Notizie su Gramsci che non lo erano

Alcuni anni fa ero animatore di formazione permanente dei medici di medicina generale della  ASL Lanciano-Vasto. Durante un corso dedicato alla neurologia (docente di contenuto  un professore cattedratico dell’Università di Chieti), proposi come esercitazione una diagnosi retrospettiva sulle cause della morte di Antonio Gramsci. Storia clinica con informazioni essenziali: età 46 e riscontro della pressione arteriosa sistolica a 200 mm/Hg (ma all’epoca erano scarsamente noti i rischi della patologia dell’ipertensione né esistevano strumenti efficaci per contrastarla). Lessi ai miei colleghi alcuni estratti della lettera che Tatiana Schucht scrisse da Roma il 12 maggio 1937 (Gramsci era morto alle ore 4,10 del 27 aprile) a Piero Sraffa, King’s College-Cambridge. Il giorno 25 di aprile come al solito si era recata a trovare Gramsci nella clinica Quisisana. Dovette in seguito occuparsi delle incombenze assai poco cristiane della cremazione del corpo di Antonio Gramsci.
 «….come sempre sono ritornata in clinica nel pomeriggio verso le 5½. Come al solito abbiamo parlato degli avvenimenti del giorno e come mi dovevo preparare a una lezione di litteratura francese….Egli non ha voluto che gli leggessi del Corneille. Poi abbiamo conversato fino all’ora di cena…Ha cenato, come al solito, ha mangiato la minestrina in brodo, un po’ di frutta cotta e un pezzetto di pan di spagna. E’ uscito per andare al gabinetto, e fu riportato sopra con una sedia portato da più persone. Nella ritirata aveva perduto il lato sinistro, completamente, parlava benissimo, ha raccontato a più riprese che essendosi accasciato ma non battuta la testa, si è trascinato fino alla porta e chiamava aiuto….Venne per primo il dott.Marino, non ha permesso fare alcuna iniezione eccittante dicendo che questa non poteva che peggiorare le condizioni, mentre Nino con molto impeto chiedeva l’iniezione, voleva un cordiale, anzi, diceva di fare dose doppia, in una parola Nino era perfettamente in sé, con ogni sorta di particolari raccontò anche al dottore ciò che gli era accaduto. Il prof.Puccinelli era atteso da un momento all’altro…circa verso le 9 egli venne, accompagnato dall’assistente constatò la perfetta immobilità del lato sinistro, braccio e gamba, ordinò il ghiaccio in testa e niente borsa calda ai piedi, un clistere di sale, e Nino disse che non lo voleva ed ha raccontato anche a Puccinelli ciò che si era sentito nel gabinetto. Ha precisato che non ha affatto perduto i sensi ma solo la sensibilità e la mobilità del lato sinistro…Ha ordinato che fosse fatto il sallasso. ..  Disgraziatamente sono venuti a fargli il sallasso solo dopo un’ora e più, in questo tempo egli ha vomitato più volte … Il sallasso non ha dato il risultato desiderato e il Dr. Belock fece capire alla suora che le condizioni del malato erano disperate. Venne il prete, altre suore, ho dovuto protestare nel modo più vehementeperché lasciassero tranquillo Antonio, mentre questi hanno voluto proseguire nel rivolgersi a Nino per chiedergli se voleva questo, quest’altro ecc.. Il prete mi disse perfino che non potevo comandare ecc.. La mattina seguente, verso le 10, venne Frugone ( il prof. Cesare Frugoni n.d.r.). Tutta la notte è passata senza che le condizioni si siano minimamente modificate. A la mia domanda rivolta a Frugone per sapere quali erano le vere condizioni del malato egli disse che era gravissimo e che non poteva dirmi nulla, come non può dare alcun parere un architetto allorché una casa è crollata. Ha ordinato però di mettere delle sanguisughe sulle mastoidi e certe iniezioni. Pareva che nel pomeriggio Nino respirasse un po’ meglio. Ma dopo 24 ore dall’attacco gli sono ritornati gli sforzi di vomito e un respiro eccessivamente penoso. L’ho sempre vegliato facendo ciò che sapevo, bagnandogli le labbra, cercando di fargli ripristinare artificialmente il respiro allorché questo pareva volersi fermare; ma poi venne un ultimo respiro rumoroso e sopravvenne il silenzio senza rimedio.
La diagnosi clinica dei medici di medicina generale dell’ASL Lanciano-Vasto e del docente di contenuto dell’università di Chieti fu unanime: Antonio Gramsci morì per emorragia cerebrale e non essendosi convertito neppure in punto di morte finì all’inferno con la consolazione che i bugiardi e gli imbroglioni verranno sistemati in un altro girone.
dott.Alessandro Smerilli -Lanciano

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