero attenuare l’inevitabile effetto negativo di chi “dice no alle nozze gay” trasformandolo in chi “difende la famiglia tradizionale”: confezionando un lavoro da agenzia pubblicitaria alle prese col Mulino Bianco – chissà se c’è Banderas, in quella famiglia tradizionale – in una formula che contenga i due dolci e confortevoli termini “famiglia” e “tradizionale”, e che avvolga e occulti la negazione di diritti evocata dalla prima definizione.
Che in realtà non c’entra niente: chi dice no alle nozze gay non “difende la famiglia tradizionale”. Chi dice no alle nozze gay dice no alle nozze gay. Chi dice no alle nozze gay offende la famiglia omosessuale, eventualmente. Questo fa.
Poi magari chi dice no alle nozze gay prepara anche delle crostate buonissime, ma non c’entra niente.

E insomma, non voglio infierire, ma quella frase lì, agli occhi di noialtri ragionevoli ricorda queste altre possibili varianti. Più che possibili, diciamo.

“chi oggi dice no al voto ai neri e difende i valori dell’America”

“chi oggi dice no alla legge sul divorzio e difende l’amore familiare”

“chi oggi dice no alla libertà delle donne e difende la tradizione dell’Islam”

Sono trucchi, per legittimare posizioni inaccettabili persino da se stessi.
Ecco, se ormai il Foglio è salito su questo cavallo e fatica a scenderne persino nel suo nuovo corso tuttora più millenarista che Millennial, pazienza (a noi del Post piacciono ancora i Daft Punk, per esempio). Ma stringerei un po’ meglio le redini.

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